Il
Demone e la Strega
Una
piccola macchia nera volava nel cielo. Chiunque avrebbe distolto
immediatamente
lo sguardo, ma non lei. La ragazza sospirò amareggiata e
continuò a fissare il
piccolo punto nero che solcava il cielo alla ricerca di qualcosa.
Il vento
le accarezzò dolcemente il volto, come carezze che un tempo
le aveva rivolto lui.
Riprese
a camminare con la testa china sul terreno ghiaioso. I lunghi capelli
rosa le
scivolarono sulle spalle, crespi e sporchi di terra.
Alla
fine malgrado tutti i suoi sforzi erano riusciti a catturarla. Sakura
lanciò
uno sguardo alle corde che la tenevano legata e si maledì
per essere stata
tanto stupida.
La
notte prima s’era fermata in una grotta ed aveva acceso il
fuoco. Il fumo però
aveva attirato l’attenzione di due guardie che non avevano
esitato a catturarla,
riconoscendo in lei il volto di una peccatrice.
“L’amante
del diavolo” Era stato questo il nome che le avevano dato i
religiosi.
Una
spinta alla schiena la fece cadere a terra ed ingerire una manciata di
neve. Fu
scossa da un brivido e si strinse le braccia al petto in cerca di un
calore che
non sarebbe arrivato.
Davanti
a lei le lanterne del piccolo paesino brillavano nella nebbia del primo
pomeriggio. Dai camini s’intravedeva uscire del fumo mentre
goccioline d’acqua
scendevano dai tetti di paglia.
I due
soldati con al petto, ben in vista, una catenina d’oro con un
pendente a forma
di croce la fecero camminare in uno stretto vicolo fino a condurla in
una
piazza dalla forma quadrangolare.
Al
centro, inconfondibile, s’ergeva il luogo dove sarebbe stata
bruciata per il
reato di stregoneria e come donna in combutta con il diavolo.
La
folla era radunata ai lati della piazza, munita di forconi e bastoni.
Le urla
la colpirono con la forza di una tempesta, facendole venire le lacrime
agli
occhi.
Un
corvo gracchiò nella sua direzione e i suoi occhi rossi
ebbero il potere di
calmarla. Si passò una mano sulle labbra e
ricordò il giorno il cui lui
le aveva toccate per la prima volta.
Era stato un bacio gentile ed inaspettato.
“Uccidete
la strega! A morte! Gettatela all’Inferno!”
Gridarono le persone. Alcune
tentarono di gettarle dei sassi, ma uno dei soldati si mise tra lei e
la folla
riparandola. Sakura fece per ringraziarlo, ma lui le ordinò
di rimanere in
silenzio.
Con
rimpianto la ragazza pensò che assomigliasse ad un angelo.
Occhi celesti e
capelli dorati che per un istante le fecero rimpiangere i suoi peccati.
Scosse
la testa energicamente. Perché avrebbe dovuto rinnegarli? In
fondo era solo colpevole
d’aver amato un uomo…
Inutilmente
cercò di massaggiarsi i polsi che avevano assunto un
colorito violaceo.
Una
bambina le gettò uno sguardo divertito e le gettò
un pomodoro sul petto. La
verdura s’aprì a metà riversando il
succo
sulla veste. A Sakura sembrò d’essere stata
ricoperta di sangue.
“Bruciatela!”
esclamò la bambina prima di scomparire tra la folla.
Sakura
avrebbe voluto difendersi da quelle accuse, urlando al mondo che era
innocente,
ma sapeva che sarebbe stato tutto inutile. Nel suo futuro
c’era solo la morte.
Il suo
unico rammarico era solo quello di non aver potuto rivedere per
l’ultima volta lui.
Mentre
le sue gambe si sforzavano di salire le scale che l’avrebbero
condotta al suo
triste destino il corvo volò sopra di lei posandosi sulla
pira di legna. Inutili
furono i tentativi di allontanarlo e dalla folla si levò un
grido di stupore.
“Una
strega!” gridarono per l’ennesima volta i cittadini
del paese.
I
soldati la gettarono sulla catasta di legno e proseguirono legandola al
palo
centrale per evitare che potesse fuggire.
Per un
istante Sakura chiuse gli occhi. Ricordò il momento in cui lui l’aveva abbracciata e le
aveva sussurrato dolci parole
all’orecchio. Il sapore dei baci che aveva gustato
nell’oscurità della notte,
sicura tra le sue braccia. Il calore della pelle nuda…
Sospirò,
mentre un’ondata di paura le attraversava le ossa.
“Voglio
vivere!” gridò improvvisamente mentre le lacrime
le annebbiavano la vista.
“Dovevi
pensarci prima! Strega! Che tu sia maledetta!” le aveva detto
un uomo vestito
elegantemente.
Il
corvo le volò sulle spalle e lanciò uno sguardo
spaventoso all’individuo che
aveva parlato. Tuttavia Sakura non vi badò, certa che si
fosse immaginata
tutto.
Quando
l’olio fu gettato sulla catasta di legna e sui suoi vestiti
la ragazza cominciò
a divincolarsi con furia.
“Sakura…”
mormorò una voce calda e gentile.
Lei
s’immobilizzò di colpo, riconoscendo la voce del
suo amato.
“Itachi!”
bisbigliò spalancando gli occhi. Lo cercò, ma
invano. Per quanto si sforzasse
non riusciva trovarlo.
Accanto
a lei un uomo prese una lanterna, pronto per gettarla
sull’olio.
La
ragazza lanciò un grido e tirò con tutte le sue
forze le corde.
Poi
all’improvviso la nebbia si fece più fitta, tanto
che non riuscì a distinguere
più nulla di quanto la circondava. Infine uno stormo
d’uccelli si gettò sulla
folla, disperdendola e facendola fuggire.
Sakura
sentì delle urla soffocate, poi una figura emerse dalla
cortina bianca.
Sakura
sorrise sollevata. Era salva, si disse.
Il
ragazzo, di pochi anni più vecchio di lei, la raggiunse
strappandole con un
gesto deciso le corde che la tenevano prigioniera. I capelli neri, come
la
notte prima dell’alba, gli ricadevano sulla schiena e gli
occhi di un acceso
color rubino la fissavano intensamente come se volessero assicurarsi
della sua
salute.
Alcune
gocce di sangue gli sporcavano il volto perfetto e pallido quanto la
luna.
Con
violenza, Itachi la avvicinò a sé e spinse le sue
labbra contro quelle di
Sakura.
Quando
la ragazza riprese fiato vide che il ragazzo le stava offrendo la mano.
“Andiamocene!”
tagliò corto.
Alle
sue spalle, centinaia di corvi minacciosi li seguivano obbedienti. La
piazza fu
avvolta da un silenzio innaturale mentre i due lasciarono il piccolo
villaggio.
“Sei
venuto a prendermi.” commentò Sakura
giocherellando distrattamente con una
ciocca dei suoi capelli.
Itachi
non rispose e proseguì lungo il piccolo sentiero che avevano
preso nel bosco. I
corvi si dispersero nel cielo, ma Sakura sapeva che presto sarebbero
tornati
dal loro padrone.
Itachi
indicò un punto nelle montagne e la ragazza intuì
che quella era la loro meta.
Non fece domande perché sapeva che non sarebbero giunte
risposte.
“Sai…”
mormorò timidamente. “Forse sono davvero una
strega!” disse Sakura sorridente.
Itachi
inarcò un sopracciglio e curvò di lato la testa.
Non riusciva a capire quella
ragazza e forse era proprio per quel motivo che l’aveva
portata con sé.
La neve
riprese a scendere dal cielo coprendo il paesaggio con un candido manto
ghiacciato.
Sì, si disse Sakura, lei era una strega.
Non esisteva altro modo per cui un uomo come Itachi avrebbe potuto
interessarsi
a lei.
“Il Demone e la Strega.” Dopotutto suonava
bene…
By Cleo