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Autore: Lalani    12/07/2010    2 recensioni
Abbiamo tutti due vite, la prima, dell'anime, ci porta a sognare, fantasticare, guardare all'infinito, la seconda, del corpo e del quotidiano, ci porta alla morte (dal film "Notturno indiano").
Raccolta di OC non reali, ovvero di luoghi immaginari, derivanti da libri, leggende, poesie ecc...
#4= Utopia
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Consiglio:
Se non sapete cosa sia l’effetto Fatamorgana(no, non è la strega del ciclo bretone) vi consiglio di andare a leggere la nota n°1.

Effetto Fatamorgana--->Scilla Vargas


La sento negli occhi, in fondo ai miei occhi,

Salire dal mare passando dal cuore




“Ciao, Ita-chan!”
Era una voce che sembrava un tintinnio di campana, un sibilo nel dormiveglia, uno sogno sbucciato dalla realtà.
Eppure la bellezza di quella voce non era lontanamente paragonabile a quella del viso e del soffice corpo a cui apparteneva.
Era una ragazza emersa dal mare.
“C-ciao” mormorò timidamente la piccola Italia: nonostante la sua evidente indole pacifica, quella ragazza la intimidiva, come d’altra parte tutti i dettagli di quell’Italia che lei, preclusa nella casa di Austria e tra le nebbie del nord, non aveva mai visto.
Davvero nella sua terra esisteva un mare così limpido, che si tingeva di sangue e zafferano all’alba?
Davvero c’erano così tanti ulivi, annodati su stessi?
Era sempre la sua Italia, quella piena di colori, di danze forsennate e dialetti incomprensibili?
“S-stavo cercando mio fratello…” balbettò l’Italia del Nord, impaurita.
“Ma anch’io sono tua sorella!” esclamò entusiasta “Io sono Scilla Vargas!”.
L’avrebbe abbracciata e baciata, questa sorella sconosciuta dai capelli celesti, occhi blu e un tenero sorriso “alla Vargas” sul volto bruciato dal sole. Ma lei fluttuò via, come un’onda.
“Nostro fratello Lovino è andato a farsi una gita su quell’isola” spiegò allegra la ragazza, puntando l’indice curato contro il breve tratto di mare che separava la punta meridionale delle sua nazione con un enorme isola. Chibitalia allargò la bocca, sorpresa: le sue isole nella laguna Veneta erano atolli, al suo confronto.
“Vuoi raggiungerlo, Italia-chan?” chiese melliflua sua sorella; le sue parole erano dense e lente come miele e i suoi capelli celesti si avviluppavano sul suo corpo come se lo stessero abbracciando.
“Sì, sì, voglio vedere Lovino!” esclamò Italia estasiata. E per un attimo, la Sicilia appariva molto più vicina: ecco il profumo delle arance, le morbide colline e qualche tempio che assomigliava a quelli di Hercules.
Un piccolo paradiso immerso tra acque sacrali.
“Andiamo, Scilla, andiamo da Lovino!” gridò eccitata la piccola Italia gettandosi in acqua, con una voce da usignolo che venne coperta dalle onde scure in pochi attimi.
Era là, ne era sicura, proprio là, a pochi metri, la poteva sfiorare, la Sicilia; com’era possibile che si stesse allontanando, come un sogno?
Come un…miraggio?
“Sorellona Scilla, aiuto! L’acqua è troppo profonda e la corrente troppo forte…” annaspò Chibitalia, mentre la paura che le stava lentamente attanagliando il piccolo corpo la trascinava sul fondo. L’acqua cristallina era diventata petrolio. Petrolio sul quale Morgana volteggiava, come un fata. Ma il suo sorriso tenero, alla “Vargas”, degnerò in un smorfia demoniaca e i suoi capelli volteggiarono come un mare in tempesta. La furia distorceva l’eleganza del suo viso e dei suoi movimenti, una furia indomabile e intensa che Chibitalia, nella sua ingenua tenerezza, non poteva concepire.
“Italia e Italia…non è una coincidenza che siate in due: potete credere di essere fratelli, di avere la stessa storia e la stessa lingua, di mangiare lo stesso cibo e di prostrarvi davanti agli stessi padroni, di condannare gli stessi criminali e di festeggiare gli stessi santi…ma non sarete mai una cosa sola, l’Italia rimarrà divisa per sempre!”.
Ma Chibitalia non aveva sentito che metà di quel delirante discorso, prima di essere inghiottita dal mare. Una fredda morsa che congelava il sole più caldo, il sole della Sicilia.
Quando si era risvegliata, Chibitalia era tra le braccia di un ancora più chibi Romano; il suo viso arrossato e collerico sembrava proprio un succoso pomodoro. Questa sua innocente contestazione le costò una dura strigliata.
“Io non sono un pomodoro, razza di ingrata!Ringrazia che conosco al meglio i mari della mia terra, scema che non sei altro! Eri finita in una zona pericolosissima, piena di vortici e mulinelli!”
“Io…” balbettò ancora terrorizzata la piccola Italia “Io volevo soltanto stare con te, fratellone…oppure non posso? Davvero non potremo mai stare insieme? Scilla ha detto…”.
“Hai visto Scilla? Ah, ora ho capito…” l’espressione di Romano si addolcì, e accarezzò i capelli color castagna di Chibitalia con una tenerezza solitamente estranea nei suoi gesti.
“Non dovrai più ascoltarla, mai più. È come tutti gli altri, ci vuole dividere; è veleno, per noi, è nostra nemica…”.
Romano strinse forte la mano di Chibitalia, talmente forte da lasciare sulla sua pelle pallida un giuramento, una promessa, scottante come il tramonto che riposava sull’orizzonte.
“Un giorno staremo insieme. Staremo insieme per sempre”.


“Non ce la farete mai. Te lo dico io, non ce la farete mai! Lo dice persino Cariddi…vero, micio??”.
Scilla alzò il suo gatto al livello del viso e attese invano una sua risposta, che si tradusse in un indecifrabile miagolio lamentoso.
“Ve…” mormorò Feliciano, che si stava godendo un immeritata pausa sotto il cocente sole calabrese “Non essere così pessimista, sorellina!”.
“Pessimista? Come potrò vivere con quel serpente d’acciaio tra le mie acque! Non è giusto, sporgerò denuncia, non posso avere un’autostrada in casa!!” ululò Scilla con una cadenza vagamente isterica, indicando la strada che avrebbe attraversato lo stretto di Messina.
Romano nascose la faccia, rossa come un pomodoro dalla rabbia, nei grafici della costruzione, per evitare di prendere a pugni quella strega.
Per fortuna Feliciano aveva adottato una strategia infallibile: non bisognava disperare dei parenti noiosi…bastava renderli utili!
“Vee, Scilla, perché non dimostri che le culture settentrionali sono troppo  diverse da quelle meridionali: mostra a loro gli arancini!”.
“Giusto!” esclamò Scilla, entusiasta, mentre prendeva il vassoio e correva verso i turisti che osservavano la futura autostrada  e attendevano i traghetti “Hey gente!Vendo arancini! Guardate come sono starni, non preferite tornare nelle vostre montagne, dalla vostra polenta?? ”.
Feliciano sorrise seraficamente, mentre osservava la sua inconsapevole sorella fare del lavoro utile: ora non si spaventava più per la delirante disperazione di Scilla e per la sua ira velenosa. Erano passati anni e aveva assaggiato la sua stessa paura, il terrore che animava quell’iracondo miraggio: la paura di morire.



Mhà. Capitolo strano, non mi soddisfa un granché.
Ma Lei mi intrigaXD

1) Ecco la spiegazione delle’effetto fata Morgana. Da wikipedia “In ottica la Fata Morgana, o Fatamorgana, è un tipo di miraggio in cui l'immagine apparente muta velocemente forma; Italia, questo raro fenomeno si manifesta nelle calde giornate estive dalla costa calabrese dello Stretto di Messina.
Si tratta di un effetto dovuto alla particolare distribuzione dell'indice di rifrazione della luce del sole in diversi strati d'aria e quindi per certi versi analogo al miraggio. La differenza consiste nel fatto che fino ad una certa altezza l'indice di rifrazione assume un valore crescente con essa per poi tornare a diminuire, per questo a differenza del miraggio le immagini sono molto mutevoli e deformate, difficilmente riconoscibili”.
2) Ecco una divertente leggenda su questo effetto ottico: “Una leggenda ampiamente diffusa in tutta l'area dello Stretto narra che durante le invasioni barbariche in agosto, mentre il cielo e il mare erano senza un alito di vento, e una leggera nebbiolina velava l'orizzonte, un'orda di conquistatori dopo avere attraversato tutta la penisola giunse alle rive della città di Reggio e si trovò davanti allo stretto che divide la Calabria dalla Sicilia. A pochi chilometri sull'altra sponda sorgeva un'isola - la Sicilia - con un gran monte fumante - l'Etna - ed il Re barbaro si domandava come fare a raggiungerla trovandosi sprovvisto di imbarcazioni, quindi impotente davanti al mare. All'improvviso apparve una donna molto bella, che offrì l'isola al conquistatore, e con un cenno la fece apparire a due passi da lui. Guardando nell'acqua egli vedeva nitidi, i monti, le spiagge, le vie di campagna e le navi nel porto come se potesse toccarli con le mani. Esultando il Re barbaro balzò giù da cavallo e si gettò in acqua, sicuro di poter raggiungere l'isola con un paio di bracciate, ma l'incanto si ruppe e il Re affogò miseramente. Tutto infatti era un miraggio.”
3)La prima parte è ambientata prima dell’unità d’Italia e durante il primo ipotetico viaggio al sud di Chibitalia. La seconda parte invece si svolge ai tempi nostri.
4) Ho deciso di chiamare questo OC Scilla in onore la mitologico mostro che dimora nello stretto di Messina e che ha dato del filo da torcere al povero Ulisse assieme al suo collega Cariddi, un altro mostro(per questo ha chiamato così il suo gatto).
5) il carattere di Scilla è mellifluo e ingannevole, ma principalmente perché ha paura di scomparire. Infatti, nella prima parte delle storia, ha il terrore che con l’unità d’Italia, il paese diventi più forte, e che possa “avvicinare” la sua isola, o meglio, le sue usanze e le sue tradizioni, alla terraferma, facendole perdere potere. Inoltre lei è molto orgogliosa e protettiva verso la Sicilia: vuole che sia solo sua. Per questo è terrorizzata dalla costruzione di una strada sullo stretto di Messina. Oddio, è una leghista!!°___°
6) non ti preoccupare Scilla!!Non riusciranno mai a costruire quella dannata stradaç___ç.
7)Il titolo deriva dalla canzone “Fata Morgana” dei Litfiba.


Risposta alle recensioni:
 Kurohime: grazie per il commento^^Ci aveva pensato a Narnia e alla terra di Mezzo, ma non so ancora in quale contesto porli…ci dovrò ragionare ben bene e soprattutto, sapendo che ti interessano, mi impegnerò a scrivere qualcosa su di loro^__^
amby: “non pochi cadono dalle stelle alle stalle in pochissimo” ecco appunto^^’’ mi sa che questo capitolo è un po’ una caduta di stileXD La sintesi sul mio precedente capitolo è perfetta: mi è piaciuto far vedere la natura un po’ più seria di Alfred e di come riesca a rimanere sempre sorridente nonostante il mondo gravi praticamente sulle sue spalle. È vero, non mi dilungo tanto sulle descrizioni perché le ultime fic che ho scritto erano tutti polpettoni prolissi e sospesi per aria: questa raccolta invece sarà perlopiù composta da capitoli brevi e incisivi. Grazie mille!!!*__*

Grazie per la vostra attenzione,
LaLa
 
  
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