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Autore: HonoSamurai    17/06/2010    1 recensioni
- Cinksi, lo vedo nei tuoi occhi, sul tuo animo grava un grande fardello che ti sta schiacciando, non nascondermi le tue inquietudini..- Il giovane sospirò nuovamente abbassando il capo, alcune piume del copri-capo andarono a coprirgli gli occhi del colore del cielo: - Ate, perché non ho un nome? Tutti lo hanno, io invece…io non mi chiamo il nessun modo..tutti mi chiamano “fratello”…io vorrei avere un nome…-
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: America/Alfred F. Jones
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tokeya Hoksikala

Tokeya Hoksikala

 

Un aquila volava leggera nel cielo mattutino sorvolando un piccolo villaggio Dakota all’ombra di possenti montagne, planò piegando le ali per rallentare la caduta ed atterrò sul braccio teso, coperto da un panno di cuoio, di un ragazzo dai capelli biondi:

- Eccoti qui, sunkaku, fatto buona caccia?-

L’animale aprì le ali emettendo un acuto verso, il ragazzo sorrise accarezzandogli la testa, il vento che leggero spirava mosse appena le piume del lungo copricapo indossato dal biondo, il corpo era coperto da un semplice gonnellino di pelle marrone, sul volto erano disegnate due strisce cremisi per ogni guancia:

- Pare di si..-

Il ragazzo rise,ma subito ritornò serio nel rivolgere lo sguardo verso il suo villaggio..

Numerosi giovani stavano salutando le madri e la famiglia per iniziare la loro Prima Caccia.

La caccia con cui sarebbero diventati uomini.

Il biondo sorrise nel ricordare la sua caccia, era stato molte lune prima ed ormai le persone con cui aveva affrontato quella prova avevano il volto segnato dai segni degli anni, ciò che meravigliava il giovane era che, mentre sui suoi fratelli gravava il peso del tempo, su di lui sembrava che quel peso non arrivasse mai.

Sospirò sedendosi tra l’erba della collina su cui si trovava, non riusciva proprio a comprendere perché era l’unico a non crescere e, soprattutto, non capiva una cosa..

Tutti avevano un nome, tutti, ognuno veniva chiamato il un modo unico che lo distingueva da tutti..

Lui, no.

Da ciò che ricordava non aveva un nome.

Non gli era stata attribuita alcuna parola che lo distinguesse dagli altri, era soltanto una “X”..

- Tanhan, se qui..-

Una voce profonda e dolce, il biondo si voltò ritrovandosi a guardare la figura del capo-tribù: un uomo alto, lunghi capelli neri legati in una treccia ordinata, il fisico possente con la pelle olivastra coperta solo in parte dalle vesti fatte di pelle d’orso, il volto scavato appena da alcune rughe e gli occhi neri e calmi come il Grande Lago.

- Ate…ben svegliato..-

Salutò il biondo senza guardarlo negli occhi, l’uomo che da quando ricordava chiamava “padre” gli si avvicinò posandogli una mano sulla spalla destra:

- Cinksi, lo vedo nei tuoi occhi, sul tuo animo grava un grande fardello che ti sta schiacciando, non nascondermi le tue inquietudini..-

Il giovane sospirò nuovamente abbassando il capo, alcune piume del copri-capo andarono a coprirgli gli occhi del colore del cielo:

- Ate, perché non ho un nome? Tutti lo hanno, io invece…io non mi chiamo il nessun modo..tutti mi chiamano “fratello”…io vorrei avere un nome…-

L’uomo sorrise dolcemente sedendosi accanto al figlio, gli cinse le spalle avvicinandolo a sé mentre con l’altra mano gli indicava la valle sotto di loro:

- Ora ti dirò un segreto, una cosa molto importante che ora puoi sapere..-

Il biondo aggrottò le sopraciglia in una posa interrogativa, il padre gli indicò la valle:

- Vedi tutto questo?-

Il giovane annuì prestando la massima attenzione al padre che continuò:

- La terra su cui noi piantiamo le nostre terre e che ci dona i frutti per vivere, l’acqua del fiume su cui noi facciamo andare le nostre canoe, il cielo sopra le nostre teste che ci dona la pioggia e disseta i nostri semi…tu, tu sei tutto questo..-

Il biondo spalancò stupito gli occhi:

- I..io?-

Non riusciva a capire…lui era un fiume, terra e cielo?

Capendo la confusione nell’animo del “figlio” l’indiano sorrise, gli accarezzò il capo fissandolo dritto negli occhi:

- Tu sei lo spirito di questa terra, per questo non invecchi…per questo non hai nome, come potrei darti un nome? Tu non sei mio, tu sei solamente di te stesso..-

Il biondo fissava a bocca aperta l’uomo sbigottito da quella verità appena saputa:

-..sono onorato che il Grande Spirito mi abbia dato l’incarico di crescerti, ho visto lo spirito della terra su cui vivo crescere e diventare adulto, tu sei figlio, fratello e padre….-

La nazione si imbronciò:

- Ma allora perché non posso avere un nome? Non capisco…-

Il nativo scompigliò i capelli dello spirito accennando una lieve risata:

- Ma non l’hai capito?-

Il biondo scosse il capo non riuscendo proprio ad arrivare a comprendere cosa intendeva il “padre”:

- Tu hai un nome..-

- E come mi chiamo?-

- Hoksikala Niya…-

La nazione sorrise solare ripetendo a bassa voce il nome con cui molte volte si era sentito chiamare anche se, molti, usavano semplicemente “Hoksikala”.

Gli piaceva!

Si..

Sorrise alzandosi in piedi di scatto, facendo così volare via l’aquila dal suo braccio:

- Grazie, ate -

Disse prima di correre giù dalla collina con il vento che gli scompigliava i capelli e le piume del copricapo, ridendo felice.

L’indiano lo guardò allontanarsi, sorrise:

- L’onore è mio, Tunkashila…-

 

 

 

 

   
 
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