Ciao, a tutti. Spero tanto che questa fic vi piaccia e che vi possa coinvolgere. Ho scelto di scrivere su Caterina Sforza perchè è un personaggio storico che mi ha molto colpito. Sebbene non sia per niente brava ho tentato. Spero troviate la forza di arrivare di arrivare a fine capitolo (il che è già una conquista) e magari di lasciarmi un recensione(se propio volete essere magnanimi). Buona lettura
Sono
Naruto
Uzumaki e vi voglio narrare di una donna. Si, una donna, ma dal
coraggio e
dalla fierezza che solo pochi uomini possiedono.
Fu signora di Imola e Forlì, diventò poi reggente del figlio, si
distinse per
le sue azioni coraggiose e temerarie. Nel privato fu una donna
passionale, ma
anche un amorevole madre. Combattè per il suo posto nel mondo, per
sollevarsi e
distinguersi dalle donne sottomesse ai loro mariti e parenti
diventandone un
simbolo, lei è Caterina Sforza o per i più intimi Temari.
Temari nacque a seguito di uno dei tanti rapporti illegittimi tra
Lucrezia
Landriani e Galeazzo Maria Jiraya Sforza, all'epoca successore del duca
di
Milano, e che diedero vita anche a Carlo Kankuro, Alessandro Gaara e
Chiara. I
primi anni della sua vita li trascorse tra le dolci mura della casa
materna tra
risate, giochi e carezze. Lucrezia Landriani, sua madre, fu sempre
molto legata
ai figli e Temari mi descrisse più volte l'affettuoso rapporto che le
legò
sempre, prima e dopo la morte di lei.
Era risaputo che i figli di Lucrezia non fossero del marito Gian Piero
Landriani e che lei fosse ritenuta la concubina del giovane condottiero
Sforza,
ma questo non potè che aumentare l'influenza e la potenza della
famiglia.
Alla morte di Francesco Sforza l’8 Marzo del 1466, il figlio Galeazzo
Maria
Jiraya che al momento era in Francia
alla guida di una spedizione militare inviata appunto
dal padre in aiuto a Luigi XI, in lotta contro i grandi feudatari,
venne richiamato in patria per succedere al
genitore. Dopo essere diventato Duca fece trasferire i figli
illegittimi Carlo
Kankuro, Caterina e Alessandro Gaara di otto, tre e un anni
a corte. Temari mi raccontò che quel
giorno pioveva terribilmente e la sensazione di ansia invadeva i loro
corpi. Lucerzia aveva gli occhi arrossati, probabilmente da un lungo
pianto e informò loro dell'imminente separazione, sorvegliata dal
marito seduto
comodamente su una poltrona accanto alla finestra che la guardava con
aria
impassibile.
Non posso che provare pena per quel pover uomo che sopportò di avere
una moglie
non sua e dei figli non suoi solo per il potere, non rendendosi conto
di
quello che stava perdendo.
L<< Adorati figli miei, presto partiremo. Andrete a vivere alla
corte di
Milano dove verrete istruiti e diventerete ufficialmente i figli del
nuovo
Duca>>
K<< Madre voi non verrete a vivere con noi?>>
Gian Piero Landriani<< Lei vi accompagnerà e presenterà a vostro
padre,
niente di più. Dora in poi dovete considerarlo tale, ma non dimenticate
la
famiglia da cui provenite>>
Con queste parole del capofamiglia si chiuse il discorso. La signora
Landriani
e i tre figli partirono per la corte. Si può solo immaginare il
miscuglio di
sentimenti che si celavano dietro quei volti all'interno della sfarzosa
carrozza. Probabilmente nei bambini c'era l'entusiasmo per il viaggio ,
ma
anche l'inquietudine per l'abbandono in un mondo diverso dalla casa in
cui
avevano vissuto fino ad allora ed in cui arrivavano impreparati e come
unico punto di riferimento un padre mai visto. Nel cuore di Lucrezia
l'afflizione per la separazione, ma anche la gioia di rivedere
quell'uomo
che seppure usandola aveva amato e le aveva dato la felicità più grande.
T<< Madre quanto manca?>>
L<< Siamo arrivati>>
La visione di quello sfarzo esagerato, diverso da quello di casa loro
li
meravigliò. Percorsero i lunghi corridoi a testa alta facendo finta di
non
notare gli sguardi scrutatori e critici della nobiltà milanese.
Sicuramente
alcuni bisbigli devono essere giunti alle orecchie dei piccoli perchè
Temari
ricordò sempre l'ipocrisia dei nobili e in quegli anni imparò a
valutare le
persone che la circondavano. Vennero annunciati al Duca Jiraya che li
ricevette
in una delle camere dei suoi appartamenti.
L<< Buongiorno sua signoria, questi sono...>>
J<< I miei figli, è un piacere conoscervi, io sono il Duca di
Milano
vostro padre>>
So che fin da subito erano stati abituati a non rivolgersi al marito di
loro
madre con l'appellativo di padre ed essendo stati preparati da tempo a
questo
non ne rimasero particolarmente sorpresi.
J<< Lucrezia, vedo che il tempo per voi non scorre. Siete rimasta
uguale
dall'ultima volta che vi ho incontrato. Il parto, credo anzi, vi ha
reso più
splendente che mai>>
L<< Vi ringrazio sua signoria. Non posso che essere felice, tutti
i miei
figli sono nati forti e sani, merito del padre >>
Posso solo immaginare lo sguardo malizioso che deve averle rivolto,
nonostante
l'età Lucrezia è sempre stata una bella donna e di certo questo non è
sfuggito
a quel mal riuscito condottiero troppo festaiolo.
J<< Ora temo dobbiate andare o vostro marito si impensierirà.
Spero di
rivedervi PRESTO>>
Quanto deve esserle costato sentire quelle parole ed ubbidire
cosciente
dei propi limiti di donna e lasciando solo un abbraccio a quei poveri
bambini
sull'orlo delle lacrime.
J<< Ora credo sia il momento di condurvi da colei che vi
insegnerà tutto
ciò di cui avrete bisogno per essere considerati veramente gli eredi
del Duca
di Milano. Seguitemi>>
Galeazzo Maria Jiraya Sforza li portò a una grande porta a cui bussò.
All'interno della stanza c'era una donna anziana vestita a lutto.
J<< Lei è mia madre, vostra nonna, si occuperà della vostra
educazione>>
B<< Mi presento sono Bianca Maria Chiyo Visconti, potete
chiamarmi nonna
o semplicemente Chiyo>>
Forse quell'arzilla vecchietta vide in Temari la gloria che portò poi
alla
famiglia Sforza o forse fu solo colpita dalla sua sicurezza e dallo
sguardo
fiero e deciso che le lanciò perchè le si avvicinò e le sussurrò :
<< Tu devi essere Temari, credi riuscirai ad allontanare le
catene che
legano ognuna di noi?>>
Il senso della domanda la comprese solo molto dopo, troppo piccola per
capire all'epoca.
Nell'ultima lettera che mi mandò poi mi accennò di quest'episodio e mi
scrisse:
Credo
di aver fatto tutto quello che è stato in mio potere per infrangere
quelle catene, sono riuscita pian pianino ad allentarle causando
problemi agli
uomini più potenti del mondo. Non posso che essere orgogliosa di
quello
che ho fatto e sebbene non abbia liberato tutte le catene che legano le
donne
io le mie non c'è le ho più perchè ci sono uomini che si sono nascosti
al mio
arrivo, altri che si sono inchinati e molti altri che scrivono e
cantano delle
mie gesta. Passo il testimone alle donne che verranno dopo di me come è
stato
fatto da quelle prima di me , un accordo non scritto e non detto, ma
che ci
porterà a un futuro in cui ognuna di noi potrà scegliere. Lascio a te i
miei
ultimi pensieri fissati su carta con la mano debole di una vecchia
malata, ma
potenti nella convinzione. Sarò di certo onorata se ci sarai anche tu a
cantare
della mia vita, tu e tua moglie.
La vostra Temari
Gli unici uomini che riuscirono a domarla non furono con ordini o
punizioni, ma
a suon di carezze e baci e nemmeno sempre su un letto oserei dire.
Sono sicuro che tutte le donne del mondo ti ringrazieranno per la libertà che hai reclamato, per il simbolo che sei diventata e prenderanno spunto da te, come spero farà la mia piccolina.