Salve!
Un’altra
story, una oneshot, dedicata a…mm..tutti quelli che possano
essere interessati
a leggere le mie storie, e che mi supportano XD Ma in particolare alla
mia Beta
per eccellenza, Erhien ^^ Un bacione!
-
L’Angelo della Vergogna –
La
ragazza al banco lo
guardava stranita - Signore? – chiese.
L’uomo
si riscosse dai
suoi pensieri e pagò la somma alla donna. Quella
sfoderò un sorriso di
circostanza e porse le buste della spesa al cliente –
Arrivederci e buona
giornata. – cinguettò.
-
Si. – l’uomo
attraversò le porte elettroniche del supermarket e
uscì sul marciapiede umido
di pioggia. Il suo sguardo andò al cielo, grigio e tetro in
quella giornata.
L’uomo
abbassò gli
occhi cupamente e si avviò verso casa.
Il
suo umore andava di
pari passo col tempo.
Camminò
per circa
quindici minuti, non preoccupandosi veramente di ciò che lo
circondava,
pensando solamente a raggiungere il suo appartamento.
Era
stanco.
Arrivò
ad un condominio
vicino il centro città, prese le chiavi dal suo cappotto
scuro e le infilò
distrattamente nella serratura del portone d’ingresso.
-
Buongiorno. – lo
salutò il portiere, mentre riponeva in ordine alcune chiavi
sulla sua
scrivania.
L’uomo
rispose con un
cenno del capo, e senza dire niente salì le scale fino al
secondo piano, aprì
la terza porta a sinistra del corridoio principale ed entrò.
Ripose
le chiavi su un
mobiletto poco distante dall’entrata, e togliendosi il
cappotto pesante, lo
aggiustò su un attaccapanni in legno, accanto alla porta.
-
Sei tornato. –
osservò il ragazzo, sbirciando dall’infisso del
finestrone al lato opposto
dell’appartamento.
-
Si. – annuì l’altro,
aggiustandosi i capelli sulla fronte – Hai fame? Preparo la
cena.-
-
Sono solo le sei,
Barman. – lo riprese l’altro divertito. Il
nomignolo “Barman” era dipeso dal
loro primo incontro, in un pub fuori città.
-
Ah, giusto.. – notò
l’uomo.
-
Giornata
interessante, mh? –
-
Si, infatti. – sbuffò
l’altro, abbandonandosi stancamente sulla poltrona al centro
del salotto. Il
giovane lo fissò per qualche istante. Le sue ali grigiastre
fremettero.
-
Cosa? – gli chiese
l’uomo, non rivolgendogli lo sguardo.
-
Sei andato in Chiesa,
vero? –
-
Cosa te lo fa
pensare? –
-
La tua aria
nostalgica. – chiarì il ragazzo, alzando le
sopracciglia.
-
Ci ho fatto un salto.
– ammise l’uomo.
-
Ma non avevi lasciato?
–
-
Si.. – soffiò
l’altro, abbassandosi meglio nella pelle rossastra della
vecchia poltrona – E
smettila di spiarmi. Non mi piace. – aggiunse.
-
Non l’ho fatto. – si
giustificò l’altro – Non stavolta.
– si corresse sorridendo.
Silenzio.
-
Ehi, Barman? –
-
Cosa? –
-
Dimmi ancora perché
hai mollato. –
-
Non mi va di
parlarne. Lasciami stare. –
-
..avanti. –
insistette l’altro, accomodante.
Walter
lo fissò. Quando
faceva così, era impossibile dirgli di no – Non
posso fare il prete. Non più. –
-
E perché? - sorrise
il ragazzo. Walter tornò a qualche mese prima.
Ricordò il viso di quel giovane,
i capelli scuri e gli occhi gentili. Ricordò quello che
aveva provato in sua presenza.
Ricordò il suo desiderio.
-
Lo sai. – sbuffò poi,
rivolgendo al ragazzo uno sguardo scontroso e stanco.
-
Si. Lo so. Quel Jake
era invitante. – sogghignò il ragazzo, dispettoso.
-
Non avrei dovuto
prenderti con me. – rimuginò l’uomo,
scuotendo la testa.
Gli
occhi opalini del
giovane guizzarono un momento dal viso di Walter al tavolino davanti ai
suoi
piedi – Non mi vuoi? –
-
A malapena so chi
sei. O cosa sei. –
sospirò l’uomo,
chiudendo gli occhi.
-
Sono un angelo nero,
Barman. –
-
Me l’hai già detto. –
-
E allora? –
-
Perché non sai in
paradiso, o all’inferno, mi chiedo. Normalmente un angelo non
barcolla ubriaco
in uno squallido pub di periferia. –
-
..mi sono perso. –
-
Da dove? –
Silenzio.
-
Ecco, appunto. –
sospirò l’uomo, appoggiando svogliatamente le
braccia sui braccioli della
poltrona.
Il
ragazzo abbassò lo
sguardo sul pavimento e s’inumidì le labbra secche
- ..sto sbiadendo, Walter. –
ammise poi, con un filo di voce.
-
E questo che vorrebbe
dire? –
-
..non lo so. Ma non
mi piace.. – rispose l’altro, quasi sussurrando. Al
silenzio dell’uomo che
seguì, il ragazzo scese velocemente dall’infisso
della finestra e corse ad
abbracciarlo - ..non mi lasciare, Walter..non mi lasciare.. –
singhiozzò
spaventato.
L’uomo
strinse gli
occhi e lì alzò al cielo, arrendendosi a
quell’abbraccio.
Poggiò
una mano sulla
schiena nuda del giovane e gliela carezzò, titubante.
-
No che non ti
lascio.. – sospirò - ..stupido.
Gli
occhi dell’uomo
andarono a finire sulle ali dell’altro, piegate in riposo
sulle scapole del
giovane. Non erano grandi come quelle di un angelo uscito
dall’universo
hollywoodiano, ma minute e piene. Raggiungevano a malapena il bacino
del
ragazzo tremante, ora aggrappato alle spalle di Walter.
L’uomo
ne lisciò una
con le dita e ne afferrò l’estremità
inferiore, tirandola verso l’esterno –
Walter? – domandò il ragazzo, tirandosi su di
poco, col busto.
-
Sono belle. – osservò
l’uomo, scrutandone l’interno con sincero
interesse.
Solo
il colore era
strano. Erano grigie. Sbiadite.
-
Gli angeli possono
avere malattie? – domandò.
-
..no. – rispose
l’altro, poggiando la testa nell’incavo della
spalla dell’uomo. Il giovane tirò
su col naso e giocò col colletto della camicia di Walter,
sentendosi al sicuro
- ..Walter? –
-
Dimmi. –
-
..sto morendo? – chiese
il giovane, mantenendo lo sguardo fisso sul collo dell’altro,
sentendo le
lacrime sul punto di scendere.
-
No. – rispose subito
l’altro, mentre aggrottava le sopracciglia, carezzando con
più intensità i
capelli neri del ragazzo, che cominciò a piangere
silenziosamente.
-
Sh, shh.. – lo cullò
l’altro - …non è niente. – lo
rassicurò come con un bambino.
Seguì
un lungo momento
di silenzio. I due si rilassarono, ascoltando l’uno il
battito del cuore
dell’altro. Il ragazzo si era calmato.
-
..Walter? -
-
Mh? – mugugnò
l’altro, in un tono stranamente acuto.
-
..stai piangendo..? –
domandò il ragazzo, sentendo degli strani sussulti,
provenire dal petto
dell’altro.
-
No. – rispose secco l’altro,
evitando di farsi vedere in viso. Sentiva gli occhi umidi, ma non
c’erano
lacrime.
-
..Walter.. – il ragazzo
si tirò su lentamente e raggiunse il viso
dell’uomo, baciandolo adagio sulle
labbra.
-
Che fai? – domandò l’uomo.
-
..non lo so. –
rispose l’altro, baciandolo ancora, poco più
forte.
Walter
esitò un
momento. Non aveva mai pensato seriamente al giovane in quel
modo. Ma non gl’importava.
-
..Walter…Walter.. –
gemeva il ragazzo, tra le braccia dell’uomo, che baciava in
più punti la sua
pelle morbida. Il giovane deglutì silenziosamente e strinse
gli occhi,
lasciandosi toccare. Nel mentre, cominciò a rimuovere piano
gli indumenti dell’altro.
Entrambi
erano nuovi
all’esperienza. Fino a quel momento, Walter era rimasto
fedele al voto
clericale di castità, come per punirsi di quella scoperta
inaspettata, e a suo
parere peccaminosa, che era la sua omosessualità. O almeno
lo era stata fino al
suo incontro con l’angelo.
Lo
aveva trovato
stordito dall’alcol, appoggiato al bancone del pub.
“Ragazzo?” gli aveva
chiesto preoccupato “Ti senti bene?” lo aveva
scosso, per svegliarlo.
“Portami
via..” gli
aveva risposto quello, con occhi stanchi.
Walter
era rimasto
interdetto, ma davanti a quella scena pietosa, non aveva potuto far
altro che
cedere. E poi era arrivato ad una seconda scoperta.
Le
soffici ali nere nascoste
da quella camicia sgualcita. La sorpresa e la curiosità.
-
..Walter.. – ripeté l’angelo,
ansimando. L’uomo passò una mano sui fianchi
stretti del giovane e scostò i
suoi pantaloni lentamente, rivelando la pelle serica del ragazzo.
-
..Walter..dammi un
nome.. –
-
Cosa? – domandò l’uomo,
guardando il compagno in viso.
-
..dammi un nome.. –
ripeté il ragazzo, in un sospiro. Walter aggrottò
le sopracciglia e ci pensò un
attimo – Qualsiasi nome umano ti rovinerebbe... –
sussurrò l’uomo, baciando il
giovane sulle labbra.
Walter
carezzò la
schiena e le ali del ragazzo, portandolo a stendersi sul pavimento.
L’uomo
lisciò per
intero quel corpo; non poteva definire se provenisse dal paradiso o
dall’inferno,
sapeva solo che era meravigliosamente bello.
Il
giovane lo richiamò
a sé con le braccia, invitandolo a baciarlo ancora.
Walter
si lasciò
guidare da quegli arti gracili e bianchi, mentre con le mani esplorava
la
superficie liscia del ventre del ragazzo.
L’uomo
guardò
intensamente il compagno negli occhi e lo prese per i fianchi,
delicatamente. L’angelo
lo guardò a sua volta e attese paziente. I suoi occhi chiari
si persero in
quelli neri di Walter e non videro altro.
L’uomo
lo possedette,
accompagnato da un gemito del giovane, che inarcò la
schiena, sorpreso dalle
nuove sensazioni che stava scoprendo.
I
due consumarono il
loro rapporto in un caldo silenzio, carico di ansiti e sospiri.
Walter
non poté far
altro che pensare al corpo fragile del giovane, violato dalla sua
turgida
virilità, che spingeva con passione dentro di lui, per
poterne carpire ogni
singolo spasmo di piacere.
-
..ti amo.. – mormorò l’uomo.
Il ragazzo schiuse le palpebre contratte e guardò il
compagno.
-
…ti amo. – ripeté Walter,
andando nuovamente a baciare le labbra piene del giovane.
****
-
..ora ho capito. –
decretò il ragazzo. Il compagno, stesogli accanto, lo
guardò.
-
..stavo sbiadendo.. –
sorrise il giovane - .. perché mi sono innamorato..
–
Walter
lisciò la
schiena ancora calda del giovane, soffermandosi sorpreso sulle scapole,
che
scoprì lisce e senza…
-
Le ali. - l’uomo
aggrottò le sopracciglia.
-
Non si torna
indietro. – l’angelo sorrise.
-
Non sei più.. –
cominciò Walter.
-
Sono troppo coinvolto
con gli umani per essere un angelo. – il giovane sorrise
ancora.
-
Quindi..non te ne
andrai? –
Il
ragazzo scosse la
testa – Mai più. -