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Autore: Smeralda Elesar    25/07/2010    4 recensioni
Camus è un artista che vive tra i ghiacciai della Siberia, Milo è un fotografo di Atene. I loro destini si intrecceranno in modo imprevedibile attraverso l'arte nel breve spazio di un sogno.
Genere: Erotico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Aquarius Camus, Scorpion Milo
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Pigmalione

Ovvero

La magia dell’arte

 

We are such stuff

As dreams are made on: and our little life

Is rounded with a sleep

 

  (William Shakespeare  -  The tempest)

 

 

Camus era uno scultore, ed il suo atelier era il più grande del mondo.

Si estendeva per decine di chilometri quadrati e, virtualmente, comprendeva ogni

centimetro delle sterminate distese di ghiaccio della Siberia orientale.

Questo perché il materiale con cui realizzava le sue opere ricopriva tutto il territorio: era la neve.

Camus aveva cominciato a lavorare con la neve fin da bambino costruendo i classici

pupazzi di neve, poi un giorno, nella sua mente infantile, aveva maturato l’idea che fosse

davvero un peccato che quella sostanza purissima, che splendeva come polvere di

diamanti, fosse sprecata per creare figure così goffe, banali e prive di fascino, allora aveva cominciato

a creare altre forme.

Ogni cosa che desiderava, gli bastavano pochi tocchi per renderla reale, così nel cortile della sua casa

avevano cominciato a prendere vita fate di ghiaccio, fiori, animali, ed ogni genere di cosa che gli

passasse per la testa.

Una volta era uscito di casa nel cuore della notte ed aveva modellato la sagoma di un orso

polare a grandezza naturale come se l’animale si fosse posato con le zampe anteriori ed il

busto sul davanzale della finestra dei suoi genitori, e suo padre si era accorto che era uno

scherzo solo dopo essersi affacciato dal piano superiore per sparare con la rivoltella.

Poi Camus era cresciuto e creare sculture di neve era diventato il suo lavoro: gliele ordinavano

apposta dall’Europa e dalla Russia e lui realizzava qualsiasi soggetto, ma

sempre con la neve perché non era assolutamente capace di lavorare con l’argilla.

L’argilla era pesante, viscida e scura, non era minimamente adatta alla sua sensibilità, lui

lavorava solo con la neve, e chi voleva le sue sculture doveva farne fare un calco in creta

per poterle poi fonderle nel metallo.

Quello era il suo lavoro, ma era anche una passione, e Camus continuava a modellare

creature fantastiche per il solo gusto di creare, così le sue sculture di neve erano l’unica

vera attrazione di quel villaggio sperduto tra i ghiacci della Siberia.

Quella che lo teneva occupato al momento era la figura di un giovane uomo più o meno della sua età.

Quella creatura dai lineamenti perfetti non era frutto della sua immaginazione e neanche

una copia di un opera di arte classica, né tantomeno era una commissione.

Il ragazzo che stava modellando era un sogno.

Camus lo aveva sognato la prima volta pochi giorni prima, all’inizio solo come una sagoma confusa,

poi sempre più nitido notte dopo notte, finché non era arrivato a distinguere la luce nei suoi occhi, la

bellezza del volto raffinato ed allo stesso tempo virile ed il corpo perfetto.

La mattina dopo si era subito messo al lavoro per immortalare nella purezza della neve l’immagine

che lo aveva letteralmente sconvolto.

 

 

I know you, I walked with you

Once upon a dream.

I know you, the gleam in your eyes

Familiar a gleam.

 

(Sleeping Beauty - Once upon a dream)

 

 

Milo faceva il fotografo.

Il suo lavoro era girare per il mondo per la rivista “Òrase*” di Atene e catturare con i suoi scatti momenti

irripetibili che altrimenti sarebbero andati persi per sempre.

Lui non calcolava l’angolazione della luce o il vento, lui semplicemente arrivava e scattava, riuscendo sempre

ad ottenere foto perfette.

L’altra sua passione era il disegno.

Usava matite morbide o carboncini per dare vita ai suoi schizzi riempiendoli di luci ed ombre, vuoti

e rilievi che sembravano far emergere le linee dal foglio bianco.

La sua specialità era scurire gli angoli delle pagine di documenti importanti per far sembrare che fossero

strappati, e quasi sempre a fare le spese di questi scherzi era Saga, il suo capo, che regolarmente

sbiancava come un cadavere prima di afferrare il fascicolo e rendersi conto che non c’era nessuno strappo.

Fino ad allora Milo aveva sempre riprodotto la realtà sia nei disegni sia nelle foto, non aveva mai provato

a riprodurre qualcosa che non aveva fisicamente davanti, invece quella mattina in ufficio tutta la sua

concentrazione era fissa su un volto.

Era un giovane uomo più o meno dello sua età, con bellissimi occhi chiari e fini lineamenti efebici.

Aveva cominciato a sognarlo circa una settimana prima ed all’inizio non riusciva a distinguerne chiaramente

le forme, ma poi finalmente, quella notte, lo aveva visto chiaramente, e ne era rimasto assolutamente soggiogato.

Si era messo davanti ad un foglio bianco ed aveva cercato di catturare un po’ di quella bellezza in un disegno

per paura di dimenticarla e perderla per sempre.

 

__________________________________________________________________________________________________

 

*Òrase vuol dire “vista” in greco

 

Salve a tutti!

Ho preso un po’ di congedo dall’altra mia fiction S.A.I.N.T. per seguire questa momentanea ispirazione.

Non so se come idea è convincente o se fa pena, in ogni caso ringrazio chi ha letto fino a qua ^-^

   
 
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