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Autore: Avis    22/06/2010    2 recensioni
Cinque anni dopo la sconfitta dell'Akatsuki, Naruto Uzumaki fa il suo ritorno a Konoha. Ma quali sono i veri motivi dietro la sua precipitosa fuga? Riuscirà a perdonarsi per un passato che, nonostante tutto, continua a tormentarlo?
Dal Capitolo I
L'aria mattutina era decisamente fresca quel giorno, e un venticello leggero solleticava le guance di Naruto Uzumaki. Il sole non era ancora sorto, tuttavia si vedevano già le prime luci dell'alba; la maggior parte degli abitanti di Konoha era ancora a letto, e per strada non si vedeva nessuno. Solo il giovane Jinchuuriki stava camminando lentamente lungo il selciato, diretto alle porte di Konoha: indossava la sua solita tuta da allenamento ed un mantello, e portava con sé uno zaino.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno | Coppie: Shikamaru/Ino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo I

 

A mia sorella.

Perché mi sopporti quando scrivo fino all’una di notte.

Perché mi dai le idee migliori senza saperlo.

Grazie .

 

 

L'aria mattutina era decisamente fresca quel giorno, e un venticello leggero solleticava le guance di Naruto Uzumaki. Il sole non era ancora sorto, tuttavia si vedevano già le prime luci dell'alba; la maggior parte degli abitanti di Konoha era ancora a letto, e per strada non si vedeva nessuno. Solo il giovane Jinchuuriki stava camminando lentamente lungo il selciato, diretto alle porte di Konoha: indossava la sua solita tuta da allenamento ed un mantello, e portava con sé uno zaino.

Il ragazzo sorpassò velocemente il gabbiotto posto all'ingresso, attivando poi il meccanismo di apertura dei cancelli. L'enorme porta iniziò a cigolare, e Naruto si voltò verso il Villaggio, osservando con tristezza il luogo in cui era cresciuto; il suo sguardo si soffermò sulla montagna degli Hokage, da dove suo padre lo stava fissando con estrema severità.

Lo shinobi sospirò, conscio del fatto che il genitore non sarebbe stato affatto fiero della sua decisione, e per un attimo si sentì quasi vacillare. Non si era nemmeno allontanato, e già sentiva un vuoto immenso nel petto, lì dove si trovava il suo cuore. Soffocò un singhiozzo, voltandosi per dare le spalle al monte, dopo di che mosse i primi passi verso il suo esilio.

Perdonatemi, amici.

Perdonami... Sakura.

 

 

 

Do konjō nin den

 

 

Capitolo I

 

 

 

 

Cinque anni dopo...

 

 

Il Villaggio di Konoha prosperava come non mai: da quando la Quarta Guerra Ninja si era conclusa, la città nascosta tra le foreste era tornata crescere, diventando il garante dell’equilibrio internazionale tra le varie Nazioni. Una parte delle mura era stata abbattuta e ricostruita ad una certa distanza per fare spazio a nuove costruzioni, difatti la città si era notevolmente ampliata; era uno dei centri principali del commercio nel Paese del Fuoco, la sua Accademia ninja contava centinaia di iscritti, e nessuno avrebbe osato sfidare l’Hokage di Konohakagure.

Naruto Uzumaki varcò le porte del Villaggio lentamente, quasi con stupore, guardandosi attorno come se fosse stato un bambino ad una fiera dei giocattoli. A suo giudizio, non era cambiato quasi nulla: il gabbiotto delle guardie era ancora lì, con due shinobi dall'aria annoiata a controllare l'afflusso di persone; la montagna dell'Hokage non aveva nuovi volti scolpiti, e tutto sembrava sempre – perfettamente – uguale.

“Nome e intenzioni...” Bofonchiò il giovane ninja di guardia, facendo tamburellare la penna contro il registro. Il Jinchuuriki sorrise, cavando dalla tasca il coprifronte con il simbolo di Konoha.

“Naruto Uzumaki, Genin della Foglia. Sono tornato dopo un'assenza di cinque anni. Lo informò allegramente, scoccando un'occhiata dietro di sé. Per prima cosa sarebbe andato a fare rapporto dall'Hokage, dopo di che sarebbe corso da Sakura – che come minimo l'avrebbe ammazzato di botte, ma era disposto a correre il rischio. Preso com'era dalle sue riflessioni, non s'accorse dello sguardo sbalordito che gli aveva rivolto la guardia.

“Uzumaki... Naruto?” Rispose con voce flebile lui, dando una gomitata al compagno. “Quell'Uzumaki? Il ninja che ha sconfitto Pain? L'allievo del grande Jiraya?”

“Il ragazzo che ha salvato il Villaggio?” Aggiunse l'altro shinobi, sporgendosi verso il Jinchuuriki con un luccichio di adorazione negli occhi. Naruto annuì, cercando di allontanarsi celermente prima che i due iniziassero a chiedergli l’autografo.

“Sì, sono io. Dovrei andare a fare rapporto dall’Hokage, quindi…” Dopo un istante di silenzio allibito, le due guardie annuirono frettolosamente.

“Sì, sì, vai pure. Ah, bentornato!” Il Jinchuuriki sorrise, abbozzando un saluto con il capo, dopo di che prese ad allontanarsi verso il palazzo del capo di Konoha. Oltrepassò il ristorante di Teuchi, sentendo il solito odorino di ramen provenire dal locale; scoccò un’occhiata nostalgica alla sua destra, tuttavia decise di passare a mangiare più tardi, allungando il passo per non cedere alla tentazione.

Continuò a camminare, osservando i negozi e le case attorno a sé, notando così qualche piccolo cambiamento: la bottega che vendeva i kunai era stata chiusa, sostituita da una trattoria, il ristorante preferito di Choji era diventato un ampio appartamento – chissà quanto si era disperato l’amico! – e qualche casa era stata abbattuta per ampliare le vie laterali. Nonostante tutto, però, il Villaggio rimaneva il solito luogo allegro e caotico, con i bambini che giocavano per strada, le massaie che procedevano con un paio di sporte tra le braccia, e qualche shinobi in pausa che si rilassava con una partita a carte.

 

 

Naruto sbuffò, trovandosi di fronte ad un vicolo cieco – il terzo della giornata. Qualcosa era evidentemente cambiato, visto che non si era mai ritrovato a perdere la strada nel suo Villaggio, ma era troppo orgoglioso per chiedere informazioni a qualcuno – insomma, si trovava nel luogo in cui era cresciuto, che diamine! Per un attimo ponderò l’idea di saltare sui tetti, ma la scacciò immediatamente: non voleva attirare l’attenzione di nessuno. Tornò indietro di una ventina di metri, svoltando a destra anziché a sinistra, e finalmente si ritrovò, dopo un breve cammino, in una via piuttosto larga.

Il Jinchuuriki sorrise impercettibilmente, certo di aver trovato la strada giusta, ma dopo pochi secondi si accorse di essere nell’ultimo luogo in cui avrebbe voluto trovarsi quel giorno.

 

Il fruscio di due corpi sotto le lenzuola fresche.

Il sapore delle fragole sulle labbra.

L’odore di fiori, inebriante ma non fastidioso.

La sensazione di sentirsi stranamente completo.

 

Naruto scrollò il capo, tentando di scacciare i ricordi che l’avevano assalito davanti a casa Haruno. Il passato era passato, si disse. D’altronde, non poteva certo aspettarsi che Sakura l’avesse aspettato per tutti quegli anni: l’aveva delusa decine di volte, per non parlare della sua fuga dal Villaggio. Il giovane riprese a camminare, senza voltarsi a controllare se la Kunoichi fosse in casa, e raggiunse finalmente lo spiazzo antistante il palazzo dell’Hokage.

Rimase qualche istante ad osservare la costruzione, schermandosi il viso con una mano: la residenza non era cambiata di una virgola, il che lo fece sentire stranamente rassicurato. Era così preso ad osservare il tutto che non si accorse di un ninja, carico di documenti, che gli stava venendo addosso.

“Ouch!” Bofonchiò il Jinchuuriki, scoccando un’occhiataccia al ragazzo. “Ehi, guarda dove vai!”

“Mi scusi, io…” Lo shinobi sembrava decisamente imbarazzato: era un ragazzo piuttosto alto, sebbene non quanto Naruto, dai capelli castani e gli occhi neri. Indossava gli abiti tipici dei Chunin di Konoha, e aveva fatto cadere alcune delle sue carte scontrandosi con l’Uzumaki.

Il Jinchuuriki si chinò a terra, cercando di raccogliere i documenti, ma venne bloccato dalla voce del ragazzo. “Ma tu sei… Naruto?” Boccheggiò lui, fissandolo dritto in volto. L’allievo di Jiraya annuì, senza capire chi fosse l’interlocutore. “Naruto niisan! Sei tornato!”

L’Uzumaki fissò il giovane con aria perplessa, osservandolo sorridere con estremo entusiasmo; dopo svariati secondi di silenzio – nonché un’attenta riflessione da parte del giovane – ricordò che in tutta Konoha c’era una sola persona che lo chiamava fratellone. “Konohamaru?” Mormorò con evidente stupore, squadrando il ninja da capo a piedi. “Accidenti, sei proprio cresciuto!”

Il nipote del Terzo Hokage ridacchiò, cercando di darsi un contegno da adulto. “Certamente, sono passati cinque anni dall’ultima volta che ci siamo visti!” L’Uzumaki abbozzò un sorriso, notando che Konohamaru lo stava osservando con la solita aria di adorazione. “Niisan, sono diventato un Chunin, sai?” Mostrò con estremo orgoglio il giubbotto, facendo picchiettare la mano destra sul simbolo di Konoha, cucito sulla manica sinistra. “Anche Moegi e Udon lo sono diventati, però io ho superato l’esame prima di tutti!”

Naruto scoppiò a ridere, pensando al fatto che lui, invece, era ancora un Genin, nonostante fosse uno dei ninja più forti del Villaggio. “Beh, complimenti.” Commentò poi, iniziando a camminare verso il portone d’accesso al palazzo. “Ehi, ti va di accompagnarmi? Devo andare dall’Hokage a fare rapporto.”

Il viso di Konohamaru s’illuminò, e il giovane annuì con entusiasmo. “Certo! Sono sicuro che l’Hokage sarà felice di rivederti.

“Chi, Nonna Tsunade?” Bofonchiò il Jinchuuriki, entrando finalmente nella residenza. “Più probabile che mi prenda a calci…” Il ragazzo deglutì, ricordando i racconti di Jiraya sulla forza bruta della Godaime; doveva sperare che lei non lo mandasse immediatamente all’ospedale, anche perché qualcuno di sua conoscenza sarebbe stata capace di rompergli le ossa anche da ferito…

“Eh?” Per qualche secondo Konohamaru sembrò piuttosto stupito, e Naruto gli scoccò un’occhiata perplessa. “Ah, certo, il Quinto! Non preoccuparti niisan, le sei mancato molto. Moltissimo.” Il giovane sogghignò con aria di nascondere un segreto, ma l’Uzumaki decise di ignorarlo; non era più un bambino impaziente, e sapeva che avrebbe scoperto tutto a tempo debito.

 

 

“Allora, niisan, che hai fatto in questi anni?”

Il Jinchuuriki scrollò le spalle, svoltando con sicurezza nel corridoio che portava a sinistra, in direzione delle scale. “Tante cose…” Commentò con voce vaga, iniziando a salire velocemente gli scalini, sentendo poi due voci poco distanti. “Mi sono allenato, ho girato il mondo…”

“Datti una mossa, Shikamaru, oggi tocca a te stare con la bambina!” Naruto sorrise, scrollando appena il capo: non sentiva quel tono leggermente acido da qualche anno, ma aveva riconosciuto con estrema facilità la voce di Ino Yamanaka.

Che seccatura… Ino, devo lavorare in ufficio!” Brontolò Shikamaru, apparendo finalmente nel raggio visivo di Naruto. Nara era praticamente uguale a cinque anni prima, era solo cresciuto di qualche centimetro, ma la sua faccia annoiata era la stessa; Ino era sempre stata una bella ragazza, ed era diventata una bellissima donna.

“Non posso chiedere di nuovo a mia madre di tenerla!” Sbottò lei, gesticolando con aria nervosa. “Sarebbe la terza volta questa settimana.

“Mendekouze…” L’Uzumaki li guardò divertito, e finalmente i due si accorsero della sua presenza. “Naruto?” Commentò Shikamaru con aria stupita, e dopo qualche secondo si decise a sorridere. “Ehi, sei tornato!”

“Sì, ecco…” Il ragazzo fece per parlare, ma venne immediatamente interrotto dalla Yamanaka.

“Naruto!” Esclamò Ino con voce deliziata. “Finalmente! Stavamo iniziando a darti per perso, sai?” Il Genin si grattò la nuca, ridacchiando, dopo di che Konohamaru si rivolse ai due vecchi membri del Team 10.

“Naruto-niisan sta andando dal Quinto Hokage, sapete?” Per qualche strano motivo, il ragazzo sottilineò con una certa enfasi le ultime parole, scoccando un’occhiata obliqua verso Ino; Shikamaru fece per parlare, ma la compagna lo bloccò con una gomitata.

Ma certo!” Trillò allegramente, con uno sguardo d’intesa verso il Chunin. “Andiamo tutti insieme dalla Godaime, allora!” Nara sospirò, mentre la Yamanaka lo afferrava per il braccio, trascinandolo per il corridoio appena percorso; Naruto invece aggrottò la fronte, sentendosi stranamente preso in giro, ma si limitò a seguire i vecchi amici.

“Beh, come va?” Domandò l’Uzumaki, osservando per qualche secondo il paesaggio al di là delle finestre.

“Si sopravvive.” Fu l’ottimistica risposta di Shikamaru. Naruto sorrise tra sé: quel pelandrone non era cambiato di una virgola. “Mi devo occupare di un sacco di roba, non sai che seccatura. Non ho un attimo libero.” Il giovane sospirò, serrando poi la mascella quando Ino gli tirò una gomitata al fianco. “E piantala, mendekouze!”

“Zitto, Nara.” Intimò lei. “Trovati un attimo libero per badare a tua figlia, oppure…” La minaccia aleggiò nell’aria per qualche secondo, e Shikamaru parve leggermente inquieto; Naruto tuttavia scoccò all’amico un’occhiata sbalordita.

Cosa? Tu hai una figlia?” Esplose in una risata, piegandosi su stesso e chinandosi verso terra.

Che ti ridi, idiota…” Brontolò l’altro, fulminandolo con lo sguardo; Ino gli tirò un’altra gomitata, stavolta leggermente meno violenta. “Va bene, va bene…” Rispose a voce bassa verso la compagna, dopo di che si rivolse nuovamente a Naruto. “Sì, ho una figlia. Un’urlante seccatura degna di sua madre…”

La Yamanaka sospirò con aria sconsolata, sollevando gli occhi al cielo. “Il che è un’ottima cosa, perché temevo prendesse il tuo carattere pigro. Commentò con una certa acidità. “Grazie ai Kami, ha preso tutto dalla mamma! Ah, e dalla nonna.” Aggiunse con voce piuttosto soddisfatta.

Shikamaru sorrise con aria leggermente intenerita, rivolgendosi poi all'Uzumaki. “Pensa un po' che disgrazia, mia figlia è il risultato dei geni della seccatura e di quelli di mia madre... Il viso del Jinchuuriki si adombrò appena, ricordando che Yoshino Nara era morta cinque anni prima, durante l'ultimo attacco dell'Akatsuki a Konoha; l'amico si era chiuso in casa per una settimana, rifiutandosi di vedere chiunque finché Ino non l'aveva fatto uscire praticamente con la forza.

“Come l'avete chiamata?” Domandò con una certa curiosità, iniziando a salire l'ultima rampa di scale che precedeva il piano dell'ufficio di Tsunade.

“Yoshino.” Rispose semplicemente Shikamaru, negli occhi un misto di tristezza e orgoglio paterno. Naruto annuì, e Ino tornò a parlare.

Ci è sembrato il nome più adatto.” Spiegò con voce affettuosa. “Ha quasi un anno adesso, ma è piuttosto precoce. Sorrise in direzione del compagno, ammiccando appena. “Qualcosa l'ha presa anche da lui!”

L'Uzumaki ridacchiò ancora, domandandosi poi se chiedere notizie di Sakura; dato che Ino era la migliore amica dell'Haruno, era sicuramente la persona meglio informata sulla sua vita. Dopo qualche secondo decise di lasciar perdere, in modo da evitare notizie indesiderate.

 

 

“Sbaglio, o tu sei Naruto Uzumaki?” Una voce piuttosto stupita richiamò l'attenzione del giovane, che si voltò immediatamente, notando la presenza di una ragazza dai lunghi capelli rossi, vestita come i Chunin di Konoha, che portava un paio di occhiali dalla montatura sottile. Il gruppetto si fermò, e il Jinchuuriki si rivolse alla Kunoichi.

“Sì, sono io.” Rispose con voce leggermente perplessa, cercando di riconoscere l'interlocutrice. Gli pareva di averla già vista, ma non riusciva a ricordare altro.

Lei sospirò, scrollando appena il capo. “Che baka, non è carino dimenticarsi così di una ragazza. Ino sogghignò con espressione divertita, mentre Shikamaru alzò lo sguardo al cielo con aria annoiata.

“Ehm, scusami.” Naruto abbassò il capo, sorridendo con un certo imbarazzo, spazzolandosi i capelli come era solito fare da ragazzino. “Ma proprio non riesco a ricordare dove ti ho conosciuta...”

La giovane sbuffò, borbottando qualcosa a voce bassa – l'Uzumaki era certo di aver sentito la parola “idiota” – dopo di che si decise a presentarsi. “Sono Karin, ci siamo conosciuti cinque anni fa, quando è morto Danzou.

Karin. La mente di Naruto finalmente riuscì a collegare l'immagine di una ragazza malconcia, salvata da Sakura, con la giovane donna davanti a lui. “Oh!” Esclamò imbarazzato.”Scusa, sei davvero cambiata... Ma che ci fai qui?” L'Uzumaki preferì non pensare al fatto che la Kunoichi fosse stata una compagna di squadra di Sasuke.

“Beh, l'Hokage mi ha imposto di restare qui per qualche anno, e alla fine ho deciso di vivere a Konoha. Non si sta poi così male...” Karin scrollò appena le spalle, in un gesto noncurante. “Quindi sei tornato, eh?”

Naruto annuì, aprendo finalmente il volto in un sorriso. “Già.”

“Naruto niisan, muoviti!” Konohamaru stava praticamente scalpitando; d'altronde l'ufficio dell'Hokage era piuttosto vicino, e non aveva senso stare ancora a tergiversare.

“Arrivo, arrivo...” Bofonchiò Naruto, stupendosi del fatto che anche lui, qualche anno prima, fosse stato così vivace. “Scusa, Karin, ma devo andare a salutare la vecchiaccia. Fece un mezzo sorriso, superando senza troppa fretta la ragazza.

“La vecchiaccia?” Domandò lei con espressione perplessa, mentre Naruto iniziava a muoversi verso l'ufficio di Tsunade, seguito dalla Yamanaka, che stava praticamente trascinando con sé Shikamaru.

“Sì, insomma, l'Hokage.” Replicò distrattamente Naruto, senza notare l'occhiata divertita che Ino riservò a Karin. Le due donne ammiccarono, mentre Konohamaru raggiunse finalmente la porta.

“Sei pronto, niisan?” Domandò il Chunin, stranamente elettrizzato. L'Uzumaki annuì con aria svogliata: francamente, in quel momento avrebbe preferito farsi una bella doccia o dormire un po', oppure andare da Teuchi a prendere del ramen, per non parlare della prospettiva di rivedere Sakura.

Konohamaru spalancò la porta, spingendo poi lo shinobi al suo interno con una secca pacca sulla schiena. Il Jinchuuriki gli lanciò un'occhiata perplessa, notando che il ragazzo aveva lo sguardo fisso sulla persona al di là della scrivania. “Naruto?”

L'Uzumaki, sentendo quella voce, rimase paralizzato per qualche istante, dopo di che si voltò lentamente verso il capo di Konoha.

Occhi verdi, che erano stati più volte nei suoi pensieri; pelle candida, fisico ben allenato, e capelli rosa, di un colore assurdo, certo, ma che Naruto amava da quando aveva dodici anni. La donna seduta sulla poltrona dell'Hokage non era decisamente Tsunade, anche se lo stava guardando con la stessa aria minacciosa della Godaime. Era Sakura.

 

 

 

Note dell’autrice

 

Non so nemmeno io che diavolo sia questa cosa. Devo essere pazza, ho i Sannin ancora da completare (molto da completare!) e mi imbarco in un’altra fic -.-“ amen! L’idea mi è venuta di notte, non so come, e ho buttato giù questo capitolo in pochi giorni. Il titolo è quello del primo romanzo di Jiraya, “La storia di un ninja coraggioso”. Vista la mia scarsa fantasia per i titoli, questo mi sembrava il più adatto.

Era un po’ che volevo provare a scrivere qualcosa con lo ShikaIno, benché personalmente preferisca il SasuIno, che in questa fic non sarà presente per ottimi motivi. La fuga di Naruto verrà spiegata più avanti, così come altri particolari, tra cui la nomina di Sakura come Hokage. Aspettatevi sorprese ^^”

Il rating per il momento è giallo, ma è probabile che venga alzato fino all’arancione; non credo di dover mettere rosso, ma vedrò un po’ come si sviluppa la storia.

Alla prossima!

 

P.s.: Avviso per i pazientissimi lettori dei Sannin. Il prossimo capitolo è in arrivo, lo giuro. Dovrei postare entro dopodomani ^^

   
 
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