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Autore: GrumpyTrolla    31/05/2010    5 recensioni
Quando si chiudono gli occhi e la bellezza viene fraintesa, tutto ciò che resta, è il nulla. One-shot dedicata a chi ancora non crede che uno Spaventapasseri 'troppo carino' possa essere credibile.
Genere: Dark, Song-fic, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Dunque, direi che qualche avvertenza è d’obbligo prima di iniziare la storia, che mi ha dato qualche problemino, durante il postaggio. Primo, non sapevo se rientrasse nella categoria songfic (la guida non funzionava, non ho potuto controllare), secondo, sebbene l’idea all’inizio fosse stata partorita come slash, non ci sono dettagli all’interno della storia che lo indichino (anche se i concetti beh, sono abbastanza yaoi), terzo, ma questa è solo questione di gusti, è un tantino melensa. Grandemente, ma vagamente ispirata a Where the wild roses grow, di Nick Cave . Postata solo per noia, e perché dovevo togliermi questa canzone dalla testa xD.  Potrete trovare nella storia alcune incongruenze cronologiche, e poca similitudine con la storia originale. Non fateci caso, è voluto, mi interessava solo il senso finale.
(Dedicato a chi ancora è convinto che uno Spaventapasseri tanto carino non possa essere IC *__*)
E con questo vi saluto, augurandomi che sia di vostro gradimento!

Un abbraccio,
XxX.SilverLexxy.XxX



WHERE THE WILD ROSES GROW:


Lui era bello.
Oggettivamente, ma non in quel senso tanto comune e stereotipato, no, era una bellezza particolare, fatta di grandi occhi blu, di un fisico che da scarno diventava etereo, in cui ogni possibile difetto era perfettamente accompagnato da qualcos’altro, che lo rendeva bello.
Un fascino che si vede davvero poco in giro.
Per me, era la prima volta che vedevo un viso simile.
La prima volta che ti ho visto, sapevo che eri l’unico. Mi hai guardato negli occhi, ed hai sorriso.

Lui era timido.
La parola più carina per dare una spiegazione a quel coro di eew, strano! con cui i suoi coetanei amavano descriverlo.
Lo era quando i suoi occhi percorrevano le pagine di un libro ogni settimana diverso, quando anche al più vago dei complimenti che tentavo di fargli, mi zittiva con un “Shhh.”, e con quell’espressione scettica.
Lo era quando  distoglieva lo sguardo, fingendosi soprappensiero, ogni volta che qualcuno parlava di sesso.
E le tue labbra mi ricordavano colore delle rose selvatiche, che crescono giù al fiume.

Lui era innocente.
Qualsiasi cosa facesse, sia che stringesse a sé i libri mentre andavamo a lezione, o che non riuscisse a fare a meno di voltarsi altrove, quando c’era una coppietta di studenti nei paraggi. Innocente quando lo vedevo alla fermata dell’autobus, in attesa di tornare a casa, ogni giorno con un fiore blu in mano, sempre uno nuovo e sempre lo stesso, per portarlo a casa, e lo stringeva tra le dita.
Innocente in quel modo che crea disagio, specie quando sei un bulletto di periferia in Georgia, e l’unica cosa che erediterai dai tuoi genitori, è la tipica ignoranza contadina, che non permetterebbe mai di vivere, a qualcosa di tanto puro.
E fu così che, in toni davvero poco lusinghieri, questa maggioranza bislacca iniziò a chiamarlo Wild Rose.
Li darai a me, il tuo vuoto e la tua tristezza?

Lui era forte.
In quella bellissima maniera che i forti non potrebbero mai neppure imitare, perché quando a qualcuno togli tutto, in pochi saprebbero farti sentire come se non avessi risolto proprio niente; loro lo prendevano in giro, e lui li guardava con quegli occhi enormi, senza mai piangere.
Lo spingevano a terra solo per vederlo rialzarsi sempre, gli impedivano di salire sull’autobus, gli gettavano via le scarpe, e lui camminava fino a casa scalzo, dicendomi quanto fossi stupido a fare altrettanto.
Solo per stargli vicino.
Lo sai dov’è, che crescono le rose selvatiche?

Lui era dolce.
Per la leggerezza eterea con cui camminava, e la sbadataggine che lo faceva sbattere dappertutto anche da fermo, che gli rendevano odiose le ore di ginnastica e gli facevano impiegare una vita per superare la recinzione che divideva il parco dal sentiero che portava al fiume.
Dove le rose selvatiche crescevano.
Dolce per come mi spiegava tutto ciò che non capivo, per come i suoi occhi si scurivano ogni volta che gli raccontavo un problema e lui non sapeva - mai - come aiutarmi o cosa dire, allora mi sorrideva, e diceva “Passerà.”, ed io non potevo non credergli.
Se ti mostrassi le rose, mi seguiresti?

Era al fiume che andavamo quando il tramonto si avvicinava.
Lì, dove alla fine mi dichiarai, e dove lui mi sorrise, timido, e rispose che mi voleva bene. Ma che non mi ricambiava in nessun altro modo.
Lì, dove alla fine mi ha strappato il cuore.
Lì, dove tornai solo molto tempo dopo - quando il dolore un po’ s’era affievolito -, in quello stesso punto trovai il corpo di Sherri a galleggiare nell’acqua, dove la corrente non era abbastanza forte da trascinarla via. Poco lontano, sulla riva, quello di Bo Griggs, un fiore blu stretto in una mano.
Ti ho mostrato le rose e ti ho baciato, il vento leggero come un ladro.

Lì dove le rose selvatiche crescono, ed i timidi silenzi si caricarono di tacita rabbia.
Lì dove i dolci sorrisi rivelarono nascondere un’infinita brama di vendetta.
Lì dove involontariamente, la sbadataggine diveniva un depistaggio.
Lì dove la bellezza, l’innocenza, si piegarono davanti a lui, diventando la sua arma migliore.
Bo e Sherri erano scomparsi. Io non ho mai trovato i loro corpi, loro non sono nemmeno morti per quel che mi riguarda; perché davvero, l’amore è cieco. Perché talvolta, le persone ottengono nulla meno e nulla più di ciò che meritavano, e tutto questo non dovrò neppure tenerlo per me.
Semplicemente, svanirà.
Ti ho portato dove le rose selvatiche crescono. Tu steso sulla riva, e con un bacio ti ho detto addio.

L’assassino sono io che non l’ho riconosciuto, ed ho frainteso quell’innegabile bellezza. Io che come tutti gli altri, avevo chiamato rosa qualcos‘altro.
Ciò che mi restava, il riassunto di tutto, non erano che poche parole, pronunciate da una voce dolcissima. E tutto divenne nulla.
Mi chiamano Rosa Selvatica. Perché lo facciano, non lo so.
  
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