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Autore: Akrois
- Titolo: die Krähe
- Titolo del Capitolo: 02
- Personaggi:
Nord Italia (Feliciano Vargas), Germania (Ludwig Beilschmidt).
- Genere: Triste, Sentimentale, Storico
- Rating: Arancione.
- Avvertimenti: AU, shonen-ai, OOC.
- Conteggio
parole: 947
- Note: Come credo si sia intuito,
questa fic non segue tutte le giornate dei nostri protagonisti, ma stralci di
situazioni varie. Non temete, ha una
trama xD
Bene, il periodo storico è più o meno preciso:
1940-41.
Località: la cara vecchia Berlino *-*
Altra nota: il prossimo capitolo sarà l’ultimo *-*
02
Delle brave donne, dei fiori, delle divise e della
loro gioia.
- Posso chiedervi una cosa, Herr Beilschmidt?-
domanda Feliciano camminandogli al fianco, una cassa di vino rosso fresco
fresco di mercato nero che traballa fra le braccia sottili – Ditemi, Herr
Vargas.
- Dove la portate la gente?
Ludwig si blocca, fissando poi il ragazzo moro
avvolto dalla luce rosso-bluatra del crepuscolo. Dove li portano? Ecco, questa
è una domanda interessante e soprattutto una domanda alla quale lui non è
autorizzato a rispondere. Insomma, sono cose del partito, non sono divulgabili,
sono segrete. – In un posto migliore, Herr Vargas.-
Non è che abbia mentito più di tanto. Dopo andavano
sicuramente in un posto migliore.
Dovevano mettersi d’accordo per degli orari decenti.
O dei posti d’incontro migliori. Insomma, era almeno la quarta volta che
allontanava (con più o meno gentilezza) una signorina. Insomma, non era proprio
facile spiegare a tutte quelle signorine che aspettava qualcuno (tanto valeva
mettersi un cartello al collo con scritto “State alla larga, sono gay.”, ma
forse non avrebbe sortito effetto alcuno).
Però, dovette ammettere gongolando, questo
significava che anche senza la divisa aveva un certo fascino, suvvia.
Dovette anche ammettere a se stesso che quando la
figura di Feliciano comparve nell’oscurità si sentì molto felice.
- Herr…!- fu in procinto di gridare il nome
dell’altro ma si bloccò in tempo: mettersi a sbraitare nome e cognome della
persona che s’incontra a un’ora equivoca in un luogo equivoco poteva dar luogo
a situazioni equivoche. E pericolose. Molto pericolose.
Feliciano gli si avvicina sorridente – Andiamo?-
chiede prendendogli la mano. – Sapete, non indovinerete mai cosa mi è
capitato.- dice Ludwig quasi sorridendo – Posso solo immaginare.- borbotta
Feliciano guardandosi attorno – Ma vi posso giurare che non vi darò mai più
appuntamenti nella zona delle prostitute.
Ludwig ammutolisce e abbassa il capo.
Feliciano canticchia una melodia, sistemando dei
fiori in un vaso di cristallo. Ludwig si siede sul letto, la schiena contro la
testiera d’ottone, osservandolo incuriosito – Che cosa stai facendo?
- Sistemo i fiori, non si vede?
- Chi te li ha regalati?- chiede Ludwig, prendendo
dal comodino il pacchetto di sigarette – Un cliente.
- Chi?- domanda Ludwig, spezzano il cerino nel
tentativo di accenderlo – Uno spagnolo. È molto simpatico, sai?- secondo cerino
spezzato – Dice che conosce mio fratello.- terzo cerino spezzato – E che gli
piace molto mio fratello. – Ludwig tira un sospiro, tentando di accendere il
quarto cerino – E anch’io. - quarto cerino spezzato.
Feliciano si volta guardando accigliato il
mucchietto di cerini spezzati che si sta formando sulle lenzuola, camminando
con calma fino al letto. Prende una mano di Ludwig, guidandolo verso la
striscia abrasiva della scatola dei cerini.
Un colpo secco e via, la fiamma brucia con il
liberarsi della puzza di zolfo. Ludwig guarda il cerino e poi Feliciano,
accendendosi la sigaretta con aria incerta. Feliciano resta in piedi,
attendendo che lui faccia il primo tiro.
Appena lo vede, gli toglie la sigaretta dalle dita,
chinandosi a baciarlo. Ludwig chiude gli occhi, prendendo il viso dell’italiano
fra le mani e sorriderebbe pure se non fosse così impegnato in quel bacio.
Quando Feliciano si separa da lui Ludwig può vedere
un filo di fumo fra la propria bocca e la sua – Geloso?- domanda Feliciano
sorridendo.
- Per niente. – sbotta lui. Feliciano ride,
abbracciandolo e baciandolo.
Ludwig ciondola qua e là per i corridoi,
rigirandosi fra le dita un paio di manette. Era stata davvero una bella idea
quella di seguire il consiglio di Feliciano e fare irruzione nella casa di
quella tizia.
C’erano davvero degli ebrei nascosti là. E così lui
si era guadagnato il suo meritato periodo di ferie come premio per lo splendido
lavoro fatto.
Fischiettò una musichetta allegra, pensando a dove
sarebbe potuto andare in quei quindici giorni liberi. Magari avrebbe potuto
seguire il consiglio di Feliciano e andare davvero in Sicilia. Gli avevano
parlato male dei siculi, ma se erano tutti come Feliciano non c’era da
preoccuparsi, no?
Avrebbe lasciato a lui l’onere e l’onore di
scegliere il posto in cui andare ad alloggiare, ma vorrebbe un posto di mare,
magari una casetta bianca sulla spiaggia senza persone nei paraggi. Sì, un
casale isolato sarebbe perfetto.
Si volta irritato verso una porta grigiastra dalla
quale provengono delle urla. Ci batte una mano contro, - Fate meno rumore!-
sbraita inviperito. Oh, davvero, non li sopporta quando urlano.
Feliciano soffia una nuvoletta di fumo, osservando
con un sorriso i disegni che si formano nell’aria. Si passa una mano fra i
capelli castani, allargando il sorriso. Si rotolerebbe tra le coperte se non
avesse quella sigaretta accesa fra le mani.
Il letto è ancora caldo di Ludwig e lui stesso sente
ancora addosso il calore del tedesco. Il suo profumo riempie la stanza e sembra
non volersene andare mai più. Feliciano si porta le mani al viso rosso, sorridendo
troppo allegro. Si sente come una ragazzina alla prima cotta e la sensazione è
adorabile.
Sente qualcuno che bussa alla porta. Una voce chiede
di entrare. Feliciano poggia la sigaretta sul posacenere e saltella qua e là
per la stanza, raccattando il minimo sindacale di vestiario per non offendere
il pubblico pudore e corre alla porta.
Magari è Ludwig. Magari è Ludwig che è uscito prima
dal lavoro e può venire con lui ad aprire il locale.
O magari è lo spagnolo. O Gilbert. O magari tutti e
tre insieme. Gongola aprendo la porta.
Due uomini in divisa lo guardano silenziosi.
Feliciano alza lo sguardo, incrociando gli occhi di uno dei due.
Riconosce quella divisa, è la stessa di Ludwig. Certo
che è proprio brutta come divisa.
- Siete pregato di seguirci, Herr Vargas.- è sempre
triste accorgersi di come “buongiorno” non sia più di moda. Fa un passo avanti
e chiude la porta alle sue spalle.