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Autore: Mo Caffrey    10/07/2010    6 recensioni
Gwen sorride, annuendo, e lascia che Arthur l’afferri per la vita facendola scendere dal cavallo. La sua vita non è più così sottile come un tempo, i suoi fianchi sono più generosi, il seno ancora florido e pieno, ammorbidito in seguito alla gravidanza. Ma Arthur le dice che è bella anche così, che per lui sarà sempre bella. Gwen si risistema le gonne, lanciando un’occhiata a Lancelot, che sta dando alcune disposizioni ai cavalieri più giovani. Lui non le dice mai che è bella, ma l’ama con un ardore e una passione che Arthur non ha mai dimostrato per lei. Ogni volta che la tocca, è come se non potessero mai smettere. E’ come se fosse sempre per l’ultima volta, bruciati dalla passione e dal senso di colpa...
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gwen, Lancillotto, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa fanfic è il seguito ideal

Questa fanfic è il seguito ideale – nel senso che non è necessario aver letto l’altra – di “Quello che non erano”

Ringrazio moltissimo tutti coloro che mi hanno lasciato dei commenti! Mi hanno veramente fatto piacere! Questa storia è per voi, spero che vi piaccia!

 

 

Il vero amore di Gwen

 

Tira le redini, facendo fermare il cavallo nella piazza d’armi davanti al castello. Sente la stanchezza del viaggio addensarsi sulle sue spalle e sulle tempie, annuncio di un mal di testa che presto scoppierà in tutta la sua violenza. “Posso aiutarvi, mia Regina?”

Gwen sorride, annuendo e lascia che Arthur l’afferri per la vita facendola scendere dal cavallo. La sua vita non è più così sottile come un tempo, i suoi fianchi sono più generosi, il seno ancora florido e pieno, ammorbidito in seguito alla gravidanza. Ma Arthur le dice che è bella anche così, che per lui sarà sempre bella.

Gwen si risistema le gonne, lanciando un’occhiata a Lancelot, che sta dando alcune disposizioni ai cavalieri più giovani. Lui non le dice mai che è bella, ma l’ama con un ardore e una passione che Arthur non ha mai dimostrato per lei. Ogni volta che la tocca, è come se non potessero mai smettere. E’ come se fosse sempre per l’ultima volta, bruciati dalla passione e dal senso di colpa.

“Il principe sta già dormendo?” chiede, cancellando la visione di lei e il cavaliere tra lenzuola candide.

“Sì, mia Signora. Il principe è crollato subito dopo cena” le dice la vecchia balia.

Gwen sorride, sollevando le gonne quel tanto per camminare più agilmente. Il pensiero del figlio la fa sentire subito meglio, riscaldandola dopo il lungo viaggio. Il regno di Cendar è lontano e la strada per raggiungerlo piena di pericoli, ma Arthur ha voluto dare una dimostrazione di forza portando gran parte della corte con sé, sebbene Camelot fosse rimasta difesa sufficientemente bene per prevenire un attacco. Lo sguardo di Gwen si posa su Merlin, che sta scendendo le scale. Arthur gli si fa subito incontro. Non si abbracciano, ma Gwen sa che vorrebbero farlo. Glielo legge negli occhi. E soprattutto legge negli occhi di Merlin la stessa vergogna che prova a lei, lo stesso senso di prendere qualcosa che non gli appartiene. Un dolore sordo inizia a pulsare dentro di lei, ma si impone di ignorarlo.

Si sforza di non far incrinare il sorriso che le distende le labbra, scostandosi una ciocca di capelli che le è sfuggita dall’acconciatura elaborata. Fa un cenno a un altro servitore, ha ancora il segno del cuscino sulla faccia, probabilmente si era addormentato aspettando il loro ritorno.

“Preparate un bagno caldo per il Re e assicuratevi che tutti i cavalieri abbiano vino e cibo in abbondanza. Poi ritiratevi anche voi” gli ordina.

“Sì, mia Regina”

“Mia Signora, Voi non volete…” interviene la balia, avvolta nel mantello pesante.

Gwen interrompe la vecchia balia, posandole benevolmente una mano sul braccio. “Sono ancora capace di prendermi cura di me stessa Rose. Vai a riposarti, non avresti nemmeno dovuto attendere il nostro ritorno in piedi fino a quest’ora.”

“Mia Signora” dice la donna, chinando il capo. Fino a dieci anni prima era lei a darle ordini nelle cucine del castello. Gwen le bacia la fronte rugosa, Rose è sempre stata buona con lei. Fa un cenno a una delle sue dame di accompagnare l’anziana donna fino ai suoi appartamenti.

La segue con lo sguardo salire i gradini lenta, l’andatura affaticata dall’età, prima di cercare di nuovo Arthur. Il dolore torna a martoriarle il torace. Ora che c’è Merlin,il sovrano non si accorgerà nemmeno della sua assenza.

Entra nel castello in fretta, i suoi passi risuonano silenziosi tra le mura fredde.

I corridoi sono vuoti, rischiarati dalle luce delle torce. Non incontra nessuno mentre raggiunge il primo piano. Spinge piano la porta della camera del figlio, guardandolo dormire sul letto. E’ troppo grande per lui e quella stanza è troppo lontana dai suoi appartamenti. Aveva pregato Arthur di lasciare che il bambino dormisse in una camera contigua alla sua, in modo da poter correre da lui se di notte si fosse svegliato in preda a qualche incubo, ma Arthur glielo aveva negato. Diceva che l’erede al trono non può avere paura e che deve essere ben conscio della sua posizione fin dalla più tenera età. Per questo motivo l’aveva fatto sistemare nella sua vecchia stanza, quella che spettava al principe ereditario da generazioni e generazioni. Gwen entra silenziosamente. A volte nelle parole di Arthur non può che vedere il riflesso di quelle di Uther e quello la spaventa. Si inginocchia accanto al letto, sistemando le coperte sul corpicino addormentato. La spaventa perché lei non può fare nulla per contrastarlo, non potrà fare nulla quando deciderà di iniziare ad addestrarlo, quando lo porterà in battaglia con lui.
Gli accarezza i capelli scuri, sfiorandogli poi la guancia calda con il dorso delle dita. Ha lo stesso naso ben definito di suo padre.

“Mamma” mormora il bambino, intontito dal sonno. Gwen sorride, sentendo le lacrime riempirle gli occhi, facendoli bruciare. “Siete tornati?”

“Sì, tesoro” sussurra, girarsi tra le coltri pesanti. Sta lottando contro il sonno ma è una battaglia che è destinato a perdere.

“Dov’è papà?”

Gwen continua a sorridere. Suo figlio si sveglia e chiede del padre che idolatra. Quel padre che non è realmente suo padre.

“Di sotto. Deve discutere con i suoi consiglieri di quello che è avvenuto a Cendar”

Il bambino sbadiglia. Ha le guance arrossate dal calore delle coperte. Cerca di aggiungere qualcosa ma alla fine il sonno vince e lui torna a dormire tranquillo. Gwen si china su di lui per baciargli i capelli e inspirare il suo profumo familiare. Le è mancato terribilmente. Le sembra cresciuto sebbene siano stati via soltanto pochi giorni.

“Buonanotte, amore” bisbiglia, alzandosi in piedi. La candela sul comodino è sempre accesa. Se lo sapesse Arthur ordinerebbe che venisse spenta, ma ci sono molte cose che Arthur non sa. Gwen si ferma sulla soglia. Sa che deve andare a controllare che i servitori facciamo avere ad Arthur tutto ciò che gli serve. Le dita di Gwen si serrano sulla maniglia.

Anche se c’è Merlin a dargli tutto ciò che gli serve.

Si riempie ancora una volta gli occhi e il cuore della visione di suo figlio addormentato, prima di chiudere la porta e lasciare la stanza dell’unico uomo che non avrebbe mai tradito.

 

 

 

 

 

 

Per GiulyB: scusa tantissimo se non ho risposto alla tua mail! Mi sono completamente dimenticata! beh i complimenti te li sei più che meritati! Mi è dispiaciuto molto che la tua storia non sia passata al secondo turno!

   
 
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