Sono seduto da solo nella mia stanza,non so fino a che punto posso resistere. Continuo a fissare le pareti sporche e piene di crepe. Guardo soprattuto gli squarci nella carta da parati : sembrano cosė vivi per me,impressi nel mio cuore. Ferite fresche da curare. E l'unica persona che potrebbe farlo, č lontana 2000 anni luce. "Da guardare con il binocolo" come mi avrebbe detto quel vecchio che sedeva sempre fuori dal locale dove lavorava mia madre. Una ragazza come lei avrebbe mai voluto avere a che fare con gli squarci nel mio cuore? Chiudo gli occhi e mi stendo sul letto,la vedo. La sogno. Trattengo il respiro per far diminuire il dolore del pensiero. Nel pomeriggio tornava a casa dopo la scuola,con al seguito le sue amiche che la seguivano come dei cagnolini fedeli ed educati,mentre io la guardavo da dietro un vetro.Ero rimasto tutta la notte sveglio per pensare a lei,e adesso il rossore del l'alba mi ricordava quanto lei fosse distante. Non una distanza calcolabile in metri,chilometri. Era come si vivesse in uno scalino sopra la mia testa. Non riuscivo a capicitarmene. Neanche il mio cervello voleva ammetterlo.Se lo avesse fatto,a quel punto gli squarci nel mio cuore si sarebbero aperti cosė tanto da lacerarlo. Strizzo gli occhi,č come se il mio corpo si riufitasse del mio sentimento. "Ride!" Sbotto di colpo. E' lei,la sua risata. La sento. E la sua risata sfregia ancor di pių il mio cuore. Ma cosa posso farci? La amo.