Storie originali > Soprannaturale > Fantasmi
Segui la storia  |       
Autore: Padmini    07/07/2010    1 recensioni
è una storia che ho scritto tanti anni fa. L'anno scorso l'ho ripresa in mano e l'ho riscritta migliorandola e inserendo particolare molto interessanti. Spero che vi piaccia...
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
2.Passeggiata nel parco

Dopo Steve,  nessuno passò per quel ponte. Faceva troppo freddo quella sera e il cielo minacciava nuova pioggia. Erano passate da poco le nove e mezza, quando una giovane donna attreversò il Liberty Bridge. Sbuffava e cercava di proteggersi come meglio poteva nella sua giacca.  Non era uscita volentieri, ma qualcuno quella sera la voleva proprio lì e a quel qualcuno non si poteva dire di no. Katherin Strausser avanzava controvoglia lungo il marciapiede, trascinata da Black, il suo pastore maremmano.

“Insomma Black! Dovevamo uscire proprio stasera? Fa un freddo cane!.... scusa! Ha ha ah! Brrr, che freddo! Possiamo tornare a casa, ora?”

Il cane avanzava imperterrito, annusando qua e là, senza ascoltare la padrona. Quando arrivarono nel punto in cui si era fermato Steve, il cane si mise ad annusare con più insistenza e, dopo un po' cominciò ad abbaiare e a ringhiare.

“Che ti prende, ora? Insomma, smettila! Non c'è nessuno qui! Adesso andiamo a casa! Altrimenti mi arrabbio sul serio!”

Black proprio non ne voleva sapere di andare via, ma Kate tirò con decisione il guinzaglio e fu costretto a seguirla. Stava per tornare indietro, ma quello che vide di fronte a lei la paralizzò dal terrore.

Una figura scura, alta, molto probabilmente avvolta da un grande mantello nero, era ferma davanti a lei e la guardava. Quello che colpì subito Kate furono i suoi occhi. Occhi azzurri, un azzurro che lei non aveva mai visto prima. Erano occhi bellissimi e tremendi, quasi iprnotici. La osservavano con gentilezza e lei si lasciò cullare da quello sguardo. Sembrava che, attraverso gli occhi, potesse trasmettere il calore che aveva sotto quel mantelllo. Kate si dimenticò di avere freddo e di voler tornare a casa. Black, al suo fianco, si era disteso sull'asfalto, per niente intimorito. Sembrava che si trovasse davanti al caminetto di casa.

Improvvisamente l'uomo avanzò verso di lei. Si fermò per un istante al suo fianco e, facendo volare il mantello dietro i suoi passi, avanzò per la strada.

Kate si voltò con il cuore che le batteva forte, ma era sparito.

Percorse come in un sogno la strada che la riportò a casa. Ravvivò il fuoco nel caminetto e, preparata una tisana, si sedette sul divano e cominciò ad inzuppare i biscotti. Passò la sera tranquillamente. L'incontro con lo sconosciuto l'aveva turbata, ma con la tisana era riuscita un po' a calmarsi. Si sedette sul divano, con le gambe incrociate e le mani sul grembo e respirò profondamente molte volte, rilassandosi. Black la osservò per qualche istante e sprofondò il muso tra le zampe anteriori, preparandosi per un bel sonnellino. Dopo qualche minuto di pranayama, entrò in meditazione. Rilassò ogni centimetro del suo corpo. Le mani, il viso, le spalle... il calore del fuoco la accarezzava dolcemente e sembrava cullarla e trasportarla verso il rilassamento.

Davanti le danzavano i pensieri del giorno. Il lavoro, la sua amica Carol, il traffico e... quell'uomo sul ponte. I primi pensieri transitarono nella sua mente come nuvole veloci, ma quando ripensò a quell'uomo, non le riuscì di andare oltre. Tenne gli occhi chiusi ma aggrottò le sopracciglia. Quello che vedeva non era semplicemente l'immagine sbiadita che era rimasta nella sua memoria. Le sembrava di essere veramente in quel ponte, come un'ora prima. L'uomo, senza dirle nulla, alzò il  braccio sinitro e indicò il parco sottostante e, sempre senza dire nulla, si girò e svanì.

Kate era allibita. Corse verso il lago e ciò che vide le raggelò il sangue nelle vene.

Un uomo era disteso nell'erba, coperto di sangue. Il viso era stato sfregiato, forse da dei morsi di cane e il ventre era scuro di sangue. Gridò, Kate, con tutto il fiato che aveva in gola.

 

Si svegliò improvvisamente. Non capiva più niente. Non ricordava niente. Sapeva solo di aver iniziato una meditazione la sera prima e ora... cos'era quel rumore assordante che le trapanava il cervello?

Finalmente si risvegliò del tutto e capì. Si era addormentata sul divano dopo la meditazione e quel rumore non era altro che il campanello.

Dall'altra parte della porta c'era Carol.

“Heilà! Che si dice? Sembra che tu abbia dormito sul divano!”
In effetti era spettinata, i lunghi capelli rossi andavano per conto loro e i suoi meravigliosi occhi verdi erano ancora assonnati.

“Mi dispiace, Carol. Non me la sento di andare al lago, oggi. Sono a pezzi, ho dormito male stanotte”

Sbadigliò. Erano in cucina e stava preparando un caffè.

“Dispiace a me che tu non abbia potuto dormire bene, ma ero venuta per dirti che la nostra gita è stata cancellata per un motivo che va al di là della nostra volontà!”

Kate la guardò interrogativa.

Carol estrasse dalla borsa un giornale e lo appoggiò al tavolo. “La riva del lago è stata chiusa dalla polizia”

In prima pagina c'era una foto impressionante. In quel momento si ricordò della visione (sogno?) che aveva avuto la sera prima. La scena che lei aveva visto come se fosse stata lì, si trovava nella fotografia. Il titolo diceva:
SBRANATO VIVO

Steve Brown, noto propietario del bar CLUBSTAR, è stato ucciso ieri sera, forse da un cane randagio [...]

No, non poteva essere vero...

Guardò Carol. Aveva una gran voglia di mandarla via e stare da sola per riflettere su tutto quello che le era accaduto... l'incontro con l'uomo misterioso.. la visione... e ora l'articolo di giornale. Ripensò all'uomo con il mantello. Non ricordava dove l'aveva già visto, ma... l'aveva già visto? Dove? Quando? Non ricordava nulla. Il vuoto assoluto.

Sospirò. No. Aveva bisogno che qualcuno le stesse vicino, se non voleva impazzire.

Passarono il resto della giornata chiacchierando allegramente e lei, Kate, cercando di dimenticare tutto. Ci provava ma sapeva che non ci sarebbe riuscita. Non prima di aver fatto chiarezza. Non parlò dell'accaduto con l'amica. Sapeva che era una persona molto suscettibile e l'avrebbe presa molto male.

 

Dopo qualche giorno di calma, Kate, assorbita dalla sua vita quotidiana, si dimenticò della visione e del barista. Una notte, però, questi e altri pensieri tornarono a turbarla.

Era ormai sera. Kate aveva passato una giornata faticosa e non vedeva l'ora di andare a dormire.

Si sistemò per la notte e si diresse verso la camera da letto quando, improvvisamente, scorse un'ombra che si avvicinava dal buio. Riconobbe immediatamente lo straniero che aveva incontrato nel ponte. Ricordò la paura che aveva avuto ma anche il piacere che le avevano dato quegli occhi azzurri. Fece un passo verso l'uomo. Ormai non le faceva paura. Non si domandò nemmeno cosa ci facesse in casa sua, né come aveva fatto ad entrare.

Si avvicinò lentamente a lui, spinta da un'attrazione fortissima. L'uomo allungò il braccio e le afferrò la mano e, dopo averla avvicinata al suo viso, la baciò dolcemente. Kate sentì il cuore batterle forte, stava per svenire dall'emozione. Quandò lui alzò il viso, si perse nei suoi occhi. Le sembrò di essere caduta in un incantesimo. Sprofondò in un sonno profondo ed ebbe un incubo. Un incubo molto strano. Si trovava in una stanza ben arredata, piena di mobili di lusso. Era seduta dietro ad una scrivania e davanti a sé aveva parecchie carte che non riuscì a leggere perchè, all'improvviso, un dolore fortissimo al petto le offuscò la vista. Si piegò in due e cercò di chiamare qualcuno per farsi aiutare, ma era troppo tardi. Si accasciò nel tappeto e tutto fu buio.

 

Si risvegliò con il suono martellante della sveglia.

Era distesa nel suo letto. Aveva sognato o era tutto vero? Perchè quell'uomo la seguiva? La prima volta che lo aveva incontrato l'uomo incappucciato aveva visto il barista sbranato e il giorno dopo aveva letto la notizia sul giornale che era vero. Sarebbe accaduto di nuovo? Si vestì velocemente, fece una colazione ancora più veloce e corse fuori.

Comprò il giornale e lo sfogliò velocemente seduta in una panchina.

Era vero. In terza pagina c'era un articolo sulla morte di un certo Alexander Cale.

 

STRONCATO DA UN INFARTO

Alexander Cale, noto storico di Goldlake, è morto ieri sera nel suo ufficio, colpito da un infarto. Lo storico, che stava per abbandonare la professione per godersi la pensione, si stava occupando dei reperti rinvenuti un mese fa sulla riva del lago all'interno di una tomba medievale. [...]

Kate lesse inorridita l'articolo. Telefono al suo ufficio e disse di essere malata.

Si ricordava perfettamente cosa era successo un mese prima. Tornò a casa, in preda al panico.

 

Era stato giusto un mese prima. Stava passeggiando tranquillamente con Carol e Black in riva al lago. Ogni domenica le due amiche passeggiavano chiacchierando e ridendo e, nell'arco della mattinata, si facevano il giro di tutto il lago. Quella domenica, quando arrivarono nella zona del Liberty Bridge, guardarono con disgusto verso la riva.

Un ricco imprenditore di Londra aveva deciso che per lui era meglio godersi l'aria del lago e aveva cominciato a costuire una maestosa villa proprio vicino alla riva. Kate e Carol si chiedevano quanta gente aveva corrotto per poter avere il permesso di iniziare i lavori. Grossi scavatori stavano cominciando a fare le fondamenta, sventrando il paesaggio. Le due ragazze camminavano sull'argine, più in alto rispetta alla riva, e potevano osservare bene la scena.

All'improvviso Black, forse per aver visto uno scoiattolo, strattonò con foga il guinzaglio, facendo perdere l'equilibrio alla padrona.

“Black, insomma ooooooooh! Mi fai cadere così”

Non potè far altro che cercare di farsi memo male possibile mentre scivolava giù e ignorare le risate dell'amica. Quando si sollevò, si trovò davanti un uomo vestito di marrone con un grosso foglio in mano.

“Signorina, se ne deve andare. Qui stiamo lavorando!”
“Mi dispiace, sono scivolata” rispose Kate ridacchiando imbarazzata.

Nel frattempo l'aveva raggiunta anche Carol.

“Stai bene? Niente di rotto?”

L'uomo le guardò con rabbia.

“Non avete capito che qui non è posto per voi? Qui...”

Non fece in tempo a finire la frase che un altro operaio lo chiamò.

“Signore, può venire un secondo, abbiamo un problema!”

L'uomo alzò gli occhi al cielo e allargò le braccia come per dire: che succede ora?

“Dovete andarvene. Subito.”

Quando l'uomo se ne andò Carol strattonò il braccio di Kate.

“Lo sai chi è quello?”

“No”.

“È il più famoso architetto di Londra! È lui che ha progettato la villa di quel riccone!”

Mentre le due cercavano un passaggio per risalire sull'argine, videro l'architetto che entrava dentro una piccola botola nascosta tra l'erba. Si avvicinarono.

“Stavamo cominciando a scaavre qui” gli stava spiegando l'operaio “quando abbiamo sentito un rumore metallico. Abbiamo tolto la terra superficiale con una pala ed è emerso questo”

“Vieni!” disse Carol ridendo “Forse hanno trovato qualcosa!”

“No, non è il caso!”

Ormai Carol aveva afferrato Kate per il braccio e la stava trascinando verso la botola.

Kate non avrebbe mai immaginato cosa quella botola avrebbe significato per la vita di molte persone.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Fantasmi / Vai alla pagina dell'autore: Padmini