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Autore: Migiri Born    16/05/2010    7 recensioni
Questa è una oneshot. E'la storia di un uomo che ha rinunciato ad essere un servo di Dio, avendo scoperto...beh, poi vedrete, e il suo rapporto con un ragazzo particolare. La reputo abbastanza soft rispetto ai miei standard, ma non così tanto insomma XD Se siete interessati leggetela e commentate, non vedo l'ora di poter vedere i vostri apprezzamenti o le vostre critiche ^^ Grazie! ( Ah, questa è la mia prima fanfiction sugli angeli ^^' )
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve! Un’altra story, una oneshot, dedicata a…mm..tutti quelli che possano essere interessati a leggere le mie storie, e che mi supportano XD Ma in particolare alla mia Beta per eccellenza, Erhien ^^ Un bacione!

 

 

- L’Angelo della Vergogna –

 

La ragazza al banco lo guardava stranita - Signore? – chiese.

L’uomo si riscosse dai suoi pensieri e pagò la somma alla donna. Quella sfoderò un sorriso di circostanza e porse le buste della spesa al cliente – Arrivederci e buona giornata. – cinguettò.

- Si. – l’uomo attraversò le porte elettroniche del supermarket e uscì sul marciapiede umido di pioggia. Il suo sguardo andò al cielo, grigio e tetro in quella giornata.

L’uomo abbassò gli occhi cupamente e si avviò verso casa.

Il suo umore andava di pari passo col tempo.

Camminò per circa quindici minuti, non preoccupandosi veramente di ciò che lo circondava, pensando solamente a raggiungere il suo appartamento.

Era stanco.

Arrivò ad un condominio vicino il centro città, prese le chiavi dal suo cappotto scuro e le infilò distrattamente nella serratura del portone d’ingresso.

- Buongiorno. – lo salutò il portiere, mentre riponeva in ordine alcune chiavi sulla sua scrivania.

L’uomo rispose con un cenno del capo, e senza dire niente salì le scale fino al secondo piano, aprì la terza porta a sinistra del corridoio principale ed entrò.

Ripose le chiavi su un mobiletto poco distante dall’entrata, e togliendosi il cappotto pesante, lo aggiustò su un attaccapanni in legno, accanto alla porta.

- Sei tornato. – osservò il ragazzo, sbirciando dall’infisso del finestrone al lato opposto dell’appartamento.

- Si. – annuì l’altro, aggiustandosi i capelli sulla fronte – Hai fame? Preparo la cena.-

- Sono solo le sei, Barman. – lo riprese l’altro divertito. Il nomignolo “Barman” era dipeso dal loro primo incontro, in un pub fuori città.

- Ah, giusto.. – notò l’uomo. 

- Giornata interessante, mh? –

- Si, infatti. – sbuffò l’altro, abbandonandosi stancamente sulla poltrona al centro del salotto. Il giovane lo fissò per qualche istante. Le sue ali grigiastre fremettero.

- Cosa? – gli chiese l’uomo, non rivolgendogli lo sguardo.

- Sei andato in Chiesa, vero? –

- Cosa te lo fa pensare? –

- La tua aria nostalgica. – chiarì il ragazzo, alzando le sopracciglia.

- Ci ho fatto un salto. – ammise l’uomo.

- Ma non avevi lasciato? –

- Si.. – soffiò l’altro, abbassandosi meglio nella pelle rossastra della vecchia poltrona – E smettila di spiarmi. Non mi piace. – aggiunse.

- Non l’ho fatto. – si giustificò l’altro – Non stavolta. – si corresse sorridendo.

Silenzio.

- Ehi, Barman? –

- Cosa? –

- Dimmi ancora perché hai mollato. –

- Non mi va di parlarne. Lasciami stare. –

- ..avanti. – insistette l’altro, accomodante.

Walter lo fissò. Quando faceva così, era impossibile dirgli di no – Non posso fare il prete. Non più. –

- E perché? - sorrise il ragazzo. Walter tornò a qualche mese prima. Ricordò il viso di quel giovane, i capelli scuri e gli occhi gentili. Ricordò quello che aveva provato in sua presenza. Ricordò il suo desiderio.

- Lo sai. – sbuffò poi, rivolgendo al ragazzo uno sguardo scontroso e stanco.

- Si. Lo so. Quel Jake era invitante. – sogghignò il ragazzo, dispettoso.

- Non avrei dovuto prenderti con me. – rimuginò l’uomo, scuotendo la testa.

Gli occhi opalini del giovane guizzarono un momento dal viso di Walter al tavolino davanti ai suoi piedi – Non mi vuoi? –

- A malapena so chi sei. O cosa sei. – sospirò l’uomo, chiudendo gli occhi.

- Sono un angelo nero, Barman. –

- Me l’hai già detto. –

- E allora? –

- Perché non sai in paradiso, o all’inferno, mi chiedo. Normalmente un angelo non barcolla ubriaco in uno squallido pub di periferia. –

- ..mi sono perso. –

- Da dove? –

Silenzio.

- Ecco, appunto. – sospirò l’uomo, appoggiando svogliatamente le braccia sui braccioli della poltrona.

Il ragazzo abbassò lo sguardo sul pavimento e s’inumidì le labbra secche - ..sto sbiadendo, Walter. – ammise poi, con un filo di voce.

- E questo che vorrebbe dire? –

- ..non lo so. Ma non mi piace.. – rispose l’altro, quasi sussurrando. Al silenzio dell’uomo che seguì, il ragazzo scese velocemente dall’infisso della finestra e corse ad abbracciarlo - ..non mi lasciare, Walter..non mi lasciare.. – singhiozzò spaventato.

L’uomo strinse gli occhi e lì alzò al cielo, arrendendosi a quell’abbraccio.

Poggiò una mano sulla schiena nuda del giovane e gliela carezzò, titubante.

- No che non ti lascio.. – sospirò - ..stupido.

Gli occhi dell’uomo andarono a finire sulle ali dell’altro, piegate in riposo sulle scapole del giovane. Non erano grandi come quelle di un angelo uscito dall’universo hollywoodiano, ma minute e piene. Raggiungevano a malapena il bacino del ragazzo tremante, ora aggrappato alle spalle di Walter.

L’uomo ne lisciò una con le dita e ne afferrò l’estremità inferiore, tirandola verso l’esterno – Walter? – domandò il ragazzo, tirandosi su di poco, col busto.

- Sono belle. – osservò l’uomo, scrutandone l’interno con sincero interesse.

Solo il colore era strano. Erano grigie. Sbiadite.

- Gli angeli possono avere malattie? – domandò.

- ..no. – rispose l’altro, poggiando la testa nell’incavo della spalla dell’uomo. Il giovane tirò su col naso e giocò col colletto della camicia di Walter, sentendosi al sicuro - ..Walter? –

- Dimmi. –

- ..sto morendo? – chiese il giovane, mantenendo lo sguardo fisso sul collo dell’altro, sentendo le lacrime sul punto di scendere.

- No. – rispose subito l’altro, mentre aggrottava le sopracciglia, carezzando con più intensità i capelli neri del ragazzo, che cominciò a piangere silenziosamente.

- Sh, shh.. – lo cullò l’altro - …non è niente. – lo rassicurò come con un bambino.

Seguì un lungo momento di silenzio. I due si rilassarono, ascoltando l’uno il battito del cuore dell’altro. Il ragazzo si era calmato.

- ..Walter? -

- Mh? – mugugnò l’altro, in un tono stranamente acuto.

- ..stai piangendo..? – domandò il ragazzo, sentendo degli strani sussulti, provenire dal petto dell’altro.

- No. – rispose secco l’altro, evitando di farsi vedere in viso. Sentiva gli occhi umidi, ma non c’erano lacrime.

- ..Walter.. – il ragazzo si tirò su lentamente e raggiunse il viso dell’uomo, baciandolo adagio sulle labbra.

- Che fai? – domandò l’uomo.

- ..non lo so. – rispose l’altro, baciandolo ancora, poco più forte.

Walter esitò un momento. Non aveva mai pensato seriamente al giovane in quel modo. Ma non gl’importava.

- ..Walter…Walter.. – gemeva il ragazzo, tra le braccia dell’uomo, che baciava in più punti la sua pelle morbida. Il giovane deglutì silenziosamente e strinse gli occhi, lasciandosi toccare. Nel mentre, cominciò a rimuovere piano gli indumenti dell’altro.

Entrambi erano nuovi all’esperienza. Fino a quel momento, Walter era rimasto fedele al voto clericale di castità, come per punirsi di quella scoperta inaspettata, e a suo parere peccaminosa, che era la sua omosessualità. O almeno lo era stata fino al suo incontro con l’angelo.

Lo aveva trovato stordito dall’alcol, appoggiato al bancone del pub. “Ragazzo?” gli aveva chiesto preoccupato “Ti senti bene?” lo aveva scosso, per svegliarlo.

“Portami via..” gli aveva risposto quello, con occhi stanchi.

Walter era rimasto interdetto, ma davanti a quella scena pietosa, non aveva potuto far altro che cedere. E poi era arrivato ad una seconda scoperta.

Le soffici ali nere nascoste da quella camicia sgualcita. La sorpresa e la curiosità.

- ..Walter.. – ripeté l’angelo, ansimando. L’uomo passò una mano sui fianchi stretti del giovane e scostò i suoi pantaloni lentamente, rivelando la pelle serica del ragazzo.

- ..Walter..dammi un nome.. –

- Cosa? – domandò l’uomo, guardando il compagno in viso.

- ..dammi un nome.. – ripeté il ragazzo, in un sospiro. Walter aggrottò le sopracciglia e ci pensò un attimo – Qualsiasi nome umano ti rovinerebbe... – sussurrò l’uomo, baciando il giovane sulle labbra.

Walter carezzò la schiena e le ali del ragazzo, portandolo a stendersi sul pavimento.

L’uomo lisciò per intero quel corpo; non poteva definire se provenisse dal paradiso o dall’inferno, sapeva solo che era meravigliosamente bello.

Il giovane lo richiamò a sé con le braccia, invitandolo a baciarlo ancora.

Walter si lasciò guidare da quegli arti gracili e bianchi, mentre con le mani esplorava la superficie liscia del ventre del ragazzo.

L’uomo guardò intensamente il compagno negli occhi e lo prese per i fianchi, delicatamente. L’angelo lo guardò a sua volta e attese paziente. I suoi occhi chiari si persero in quelli neri di Walter e non videro altro.

L’uomo lo possedette, accompagnato da un gemito del giovane, che inarcò la schiena, sorpreso dalle nuove sensazioni che stava scoprendo.

I due consumarono il loro rapporto in un caldo silenzio, carico di ansiti e sospiri.

Walter non poté far altro che pensare al corpo fragile del giovane, violato dalla sua turgida virilità, che spingeva con passione dentro di lui, per poterne carpire ogni singolo spasmo di piacere.

- ..ti amo.. – mormorò l’uomo. Il ragazzo schiuse le palpebre contratte e guardò il compagno.

- …ti amo. – ripeté Walter, andando nuovamente a baciare le labbra piene del giovane.

 

                                                                ****

- ..ora ho capito. – decretò il ragazzo. Il compagno, stesogli accanto, lo guardò.

- ..stavo sbiadendo.. – sorrise il giovane - .. perché mi sono innamorato.. –

Walter lisciò la schiena ancora calda del giovane, soffermandosi sorpreso sulle scapole, che scoprì lisce e senza…

- Le ali. - l’uomo aggrottò le sopracciglia.

- Non si torna indietro. – l’angelo sorrise.

- Non sei più.. – cominciò Walter.

- Sono troppo coinvolto con gli umani per essere un angelo. – il giovane sorrise ancora.

- Quindi..non te ne andrai? –

Il ragazzo scosse la testa – Mai più. -

 

 

 

 

  
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