Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: wari    01/07/2010    11 recensioni
Strano che non abbia ancora dato di matto.
A dire il vero, sarà la sicurezza che gli dà la sola presenza di Sasuke, sarà che di solito è molto impegnato ad evitare che Suigetsu e Karin si scannino a vicenda, ma da quando si è formato il team Hebi, a Juugo pare proprio che i suoi attacchi lo colgano molto più di rado. Come se mantenere il controllo gli riuscisse più semplice, in mezzo a loro.
Persino quando gli crolla addosso un quarto di montagna.
(1°classificata all'Insanity contest indetto da AteVer)
Genere: Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Juugo, Karin, Sasuke Uchiha, Suigetsu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Sono così incapace che non riesco a mettere il banner. Il computer mi odia*seppuku* .
Troverete i link delle altre storie (andate a leggerle e lasciate perdere questa! Sono bellissime! *-*) qui
Ancora complimentissimi a tutte le altre partecipanti, alla giudiciA, che è stata efficientissima e professionale ed altrettanti ad Elos per gli splendidi banner *-*

spazio
spazio
spazio

Tutto è relativo


Juugo era poco più che un bambino, quando aveva finalmente realizzato di essere pazzo. 
Da quel momento, è quindi divenuto un pazzo consapevole. 
Per tutti gli altri, una simile differenza non rappresenterebbe che un particolare trascurabile. Ma per lui, che con la sua pazzia ci deve convivere, significa tutto. 
Juugo è un pazzo consapevole. 
E la cosa lo rende un po’ fiero di sé, in verità. 
Quando si è consapevoli si è già un passo avanti per uscirne. O almeno per limitare i danni.
E lui il suo passo avanti l’aveva compiuto decidendo di andare da Orochimaru. Che, lì per lì, gli era parsa l’idea più sensata e responsabile. 
Ben meno responsabile è stata la scelta di seguire Sasuke. 
Una decisione completamente folle ed istintiva, legata più che altro al semplice fatto che Sasuke gli aveva subito ricordato Kimimaro. 
Era principalmente per questo che Juugo non aveva esitato a riporre in lui cieca fiducia. 
Anche adesso, a quasi due mesi da quando si è formato il team Hebi, Juugo non nutre alcun dubbio nei riguardi del suo capo. 
Quale che sia la situazione, Sasuke risolve il problema.
Sicuramente.
« Magari entro questa decade, eh. » 
Lo sbuffo di Karin quasi lo fa trasalire. E Juugo odia trasalire. Rischia di distrarsi, perdere il controllo eccetera eccetera. Un mucchio di problemi. E no, meglio evitare. 
« Perché non la trovi tu una soluzione visto che rompi tanto le palle, racchia? »
Juugo trasale di nuovo e sì dà mentalmente del cretino. 
Insomma, ormai dovrebbe aver capito come funziona: Karin attacca, Suigetsu risponde. 
Assolutamente ovvio. Solo un pazzo trasalirebbe. 
Ah, ma lui è pazzo. 
« Zitti. » 
L’ordine di Sasuke è secco e diretto. Come tutti gli ordini di Sasuke.
Dare gli ordini deve essere una delle attività che preferisce, perché gli viene proprio naturale. 
A Juugo, questo pare assolutamente logico: Sasuke è il capo, Sasuke dà gli ordini. Lineare. 
E invece pare di no. 
Perché altrimenti proprio non riesce a spiegarsi perché mai Suigetsu e Karin abbiano sempre da ridire. Ma, visto che il pazzo è lui, probabilmente c’è solo qualcosa che gli sfugge e che magari agli altri è chiaro. E allora, anche se è quasi certo che se Suigetsu e Karin la piantassero di contestare ogni inezia, l’ambiente diventerebbe molto più sereno e le faccende si sbrigherebbero nella metà del tempo, Juugo tace. 
E loro tre iniziano. 
« Non puoi dirmi se posso o non posso star zitta, gran capo dei miei stivali! E deciditi a fare qualcosa, sei lì da un’ora a fissare quello stupido muro! » 
Karin punta il dito indice contro Sasuke, ancora fermo in piedi davanti alla parete di roccia scoscesa che arresta la loro avanzata. 
« E piantala, oca! » interviene Suigetsu. « Ti prego Sasuke, posso farla fuori? Che differenza fa? » si lamenta dalla sua postazione, accasciato scompostamente accanto alla sua adorata Mannaia Decapitatrice, per la quale è inspiegabilmente disposto a faticare il doppio di quanto sarebbe consigliabile, parlando in termini di salute della sua colonna vertebrale. 
Portarsi appresso un “ciocco di ferro da due quintali”, per citare Karin, è evidentemente folle, nonostante Suigetsu si ostini a sostenere il contrario. Ma, del resto, Juugo ha l’abitudine di far fuori la gente così, tanto perché gli capita davanti: proprio non si sente in diritto di giudicare i suoi compagni. 
« Zitti. » rimbrotta Sasuke, di nuovo. E la sua voce assume una vibrazione pericolosa, che per fortuna Suigetsu e Karin – già pronta a lanciare una scarpa al compagno – sembrano recepire con chiarezza. 
Così decidono saggiamente di chiudere il becco, senza però rinunciare a scambiarsi occhiate bieche da lontano. 
Juugo sospira di sollievo e alza lo sguardo sull’impenetrabile muro roccioso che gli impedisce l’avanzata. 
Devono aver sbagliato strada. 
Secondo la cartina, avrebbero dovuto attraversare un ponte all’incirca dodici chilometri prima. 
Solo che, mentre camminavano, insolitamente tranquilli, Sasuke aveva deciso che no, avrebbero preso una scorciatoia.
La proposta – anzi, l’ordine – aveva scatenato il consueto focolaio di proteste ed insulti che si era concluso, come da copione, con Suigetsu ridotto ad una pozzanghera lagnosa, Karin sull’orlo di una nevrosi e Sasuke impassibile, fermo nei suoi propositi ed assolutamente propenso a sgozzare con la Kusanagi chiunque avesse tentato incautamente di indurlo a cambiare idea.
Perché, più che idee, quelle di Sasuke sono postulati elevati al rango di assiomi, sulla base di dimostrazioni chiare e lampanti.
Peccato siano chiare e lampanti a nessuno, eccetto lui stesso. 
Questo però è solo quello che sostiene Karin quando si lamenta: Juugo, come sempre, non si arrischia a giudicare.
Lui è pazzo, il suo metro di giudizio non è valido. 
E questa è la stessa ragione per cui non ha sottolineato a Karin il fatto che, quando aveva strappato la cartina di mano a Sasuke con ben poca grazia ed aveva cominciato ad osservarla strizzando gli occhi dietro le lenti spesse, a lui era parso che la stesse tenendo al contrario. 
E per la stessa identica motivazione, non se l’è proprio sentita di far notare a Sasuke che, forse, trascorrere un’ora a costeggiare una parete rocciosa in cerca di un pertugio presumibilmente inesistente dopo ben tre ore di cammino – enormemente dilatate dalle continue soste abbeveramento di Suigetsu – era stata una presa di posizione arbitraria, oltre che palese sintomo di poca intelligenza e di una testa singolarmente dura. 
In effetti, a Juugo era persino venuto in mente di proporre di fare dietrofront e ritornare al ponte, ché tanto ci avrebbero comunque impiegato svariate ore per uscire da quella situazione e allora tanto valeva percorrere una strada certa. 
Solo che poi ci aveva riflettuto ed era giunto, come al solito, alla conclusione che era meglio stare in silenzio e limitarsi ad aspettare che Sasuke trovasse una soluzione a lui congeniale. 
Ci avrebbero messo di più, ma almeno non ci sarebbe stata un’altra lite. Forse. 
Del resto, di Sasuke ci si può fidare. 
Ha sicuramente in mente una soluzione. 
« Toglietevi. Sfondo la parete. » 
Appunto.
Il problema sorge quando la soluzione di Sasuke non è poi così brillante come ci si aspetterebbe dalla sua faccia seria. 
Iniziano le proteste e Juugo si fa piccolo, stringendosi nella sua tenda. 
« Ah, ma allora tu sei cretino! » 
E’ sempre incredibile constatare l’enorme estensione delle corde vocali di Karin. 
Attorno a loro un piccolo stormo di allodole batte in ritirata e Suigetsu si tappa le orecchie con fare teatrale. 
« Moriremo sotto ad una frana! E questo perché tu » e leva l’indice imperioso contro Sasuke, tanto rapidamente che Juugo sussulta e gli pare quasi di scorgere un millimetrico movimento di sopracciglia da parte dell’Uchiha. « Tu, caro Capo dei miei stivali, signor Una sola parola, mr Lo faccio perché sì, ci hai trascinato a tre ore dalla strada maestra in giro per l’allegra boscaglia in cerca della tua inesistente scorciatoia! »
Karin prende aria, giusto il tempo di permettere a Suigetsu di togliersi le mani dai padiglioni auricolari e fingersi dolorante. 
Sasuke apre la bocca per ribattere qualcosa, le sopracciglia lievemente aggrottate per via di quell’aperta insubordinazione, ma lei non demorde, zittendolo con un ringhio di frustrazione. 
« Perché quello che evidentemente non ti è ben chiaro, signor Mi credo onnipotente perché ho gli occhietti rossi e vengo da un clan famoso, le strade alternative non compaiono solo perché tu ordini loro di esistere! E se la gente fa le cartine con le indicazioni, e costruisce ponti, e si prende la briga di tracciare sentieri non è perché sia meno intelligente di te! Ma perché, caro il mio Sovrano dei palloni gonfiati, evidentemente quella è la strada migliore! » Nei cinque secondi che seguono la sfuriata, l’unico suono che si sente è l’ansimare di Karin, che tenta di recuperare l’ossigeno perduto. 
« Toglietevi. » ripete Sasuke, assottigliando gli occhi. 
Per qualche ragione, Suigetsu scoppia a ridere di gusto. 
« Sentito, Racchia? Allontanati o ti fa fuori. Anzi, perché non la fai fuori, Sasuke? Avremmo una bella seccatura in meno! » sghignazza. 
Sembra che sia il più rilassato, con una delle sue preziose borracce stretta in pugno, seduto a gambe incrociate sull’erba. 
Sasuke lo ignora e carica il Chidori. 
Quando ha accumulato un sufficiente quantitativo di chakra, nell’arco del mezzo secondo che Karin ha impiegato per decidere di togliersi dalla traiettoria dell’attacco, Sasuke si avventa contro la roccia con la solita faccia impassibile, neanche fosse lui e non Juugo, quello impalato in un angolo discosto, ad osservare un pazzo che si scaglia addosso ad una solida parete rocciosa di cui non si riesce a scorgere la cima, oltre lo strato fitto di nebbiolina umidiccia. 
Il tempo di rendersi conto, con un certo disappunto, di avere appena definito pazzo Sasuke, e Juugo si deve spostare di scatto, trascinando con sé Suigetsu, prima che la frana li travolga. 
spazio
spazio

Strano che non abbia ancora dato di matto. 
A dire il vero, sarà la sicurezza che gli dà la sola presenza di Sasuke, sarà che di solito è molto impegnato ad evitare che Suigetsu e Karin si scannino a vicenda, ma da quando si è formato il team Hebi, a Juugo pare proprio che i suoi attacchi lo colgano molto più di rado. 
Come se mantenere il controllo gli riuscisse più semplice, in mezzo a loro. 
Persino quando gli crolla addosso un quarto di montagna. 
Folgorato da questa considerazione, Juugo è a tal punto rallegrato che quasi accenna un sorriso, mentre si libera di pietre e detriti e torna finalmente a respirare. 
Con sollievo, scorge Sasuke poco più in là; tutto intero, anche se visibilmente scocciato. 
« Karin, levati di dosso. » sta brontolando.
« Perché? Non mi dirai che ti dispiace… » miagola lei. 
Persino seppellita da polvere e pietrisco, con la faccia coperta di scuro e la voce roca e spezzata per la tosse, non ha rinunciato a togliersi gli occhiali ed approfittare di quell’insperata vicinanza a Sasuke. Gli è strisciata accanto, portandoglisi sopra con un impaccio che di seducente ha molto poco.
In effetti, più che altro sembra sia stata colpita in testa da un masso, perché Juugo non riesce a spiegarsi altrimenti quel cambio di tono: un minuto prima inveisce contro Sasuke come una pazza nevrotica e quello dopo, nonostante lui non le abbia minimamente dato retta e, anzi, l’abbia quasi ammazzata – e lo stesso vale per lui e Suigetsu, del resto – sembra animata da un’incontenibile passione amorosa. 
Saranno cose di donne. 
E Juugo di donne non ne capisce un granché. 
Del resto, sembra che anche Sasuke non sia particolarmente ferrato in materia. E infatti se la scrolla di dosso in modo più che brusco e recupera la Kusanagi, che sporge da un cumulo di rocce. 
Anche Juugo si rialza, ma non fa neanche in tempo a sistemarsi addosso la tenda – che gli si è avvoltolata attorno rischiando seriamente di stritolarlo – ed un urlo disumano quasi lo fa crollare di nuovo, facendogli perdere il precario equilibrio che ha riacquistato a fatica. 
Suigetsu è appena filtrato dalle rocce, ricomponendosi in maniera abbastanza soddisfacente, anche se pare ancora piuttosto gelatinoso e provato, ed ha iniziato ad ululare frasi poco intelligibili. 
Preoccupato che il compagno abbia riportato danni cerebrali – perché anche un pazzo come lui lo capirebbe, che Suigetsu ha qualcosa che non va – Juugo si avvicina e con lui Sasuke, un’espressione tra il perplesso e lo scocciato dipinta in faccia. 
«Suigetsu, piantala. » tossisce, serio.
Lo spadaccino si gira e strabuzza gli occhi, in una maniera tanto spaventosa che tutti i buoni propositi di Juugo si perdono nei due metri che ancora lo separano dai compagni e lui pensa bene di fare due passi indietro. Sasuke, al solito, resta impassibile. 
« Non c’è! Non la trovo più! » scandisce Suigetsu e dal tono che usa pare che abbia perso la milza o qualche altro importante organo interno, nel crollo. 
« Cosa. » ribatte Sasuke. 
Come faccia a conservare tutta la serietà che un uomo possa avere pur coperto da capo a piedi di polvere e terriccio, Juugo non se ne capacità. Sarà che lui è pazzo, ma non riesce a non trovarlo un pochino assurdo. 
Karin li raggiunge, inciampando sui detriti. 
« E piantala, coso! Che ti manca, a parte i soliti neuroni? » strilla, nervosa. 
Il “coso” in questione si scaglia su di lei. 
« L’ho persa, non capisci? La mia Mannaia Decapitatrice! Non c’è più! » e scuote la ragazza per le spalle, come fosse convinto di vederle spuntare la spada da sotto i vestiti. 
Karin gli assesta un calcio dritto in faccia, inzuppando Juugo, ancora impalato ad osservare in silenzio. 
« E chissenefrega! Anzi, un peso in meno! Così forse riusciremo ad evitare l’ottanta percento delle tue inutili soste! » 
Suigetsu si ricompone in fretta ed inizia ad inveirle contro, curandosi anche di farle il verso adottando un’irritante vocetta stridula. Poi la scosta in malo modo e ricomincia ad aggirarsi come un’anima in pena. 
Mentre lui sposta pietre e chiama a gran voce la Mannaia col tono addolorato di un padre che ha perso una figlia adolescente e non un semplice ciocco di metallo, Juugo prende a scrutare la montagna, senza individuare alcun sensibile cambiamento nella loro condizione, a parte il fatto che un costone di roccia di sei quintali gli si è appena sgretolato addosso. 
Indeciso, cerca lo sguardo di Sasuke, ma lui sta osservando i detriti con espressione assorta. 
Karin, più in là, è ancora intenta a picchiare Suigetsu: forse un contorto atto di gentilezza per aiutarlo a rinsavire, forse solo un modo per sfogare i suoi nervi. 
E ancora una volta Juugo finisce col chiedersi come sia possibile che ancora non abbia ancora avuto una crisi. 
Tra le grida di Karin, i lamenti accorati di Suigetsu e Sasuke che, dalla faccia, pare aver voglia di ammazzarli tutti seduta stante – a dispetto di tutta l’accortezza che è solito adottare nell’evitare di uccidere gli avversari occasionali – è assurdo che non abbia ancora avuto un attacco omicida, fosse anche solo nei confronti di uno scarabeo di passaggio. 
« Ehi. » 
Il richiamo di Sasuke, sebbene privo di qualsiasi intonazione, pare essere l’unica cosa che riesca ad attirarsi la blanda attenzione di Karin, che sta ormai calpestando una misera pozzanghera. 
Potrebbe quasi ricordare una bambina che gioca, se non fosse per l’espressione di sadico piacere che ha dipinta in faccia. 
« Ehi. » ripete Sasuke, e stavolta il tono definitivo non riesce a celare del tutto l’implicita minaccia. 
Karin finalmente si volta del tutto, interrompendo la sua attività e fa per rispondere. 
Si ritrova però a cacciare un gridolino e scivolare all’indietro, mentre Suigetsu, sotto i suoi piedi, si ricompone e sguscia direttamente oltre Sasuke, seguendo la traiettoria del suo sguardo, lì dove lui ha ammiccato in modo tanto impercettibile che magari Juugo se l’è solo immaginato. 
E invece non deve essere così, perché Suigetsu si è già messo a trafficare con foga attorno ai cumuli di rocce per estrarre del tutto l’impugnatura della sua Mannaia, spargendo detriti attorno. 
Quando riesce finalmente a tirar fuori tutta la lama, seminando manciate di terriccio e spostando massi come un pazzo furioso, vederlo anche abbracciare il metallo affilato con trasporto è una scena quanto mai degradante e Karin non si astiene dal farlo notare ad alta voce, con poco garbo ed un disprezzo fin troppo eccessivo. Soprattutto in considerazione del fatto che Juugo l’ha vista tentare lo stesso approccio con Sasuke, con l’unica differenza che la spada di Suigetsu sembra essere consenziente al contatto fisico. 
Suigetsu, comunque, non se ne cura, preso com’è dall’emozione di aver recuperato indenne la sua adorata Mannaia. 
« Spero che ti mozzi le braccia. » conclude Karin, astiosa, guardando con sprezzo e vaga esasperazione il compagno che lava via la polvere dalla lama a mani nude, con amorevole cura. 
« Chiudi il becco, racchia! » ribatte lui, piccato, per poi tornare a rivolgere lo sguardo alla spada, con dolcezza. 
« Piantatela. » scandisce Sasuke, bloccando sul nascere la rispostaccia di Karin. « Torniamo indietro. » 
Lo dice con assoluta naturalezza, oltre che con una vaga punta di fastidio, come fosse stato qualcun altro e non lui, a causare quell’infinita perdita di tempo. 
Lo dice, riflette Juugo, come se fosse assolutamente normale. 
E finalmente realizza, con uno sbuffo divertito che non passa inosservato. 
« Beh, che hai da ridere, tu? » lo riprende Suigetsu, forse pensando che rida di lui – e ce ne sarebbe, anche solo per via della delicatezza che sta adottando nel maneggiare la Mannaia Decapitatrice, mentre se la sistema sulla schiena. 
Juugo scuote la testa e non risponde. 
« Mah. Tu sei pazzo, sai? » brontola Suigetsu, superandolo a passo deciso. 
Juugo lo fissa per una frazione di secondo e poi scoppia davvero in una breve risata soffocata. 
Karin lo squadra da dietro le lenti ancora impolverate, poi alza gli occhi al cielo e blatera qualcosa sui matti che dovrebbero restare ben chiusi in manicomio. 
Juugo la guarda raggiungere la schiena di Sasuke, che intanto si è già allontanato a passo marziale in mezzo alla boscaglia, con tanta decisione che sarà impossibile fargli cambiare idea. 
Ed è normale che sia così. 
Come è normale che Karin sia una nevrotica schizzata, affetta da qualcosa che Juugo non riesce a definire in altro modo se non ninfomania schizofrenica. 
E come del resto è normale che Suigetsu ami la sua spada in maniera fisica e carnale, neanche fosse un pezzo di lui, per quanto questo sentimento contorto potrebbe in effetti essere associato ad una monomania psicotica di notevole entità. 
Eppure, Juugo è contento. 
Contento di stare in mezzo a loro. 
Perché sono pazzi, dal primo all’ultimo, e su questo non ci piove.
E per di più sono pazzi inconsapevoli. 
Perché pensano, anzi, sono assolutamente convinti, di essere normali. 
Solo che, tutto considerato, Juugo sta iniziando anche a chiedersi cosa accidenti dovrebbe significare normale
Perché, insomma, se Suigetsu, Karin e sì, anche Sasuke, sono normali, lui non riesce a sentirsi poi così pazzo. 
« Muovetevi. Abbiamo perso un mucchio di tempo. » rimbrotta Sasuke, dieci metri più avanti, mentre scruta torvo il lungo sentiero che li separa dalla strada maestra. 
Juugo accenna un sorriso, tranquillo, mentre Karin brontola un’accusa e Suigetsu la zittisce, brusco. 
Sì, seguire Sasuke è stata sicuramente una decisione folle. Pazza
Ma questo non significa affatto che sia stata anche sbagliata.

spazio
spazio
spazio

__________________________________________________________________________________

Nda
Non c’è un modo carino per dirlo: semplicemente, è una grande stupidaggine ^^’ Era un sacco di tempo che volevo scrivere qualcosa col team Hebi protagonista, anche perché penso siano tra i più svitati del manga (e ce ne sono di svitati, in Naruto xD), quindi è uscito fuori questo. E’ ambientata da qualche parte prima della morte di Itachi, ma non sono in grado di riferire coordinate temporali più precise. E non sono affatto sicura dell’ic (né quello di Juugo né quello degli altri).

Metto qui il giiudizio della giudiciA ^^ 

1° Classificata: wari
Titolo della Storia: Tutto è relativo
Attinenza al Tema: 9
Originalità: 10
Correttezza: 9
Totale: 28/30
Commento: Una storia davvero, davvero particolare.
Hai descritto perfettamente una giornata tipo del team Hebi, senza tralasciare nulla.
Hai marcato i caratteri dei personaggi, ed hai tenuto fede alle antipatie che vi sono all’interno del gruppo ed ai loro modi di vedere le cose.
Juugo è fantastico, paradossale. Lui c’è, ma è come se non ci fosse, perché in fondo nessuno lo calcola; perciò è un ottimo soggetto attraverso il quale puoi raccontare quello che gli capita attorno, senza però entrare troppo in ciò che sta accadendo.
La cosa che mi è piaciuta di questa storia è proprio la pazzia: non è molto marcata, però c’è, è reale, è tangibile.
Nessuno sa di essere pazzo, a parte Juugo, però lo sono un po’ tutti: ognuno per un motivo che poi viene analizzato alla fine della storia.
E la demenzialità rende il tutto ancora più pazzesco!
Mi ha davvero strappato una risata, ed alla fine ti rendi davvero conto che tutto è effettivamente relativo!

  
Leggi le 11 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: wari