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Autore: Bellis    01/07/2010    5 recensioni
Uno studio di narrazione. Raccolta di sporadiche brevi sequenze per lo più scorrelate realizzate cercando di fare un uso... scientifico e didattico dell'immaginazione.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Questo è un tentativo di farmi perdonare. Voi del fandom sapete di cosa.
Saluti.



Gelo

Uscii silenziosamente dalla stanza e mi premurai di chiudere la porta dietro di me senza far rumore, malcelando un sospiro di sollievo: le condizioni del mio paziente erano decisamente migliorate, nelle ultime ore. Mi voltai, e -

... mi trovai accerchiato da un folto gruppo di impazienti Irregolari con l'animo sospeso nella preoccupazione e gli occhietti tristi ma attenti sollevati verso il mio volto. Il mio istinto fu di indietreggiare, e la mia schiena toccò per un momento l'uscio di legno.

Li scrutai per alcuni istanti, quindi lasciai che un leggero sorriso distendesse i miei lineamenti.
"Starà bene." assicurai, ed ebbi la soddisfazione di vedere molti di loro rasserenarsi. "Ha ancora la febbre, ma la temperatura è scesa: non è più in pericolo."

Un mormorìo di infantile approvazione accolse il mio annuncio. Bert, il più grande del drappello di ricognizione, si fece avanti.
"Non è che possiamo vederlo, 'ttor Watson?"

"Non è consigliabile, ragazzi miei." ribattei subito, con un accenno di bonaria severità, "Sapete che quando una persona sta poco bene, ha bisogno di... ?" lasciai in sospeso la frase nella vana speranza che qualcuno di loro la completasse con buon senso. Di fronte al mio tono interrogativo, tuttavia, i bambini assunsero l'aspetto di timidi scolari sotto l'inquisizione del preside, cosa che non li rese molto loquaci.

Tuttavia, un coraggioso rispose.
"Tanto tanto tanto caldo?" azzardò il piccolo Timothy, dopo essersi tolto l'indice dalla bocca.

Allargai le braccia, "Anche, ma..."

"Uno di quei cucchiai amari con quella specie di cosa scivolosa cattiva?" mi interruppe Herbert, facendo una smorfia di disgusto al solo pensiero e sbuffando quindi per scostarsi dagli occhi una ciocca ribelle di capelli neri.

"Sì, ma -" iniziai, piuttosto divertito.

"Un bel biscotto al cioccolato! La mia mamma quando non sto bene me ne dà sempre uno!" esclamò Arthur, giunto ad un superiore livello di realizzazione.

"Intendevo, figlioli, che Wiggins ha bisogno di riposare!" posi fine alla sessione di esame, avanzando ed allontanando i precipitosi ragazzini dalla saletta dove l'infermo era ricoverato. Molti sussurri di stupore e di sconforto seguirono la mia iniziativa.

"Ma noi non lo disturbiamo," assicurò Bert, dall'alto dei suoi dieci anni, "Stiamo solo lì e lo guardiamo e gli diciamo che siamo lì per lui, così sta meglio. Non è vero?" ed i suoi subordinati si affrettarono a rispondere con vigorosi cenni affermativi.

Ritenevo piuttosto improbabile che i giovanotti riuscissero a mantenere un accettabilmente disciplinato contegno, perciò resi palese il mio diniego, sperando che la mia autorità fosse sufficiente, "Suvvia, non insistete. Dopo potrete vederlo, quando si sarà svegliato. Ora starà dormendo, e non vorrete -"

Fui prontamente contraddetto da un potente starnuto che risuonò nella povera casa; gli occhi curiosi degli Irregolari saettarono alla porticciola dalla quale il rumore proveniva.
Quindi, quasi all'unisono, i ragazzini si lanciarono verso di essa; tutto ciò che potei fare fu appiattirmi contro una trave laterale per non essere travolto dalla loro determinata corsa.

Poggiandomi una mano sulla fronte, incontrai lo sguardo di Sherlock Holmes, in piedi accanto all'ingresso; fece una pausa nell'atto di togliere il soprabito e riporre l'ombrello e mi rivolse un leggerissimo sorriso, mentre le iridi grigie ebbero un brillìo ironico, al quale risposi con comica rassegnazione.

Mi addentrai anch'io nella cameretta: sul giaciglio, un pallidissimo Wiggins si era sollevato a sedere, tamponandosi il naso col lembo della coperta, e procedeva a rassicurare con ferrea nonchalance i compagni di avventure, che, non certo molto fedeli alla parola data, si erano raccolti intorno a lui appoggiando le manine sudicie dappertutto e sommergendolo con un roboante fiume di domande, alle quali il luogotenente delle forze private di Baker Street si affannava a replicare.

"Wig, ma come è stato che sei caduto nel fiume?" balbettò una vocina spaventata.

"Non ci è caduto, testone," la corresse un'altra, in tono di ovvietà, "Ce l'ha buttato quel..."

Seguirono molti appellativi strettamente appartenenti al Cockney gergale della City, che fecero arrossire, a quanto pare, solo me.

"Quel tipo che stavamo pedinando?"

"Sì, lui!"

"Diceva che avevo visto troppo." Wiggins represse a fatica un tremito.

"Il malvagio!" proruppe con fervore un suo commilitone.

"E il 'gnor 'Olm's, cosa ha fatto?"

"Il capo ha inseguito quel criminale e lo ha acciuffato prima che lo trovasse Lestrade." sogghignò l'infermo.

"Questa è nuova." si udì sussurrare, ed una risatina divertita invase il luogo.

"E poi cosa è successo, l'hanno arrestato, no?"

"... più che altro ha voluto essere arrestato... dovevate vedere la faccia degli Yardies quando l'hanno dovuto portar via in gran fretta, con quell'occhio nero... "

Furono passi lenti che si avvicinavano, a smorzare la seconda risata. I miei occhi incontrarono nuovamente quelli del celebre investigatore londinese.
Non mi sorpresi di scorgere, nel profondo di quell'acciaio, una scintilla di gelida, cupa ira, mal sopita dopo gli accadimenti della precedente serata - dopotutto, l'avevo veduta io stesso accendersi, dopo che insieme avevamo sottratto il corpo esanime del giovane alle fredde acque del Tamigi. Tuttavia, rabbrividii nel vederla; e capii che, dipinta sul mio viso, v'era una subliminale sfumatura di evidente e rispettosa ammirazione.


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Nota dell'Autrice
Au revoir!
   
 
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