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Autore: Mirai    05/05/2010    7 recensioni
Fanfiction partecipante al contest Kinkmeme del forum Gerita&Spamano, avevo il tema "Vestito", quindi vedremo Lovino alle prese con una scommessa persa in partenza e un vestito da donna! Spero vi piaccia! [AntonioLovino][Demenziale/Fluff][Tutti i personaggi sono maggiorenni, non miei e, comunque, non realmente esistenti, purtroppo ç_ç]
Genere: Romantico, Demenziale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie ';Raccolta Axis Powers Hetalia'
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Traicionado por la sangría

 

 

 

Quella sera a casa di Antonio si era tenuta una cena; una di quelle per pochi intimi, organizzata fin nei minimi particolari da lui e dal suo compagno Lovino. Gli invitati erano diminuiti con il passare delle ore: Feliciano e Ludwig si erano garbatamente ritirati subito dopo aver finito di mangiare, poiché il giovane italiano aveva divorato più cibo di quanto il suo stomaco potesse contenere e, con un sorrise gentile, il tedesco l’aveva portato via nonostante le sue silenti proteste.

Invece Francis e Gilbert, gli altri due invitati, si erano sistemati meglio attorno al tavolo della sala da pranzo, con tutta l’intenzione di non volersene andare di lì prima di una certa ora. Antonio si era lasciato scappare una risatina divertita al vedere la faccia contrariata di Lovino, ma non aveva potuto far altro che accontentare i vecchi amici, andando in cucina per tirar fuori la sangría che nel pomeriggio aveva preparato con grande cura.

Intendiamoci, non che Lovino avesse superato la sua fobia nei confronti di Francis e il suo popolo di pervertiti, ma il fatto che comunque lo vedesse spesso e volentieri appiccicato ad Antonio –insieme al fratello dell’odioso bastardo mangia patate, lo aveva costretto a ingoiare il boccone amaro e a sopportare la sua sgradevole presenza.

 

-Ed ecco a voi!- esclamò Antonio con aria estremamente soddisfatta, poggiando la grande coppa di vetro, contenente la bevanda dall’intenso color rosso, al centro del tavolo.

Lovino schioccò le labbra, allungandosi per girarla un’ultima volta con il mestolo prima di servirsene un po’ –Sembri un bambino.- disse a mezza voce, additando il suo comportamento  fin troppo felice per i suoi gusti.

Antonio ridacchiò nuovamente, senza prendersela a quel suo piccolo richiamo –Su, sii più clemente con me.- rispose, prendendo il cucchiaio dalla mano di Lovino, sfiorandola per qualche secondo in più del dovuto, per poi riempire il proprio bicchiere e quelle degli altri due.

-Già, sii più clemente con lui, mon petit Lovino.- lo incalzò Francis con un sorriso in bilico tra il raffinato e il malizioso.

-Fatti gli affari tuoi e non chiamarmi in quel modo pervertito, mi vengono i brividi.- sibilò, facendo un primo sorso di sangria; si leccò le labbra, gustandone a pieno il sapore fruttato e dolce –Non avrai messo un po’ troppa cannella, Antonio?-

Lo spagnolo assaggiò immediatamente la bevanda con fare pensieroso –No mi querido, tre pezzi di cannella, come vuole la ricetta, non uno di più, non uno di meno.- disse, sempre più soddisfatto.

Gilbert annusò il bordo del bicchiere con sospetto, facendo il primo sorso -Sarà…ma la birra rimane la bevanda alcolica migliore al mondo.- ghignò, mandando giù il resto in un sol fiato; tutte le nazioni invidiavano Gilbert per il modo in cui riusciva a reggere l’alcool. Qualsiasi tipo di alcool.

Francis rise garbatamente –Non sai apprezzare del buon Sangre de Toro, amico mio.- scosse leggermente il capo in segno di dissenso.

-Oh Francis, un ottimo estimatore di vini come sempre- si rallegrò Antonio, alzando un po’ il bicchiere in aria –il migliore Sangre de Toro di tutta la Spagna, per la precisione, e brandy spagnolo, secondo la tradizione.-

-Mph- sbuffò Lovino, versandosi la sangria una seconda volta –non prenderti tutto il merito, bastardo.-

Antonio gli diede un piccolo buffetto dietro la testa, senza perdere il sorriso –Vacci piano Lovinito, sai che non reggi l’alcool. E, no, non mi prendo tutto il merito, sanno già che mi hai aiutato.-

Lovino gonfiò le guance rosse un po’ indispettito, allungando le gambe sotto al tavolo per mettersi comodo –Infatti.- borbottò, leccando il bordo del bicchiere.

Gilbert scoppiò in una fragorosa risata, senza tentare in alcun modo di trattenersi –Sembri proprio un pomodoro maturo!- batté una mano sul tavolo, tenendosi lo stomaco con l’altra.

 

Francis si morse il labbro inferiore, scuotendo nuovamente la testa; Gilbert proprio non riusciva ad imparare la lezione. Con Lovino c’erano cose che si potevano dire ed altre che proprio era meglio evitare. Ad esempio, al mondo, tra tutte le nazioni, gli staterelli, le regioni, le province e le città, solo Antonio Fernandez Carriedo poteva permettersi di paragonare l’italiano ad un pomodoro –e non sempre gli andava bene. Ma l’esuberante tedesco tendeva spesso e volentieri a non ricordarsene, al contrario di Francis, che se l’era ben stampato in mente.

E in quel momento, quando vide il volto di Lovino farsi ancora più rosso, sapeva bene che la serata avrebbe preso una piega un po’ di diversa dal previsto. Adocchiò lo sguardo preoccupato ed apprensivo di Antonio e richiamò la sua attenzione con una strizzata d’occhio, per tranquillizzarlo e per dirgli di lasciar perdere e vedere che piega avrebbero preso le cose.

 

-Sei proprio…un mangia patate coglione quanto tuo fratello.- disse in prima battuta Lovino, mandando giù il terzo bicchiere di sangria, mentre Gilbert rispondeva con il suo secondo.

-Ah! Non sai dire altro ragazzino.- borbottò Gilbert, sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi arroganti.

-Non dico altro perché non c’è nient’altro da dire su di te!- sbottò Lovino, battendo il bicchiere sul tavolo.

Antonio si grattò la testa nervosamente –Avanti, smettetela voi due- tentò di fermarli, ma invano –stiamo passando una bella sera no? Perché rovinarla- continuò, tendendosi un po’ verso Gilbert per cercare in lui un po’ di aiuto –non vi state godendo questa buona sangria, sembra quasi una gara di bevuta!-

Lovino girò il viso verso lo spagnolo, sorridendo in modo vagamente inquietante -Gara…di bevuta, hai detto?- sussurrò, stringendo tra le dita il bicchiere nuovamente colmo quasi per magia.

Gilbert scoppiò a ridere –Ehi ehi, non vorrai mica sfidarmi?- chiese in una domanda puramente retorica, sapendo in realtà benissimo quali fossero le intenzioni di Lovino.

-Certo che si, bastardo!- esclamò Lovino, alzandosi in piedi per avvicinarsi, senza perdere il ghigno che gli squarciava il viso.

-Perché non rendiamo il tutto più piccanti, eh, Lovino?- sussurrò Gilbert, alzandosi a sua volta –Chi crolla per primo dovrà fare una penitenza scelta dall’altro, ci stai?-

-Che domanda sciocca.- riempì il bicchiere dell’altro in una tacita risposta –Cominciamo!- disse, mandando velocemente giù il primo sorso.

Antonio sprofondò nella sedia, mettendosi una mano sul viso –O mi dios…-

 

Francis si accarezzò le labbra con la punta delle dita, cercando di trattenere una risata del tutto sconveniente che in quel momento non avrebbe fatto altro che accrescere il dissapore già notevole. Uno, due, tre, quattro. Francis e Antonio persero il conto di quante volte i due riempirono e svuotarono i rispettivi bicchieri. Lo spagnolo strinse le mani quanto più poteva –lasciando un po’ di spazio per la circolazione sanguinea, ovviamente- cercando di non guardare lo spettacolo terribile che quei due stavano dando. Tanto più che tutti, ad esclusione di Lovino, sapevano già come sarebbe andata a finire; infatti poco dopo l’italiano si fermò dal bere, poggiando per l’ultima volta il bicchiere –forse il decimo- sul tavolo. Barcollò avanti e indietro un paio di volte e poi crollò di lato, addosso ad Antonio, che, nonostante tutto, lo afferrò prontamente, allargando le braccia.

 

Francis si sporse in avanti, con fare curioso -…si è addormentato.- sentenziò, tornando al proprio posto senza riuscire a trattenere un sorride divertito.

-Ahah! Ancora una volta la mia grandezza e la mia magnificenza hanno vinto!- urlò Gilbert, alzando un dito al cielo vittorioso.

-Aaah Gilbert sei stato sleale, era un partita persa fin dal principio per il mio povero querido.- disse Antonio, stringendoselo al petto mentre gli accarezzava il viso accaldato e rosso.

-Una scommessa è una scommessa, e lui ha perso- disse il tedesco, incrociando le braccia imbronciato –dì al piccoletto che manderò la sua punizione tramite posta celere molto presto.-

 

E, tra lo sconforto di Antonio, il divertimento di Francis, la soddisfazione di Gilbert e la totale incoscienza di Lovino, la serata volse al termine.

 

*

 

-Quel…dannato bastardo.-

 

La punizione di Gilbert arrivò due giorni dopo in una scintillante scatola rossa, con tanto di irritante fiocco stile pacco regalo in cima. Lovino ringraziò il cielo che in quel momento Antonio non fosse in casa –si trovava infatti ancora in Spagna, ospite da lui come sempre- così che l’urlo che scaturì dall’apertura del pacco si perse nelle innumerevoli stanze della villa Fernandez Carriedo. L’italiano fisso il contenuto della scatola per circa cinque minuti per poi, in uno scoppiettante impeto d’ira, buttare tutto all’aria, allontanandosi come se avesse appena toccato un pomodoro andato a male. Scosse convulsamente la testa, sbiancando in viso.

 

-Bastardo, bastardo, bastardo!- urlò, sembrando un disco rotto della peggior specie -Non…non lo farò mai, basta ho deciso.- si portò una mano tra i capelli, annuendo.

 

Lovino chiuse gli occhi, cercando di non guardare ancora quella cosa e intanto ragionava; Gilbert glielo avrebbe rinfacciato fino alla morte se non l’avesse fatto, questo era poco ma sicuro. Certo, evitare di incontrarlo era la soluzione migliore, ma era poco praticabile visto che le conoscenze in comune –suo fratello e il bastardo spagnolo- erano troppo radicate per poter annullare i contatti. Dopo altri interminabili minuti, Lovino si decise almeno a dargli occhiata più approfondita. Afferrò il pacco, schizzando come una furia in bagno, chiudendosi poi dentro a chiave.

 

-Maledizione!- sussurrò, ansimando per la paura.

 

Non che qualcuno potesse scoprirlo –non ancora- ma il suo orgoglio gli stava martellando il cervello, ricordandogli che, dopotutto, aveva davvero perso la scommessa che aveva fatto con Gilbert. Poggiò la scatola rettangolare sul bordo della vasca, scostando la carta velina che avvolgeva l’oggetto incriminato. Finalmente lo prese tra le mani, sentendo la stoffa pregiata scivolare sinuosamente tra le proprie dita, e un grazioso vestito da donna si srotolò davanti ai suoi occhi sempre più attoniti e imbarazzati.

 

-…non lo posso fare.- sentenziò, dandosi una pacca sulla fronte.

 

Fissò il tessuto di color rosso, con qualche centimetro di pizzo nero sul bordo e sulla scollatura –che, in teoria, doveva far risaltare un bel seno che Lovino decisamente non aveva!- e sospirò sconfortato, anzi, decisamente disperato. Guardò con apprensione l’orologio, constatando tra sé e sé che non mancava molto al ritorno di Antonio. Si morse le labbra con forza, indeciso sul da farsi. Imbarazzo e orgoglio stavano furiosamente combattendo all’interno del suo cervello, creandogli così solo un bel mal di testa.

 

-Beh…posso almeno provarlo.- si disse sottovoce, alzandosi in piedi ancora titubante.

 

Si girò lentamente verso il grande specchio posto sopra il lavandino e accennò un sorriso di scherno, diviso tra il ‘guarda come ti sei ridotto’ e ‘sei davvero uno scemo’. Distolse lo sguardo dal proprio riflesso, che lo ricambiava con incertezza e con un diffuso rossore sul viso, e cominciò a spogliarsi con mani tremolanti.

Lasciò cadere i pantaloni, sistemandosi poi meglio i boxer attillati in modo che non si vedere da sotto la stoffa attillata del vestito; si sfilò la maglietta, appoggiandola sul bordo della vasca mentre si sfiorava il petto con una mano. Chissà che Antonio, in tutto questi secoli, non avesse preferito stare con una donna; Lovino aveva sempre dato per scontato che a entrambi andasse bene così, certo, gli piaceva fare lo scemo con le ragazze a volta, ma flirtava con loro solo nei momenti in cui litigava con lo spagnolo oppure lo voleva fare ingelosire.

Afferrò il vestito quasi con rabbia, dandosi del coglione –come nel suo miglior stile- per essersi lasciato andare a quegli sciocchi pensieri. Ad Antonio lui andava bene così com’era, un uomo e non una donna, ne era certo; ma allora perché il suo cuore tremava così nell’infilarsi quell’abito? Posso sovrappensiero le mani sui fianchi, sentendo la stoffa accarezzargli dolcemente la pelle. Arrossì maggiormente nel vedere l’opera completa e, quasi in automatico, si coprì il volto con le mani. E poi poche semplici parole gli fece crollare il mondo addosso.

 

-Lovino, mi amor, sono tornato!-

 

Ecco, in complesso non era una frase così brutta da sentire, anzi. Era molto dolce e Lovino poteva quasi immaginarsi lo sfolgorante sorriso che troneggiava sul viso di Antonio nel dirla –quello stupido spagnolo amava queste piccole cose, come il semplice annunciarsi nel rientrare a casa. Ma in quel preciso momento storico era la cosa peggiore in assoluto. L’italiano si pietrificò, avvampando in viso; non sapeva che fare e stava andando letteralmente in panico. Sentì i passi di Antonio muoversi veloci per la casa e la sua voce chiamarlo con insistenza.

 

-Ehi Lovi ma dove sei? Non in cucina, non in salotto…ah! Sei in bagno?- concluse, bussando alla porta dietro la quale era nascosto Lovino.

-No! Non ci sono!- urlò, fiondandosi a tenere la maniglia con entrambe le mani, per assicurarsi che non venisse aperta.

-Mi hai appena risposto, questo vuol dire che ci sei- disse Antonio, ridacchiando divertito –tutto bene?- chiese poi, vagamente insospettito –Non è che ti senti male?-

-No sto bene! Ci sono e sto bene!- rispose con voce tremante, comunicando così tutto il proprio nervosismo ed imbarazzo.

Antonio aggrottò le sopracciglia –Se lo dici tu…- sussurrò, battendo un piede per terra –senti, stamattina prima di uscire ho visto che era arrivato un pacco da parte di Gilbert per te.-

 

“Oh cazzo” imprecò Lovino, lasciando tranquillamente esplodere tutto il proprio imbarazzo in un mugugno mal trattenuto “lo sa! Sono fottuto! Lo sa!”

 

Non ricevendo risposta Antonio continuò, sempre più insospettito –L’hai visto, vero?- chiese, poggiando la mano contro il legno della porta –Cos’è?-

Lovino si lasciò scappare un altro gemito strozzato –Nulla- borbottò, stringendo maggiormente le mani sulla maniglia –nulla di nulla.-

-Devo crederti?- disse Antonio in una domanda retorica –No, penso che non lo farò- si rispose prontamente, poggiando anche l’altra mano sulla porta –avanti Lovi, apri.-

-Perché dovrei?!- urlò Lovino, calciando rabbiosamente la porta; forza, si stava dicendo nel frattempo, schiodati da lì e vatti a cambiare! Muoviti!, ma le sue gambe non rispondevano e stavano ferme lì in modo del tutto irritante.

-Perché sento che c’è qualcosa che non va, non me lo puoi nascondere- disse lo spagnolo, con voce ferma e decisa –riguarda il pacco di Gilbert? E’ la sua stupida punizione per l’altra sera? Vamos Lovi, lascialo perdere! Sai bene che non sa mai quando fermarsi, incalza, incalza e non si rende conto di aver passato il limite.- sbottò Antonio animato dalla voglia di non vedere assolutamente la tristezza sul volto del suo querido.

-Me ne sono accorto…- sussurrò, improvvisamente giù di corda.

 

Lovino lasciò andare la maniglia della porta, facendo qualche passo indietro fino ad appoggiarsi al bordo del lavandino. “Puoi entrare su vuoi” mormorò poco dopo, nascondendosi il volto con le mani. Quel vestito gli aveva messo l’animo in subbuglio come niente e nessuno erano riusciti a fare in tanti secoli dalla sua nascita. Il suo orgoglio era stato lacerato da un pezzo di stoffa con qualche pizzo e ora preferiva di gran lunga sapere la verità, piuttosto che rimanere all’oscuro. Antonio distese la fronte prima aggrottata per il dissenso che provava, poi abbassò lentamente la maniglia, lasciando che la porta si aprisse con calma, spinta dalla punta delle sue dita che gentilmente la accompagnavano.

 

-Qualunque cosa sia- disse Antonio, facendo qualche passo ad occhi chiusi verso di lui, all’interno del bagno –sappi che ti amo e nulla al mondo può farmi cambiare idea.-

 

Lovino sentì il proprio cuore battere più veloce; correva, correva, correva, quasi a voler uscire fuori dal petto e a raggiungere Antonio che era lì, ora a pochi centimetri da lui. Avrebbe riso? Avrebbe provato ribrezzo? Sarebbe rimasto indifferente?, troppe domande si affastellavano nella mente dell’italiano, che, allungando le mani, afferrò quelle di Antonio come per dirgli che adesso poteva aprire gli occhi. Lo spagnolo li strizzò invece, schiudendoli poi senza fretta, e, a Lovino, il suo sguardo sembrò più penetrante del solito. Due occhi verdi puntati su di lui, che lo scrutavano, lo mangiavano, lo amavano anche senza dirlo a parole.

Lovino vide un po’ di rossore comparire sulle guance di Antonio –di certo, tra tutte le cose, proprio non si aspettava questo- poi sentì una mano divincolarsi dalla sua presa per muoversi contro il suo petto, scendendo a poco a poco più giù. Si arrestò nel momento in cui sentì il bordo dei boxer attraverso la stoffa leggere del vestito, e, d’improvviso, lo abbracciò con forza.

 

-A-Ah! Ma che fai?- balbettò Lovino, spalancando gli occhi incredulo.

-Lovi…- sussurrò solamente Antonio, spingendo il viso contro il suo collo –Lovi, Lovi…-

-So qual è il mio nome, stupido…- borbottò bonariamente, accarezzandogli distratto i capelli -…allora?- sussurrò poco dopo, imbarazzato e nervoso.

Antonio sorrise, baciandogli la spalla coperta solo dalla spallina del vestito –Allora sei bellissimo, mi querido, cos’è che ti dava tanto pensiero?- si staccò per poterlo guardare in faccia.

-Ma…è un vestito da donna!- urlò, arrossendo di nuovo e con più forza di prima –E’ uno stramaledetto vestito da donna! E io sono un uomo!-

-E quindi?- Antonio aggrottò le sopracciglia, perplesso –Lovi io ti amerei anche se tu venissi da me vestito da pomodoro gigante.- sorrise dolcemente, baciandogli la fronte.

Lovino aprì la bocca, sentendo il cuore tentare ancora una volta di schizzargli via dal petto –Antonio ma tu…non hai mai voluto neanche per un istante che io fossi una donna? Mai in tutti questi secoli?- si fece coraggio nel chiederlo, ne raccolse quanto più possibile, sentendo gli occhi lucidi e la voce tremolante.

Antonio spalancò gli occhi, scuotendo velocemente la testa –Io voglio Lovino Vargas, che c’è di male nel volere te come sei e basta?-

-Ma io!-

-Basta ma, Lovinito, non farti più queste sciocche domande o non ti riconosco più, ok?-

 

Lovino scosse la testa ancora incerto; odiava mostrare il lato fragile del proprio carattere, anche se Antonio, come sempre, era l’unico in tutto il mondo che riusciva a tirarlo fuori e a coccolarlo con tutto l’amore che aveva in corpo. Non rispose e si lasciò cullare dalle parole dolci di Antonio, che lo rassicuravano che niente e nessuno sarebbe mai riuscito a fargli cambiare i proprio sentimenti.

 

-E inoltre- sussurrò lo spagnolo, guardandolo intensamente.

Lovino alzò la testa, incatenando lo sguardo al suo –Mh?- mugugnò solamente, in attesa di sentirlo continuare.

-E inoltre questo abitino potrebbe avere dei risvolti molto interessanti.- ghignò Antonio, alzando lentamente un lembo, prendendolo dal pizzo che solleticava insistentemente la gamba di Lovino.

L’italiano gonfiò le guance –Che porco che sei.- sentenziò, scivolando via dalla sua presa mentre gli dava un pugno contro lo stomaco.

-Aaah! Lovi non andar via!- si lamentò Antonio, tenendosi la pancia dolorante –Sono sicuro che sapresti farmi eccitare con-

-Non un’altra parola- sibilò Lovino, girandosi verso di lui –o quello che sta sotto questo stupido vestito non lo vedrai mai più.- ed uscì.

 

Antonio rise sommessamente non appena lo vide sparire dalla propria vista –aveva girato l’angolo troppo in fretta, lo spagnolo aveva capito fin troppo bene dove stava andando l’italiano, ovvero nella loro camera da letto- e si accarezzò le labbra con la punta delle dita.

 

-Avanti aspettami Lovi!-

 

Infondo, ma molto infondo, avrebbe anche potuto ringraziare Gilbert per quello che si era trasformato in piccolo regalo fuori programma.

 

 

 

 

Salve a tutti! <3 in attesa che io riesca a finire Love, Save the Empty ecco questa one-shot, scritta per il contest Kinkmeme del forum Gerita&Spamano <3 spero vi piaccia, la parte della sfida/sbronza è quella che preferisco XD e la fine mi dicono che è carina quindi aspetto tanti vostri commentini nel bene e nel male <3 bacini, Mirai!

   
 
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