115. Lenzuola come
vele
C’era
una camera, nel nuovo appartamento dove da poco si era trasferito,
nella quale
aveva delle reticenze ad entrare.
Avevano
deciso insieme dove e in che modo dormire – «Non
siamo due novelli sposi!
Ognuno avrà il proprio letto, il proprio armadio…
la propria stanza, insomma!».
Perciò, dopo aver disposto il mobilio e sistemato le loro
cose, non aveva più
messo piede in quella camera – o meglio, vi
s’introduceva, cauto, nei momenti
in cui Nowaki dormiva o semplicemente non era in casa, nonostante non
ci fosse
alcun cartello a vietargli l’ingresso – anzi,
Hiroki credeva che se solo avesse
chiesto, niente gli sarebbe stato proibito.
Sembrava
che in quella stanza la presenza di Nowaki si facesse più
pressante, più viva.
Aleggiava il suo odore, per l’ambiente, impregnando gli
oggetti e marcandoli
impercettibilmente. Era quello a spaventarlo.
Quel
pomeriggio si decise. Era sciocco, dopotutto. Un comportamento
infantile, il
suo.
Quando
bussò alla porta, ebbe tuttavia un ripensamento. Aveva
ripercorso soltanto i
primi due dei passi che l’avevano condotto lì che
sentì le braccia di Nowaki
stringerlo da dietro, avvicinandolo al suo caldo corpo.
«Lo
sapevo ».
«Baka.
Volevo solo prendere un libro che avevo sistemato nello
scaffale».
«Ho
il dubbio che Hiro-san l’abbia fatto di proposito, a
sistemare i suoi libri
nella mia stanza».
Hiroki
rabbrividì, stordito.
Nowaki
e la sua stramba abitudine di parlare del proprio interlocutore come se
fosse
una persona momentaneamente assente.
Si
sentì prendere per mano e si lasciò guidare,
docile e con al contempo la
perenne espressione irritata a segnargli il viso. Il profumo e il
calore di
quella camera lo sorprendevano, puntualmente; era strano trovarsi
lì con un Nowaki
sveglio e sorridente, di una dolcezza tagliente.
«Stavo
riposando in vista del turno notturno. Ti va di stenderti con
me?».
«Dovrei
terminare un lavoro per domani… e mi serve quel
libro». L’imbarazzo, repentino,
troncò e lo costrinse a ritoccare la frase.
«Ah.
Allora fa’ pure».
Il
corpo di Nowaki, disteso a pancia in giù sulle coperte
candide, gli fece
tremare le mani. Quello strambo, enorme bambinone era capace di ridurre
la sua
forza di volontà in frantumi con un solo sguardo abbattuto.
Riuscì a prendere
il libro, ma non ebbe il tempo di sentire il tonfo della sua caduta che
già si
era fiondato su quelle lenzuola chiare, intrise a tal punto del calore
di
Nowaki che temette di svenire, quando le odorò.
«Hai
sonno, Hiro-san?».
Non
gli rispose.
A
dir la verità, Hiroki voleva semplicemente che le sue
braccia, il suo calore e
quelle lenzuola continuassero ad avvolgerlo per l’intero
pomeriggio, nel
silenzio della camera, mentre si abbandonava alle carezze e lasciava la
mente a
veleggiare, serena, verso fantasie che mai avrebbe confessato.
N/A.
Fanfiction
su Junjou Egoist – perché adoro
la
coppia NowakiHiroki <3 A parte che quel cucciolo enorme di
Nowaki è il tipo
d’uomo per cui morirei, credo che questo pairing sia il
più realistico del
manga/anime, paragonato agli altri due (di sicuro non meno belli, eh).
Ho
descritto una scena dell’inizio della loro convivenza,
ovviamente del tutto
immaginata – non so se Hiroki sia stato davvero
così ostinato, ma conoscendo il
suo carattere è possibile.
Fanfiction
partecipante al
2010: a year
together,
indetta dal Fanfiction
Contest ~ { Collection of Starlight }. Prompt 115. Lenzuola
come vele (dal
quale ho preso il titolo).