Anticipazioni: Salve a tutti!
Premetto che questa
ff è ambientata all’incirca verso la metà della seconda stagione di “The
Mentalist”, ovvero dopo la morte di Bosco e il suo Team. Sarà intorno ai 3/4
capitoli se tutto andrà come previsto…per il resto…non mi rimane che augurarvi
una
Buona
Lettura!
Questo mio scritto è pubblicato senza alcuno scopo di lucro.
Don’t you dare!
Dopo la tragica
morte di Sam Bosco e il resto del suo team, Lisbon e gli altri non sapevano
come comportarsi.
Era passata ormai
una settimana dai funerali e la situazione non sembrava migliorare…tutti erano
spaventati e sotto pressione.
La facilità con cui
Red John aveva fatto infiltrare Rebecca tra di loro era disarmante, ed il fatto
che nessuno abbia avuto il minimo sospetto li terrorizzava.
Rebecca stava
accanto a loro ogni singolo giorno; gli portava i caffè, li aggiornava sui
casi, li aiutava in ogni cosa richiedesse la sua presenza, e loro non avevano
notato il benché minimo segno di un qualche pericolo; nessuno si sentiva al sicuro
e tutti sospettavano l’uno dell’altro.
Dopo le dimissioni
di Minelli, il dipartimento del CBI era stato affidato momentaneamente
all’Agente Anthony Smith, un giovane che nonostante l’età era già in grado di
ricoprire un ruolo simile.
Il giorno stesso del
suo arrivo, convocò Lisbon nel suo ufficio, per farsi illustrare le procedure
basilari che venivano svolte negli uffici del CBI.
Jane lo osservò
attentamente anche dopo avergli parlato per qualche istante dopo essersi
presentati; doveva ammetterlo…non gli piaceva proprio ad un primo esame, ma
questo era sottointeso…Virgil Minelli era insostituibile per quel dipartimento!
Smith aveva
riassegnato il caso Red John a Lisbon e alla sua squadra, ma nessuno sembrava
esserne felice; solo Jane vedeva un lato positivo in tutto ciò: ora per
conoscere le informazioni riguardanti il caso non doveva piazzare microspie in
giro per il CBI, ma poteva semplicemente leggere liberamente i file.
Cho, Rigsby e Van
Pelt al contrario, erano molto preoccupati; sapevano benissimo che Red John
stava giocando una partita, i cui giocatori solo erano lui e Jane, mentre tutti
gli altri erano solo pedine che potevano essere eliminate come la squadra di
Bosco.
Lisbon, dopo la
morte di Sam e le dimissioni di Minelli era completamente distrutta. Arrivava
in ufficio sempre in ritardo , dopodiché si chiudeva nel suo ufficio e non ne
usciva finché non si presentava loro un nuovo caso, nel quale si faceva
accompagnare per le indagini da Cho, e non più da Jane.
Loro due non si
parlavano più dal giorno del funerale e la squadra non sapeva come comportarsi
, così avevano deciso di sistemare le cose una volta per tutte.
-Jane…c’è una
persona da interrogare…Van Pelt vorrebbe la tua assistenza!- spiegò Rigsby che
si era avvicinato al divano dove si trovava Jane.
-In che sala
interrogatori si trova?- chiese il biondo alzandosi stancamente.
-Nella 3…Van Pelt
ti informerà di tutto!- concluse dirigendosi verso il cucinino.
Pochi minuti dopo,
Van Pelt si precipitò nell’ufficio di Lisbon correndo.
-Boss…!- esclamò
senza fiato.
-Cosa è successo?-
chiese distrattamente Teresa senza neanche staccare gli occhi dal rapporto che
stava sulla sua scrivania.
-Jane ha colpito il
sospettato che stavamo interrogando!- esclamò.
-Dannazzione!-
imprecò alzandosi velocemente per poi dirigersi verso la sala interrogatori
nella quale doveva trovarsi il consulente.
Rigsby era proprio
dietro di lei, e non appena Lisbon mise piede nella stanza, lui fu rapidissimo
nel chiudere la porta e bloccarla.
-Cosa diavolo…- non
riuscì a terminare la frase, perché si accorse di Jane che stava seduto sulla
sedia senza nessun sospettato davanti.
-Ciao Lisbon!-
disse senza scomporsi, quasi come se fosse a conoscenza del piano dei tre
agenti.
-Cosa sta
succedendo qui?- disse alzando la voce mentre tentava in tutti i modi di aprire
la porta che era stata, suo malgrado, chiusa a chiave.
Jane sorrise, -La
tua squadra sta usando le maniere forti, mantenendosi però astutamente a debita
distanza!- spiegò come se nulla fosse, osservando il vetro di fronte a lui, che
però gli mostrava solo la sua immagine riflessa; sapeva che Rigsby, Cho e Van
Pelt erano lì dietro ad osservarli.
-Fatemi uscire
immediatamente di qua! È un ordine!- urlò Lisbon.
-Non ti
agitare…sono appena andati via!- disse sistemandosi meglio sulla sedia.
-Ho del lavoro da
fare e non posso stare rinchiusa qui…e per cosa poi?- chiese tentando di aprire
nuovamente la porta ma senza successo.
-Loro vogliono solo
che tutto torni come prima!- sussurrò abbassando leggermente il capo.
-Ma questo non può
succedere…come posso far finta che non sia successo niente?- urlò stancamente.
-Nessuno ti sta
chiedendo di far questo!- alzandosi aggirò il tavolo e si avvicinò a lei
–Siediti…tanto non ci faranno uscire ancora per un po’!-
-Non dirmi quello
che devo fare…non ti azzardare Jane!- urlò puntandogli il dito contro.
Ormai era in preda
ad una crisi isterica…non dormiva per quattro ore di fila da due settimane ormai,
e la situazione che si era andata a creare non l’aiutava di certo. Aveva
bisogno di staccare per un po’, ma lei testarda com’era aveva insistito per
rimanere in servizio.
-Non te la devi
prendere con me se il team non esegue più i tuoi ordini!- rispose alzando le
mani in segno di resa.
Una risata risuonò
nella piccola stanza.
-Non me la devo
prendere con te?- chiese retoricamente Lisbon con un sorriso amaro sulle labbra
–È colpa tua se non eseguono più i miei ordini, se Minelli se ne è andato , se
Red John ce l’ha con noi, se Bosco è morto ed è colpa tua se io sono a pezzi!- urlò infine con le lacrime che le
rigavano copiose le guance.
Jane non si
mosse…era consapevole che Lisbon lo riteneva responsabile di tutto, ma lui non
provò neanche a spiegarle.
-Non dici niente?
Sei talmente vigliacco che riesci solo a staccare la morfina da un macchinario
sperando che nessuno lo venga mai a sapere?- lo accuso avvicinandosi a lui.
Jane sorrise
abbassando il capo, per poi andare ad incrociare nuovamente il suo sguardo.
-Non puoi capire!-
rispose semplicemente mentre il suo sorriso andò man mano allargandosi.
All’improvviso un
rumore risuonò nella stanza. Lisbon aveva appena mollato uno schiaffo dritto
sulla guancia di Jane, che non potè far altro che massaggiarsi la parte
dolorante che assumeva lentamente un colore rossastro.
-Io ho capito fin
troppo bene…sei un lurido bastardo che pensa solo a se stesso e alla sua
vendetta. Non ti importa di niente e di nessuno e sei pronto a sacrificare
chiunque per raggiungere il tuo lurido scopo. Non posso credere di aver
rischiato la mia carriera, la mia stessa vita e quella del mio team per uno
come te!- concluse voltandogli le spalle per non mostrargli tutto il dolore che
le stava dando.
Jane era
ammutolito, dopotutto Lisbon era l’unica che si era sempre messa dalla sua
parte quando era venuto il momento di scegliere; lei gli aveva insegnato molto
senza mai avere nulla in cambio… solo problemi.
Era colpa sua se
Red John ora aveva preso di mira anche la squadra e Minelli se ne era andato,
poi considerando il fatto che per lei era come un padre, Jane non potè far
altro che sentire il bisogno di scusarsi, anche se sapeva che sarebbe servito a
poco ormai.
-Lisbon ascolta…-
iniziò non sicuro che le parole scelte fossero le più adatte.
Lei rimase con le
spalle rivolte verso di lui, tenendo il volto il più nascosto possibile dal suo
sguardo.
-Ti chiedo scusa
per tutto il dolore che ho causato; non era mia intenzione credimi…l’ultima
cosa che volevo era distruggere la tua vita!-
Una volta detto
ciò, si alzò dalla sedia e bussò due volte alla porta, fino a che Rigsby venne
ad aprire.
Non appena la
squadra vide lo sguardo di Jane, capirono subito che le cose non erano andate
per il meglio.
Jane si avvicinò
piano a Van Pelt e dopo avergli sussurrato qualcosa all’orecchio senza che
nessuno potesse sentire, si voltò ed uscì dall’edificio.
Lisbon era ancora
nella sala interrogatori; tremava come una foglia. Van Pelt le si avvicinò per
consolarla, ma venne subito respinta bruscamente, e come lei anche il resto
della squadra.
-Lasciatemi sola!-
sussurrò chiudendo nuovamente la porta della stanza interrogatori.