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Autore: Akrois    02/06/2010    8 recensioni
- Largo, mie belle ochette, il vostro barista deve consegnare il carburante per questi bei fanciulli ~♥- chioccia la vocina allegra di Feliciano, mentre la sua figura snella si fa largo fra le giovincelle in abito da sera.
Ludwig si ferma incantato a osservarlo (per la cento milionesima volta, probabilmente), mentre sorridendo si avvicina a loro, fasciato da un gilet nero e con le lunghe gambe coperte dai pantaloni neri. – Herr Vargas!- esclama suo fratello, dipingendosi un sorriso a trentadue denti sul viso (Ludwig sa bene che il suo caro fratello non nasconderà mai un certo debole per l’italiano. Sebbene la cosa lo faccia rosicare un po’.) – Buonasera!Venite, venite, sedetevi con noi!- Feliciano sorride, poggiando i due bicchieri e la bottiglia di acquavite sul tavolo – Sono spiacente, Herr Hauptsturmführer Beilschmidt, ma il dovere mi chiama, mi reclama e mi ama.-
Genere: Triste, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Autore: Akrois
- Titolo: die Krähe
- Titolo del Capitolo: 02

- Personaggi: Nord Italia (Feliciano Vargas), Germania (Ludwig Beilschmidt).

- Genere: Triste, Sentimentale, Storico
- Rating: Arancione.
- Avvertimenti: AU, shonen-ai, OOC.

- Conteggio parole: 947
- Note: Come credo si sia intuito, questa fic non segue tutte le giornate dei nostri protagonisti, ma stralci di situazioni varie. Non temete, ha una trama xD

Bene, il periodo storico è più o meno preciso: 1940-41.

Località: la cara vecchia Berlino *-*

Altra nota: il prossimo capitolo sarà l’ultimo *-*

 

 

 

 

02

Delle brave donne, dei fiori, delle divise e della loro gioia.

 

 

 

 

 

 

- Posso chiedervi una cosa, Herr Beilschmidt?- domanda Feliciano camminandogli al fianco, una cassa di vino rosso fresco fresco di mercato nero che traballa fra le braccia sottili – Ditemi, Herr Vargas.

- Dove la portate la gente?

Ludwig si blocca, fissando poi il ragazzo moro avvolto dalla luce rosso-bluatra del crepuscolo. Dove li portano? Ecco, questa è una domanda interessante e soprattutto una domanda alla quale lui non è autorizzato a rispondere. Insomma, sono cose del partito, non sono divulgabili, sono segrete. – In un posto migliore, Herr Vargas.-

Non è che abbia mentito più di tanto. Dopo andavano sicuramente in un posto migliore.

 

 

 

 

Dovevano mettersi d’accordo per degli orari decenti. O dei posti d’incontro migliori. Insomma, era almeno la quarta volta che allontanava (con più o meno gentilezza) una signorina. Insomma, non era proprio facile spiegare a tutte quelle signorine che aspettava qualcuno (tanto valeva mettersi un cartello al collo con scritto “State alla larga, sono gay.”, ma forse non avrebbe sortito effetto alcuno).

Però, dovette ammettere gongolando, questo significava che anche senza la divisa aveva un certo fascino, suvvia.

Dovette anche ammettere a se stesso che quando la figura di Feliciano comparve nell’oscurità si sentì molto felice.

- Herr…!- fu in procinto di gridare il nome dell’altro ma si bloccò in tempo: mettersi a sbraitare nome e cognome della persona che s’incontra a un’ora equivoca in un luogo equivoco poteva dar luogo a situazioni equivoche. E pericolose. Molto pericolose.

Feliciano gli si avvicina sorridente – Andiamo?- chiede prendendogli la mano. – Sapete, non indovinerete mai cosa mi è capitato.- dice Ludwig quasi sorridendo – Posso solo immaginare.- borbotta Feliciano guardandosi attorno – Ma vi posso giurare che non vi darò mai più appuntamenti nella zona delle prostitute.

Ludwig ammutolisce e abbassa il capo.

 

 

 

 

 

Feliciano canticchia una melodia, sistemando dei fiori in un vaso di cristallo. Ludwig si siede sul letto, la schiena contro la testiera d’ottone, osservandolo incuriosito – Che cosa stai facendo?

- Sistemo i fiori, non si vede?

- Chi te li ha regalati?- chiede Ludwig, prendendo dal comodino il pacchetto di sigarette – Un cliente.

- Chi?- domanda Ludwig, spezzano il cerino nel tentativo di accenderlo – Uno spagnolo. È molto simpatico, sai?- secondo cerino spezzato – Dice che conosce mio fratello.- terzo cerino spezzato – E che gli piace molto mio fratello. – Ludwig tira un sospiro, tentando di accendere il quarto cerino – E anch’io. - quarto cerino spezzato.

Feliciano si volta guardando accigliato il mucchietto di cerini spezzati che si sta formando sulle lenzuola, camminando con calma fino al letto. Prende una mano di Ludwig, guidandolo verso la striscia abrasiva della scatola dei cerini.

Un colpo secco e via, la fiamma brucia con il liberarsi della puzza di zolfo. Ludwig guarda il cerino e poi Feliciano, accendendosi la sigaretta con aria incerta. Feliciano resta in piedi, attendendo che lui faccia il primo tiro.

Appena lo vede, gli toglie la sigaretta dalle dita, chinandosi a baciarlo. Ludwig chiude gli occhi, prendendo il viso dell’italiano fra le mani e sorriderebbe pure se non fosse così impegnato in quel bacio.

Quando Feliciano si separa da lui Ludwig può vedere un filo di fumo fra la propria bocca e la sua – Geloso?- domanda Feliciano sorridendo.

- Per niente. – sbotta lui. Feliciano ride, abbracciandolo e baciandolo.

 

 

 

 

 

 

Ludwig ciondola qua e là per i corridoi, rigirandosi fra le dita un paio di manette. Era stata davvero una bella idea quella di seguire il consiglio di Feliciano e fare irruzione nella casa di quella tizia.

C’erano davvero degli ebrei nascosti là. E così lui si era guadagnato il suo meritato periodo di ferie come premio per lo splendido lavoro fatto.

Fischiettò una musichetta allegra, pensando a dove sarebbe potuto andare in quei quindici giorni liberi. Magari avrebbe potuto seguire il consiglio di Feliciano e andare davvero in Sicilia. Gli avevano parlato male dei siculi, ma se erano tutti come Feliciano non c’era da preoccuparsi, no?

Avrebbe lasciato a lui l’onere e l’onore di scegliere il posto in cui andare ad alloggiare, ma vorrebbe un posto di mare, magari una casetta bianca sulla spiaggia senza persone nei paraggi. Sì, un casale isolato sarebbe perfetto.

Si volta irritato verso una porta grigiastra dalla quale provengono delle urla. Ci batte una mano contro, - Fate meno rumore!- sbraita inviperito. Oh, davvero, non li sopporta quando urlano.

 

 

 

 

 

Feliciano soffia una nuvoletta di fumo, osservando con un sorriso i disegni che si formano nell’aria. Si passa una mano fra i capelli castani, allargando il sorriso. Si rotolerebbe tra le coperte se non avesse quella sigaretta accesa fra le mani.

Il letto è ancora caldo di Ludwig e lui stesso sente ancora addosso il calore del tedesco. Il suo profumo riempie la stanza e sembra non volersene andare mai più. Feliciano si porta le mani al viso rosso, sorridendo troppo allegro. Si sente come una ragazzina alla prima cotta e la sensazione è adorabile.

Sente qualcuno che bussa alla porta. Una voce chiede di entrare. Feliciano poggia la sigaretta sul posacenere e saltella qua e là per la stanza, raccattando il minimo sindacale di vestiario per non offendere il pubblico pudore e corre alla porta.

Magari è Ludwig. Magari è Ludwig che è uscito prima dal lavoro e può venire con lui ad aprire il locale.

O magari è lo spagnolo. O Gilbert. O magari tutti e tre insieme. Gongola aprendo la porta.

Due uomini in divisa lo guardano silenziosi. Feliciano alza lo sguardo, incrociando gli occhi di uno dei due.

Riconosce quella divisa, è la stessa di Ludwig. Certo che è proprio brutta come divisa.

- Siete pregato di seguirci, Herr Vargas.- è sempre triste accorgersi di come “buongiorno” non sia più di moda. Fa un passo avanti e chiude la porta alle sue spalle.

 

 

 

 

   
 
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