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Autore: Rota    25/07/2010    4 recensioni
Non era forse invidia cocente quella che lo animava contro l’Aburame quattrocchi? Lui, irregolatezza profonda, di fronte all’omologazione fatta persona – non lo sopportava, non poteva riuscirci.
**Legata a "Fragilità - Umile e innocente peccato"**
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Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kiba Inuzuka | Coppie: Shino/Kiba
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
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vera essenza Fandom: Naruto
Pair: ShinoKiba
Prompt: Irreprensibile invidia
Note: Immagine speculare di “Fragilità – Umile e innocente peccato”, dal momento che qui, a parlare del rapporto di coppia, sarà soltanto Kiba. Spero che anche questa sia di vostro gradimento <3
Questa è un poco più lunga della precedente, perché a Kiba occorrono più parole di Shino per esprimersi appieno ù.ù’’ *balla inventata sul momento*



Senza schermo – La vera essenza di una mela marcia


Non gli piaceva il modo con cui lo guardavano. Lo trovava incredibilmente irritante.
Non gli piaceva il modo con cui lo apostrofavano ogni volta. Sembrava quasi ritrovarsi inferiore in mezzo a tanti pari.
E allora ringhiava, era strafottente, faceva sempre e costantemente di testa sua, urlando a squarciagola – per farsi guardare, per farsi rimproverare ancora, perché la coerenza non era una cosa che ci si aspettava da uno come lui.
Per istinto aveva capito tempo addietro che quello era tutto ciò che poteva legarlo alle altre persone, una serie di aspettative mai deluse che lo portavano a essere tacciato di ferinità acuta – sempre, sempre.
Non era forse invidia cocente quella che lo animava contro l’Aburame quattrocchi? Lui, irregolatezza profonda, di fronte all’omologazione fatta persona – non lo sopportava, non poteva riuscirci.
Invidia, per ogni parola detta con calma, per ogni sguardo tagliente calcolato, per ogni gesto previsto. Invidia, per quel suo fregarsene se la gente non lo capiva e quindi non lo accettava. Invidia, irreprensibile invidia.
Ma quando si accorse di non avere altre mete che lui, di non aver altri orizzonti d’attesa che lui, di non avere altra ossessione che gli impantanasse il cervello, rise di sé e continuò come se nulla fosse. Ad urlare con energia, ad essere l’animale che era realmente, senza rabbia finta.
Senza esitazione, con quanta forza aveva in corpo, perché era quello che lui voleva davvero.
Ché quello sguardo – il solo tra tanti – riuscisse a guardarlo senza il minimo schermo, continuando a sondare con severità dentro di lui per trovare la vera essenza di una mela marcia.
   
 
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