… Luce e buio, sono entrambi figli del sole … Vittoria e sconfitta vengono
entrambe dalla stessa battaglia … futuro e passato sono entrambe facce della
vita …
La voce di Mary si
spense in un soffio, come aveva iniziato a cantare. Era seduta sul parapetto,
guardando il lungo profilo sfocato di terra che occupava l’orizzonte. Sarebbero
arrivati con il buio, a vedere la distanza. Si voltò e tornò con i piedi sul
ponte. Sbuffò, non le piaceva per niente quella triste malinconia che la
circondava. Le lacrime le bruciavano agli angoli degli occhi. L’ultima volta
che era stata al largo di quella grande isola che era Haiti, era notte e aveva
perso una bambina. In effetti c’erano due bambine di pochi mesi sulla nave a
quel tempo, e anche se una sola era sua figlia, teneva tantissimo a entrambe,
tanto diverse quanto simili. Soprattutto le differenziava quello che il destino
aveva in serbo per loro, lo sapeva bene anche allora, anche se aveva appena
vent’anni ed era triste e sola. Un po’ come adesso, veramente. Sola con il
ricordo triste di quella notte di quasi quattordici anni prima, che era ancora
vivido nella sua mente.
Aveva messo le bambine
su una amaca lei stessa, una a fianco dell’altra. Quella a sinistra aveva
grandi occhi blu, come il mare che stava sotto la nave e leggeri capelli
biondi, come l’ambra. Era la sua bambina, si chiamava Sara. L’ altra aveva gli
occhi grigi e i capelli castani. Mary cantava sempre per loro. “ La luce della
vittoria, che illumina il buio di ogni sconfitta … un futuro colmo di vittorie
per chi ha avuto un passato di sconfitte … ” Le bambine si erano già
addormentate. Era ormai una sua abitudine cullarle con quella vecchia canzone.
La donna passò un dito sulla guancia paffuta della piccola Sara, con dolcezza,
e poi uscì in silenzio.
Le bambine erano
insieme da poco, Sara era nata due mesi dopo la castana. I suoi genitori però
non stavano insieme, Mary era sempre stata travestita come un uomo, e prima che
incontrasse un soldato sul campo di battaglia era sempre vissuta come Mark
Jones, suo fratello. Poi era scappata ed era diventata un pirata, sul
Deathbearer, la nave di Jacob “ Jack ” Reckhernam e della sua amante, Rachel.
L’altra bambina, che
si chiamava Michelle ed era appunto la figlia di Rachel. Si sapeva che non l’avrebbero
tenuta molto tempo a bordo, e Mary aveva escogitato un modo per ritrovarla, un
giorno che sarebbero tornati ad Haiti, proprio come stava per succedere.
La madre di Michelle
era morta poco tempo prima. Mary pensava che dopo tutto quello che aveva
passato, non era giusto che morisse così giovane, ma lei non poteva decidere la
morte di nessuno, tranne chi cadeva sotto la sua spada. In effetti, Rachel
Bonny era forte e valorosa, una grande guerriera, e anche molto giovane, aveva
diciotto anni quando la uccisero. C’era una battaglia in corso, le bambine
erano chiuse in una cabina e le due donne stavano combattendo sul ponte, come
facevano in ogni occasione. I nemici erano inglesi, un mercantile ricco di
ritorno dalla Madrepatria. L’ arrembaggio non era durato molto, eppure gli
inglesi riuscirono comunque a fuggire grazie ad un’altra nave da guerra che li
seguiva poco distante. Era stato comunque un massacro, ma non erano pochi i
sopravvissuti fuggiti. Bonny era corsa verso la cabina, dando le spalle ai
nemici per raggiungere le bambine, Mary se lo ricordava benissimo. Stava per
aprire la porta quando la colpirono alla schiena, e cadde a terra, immobile.
Mary era rimasta
bloccata all’istante. Quando l’assassino corse via riuscì a vederlo in faccia
solo un attimo, ma era talmente scossa che non lo ricordò. Era un ufficiale, di
quello ne era sicura, ma non sapeva nient’altro. Così era morta Rachel Bonny,
dopo essere fuggita per anni, fin da quando era appena quattordicenne, era
morta nel modo peggiore, ignorata da tutti tranne che dalla sua bambina, che si
sgolava a piangere dentro la cabina. Mary si era trascinata fino al corpo
esanime dell’amica, e non era riuscita a trattenere le lacrime.
Se ci ripensava
tornava a singhiozzare, così scosse forte la testa passandosi il dorso della
mano sugli occhi marroncini. Ogni volta che pensava a quell’avventura si
tormentava se avesse fatto bene o meno a cercare di salvare Michelle mettendole un segno di riconoscimento. Non che la
vita da pirata non le piacesse, ma ovviamente avrebbe preferito che la bambina
vivesse a terra, come una ragazzina normale. Quando rimuginava su questo però,
cacciava subito l’idea dalla mente, perché non voleva prescrivere un destino alla piccola. Infatti, sosteneva che a terra
non ci fosse vita, o almeno come la intendeva lei, con avventure, battaglie e
tutto quello che lei viveva a bordo e che nessuno avrebbe potuto passare a
terra. E poi c’erano i militari. Era un brutto periodo per i pirati. Navigare
sotto costa era pericoloso perché gli inglesi stavano combattendo una guerra
invisibile contro di loro, e anche in mare aperto si celavano rischi ovunque.
Non voleva che
Michelle vivesse quello, la noia delle città, (se le colonie delle Antille si
potevano chiamare città), dei borghi. Lei non la sopportava, tutte quelle
regole, norme, comandi e affari prescritte, che non lasciavano spazio alla
libertà del protagonista. Mary sapeva bene che lei non poteva fare niente per
la piccola Michelle, era predestinata a
vivere a terra. Non c’era nessuno a difenderla, come lei faceva con Sara.
Qualunque cosa facesse, quella bimba era orfana di madre, piccola e indifesa, e
il padre non la voleva. Sapeva che prima o poi non l’avrebbe più trovata nella
cabina, così si decise e mise in atto il suo piano. Prese una catenina
finissima d’argento dalla stiva e vi infilò dentro un prezioso cerchietto di
madreperla che avevano trovato su un isola, dopo tanto tempo di ricerche, per
scovare il tesoro del pirata Morgan. Era molto importante e ce n’erano due, uno
era ancora nascosto da qualche parte. Lo tolse al capitano con fortuna, mentre
dormiva nella cabina principale. Era riuscita a sfilarlo da un’altra catenina
che lui portava al collo, e che faceva un rumorino metallico ogni volta che si
muoveva, cozzando contro qualche altro gingillo.
Lo legò intorno al
collo della bambina e la riappoggiò sull’amaca in una della cabine di prua. Le
diede una carezza e prese Sara, la portò sul ponte passeggiando pensierosa,
mentre fissava il tramonto.
La notte portò con sé
nuvolosi neri.
Il Deathbearer, la
loro nave, era vicina a un porto. Era una di quelle piccole colonie, sotto
l’impero inglese. Mary si convinse che malgrado tutto, Michelle almeno sarebbe
cresciuta serena, cosa che non poteva assicurarle a bordo della nave. In un porto
come quello vide la nuova casa per la bimba, ormai sapeva e si era convinta che
prima o poi qualcuno l’avrebbe lasciata giù. Si augurò che fosse il più tardi
possibile. Guardando il viso di Sara, bagnato dalle luci del crepuscolo, tornò
nella sua cabina e si allontanò a malincuore da quella dove c’era Michelle.
Aspettò che Sara si
addormentasse profondamente, poi uscì di soppiatto buttandosi un pesante
mantello scuro sulle spalle e si nascose sotto le scale, guardando fisso il
porto.
Le ombre sulle strade
di ciottoli si fondevano con il buio pesto dell’ambiente, e tutto aveva un aria
lugubre. L’unico rumore era quello delle onde che si infrangevano violente
sulle chiglie delle navi ormeggiate al porto.
Stava cominciando a
piovere, era una pioggia sottile e fredda. La leggera brezza proveniente dal
mare rendeva l’aria respirabile e muoveva le tende delle finestre lasciate
aperte, senza fare il minimo rumore.
Capitan Jack Rackham
aveva fatto gettare l’ancora in una piccola baia nascosta. Il luogo era calmo e
silenzioso. Dalla nave avevano notato il forte inglese, costruito su un basso
monte roccioso, a strapiombo sul mare. Nella spiaggia alla sinistra del monte
si ergeva una villa suntuosa e solitaria. Alla destra del monte, dopo una fila
di collinette, cresceva il borgo, un ammasso di case costruite alla rinfusa
addossate sulla via delle banchine, dove erano ormeggiate alcune barche.
Mary aguzzò la vista
quando notò il capitano che si avvicinava furtivo alla cabina dive c’era
Michelle.
La porta di legno
scuro si aprì con un sordo cigolio e un rumorino di metallo circondò la
piccola. Con mani salde e leggere Jack prese la bambina, ignorando la collanina
che aveva al collo e, coprendola con la coperta, scese sulla sabbia bianca
della baia e cominciò a camminare verso l’interno, con passo svelto, ma
timoroso. Non aveva mai avuto timore per niente, ma in quel momento non sapeva
se era giusto quello che stava facendo o meno. Aveva un'unica certezza, che
solo lui aveva visto, solo lui poteva sapere, e quindi ricordare. Non
immaginava che Mary seguisse ogni suo passo con lo sguardo.
Jack cercò la casa più
suntuosa, circondata da un elaborato cancello di ferro battuto. La villa era
color crema di tre piani, con finestre grandi e circondate da stucchi eleganti.
L’ingresso principale distava dal cancello circa dieci metri, con quattro o
cinque gradini di marmo bianco che portavano ad essa. Doveva essere la villa
del Governatore, o quella del Viceré.
Non potendo entrare
dall’ingresso principale, il capitano decise di fare il giro della villa. Aveva
intenzione di trovare la porta di servizio, quella usata dalla servitù, che
restava sempre aperta. Sul retro trovò la porta della servitù, che si apriva su
una cucina ben fornita, con una vecchio tavolo di legno chiaro al centro. Il
camino era acceso, con una pentola sopra. Si accertò che nessuno lo stesse
guardando, scostò la coperta dal volto della bimba, che era sveglia, e lo
fissava. Ignorò il suo sguardo innocente e la appoggiò delicatamente ai piedi
del camino, per farla stare al caldo.
Le diede un bacio
sulla fronte e mise una mano nel fagotto in cui era avvolta, lasciando qualcosa
vicino al suo cuore. Con il suo tintinnio metallico, le votò le spalle e uscì
veloce senza il minimo rumore.
La bambina rimase
sotto al camino, da sola. Cominciò a piangere piano, poi sempre più forte,
finché non si accesero alcune luci e qualcuno si accorse di lei.
Jack cominciò a
correre, e solo quando arrivò sulla banchina si fermò, con il fiato grosso,
perché per l’ultimo tratto aveva corso. Essendo quasi certo che ormai Michelle
era stata trovata e avrebbe avuto un altro nome e un’altra famiglia, si sentiva
in colpa, ma ormai il dado era tratto
e non poteva tornare indietro.
Salì le scale sotto
cui era nascosta Mary velocemente, ma poi scese furtivamente senza fare rumore
dall’altro lato. Dormiva appoggiata alla parete. Sorrise e tornò al timone.
Dopo quattordici anni
Mary ricordava ancora tutto come fosse successo il giorno prima, e ancora ne
soffriva. Alcune volte si arrabbiava con se stessa per essersi fatta prendere
dal sonno, ma ripensandoci non avrebbe in alcun modo potuto fermare Jack.
L’unico risultato sarebbe stato inimicarsi ancora di più il capitano, che
avrebbe potuto vendicarsi su di lei, e soprattutto su Sara. Per questo non
riusciva a decifrare le emozioni che provava ripensando a Michelle.
Oltre alla tristezza
si aggiungeva una specie di curiosità, perché voleva sapere come era diventata
la piccola Michelle. Ormai non doveva essere tanto piccola, visto che erano
passati quattordici anni, ma lei la immaginava ancora con quel viso da bambina
che gattonava sul ponte insieme alla sua Sara.
Era viva? Era la
domanda che più la tormentava. Però erano tornati a Port-au-Prince, doveva
avevano abbandonato Michelle, quindi sperava di rivederla.
Provò una triste
sensazione di colpa e dovette andare a cercare Sara, che scappava sempre via.
C’era un brusio sommesso che proveniva dalla stiva. Scese i gradini senza fare
il minimo rumore, e si accucciò dietro parte del carico per spiare quello di
cui stava parlando l’equipaggio. Sentiva gridolini e risate, e se si rideva
Sara doveva essere per forza nei paraggi.
Scrutò il gruppo per
un secondo, erano tutti ammassati in un piccolo spazio tra il carico, seduti in
cerchio intorno ad una candela che dava un’aria sinistra al volto dell’uomo che
stava parlando. Era il più anziano di tutti, il nostromo, si chiamava Storm.
Era sempre lui che raccontava le storie alla ciurma, ormai aveva una specie di
gruppo di creduloni che pendeva dalle sue labbra. E ovviamente Sara era tra
quelli, seduta con il mento sulle ginocchia accanto al suo amico Ed con le
spalle appoggiate al muro. Guardava il nostromo con i suoi grandi occhi blu, e
ogni tanto sorrideva. Mary si spostò un po’ e si mise ad osservarli tenendo le
orecchie ben aperte. Le facevano sempre ridere le storie che si inventava il
nostromo da quanto erano esagerate, ma di certo attiravano l’attenzione. Il
gruppo era di una decina di persone, e le facce giovani di Ed e Sara spiccavano
tra tutte. Entrambi biondi, entrambi con gli occhi blu, sembravano fratelli da
quanto erano simili. Ma ovviamente non lo erano. “ e che fine ha fatto? ” stava
chiedendo in quel momento il ragazzo, che doveva avere almeno un anno più di
Sara.
Il nostromo lo guadò
di sbieco, poi rispose orgoglioso puntandogli un dito contro. “ ebbene, te lo
dirò. Era sul ponte e stava combattendo come una furia, quando peccò d’affetto.
” Molti spalancarono la bocca. “ andò dalla sua bambina, nella cabina, e allora
un vigliacco, e sia maledetto! ” alzò un dito al cielo e urlò le ultime parole,
poi, all’improvviso tornò calmo. “ la colpì alle spalle, non c’è stato più
niente da fare quando l’abbiamo trovata. ” Abbassò il capo, mentre il silenzio
calava sul gruppo.
“ e che ne è stato? ”
chiese Ed a voce bassa, guardandosi i piedi.
Sara si voltò a
guardarlo. “ di cosa? ” borbottò con un sopracciglio curvo.
“ della bambina,
stolta. ” Rispose il ragazzo. “ adesso Sara è qui, ma l’altra bambina, cosa le
è successo? ”
Mary trasalì, dopo
tutti quegli anni tutti si ricordavano di Michelle. Si mise ad ascoltare ancora
più attentamente.
“ ebbene. ” Tuonò
Storm facendo traballare la lucina della candela. “ anche quello è un mistero.
Ma solo noi della ciurma sappiamo per certo quello che è successo. ” I ragazzi
spalancarono gli occhi e Mary si fece attenta. “ era notte … ” cominciò il
nostromo. “ una notte lugubre e buia da fare accapponare la pelle. ”
Mary spalancò gli
occhi. Che tutti sapessero quello che aveva fatto Jack?
“ E lei è tornata. ”
Concluse il nostromo. Tutti pendeva dalle sue labbra, “ è salita sulla nave
arrivando dall’acqua … e ha preso la sua bambina portandola con sé. ”
Sara alzò un
sopracciglio. Come se fosse una domanda, Storm rispose. “ l’ha portava via nel
profondo degli abissi con sé, per non lasciarla da sola. E’ per questo che noi
non l’abbiamo più vista. ”
Sara spalancò la
bocca. “ e adesso dov’è? ” domandò con un filo di voce.
Mary non riuscì più a
trattenersi. “ non crederai a cose del genere spero, Sara. Devi essere
veramente stupida per pensare solo ad una minima verità. ” Sbottò alzandosi in
piedi.
Tutti gli occhi si
voltarono verso di lei. “ blateri vuote ciance, donna! ” sbottò il nostromo
agitandole un dito contro. “ l’ho vista con i miei occhi quattordici anni or
sono! ”
“ dovevi essere
completamente brillo, allora. ” Ribatté Mary, seria. “ queste cose non
esistono. ”
“ e tu sai cosa è
successo, allora? ” domandò Ed a bassa voce. Sembrava molto interessato a
quella storia.
“ certo che lo so, e
le anime dei morti non c’entrano per niente. E credete a me, quando vi dico che l’ho visto con questi occhi. ” Fece scorrere
le sguardo sui presenti, controllando che ascoltassero bene. Dopo quattordici
anni aveva deciso di far sapere quello che era successo veramente. Anche se
anni prima si era addormentata, aveva visto bene Jack avvicinarsi alla cabina
di Michelle. Poi era crollata, ma era sicura, e il giorno dopo la piccola era
scomparsa. Prese un respiro, e cominciò. “ è successo di notte, in un porto di
Haiti. Qualcuno ha preso Michelle e
l’ha abbandonata in una villa a terra. ” Raccontò.
“ qualcuno? ” ripeté Sara a pappagallo.
“ Jack ha portato a
terra la piccola, e poi ovviamente non se n’è più sentito parlare. ” Ripeté
Mary, sospirando.
“ è falso! ” gridò il
nostromo.
“ stai per caso
insinuando che io dico balle? ” sibilò Mary sfoderando la spada. Il nostromo si
risedette, convinto. Mary e Bonny erano famose per non aver paura di niente, e
di certo quella non era la prima rissa in cui si immischiava.
“ ma non interessa a
nessuno? ” mormorò Ed.
“ cosa? ” sbottò Sara.
“ ti decidi una buona volta a parlare chiaro? ”
“ ho detto ” rispose
Ed quasi urlando. “ se a nessuno interessa sapere che fine ha fatto quella
bambina. ”
“ a me interessa … ”
Ammise Sara a voce bassa, e Mary annuì, riprendendola. “ certo che ci
interessa. ”
“ allora facciamo
qualcosa! ” Propose il ragazzo.
Sara fece una smorfia.
“ sentiamo lo stratega. Non sappiamo
nemmeno dove è stata abbandonata. ”
“ Haiti. ” Rispose
Mary a voce bassissima.
“ Haiti è la terra che
ho visto poco fa, in avvicinamento. ” Disse Ed, che era la vedetta.
“ infatti. ” Concluse
Mary. “ se non lo sapete ci stiamo andando proprio per trovarla. ”
Era venuto il buio, lo
vedevano tutti dai boccaporti.
“ tutti ai posti! ”
urlarono da fuori. “ terra a dritta!! ”