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Autore: KikiWhiteFly    10/07/2010    1 recensioni
[IV Classificata al contest "Di canzoni, amori e un finto campo di grano" e Vincitrice del premio per la miglior trattazione dei personaggi indetto da Darkrose86] «E se volessi... Spegnermi?»
Mormorò ad un certo punto, mettendo in difficoltà persino Ren. Si sentì un rumore impercettibile, anche la seconda candela di destra si spense; rimaneva solo un piccolo spiraglio di luce ad illuminare la stanza, un minuscolo ritaglio di realtà ad accenderle nuovamente il cuore di speranza. Nana aveva notato una cosa: più le candele si spegnevano, annullandosi, più Ren diventava una figura meno evanescente, quasi reale, tangibile. E lei, invece, iniziava a sentirsi molto più lontana dalla realtà e molto più vicina all'immaginario... Si stava spegnendo?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nana Osaki, Ren Honjo
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Lacrime di cera







E quella cena cena a lume di candela,
con le tue labbra che sembravano di cera,
è pur stata un'emozione o no?”









Non poteva fare a meno di notare la cura per il dettaglio e la barocca esaltazione della pareti e degli ornamenti, entrando in quell'abitazione. Tale definizione era un eufemismo invero, in quanto quella che Nana vedeva davanti a sé era una vera e propria reggia, una costruzione classica.

Si guardò attorno, la bocca non poté che elevare in aria un alto grido di entusiasmo e un perenne stato d'estasi ora si leggeva nella sua espressione, quasi avesse aperto le porte del paradiso. Faticava a credere che non fosse così, in quanto tutto ciò che aveva attorno le confermava la veridicità delle sue ipotesi; si fermò qualche nano secondo ad osservare le colonne doriche, permeò con lo sguardo in alto, sul soffitto, vedendo dipinte maestosamente figure di angeli; il tutto era coronato da grandi lampadari, enormi e luccicanti.


«Signorina, la stanza è di suo gradimento?»


Proruppe una vocina leggera e flebile. La suddetta si voltò dalla parte dell'anziana signora, che sembrava attendere suoi ordini poi, osservando l'arredamento coordinato e ordinato della camera, non trovò da obbiettare nulla e annuì tacitamente, ringraziando il padrone di casa per la cordiale ospitalità.

La cameriera rispose che avrebbe riferito all'uomo il messaggio poi sgattaiolò via dalla camera, superando frettolosamente la soglia della porta. Nana guardò in alto ancora una volta, in seguito si girò verso destra, muovendo la tenda color carminio e spostandola dalla parte opposta. La vista sul mare era davvero un panorama gradevole, ora che il sole stava tramontando; poi, stavano iniziando ad accendersi una serie di lucine, una dopo l'altra, che parevano tante candeline.

Forse era corsa un po' troppo con la fantasia, pensò subito dopo, eppure quel luogo le dava una sensazione oltremodo positiva. Scappata per l'ennesima volta, dopo essersi accorta che Hachiko e gli altri erano sulle sue tracce, ora se ne stava rintanata in una modesta stanza, offertale gentilmente da quel che poteva dirsi il suo datore di lavoro, una sorta di confidente e di manager allo stesso tempo, che si era incaricato di prendersi cura di lei.

A ben vedere, era una sorta di Yasu – solo meno calvo. Ah, se lo avesse saputo! – e quella volta aveva avuto la fantasmagorica idea di sostare qualche giorno nei pressi di una cittadina londinese – non in un albergo qualunque, bensì in una sorta di reggia: “Non ti troveranno di sicuro, in questo modo”, aveva detto – giusto per depistare le sue tracce.

Scappare...

Ora che ci pensava, la sua vita era stata una fuga continua. Era sempre scappata dalla realtà, anche quando aveva tutto tra le mani. Ora, invece, avvertiva una sostanza invisibile tra le dita e l'unico filo che sentiva legato al mignolo era di colore nero, un lutto che probabilmente non l'avrebbe mai abbandonata.

Erano passati sette anni, ma il suo cuore era fragile come il primo giorno.

Era scappata anche quella volta, sì. Senza pensarci su troppe volte aveva deciso di dare una svolta alla sua vita – l'oppressione, le cattiverie degli altri, la ferita che sanguinava senza inibizioni dal suo cuore... Come avrebbe potuto sopportare tutto ciò? – e afferrando un pacchetto di Seven Stars e la sua chitarra d'annata si era defilata tra la folla, gettandosi nella prima metropolitana disponibile a quell'ora.

Cosa avrebbe fatto, ancora non lo sapeva allora.




Costruire una vita, dopo che essa è finita... Quale impresa più grande?

Aveva scelto Londra, perché era la patria di Vivienne Westwood e dei suoi amati Sex Pistols. Ecco che il pensiero andava a Sid Vicious, indi si ricollegava subito a Ren. Strinse le nocche quella volta, piuttosto provata dal dolore.

L'aveva abbandonata Ren, ma non voleva essere così melodrammatica da ammettere che la sua vita non sarebbe potuta andare avanti; l'orgoglio era ancora una corazza troppo forte e il dolore una patina così sensibile da non poter essere nemmeno sfiorata. Davanti a lei, un poster formato cartellone dei Trapnest; annunciava la prossima data del tour e i luoghi ove la band si sarebbe esibita. Nana quasi sforzò la gola per sopprimere un singhiozzo simile ad un urlo, ma la rabbia non le impedì di gettarsi contro quel manifesto e strapparlo senza freni, quasi il dolore si fosse trasformato in una persona vera e propria e adesso si stesse accaparrando le ultime cellule celebrali del suo cervello. Le lacrime parvero trasformarsi in piccole stille di sangue, le urla divennero baratri senza fondo e la ferocia con cui riduceva in frammenti i pezzi di carta poteva dirsi folle, vantarsi di un vero e proprio patimento.

Siamo tanto vicini al dolore e tanto lontani dalla felicità.

Per tutta la vita aveva cercato la felicità ma quella che si ritrovava tra le mani, invece, era solo sofferenza... Buffo, no?

Era come sentirsi impotente di fronte le forze della Natura, come non poter far niente di fronte al Destino: nemmeno il più alto grido le avrebbe potuto portare indietro ciò che aveva perduto, eppure si ostentava a sforzare la voce affinché giungesse oltre le barriere infinite del cielo.






Non aveva voglia di pensare a quella serata e, a ben vedere, riflettere era l'ultima cosa che voleva fare. Si sdraiò sul letto, chiuse gli occhi qualche secondo e attese Morfeo. Ma quel giorno, le sembianze di Morfeo ebbero nuovo nome: Ren.

Subito fu scossa dai tremiti, aprì gli occhi rapidamente, si guardò da un lato all'altro della stanza, constatando che il mobilio era come prima. Erano solo impressioni, sensazioni, Ren non era accanto a lei e lei non era mai stata un tipo che si faceva suggestionare.

Eppure, se chiudeva ancora gli occhi, poteva immergersi in una dolce illusione, perdersi in quell'acquario che tanto sognava di condividere insieme a Ren e nuotare libera, come se la realtà fosse estranea al loro mondo.

Un dolce tepore la avvolse, scoprì in quel momento che si trattava di una candela accesa sopra ad un tavolo imbandito. Nana fissò per un buon minuto la cera che si stava consumando ed in quel momento Ren le apparve davanti, dal lato opposto del tavolo.

«Puoi scegliere di spegnerla... Oppure lasciarla consumare.»

Suggerì saggiamente Ren, fissando insieme a lei quell'armonica costruzione d'insieme: una candela più alta dava vita ad altre due, più in basso, che sembravano inginocchiarsi al suo cospetto.

«Da quando sei diventato così saggio?»

Grugnì lei, cercando di tenergli testa. Vederlo davanti a sé era un sogno – lo sapeva – ma forse aveva bisogno di illudersi, di credere che in fondo Ren poteva ancora parlarle e sfiorarla, qualora lo avesse voluto, poteva sentire ancora la sua voce e i suoi pensieri: tutto di lui gli mancava, dall'assolo della sua chitarra alle sue riviste di Jump. Era diventata nera la sua vita, dal momento in cui se ne era andato. Cos'era stato di quell'acquario che tanto speravano di poter condividere tutta la vita? E della loro promessa – se muoio io, muori anche tu – belle parole già, ma senza contenuto.

«Da quando sto con te.»

«Stavi

Si affrettò presto lei a ribadire: per quanto volesse illudersi la realtà superava di gran lunga l'immaginazione.

«Il tempo non esiste, se vuoi che la cera non si consumi.»

Poi, si sentì un leggero mormorio: la candela centrale, la padrona del complesso candelabro, si era appena spenta. Nana in quel momento sentì il cuore mancare i suoi battiti, Ren invece fece un sorriso amareggiato e lei conosceva bene quell'espressione: come quando l'aveva lasciata per andare a Tokyo, era un addio detto con il cuore ma non con le labbra.

Ingoiò il boccone amaro, poi trovò il coraggio di parlare: «Non posso scappare da me stessa. Non posso scappare dagli altri.»

Concluse, battendo un pugno di modesta potenza sul tavolo. Il ragazzo annuì tacitamente, come se volesse ascoltare il suo monologo interiore.

«Allora smettila di spegnere la candela... Un giorno potrebbe decidere di non riaccendersi più, Nana. E tu, a quel punto, saprai accendere nuovamente un altro spiraglio di luce?»

Sapeva dove voleva andare a parare Ren, con quelle ardite metafore. Un altro tremito scosse il suo cuore, stavolta si trattò di una semplice convulsione, dovuta più che altro al battito accelerato.

«E se volessi... Spegnermi?»

Mormorò ad un certo punto, mettendo in difficoltà persino Ren. Si sentì un rumore impercettibile, anche la seconda candela di destra si spense; rimaneva solo un piccolo spiraglio di luce ad illuminare la stanza, un minuscolo ritaglio di realtà ad accenderle nuovamente il cuore di speranza. Nana aveva notato una cosa: più le candele si spegnevano, annullandosi, più Ren diventava una figura meno evanescente, quasi reale, tangibile. E lei, invece, iniziava a sentirsi molto più lontana dalla realtà e molto più vicina all'immaginario... Si stava spegnendo?

«Puoi scappare dalla vita, ma non puoi sfuggire dai tormenti con la morte.»

Sentì il cuore sussultare, nuovamente.

Tutte quelle sensazioni volevano dir qualcosa, forse?

Per scoprirlo, c'era solo un modo: Nana s'avvicinò con spontaneità al volto dell'amato, sfiorò le sue dita, incatenò le loro labbra in un bacio profondo e senza freni, rispettando la distanza che c'era tra di loro. Non poteva rifiutare il ragazzo, anzi, la strinse ancor di più. Eppure, dovette annullare le loro distanze, riportandola alla realtà.

«Ti consumerai.»

Disse, marcando l'ultima parola con sofferenza inaudita.

Poi fu solo un breve silenzio, l'ultima candela si spense e Ren scomparve nel nulla, dissolvendosi. Nana lo cercò in lungo e in largo, a destra e a manca, ma riusciva ad avvertire solamente la sua presenza, l'aria che riusciva ad afferrare ma nulla più, nulla meno che una sensazione.






«Nana?»


Si ridestò improvvisamente, avvertendo solamente un gran mal di testa e una strana sensazione alle labbra. Era come se avesse appena toccato... cera – constatò.

«Andiamo»

Impartì ordini la ragazza, dandosi una veloce sistemata ai capelli e provando a sorridere. L'uomo la fissò per un buon minuto, piuttosto atterrito, dopodiché venne spontanea una domanda: «Dove?»

Conosceva il caratterino incorreggibile di Nana, ma questo non gli dava la possibilità di prevedere le sue azioni. Ragion per cui, si sorprese ancor di più quando le rispose con una battuta semplice, detta nel modo più naturale possibile.

«A casa»

Disse, afferrando i bagagli e premendolo affinché la seguisse.

«Nana? Cosa ti è successo?»

Ma fu un tentativo inutile chiederle cosa avesse potuto farle cambiare idea in modo così repentino. Era come se una parte di sé non fosse mai fuggita dai ricordi, dai tormenti e dalle sofferenze... Ma, d'altro canto, sentiva ancora il bisogno del calore di Hachi, di Yasu, di Nobu e di tutti gli altri, che avevano riempito le sue giornate da sempre.

Quel bacio di cera, le aveva svelato in verità molto più di quanto le parole avrebbero mai potuto fare. Ren le voleva far capire la differenza tra sogno e realtà, tra possibile e impossibile, tra il confine varcabile e quello invarcabile. La natura umana, imponeva dei limiti.

Allora, Nana capì veramente quanto fossero importanti certi confini: quanto la vita di per sé fosse una candela che si consumasse, giorno dopo giorno, per star dietro a quisquilie e sciocchezze di ogni genere e quanto ogni cosa avesse il suo prezzo.

Ci possiamo spegnere da un istante all'altro, ed è in quel momento che desideriamo l'immortalità, per non lasciare traccie su questa terra ma orme. E ci sono quei momenti, invece, che l'essere mortali ci disgusta, desideriamo solamente poter raggiungere l'Inferno – il Paradiso è solo una magra illusione, costruita da un prestigiatore così scandaloso che crede di poter separare il mondo in due parti, con la stessa facilità con cui un coltello spezza a metà una mela – e far riposare in pace la nostra anima.


«Grazie, Ren.»


Bisbigliò Nana, lasciando scendere sul suo zigomo una lacrima di cera.






Note dell'Autore: Dunque, possiamo collocarla dopo la morte di Ren. Stando alle ultime scans del manga, Nana si trova a Londra, io ho immaginato semplicemente che scappasse in continuazione e che fosse "scortata" da un amico, magari una persona che conosce il suo segreto e che la comprende. Nana scappa, ma non si può scappare per sempre... Ren le farà capire questo, semplicemente, attraverso una chiara metafora. Ho immaginato i due ai lati opposti del tavolo, come leggerete, rappresentano il limite che c'è, la candela tra loro due è semplicemente la vita, che può spegnersi e accendersi in men che non si dica.
Poi, Natura e Destino sono scritti in maiuscolo di proposito, li ho personificati.

Ah, dimenticavo: l'acquario si riferisce al fatto che nel manga c'è un riferimento appunto al fatto che Nana vorrebbe vivere sempre con Ren, come in un acquario, così come per la frase "Se muoio io, muori anche tu" sempre tratta dal manga XD.

Fan fiction classificatasi quarta al contest indetto da Darkrose86 e Vincitrice del premio per la miglior trattazione dei personaggi. Ringrazio Shurei per i meravigliosi banner **

I dettagli li potete trovare qui.

Credo di non aver mai amato una coppia così tanto come Nana e Ren, ragion per cui li vedo in qualsiasi contesto XD... Qui Ren fa da tramite, angelo custode diciamo. Nana ha bisogno di essere riportata alla realtà e chi meglio di lui può farla ragionare? ^^

Grazie per aver letto.


Un bacio, Kiki.

   
 
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