BURY YOUR DEAD – MISSING
MOMENT
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AUTORE: SHUN DI ANDROMEDA
TITOLO: BURY YOUR DEAD – MISSING
MOMENT
SERIE: NCIS
TIPO:
OneShot, Missing Moments, TonyPOV
GENERE: Generale, Introspettivo
RATING: Verde-Giallo (XD) (Possibile presenza di linguaggio non propriamente
educato)
PERSONAGGI: Tony
DiNozzo
NOTE: Ho controllato attentamente nella sezione se qualcuno per caso non
avesse già scritto una cosa del genere, ma non ho trovato nulla. Nel caso però
mi sia sbagliata fatemelo notare e provvederò a cancellare la fic in questione.
Si tratta di un Missing Moments del primo episodio della Quinta stagione, per la
serie: “come ha fatto ad arrivare in ufficio quel disgraziato di Tony?” Cioè,
dopotutto era in compagnia del Ranocchio e, come si può intuire, era senza
macchina, esplosa poco prima.
DISCLAIMER: NCIS e i relativi personaggi non mi
appartengono, il mio unico scopo è divertirmi e far divertire, se
possibile.
RINGRAZIAMENTI: Google Maps per avermi fornito le indicazioni
stradali che mi servivano.
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Quando lascio il Georgetown Waterfront Park sono ormai le tre del più
afoso pomeriggio di primavera della mia vita e l’aria stagnante mi opprime con
la forza di un macigno.
Dannazione! Mille volte
dannazione!
Mi sbatto i pugni in testa, in mancanza di
Gibbs…
Cammino lungo le rive del Potomac nel tentativo disperato di ragionare
sull’intera faccenda e sul gran casino in cui mi sono andato a cacciare, mi
sento molto come un pesce nella rete in questo momento ed è impossibile cercare
di valutare le proprie priorità in questa
circostanza!
Da una parte, ho ancora la voce della Rana che mi martella e mi parla e
dall’altra, il frastuono dell’esplosione della mia
auto.
Stringo i pugni; giuro che se trovo l’idiota che si diverte a fare il
sicario del Dottor No, al mio confronto, Freddie Kruger sarebbe un bambino
dell’asilo: passi disintegrare la macchina ma tentare di privare il mondo della
mia presenza è da corte marziale!
Attorno a me, il traffico di Washington sembra rallentato; sono quasi
sicuro che abbiano chiuso la 29th per l’esplosione e sono quasi tentato di fare
dietrofront per andare a controllare la situazione: chissà, magari la fortuna mi
dà una mano e trovo qualcuno che può darmi uno strappo sino
all’NCIS.
Mi blocco improvvisamente, rischiando di cadere in avanti e dare una
facciata contro un palo della luce, come nei peggiori film
comici.
Cazzo, non ci avevo pensato!
Il Direttore avrà sicuramente allertato la squadra e ciò significa che…
Sono morto.
Mi concedo un attimo per riflettere, per valutare le mie azioni e per
decidere che fare: quello scimmione si è preso il mio distintivo, la mia
patente, perfino la pistola e i cellulari, ogni cosa. Quindi, Abby e gli altri
avranno già trovato i miei effetti personali e avranno tirato le ovvie
conclusioni.
Io, Tony DiNozzo, sono saltato in aria come un petardo a
Capodanno.
“Beh, però ho una bella cera per essere morto!” esclamo, guardandomi in
una vetrina di un bar lungo la strada, devo sdrammatizzare l’assurdità della mia
posizione o ne esco pazzo: respiro profondamente, chiudendo gli occhi e
soffermandomi sui rumori attorno a me, i clacson e gli insulti gridati da una
macchina all’altra in un certo senso mi tranquillizzano. Li riapro di scatto,
girandomi nella direzione opposta a quella che sto
percorrendo.
Oh, al diavolo!
Devo tornare in fretta all’agenzia prima che a qualcuno venga una crisi
di nervi e soprattutto prima che Gibbs si mangi il Direttore in un sol boccone:
non credo di voler essere la causa dell’arresto del mio capo per
omicidio.
Mi guardo attorno per un momento, poi comincio a correre: questa volta,
però, verso il teatro della mia prematura
dipartita.
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Quando finalmente arrivo lì, sono in un bagno di sudore e ansimo come un
mantice con l’asma.
La scena che mi trovo davanti non ha nulla da invidiare ad Apocalipse
Now, quando gli aerei al napalm bombardano tutto e tutti lasciando alle loro
spalle solo distruzione, morte e un puzzo micidiale: l’odore fastidioso è lo
stesso e vedo la povera carcassa della mia auto abbandonata in un angolo, con
quello che ne resta dell’abitacolo sparso sull’asfalto rovente per il sole che
picchia; attorno, come tante formichine laboriose, vedo alcuni uomini lavorare
alacremente alla scena del crimine, raccogliendo tutto ciò che può essere utile
all’indagine.
Scorgo anche un sergente che ordina ad alcuni sottoposti di spostare ciò
che resta del mio mezzo e me la rido, nessuno potrebbe pensare di sollevare o
muovere un telaio d’auto bruciato, pesa da morire!
Osservo ciò che accade attorno a me, ma non vedo né l’ambulanza di Ducky
né il furgone nero della squadra, solo macchine della polizia e camionette dei
vigili del fuoco, oltre che un gran numero di curiosi che assistono al lavoro
agitati e borbottanti, quasi fosse il set dell’ultima produzione di Tarantino o
Spielberg.
No cari miei, è la vita
reale.
Scavalco con nonchalance la corda di plastica che delimita il luogo e
subito vengo placcato da un agente di polizia, un ragazzo dai muscoli pompati a
tal punto da stargli stretta perfino la divisa: “Chi è lei? Non ha visto che la
zona è delimitata?” mi rimprovera con un tono basso e minaccioso, spingendomi
indietro con una manata; mi raddrizzo subito, sistemandomi la giacca che questo
tipo mi ha afferrato, “Scusi agente, ma si da il caso che il morto sarei io!”
gli dico con il mio miglior sorriso; lui mi fissa come si fissa un verme
particolarmente grosso e schifoso, “Molto divertente,” mi replica ironico, “E,
mi dica, come ha fatto a uscirne fuori? Non sembra uscito da un attentato,
piuttosto da una sartoria.” continua con l’aria di chi ha a che fare con un
bambino molto stupido.
Sospiro, trattenendomi dal mollargli un
pugno.
“Sono l’Agente Speciale Anthony DiNozzo, NCIS, non posso spiegare in
dettaglio l’accaduto perché si tratta di informazioni riservate. Purtroppo nello
scoppio ho perso il mio tesserino e anche il distintivo ma se qui da queste
parti c’è ancora qualcuno dei miei colleghi, loro mi riconosceranno di certo.
Faccio parte della squadra di Gibbs.” gli dico tutto d’un fiato; sono stanco e
vorrei farmi una doccia, non sarà certo un dannato poliziotto a impedirmi di
ritornare a casa.
Il mio interlocutore mi guarda pensieroso: “Quelli dell’NCIS sono andati
via due ore fa, portandosi via il corpo.” mi dice con estrema lentezza, “Però ho
visto che è rimasto qui uno dei funzionari per raccogliere le deposizioni.
Aspetti qui, lo vado a cercare.” conclude, questa volta sul suo volto grassoccio
c’è un’aria seria, che abbia finalmente capito che non ho detto una
cazzata?
Passano i minuti e io intanto friggo come un pesce nell’olio bollente, ma
quanto ci mette?
Finalmente, lo vedo ritornare: cammina a larghi passi ed è seguito da un
uomo alto, magro e abbronzato con gli occhiali da sole che non mi sembra di
conoscere; ci troviamo a guardarci negli occhi e sulle prime non sembra avere
una qualche reazione, è come se si fosse
congelato.
Però poi, lo vedo sussultare e levarsi gli occhiali, ha le pupille
dilatate e spalancate; infine lo riconosco, è nel mio stesso ufficio, qualche
scrivania dietro le nostre, ma non ricordo come diavolo si
chiami…
Lui mi afferra per le spalle, scuotendomi come un bambolotto, non sento
quello che mi dice perchè parla troppo velocemente ma l’importante è che mi
abbia riconosciuto.
Ah, Markus, ecco come si
chiama.
Markus si volta verso il poliziotto parlandogli con quella sua voce
nasale che ogni tanto sento quando risponde al telefono: “è lui, garantisco io.”
riesco a distinguere tra le parole che gli dice poi il mio collega mi tira per
il braccio facendomi cenno di seguirlo oltre la transenna; sorrido sornione
all’agente che continua a fissarmi con aria sconvolta, quasi avesse visto un
fantasma: “Ciao Ciao!” gli faccio prima di allontanarmi con un’espressione
trionfale in viso.
Raggiungo il mio compagno presso la sua auto, posteggiata poco lontano
dalla camionetta dei pompieri; lui sale al posto di guida e io al posto del
passeggero e in nemmeno dieci minuti siamo in mezzo al traffico cittadino,
diretti verso il quartiere navale: “Hanno portato via il corpo e sicuramente
sarà già in sala autopsie.” mi comunica, guidando a tutta velocità lungo
Independence Ave, lasciandosi alle spalle il Lincoln Memorial, “Ma cosa ti è
successo?” mi chiede incuriosito, “E soprattutto, chi era alla guida se tu sei
qui vivo e vegeto?” mi incalza.
“Di tutto…” gli rispondo vago, osservando malinconicamente le acque del
fiume alla mia destra e il verde del parco del Memorial che scorre veloce alla
mia sinistra; Markus non dice altro, si limita a darmi una pacca di conforto
sulla spalla e ad aumentare la
velocità.
Superati almeno una decina di ponti, finalmente, la macchina rallenta per
imboccare Isaac Huil St; sospiro, borbotto qualcosa di vago e credo pure
stupido, ma la mia attenzione è interamente assorbita dall’edificio in mattoni
rossi che finalmente si staglia
all’orizzonte.
L’auto frena esattamente davanti al portone dell’NCIS e non aspetto oltre
a lanciarmi fuori dalla macchina come se fossi inseguito e fiondarmi oltre la
porta dell’agenzia: tutto è tranquillo e normale, per fortuna non sembra essere
successo niente.
Mi avvicino al bancone
dell’accettazione trafelato come se avessi fatto la Maratona di New York in
mezz’ora: “Scusi, signorina, sto cercando la squadra dell’Agente Gibbs.” le
chiedo con urgenza, sporgendomi abbastanza da finirle quasi addosso; lei
annuisce e comincia a digitare qualcosa sul suo computer, “Sono rientrati.” mi
dice solo ma nulla di più.
Intanto anche il mio collega è arrivato e osserva
con curiosità la ragazza; ringrazio frettolosamente lei e Markus dirigendomi
verso gli ascensori, li troverò da solo, anche a costo di frugare l’ufficio di
Jenny, il laboratorio e perfino la sala medica di
Ducky.
Se vedessi il brutto muso di McGee in questo esatto momento uscire da uno
degli ascensori sarei l’uomo più felice di questa terra, anche gli scappellotti
del capo e gli abbracci da orsacchiotto di Abby sarebbero ben accetti adesso,
tutto piuttosto che sentire questa sensazione di ansia e preoccupazione che mi
attanaglia le viscere.
Finalmente arriva la cabina e salgo a bordo, pigiando il tasto del piano
corrispondente.
Mi rilasso e, anche se per pochi istanti, posso chiudere gli occhi e
respirare.
Sono al sicuro.
Lontano da bombe, rane varie e agenti di polizia
idioti.
Di nuovo a casa.