<<
Callen ho l’immagine …>>
<<
Cosa vedi Eric? >>
<<
E’ seduta al centro di una stanza, legata ad una sedia…sta bene…per ora
>>
<<
Lui dov’è? >>
<<
Sta camminando avanti e indietro, sta guardando l’orologio…e…? >>
<<
E cosa Eric…continua!>>
<<
Ha in mano una siringa Callen…>>
<<
Merda..il veleno!! Ho bisogno dell’indirizzo, SUBITO >>
<<
32 West Holliwood>>
<<
Ok ce l’ho!>>
<<
Avverto la polizia di Los Angeles..>> Riuscì a dire prima che Callen
interrompesse la conversazione.
<<
Buona fortuna ragazzi >> esclamò Nate strofinandosi nervosamente le mani.
Sam
e G erano andati alla casa del sospettato. G chiuse il telefono e corse verso
la sua macchina impartendo ordini ad Hanna: << Procurati l’antidoto, ci
troviamo al 32 West Holliwood…>>
<<
Non puoi andare da solo G e…>>
<<
Non c’è tempo Sam! Quel pazzo non so quanto ancora terrà in vita Kensi, non
voglio arrivare tardi…anche stavolta…Procurati l’antidoto e
raggiungimi..>>
<<
Ma..>>
<<
Sam non c’è tempo per discutere, non abbiamo scelta..fallo e basta..>>
<<
Ok, capito…sii produente>> disse infine Hanna, ma Callen era già salito
in macchina.
Eric
controllava costantemente la webcam che ritraeva Kensi. Quel pazzo psicopatico
l’aveva presa di mira; l’aveva spiata, seguita ed infine rapita la sera
precedente, appena rientrata a casa. Forse nemmeno sapeva che si trattasse di
un’agente federale. Di sicuro non era la prima volta che uccideva. Era il
serial killer che la polizia di LA stava inseguendo da alcune settimane.
Diversi omicidi sparsi per la città ne erano la prova, tutti con lo stesso
modus operandi: un’iniezione di veleno in grado di fermare il cuore in dieci
minuti.
Anche
Hetty era salita nella sala operativa e, in apprensione, seguiva le sorti della
sua agente. Tutto questo le sembrava un terribile deja vù.
Il
killer stava nervosamente camminando intorno a Kensi. Stava parlando ma Eric
non era ancora riuscito a istallare l’audio. Aveva riacceso il cellulare di
Kensi. Era stata tolta la batteria, ma grazie alla microalimentazione, grande
come una memoria usb, fatta istallare su ogni apparecchio da Hetty, il telefono
aveva ancora un’ora, circa, di autonomia.
Sullo
schermo di Eric apparse la chiamata in entrata di Sam
<<
Eric dammi l’indirizzo dell’ospedale più vicino che abbia l’antidoto >>
<<
Subito >> rispose il ragazzo digitando velocemente sulla tastiera
<<
Mr Hanna che succede? >> chiese Hetty
<<
G è andato da Kensi, mi ha mandato a prendere l’antidoto…Non vuole arrivare
troppo tardi come…>>
<<
..Per Dominic >> concluse Nate.
Hetty
sospirò e abbassò la testa. Già come per Dom. Riaffiorarono davanti agli occhi
le immagini su quel maledetto tetto nel centro di Los Angeles. Immobili ed
inermi senza poter far niente per il giovane collega, giovane amico. E di nuovo
la fitta al cuore si fece sentire.
<<
Ti ho inviato le informazioni sul navigatore Sam >> disse Eric
<<
Grazie >> concluse l’agente.
Il
sospettato, intanto, stava continuando a girare intorno a Kensi << Sai
che alla fine non so nemmeno come ti chiami? Ma non ha importanza…Non so
nemmeno come mai ti ho scelta..Forse per il tuo bell’aspetto o forse è stato
semplicemente l’istinto a farlo….>>
Kensi
era imbavagliata, non poteva replicare. Lo fissava, rispondeva con gli occhi,
lo sfidava con lo sguardo.
<<
E’ inutile che continui a guardarmi così, vuoi fare la coraggiosa, eh?>>
continuò l’uomo << lo so che in fondo hai paura. Sai, anche i coraggiosi
alla fine muoiono. Ti starai chiedendo perché faccio tutto questo..In effetti
non lo so nemmeno io, so solo che non posso fare a meno di provare il piacere
nell’uccidere le persone. Non puoi immaginare neppure l’ebrezza che provo ogni
volta che vedo la vita negli occhi delle persone spegnersi. È come se ogni
volta la loro essenza sia io a
risucchiarla ed è ancora più
bello quando realizzo che tutta quella sofferenza l’ho provocata io..>>
L’uomo
si avvicinò pericolosamente a Kensi, lei irrigidì i muscoli del collo e lui le
toccò i capelli.
<<
Eric dov’è Callen? >> chiese nervosamente Hetty
<<
E’ appena arrivato..>> rispose il ragazzo
<<
Eric mi senti?>> si sentì la voce dell’agente provenire dalle casse
<<
Perfettamente..>>
<<
Occhi aperti Signor Callen! >> ordinò Hetty. Ma non era un ordine, solo
preoccupazione.
<<
Cosa sta facendo ?>> chiese G
<<
Si è vicinato pericolosamente a Kensi..Credo che pr…No aspetta >> disse
Nate
<<
Cosa? >> domandò concitato
<<
Non capisco, si è appena allontanato da lei…Ha lasciato la stanza..Kensi è
sola! >>.
Callen,
cambiò postazione. Si trovava sul retro della casa. Aveva impugnato la pistola,
si muoveva veloce, preciso, senza fare rumore. Era concentrato e teso allo
stesso momento, non poteva permettersi di sbagliare. Si avvicinò alla finestra
della stanza dove Kensi era tenuta prigioniera. Si abbassò per non farsi vedere
e sbirciò dentro la stanza. C’era solo la sua agente. Sentì la porta principale
chiudersi, qualcuno era uscito.
Guardò
di nuovo dentro. Libero. Era il momento di entrare in azione.
<
Nella
sala operativa la tensione si tagliava con il coltello. Nessuno diceva niente.
Gli occhi erano fermi sullo schermo e le orecchie attente alla comunicazioni di
Callen. Nella stanza si fece avanti la figura di G. La concentrazione si
leggeva nello sguardo dell’uomo.
<<
Callen è livwwwow >>
<<
Eirc non ti sento >> rispose sottovoce
<<
Dicwwwwwwww >>
Callen
guardò la fotocamera del cellulare e scosse la testa. Non capiva.
<<
Cosa diavolo sta succedendo? >> domandò il ragazzo iniziando a digitare
frettolosamente sulla tastiera
<<
Eric? >> chiese Hetty
<<
Non lo so, non riesco a comunicare con Callen, non riesce a sentirmi……………..oh
cavolo! >>
<<
Cosa? >> fu Nate questa volta ad intervenire
<<
La stanza è stata insonorizzata, per questo non riesce a sentirmi…>>
Hetty
si portò una mano alla bocca, non era buono, per niente. Aveva due agenti in
pericolo adesso! Non rimaneva che osservare lo schermo e sperare in un po’ di
fortuna.
Callen
perlustrò la zona. L’uomo sembrava sparito. Kensì lo guardò negli occhi,
ringraziandolo silenziosamente per essere arrivato. G si avvicinò a lei e
sottovoce disse: << Ti porto via di qui, a lui pensiamo dopo..>>.
Iniziò a slegarla, cercando di liberarle per prima le mani. Ma sentì un rumore
assordante e fastidioso all’orecchio, l’auricolare.
Eric
stava tentando di dirgli qualcosa, o meglio tentava di urlare qualcosa. Il
sospettato era rientrato in casa e stava per colpire Callen alle spalle. G capì
troppo tardi che quello era un segnale di avvertimento, tentò di girarsi e
frenare il colpo, ma si ritrovò a terra con il sospettato sopra di lui. La
pistola gli scivolò di mano, l’uomo stringeva ancora la siringa. Callen lo
colpì al volto, poi di nuovo allo stomaco, facendogli cadere ciò che aveva in
mano. Allora tentò di rialzarsi ma con un calcio l’altro lo fece ricadere. Fu
il killer ad andare a segno questa volta, facendo sanguinare un sopracciglio a
G. Scosse la testa per riprendersi dalla botta appena ricevuta e agguantò
l’uomo per una gamba, tirandolo a se. Callen era pronto a sferrare il destro,
ma l’assassino fu più veloce di lui; sentì, così, una fitta sul braccio
sinistro. Si voltò verso quella direzione e vide la siringa piantata nel
muscolo. Sentì subito il fiato mancare, la vista appannarsi e le gambe cedere.
Spinse via l’uomo e cadde a terra. L’assassino gettò lontano la siringa ,
ridendo compiaciuto.
La
sala operativa era pietrificata. Eric scattò in piedi, Nate appoggiò una mano
sul tavolo per non cadere. Hetty continuava ad osservare immobile lo schermo.
Di nuovo quella terribile sensazione che si era ripromessa di non voler più
provare. Quel male al cuore che aveva sentito alla morte di Sullivan, alla
morte di Dom ed ora per Callen.
Kensi
si stava agitando sulla sedia cercando di liberarsi, sentì gli occhi bagnarsi.
Non voleva stare inerme a vedere Callen soffrire sul pavimento. Ma aveva un
altro problema: l’assassino aveva appena preparato una nuova siringa. Si stava
pericolosamente avvicinando a lei. Non gli era bastato Callen, voleva anche
lei.
Kensi
pensò di essere spacciata, chiuse gli occhi e aspettò il bucotto della siringa.
Sentì il fiato di quel viscido uomo addosso a lei, era pronta. Ma non sentì
nessuna siringa penetrare nella pelle, bensì tre colpi di pistola. Aprì
velocemente gli occhi, giusto in tempo per vedere l’assassino stramazzare al
suolo privo di vita. Si voltò verso il punto in cui aveva sentito arrivare gli
spari. Ed era ancora lui ad averla salvata: G semidisteso sul pavimento, aveva
sparato tre colpi di precisione. La guardò negli occhi prima di cadere
nuovamente a terra iniziando a tossire. Kensi iniziò a dimenarsi con più
vigore, tentando si strappare il laccio alle mani che Callen aveva iniziato a
liberare. Con qualche sforzo riuscì nell’intento. Strappò via il fazzoletto
dalla bocca ed infine si liberò le caviglie. In un secondo raggiunse G:
<<
Sei un maledetto incosciente! Cosa ti è saltato in mente? >> lo rimproverò
Kensi piena di rabbia e preoccupazione.
<<
Prego >> rispose Callen con un filo di voce, abbozzando un sorriso
<< Sam…sta arrivando con l’antidoto..>>
<<
Eric i paramedici! >>
<<
Stanno arrivando >> rispose il ragazzo, anche sapendo che non avrebbe potuto
sentirla.
<<
Callen tieni duro, cerca di respirare..>> disse la ragazza all’amico
prendendo la sua mano e con l’altra accarezzandoli la fronte. Per G ogni
respiro era un dolore lancinante al petto, la testa gli faceva male, e non
sentiva più gli arti. Il veleno stava facendo il suo corso.
Kensi
cercò, allora, nelle tasche il telefono
di Callen. Compose il numero di Sam.
<<
G sto arrivando >> rispose
<<
Sam dove sei ? >> chiese Kensi
<<
Kensi stai bene? Sei minuti e sono da voi..>>
<<
Abbiamo bisogno dell’antidoto >>
<<
Kensi che succ……..C-callen è…? >> disse l’uomo, immaginando la risposta.
<<
Già..>> rispose affranta la ragazza
<<
Merda! >> si lasciò sfuggire Hanna. Fece cadere il cellulare sul sedile e
affondò il piede sull’acceleratore.
Hetty
non si era spostata di una virgola, aveva ancora la mano sulla bocca ed una
lacrima pronta a rigarle il volto. No non sarebbe successo di nuovo. Non
l’avrebbe permesso, non l’avrebbe sopportato.
Kensi
era ancora accanto a lui, la mano intrecciata alla sua. G stava davvero male.
Con la mano libera stringeva il petto. Aveva come un macigno che non gli
permetteva di respirare. La testa gli faceva male e la vista era sempre più
appannata.
<<
Callen, ti prego resisti.. Sam sta arrivando..Non arrenderti >> .
Non
aveva più la forza di rispondere, puntò i suoi occhi celesti in quelli scuri di
Kensi. Stava tenendo duro, ma non sapeva quanto ancora avrebbe resistito.
Ancora
tre minuti. Cavolo, solo tre minuti. Sam controllava costantemente l’ora ed
ogni volta accelerava. Doveva farcela, ancora pochi km. Sapeva che non avrebbe
dovuto mandare quella testa dura di Callen da solo. Doveva farcela. Non poteva
permettersi di avere G sulla coscienza. Doveva farcela.
<<
G non mi lasciare ti prego, resta con me…Resisti, Sam sta arrivando..Non puoi
farmi questo, ti prego..>> Kensi sentì di nuovo gli occhi inumidirsi e
questa volta non riuscì a trattenere le lacrime che iniziarono a bagnarle le
guance.
Callen
la guardò nuovamente negli occhi. Un’ultima volta prima di perdere i sensi.
Kensi
cercò il battito e sentì se respirava ancora: << Callen non te ne andare,
resisti per favore! >>.
In
quel momento Sam varcò la soglia con grandi falcate e in un secondo fu accanto
all’amico. Velocemente iniettò l’antidoto. Si chinò su di lui: << Respira
avanti G, respira…>>
Nessun
segno.
Iniziò
praticare il massaggio cardiaco aiutato da Kensi.
Uno,
due, tre.
Uno,
due e tre.
<<
DOVE DIAVOLO SONO I SOCCORSI! >> urlò Sam
<<
Sta – stanno arrivando….>> rispose Eric balbettando, pietrificato alle
immagini che aveva di fronte.
Uno,
due e tre.
<<
Andiamo G, andiamo..Non puoi farlo G! Non puoi permetterti di morire! >>
urlava Sam continuando a praticare il massaggio. Kensi seguiva i gesti di Hanna
ed ad ogni terzina cercava di far entrare aria nei polmoni di Callen.
Uno,
due e tre.
Uno,
due e tre.
Callen
non dava segni di vita.
Uno,
due e tre.
Praticarono
il massaggio cardiaco per almeno dieci volte, ma non era cambiato niente. G non
rispondeva. Kensi ormai singhiozzava. Si lasciò andare. Sam la guardò e
rallentò la presa. No, non poteva essere, non poteva essere arrivato tardi.
Callen non poteva mollare così. No, non era possibile. Una goccia cadde dai
suoi occhi e finì a bagnarli le mani. La tristezza e la rabbia lo invasero.
Un
colpo di tosse però, lo risvegliò dai suoi pensieri. Non era stata Kensi a
tossire. Il suo cervello elaborò l’informazione: NON ERA STATA KENSI A TOSSIRE.
Tornò sull’amico, seguito dalla ragazza.
<<
G mi senti ? >> chiese Sam.
Callen
tentò di fare un respiro profondo ma ne uscì un nuovo colpo di tosse. Sul volto
di Kensi si dipinse un sorriso sollevato, come pure sui volti dei componenti
della sala operativa.
<<
G mi senti? >> ripeté Hanna.
Callen
faticosamente riaprì gli occhi. Sbattendo più volte le palpebre.
<<
Non dirmi che mi hai baciato ?!? >> chiese con un filo di voce all’amico.
Sam
sorrise scotendo la tesa. Non sarebbe cambiato mai. << No, ci ha pensato
Kensi..>>
<<
Molto meglio! >> rispose guardando la ragazza. Lei intrecciò, per la
seconda vola, la mano nella sua. Si avvicinò a lui e lo baciò in fronte.
<< Non ci provare mai più! Lo sai che tutto questo ti costerà una bella
strigliata di Hetty vero? >>. G sorrise.
Così
fece anche Hetty: << Ci può giurare Signor Callen! >>
FINE
Ciao!
Ecco qua una one - shot su NCIS Los Angeles, amo molto questo telefilm. Questa storia l'ho sognata (si prendetemi pure per matta!) e l'ho poi aggiustata seguendo la fantasia. Adoro il personaggio di Callen (forse lo avete capito leggendo XD), ma ho cercato di dare il giusto spazio ad ogni componente della squadra. In effetti è un pò lunga per essere una one - shot, volevo quasi dividerla poi, alla fine, ho optato per postarla tutta insieme.
Grazie a tutti coloro che si sono fermate a leggere, e vi ringrazio ancor di più se lasciate un commento, una critica, un segno del vostro passaggio!
Alla prossima!
Baci
Tinta87