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Autore: JackoSaint    03/08/2010    6 recensioni
"Saga, fratello mio. Sono passati mesi ormai dall’ultima Guerra Sacra contro Hades e le cose accadute sono forse troppe per essere spiegate in una sola volta. Eppure, guardandoti ora attraverso il vetro che tiene al sicuro le tue spoglie senza vita, leggo nella tua espressione ferma il desiderio di sapere; e per questo io, Kanon, ti racconterò tutto per filo e per segno".
Pochi sono i Cavalieri sopravvissuti all'ultima sanguinosa battaglia contro il Re degli Inferi. Costretti a lasciare il Grande Tempio e sciolti dal giuramento che li legava alla Dea Athena, questa volta saranno altri dèi a tessere il loro destino: i Dodici Olimpi, che li chiamano a nuovi doveri. Ma il loro scopo è ben altro...
(Scritta da Federica e Giorgia)
Genere: Avventura, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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25. L'uomo e il dio


Fede:  ed eccomi! Questo capitolo è stato molto impegnativo. Essendo il terzultimo si entra nel gran finale... e che finale! A voi!



25.  L’UOMO E IL DIO

Questo capitolo è di
Federica



- Gias- -, ma la sua voce viene annegata da un ultimo rantolio di sforzo che lo porta ad inciampare oltre l’ultimo gradino di quella mortale scalata. Giasone lo afferra per le spalle, barcolla un momento indietro, frena la sua caduta:

- Echione... probabilmente non ce la faremo... Le ferite sommate al veleno di queste rose non ci regaleranno certo del tempo - .


Il compagno alza lo sguardo incolore. La polvere mista a sangue gli appesantisce le ciglia. – Ascoltami – Gli artiglia le spalle a cui s’è ancorato e si trascina faticosamente in piedi, - mio padre... è là dentro e- - .


- Tu promettimi solo che cadrai per ultimo – Giasone lancia un’occhiata stanca ad Eracle, riverso senza vita a terra in un giaciglio di meravigliose rose rosse, poi leva gli occhi dietro di sé, sui muri silenziosi del tempio della Sala. Le sue iridi azzurre annegate dalla fatica sono velate dall’espressione del comandante sconfitto.


La mia Argo... è stata abbattuta, i miei uomini sterminati. Solo Echione è al mio fianco, ora... Qualunque cosa accada, io so, so per certo che non potrebbe esserci miglior compagno...


Gli regala un ultimo sguardo, uno sporco sorriso: - Tu lo fai solo per Ermes? - .


Ed Echione viene percorso da un fremito. – Se non riportassi lo Scettro... sì, mio padre verrebbe irrimediabilmente accusato di tradimento. La pena, lo sai... è la morte - .


- Te l’ha detto Zeus? - .


- Sì, lui - .


- Ma tuo padre non collaborerà - .


- Io... io sono sicuro che mi aiuterà. Mi ascolterà, ma ora... il suo cosmo è... lontan- - .


 - Basta – Giasone lo sta ancora stringendo in un abbraccio pendente. – Andiamo... andiamo, Echione - .






Poco prima il botto, adesso un pianto, quello delle stelle. Nella notte scura di Grecia, una lama di luce taglia l’atmosfera sibilando feroce fino alle nuvole. E poi il silenzio.

Dohko, nella Sala, abbassa gli occhi. Sa. Sa che Milo e Camus, seppur feriti gravemente, ce la faranno, come sa che i deboli cosmi di Saga e Kanon non mancano del tepore della vita. Solo uno manca all’appello.


Mu.... Mu, eri intenzionato a fermarli tutti quanti?, volevi veramente questo anche a costo della tua vita? Sion ti ha proprio addestrato bene... Non avrei mai creduto che voi della nuova generazione foste così uomini, così Cavalieri. Evidentemente mi sbagliavo. Ma gli Argonauti che mancano all’appello sono quarantasette. E gli altri tre?


Li avverte. I cosmi che arrancano, annaspano tra i petali. Quasi li scorge, indovina le loro figure invisibili.


- Non muovetevi - .


Con queste parole Dohko neutralizza ogni tentativo di reazione da parte dei Bronze e dei tre Cavalieri d’Oro che sono con lui. Ha disteso il braccio destro in un gesto d’ammonimento, un ordine netto, che non ammette repliche. Sa che anche gli altri incominciano ad avvertire quei due cosmi che si avvicinano.


Sempre più.


E ascolta. Il pianto delle stelle è lontano, ora il Cavaliere di Libra è pronto a scorgere ogni minima novità con tutti i sensi.


Vista. Immobile fissa il portone chiuso, le pupille che fremono ed animano quelle verdi iridi incolori d’impazienza.


Udito. Piedi che si trascinano come moncherini sanguinanti.


Olfatto. Il profumo inebriante del campo misto a sangue.


Tatto. Un prurito alle dita, il bisogno di chiudere i pugni per annegare quell’orribile sensazione d’attesa.


Gusto. Una saliva intangibile, il brivido senza sapore che i denti gli rubano torturandogli il labbro inferiore.


E il pensiero. Avverte, Dohko, avverte che manca poco al verdetto. Pochissimo.


- Shiryu – dice, ed il suo tono è saldo, freddo, - e voi altri Bronze... scortate Artemide, Kiki ed Ebe via di qui. Subito - .


Quell’ordine, pronunciato con un distacco spaventoso, fa irrigidire persino gli altri tre Gold. È Ikki a prendere l’iniziativa:


- Se pensi di allontanarci in questo modo sappi che non ci riuscirai, Dohko - .


- Non voglio allontanarvi. Ho solo un brutto... presentimento - .


- Dohko? – Death Mask assume l’espressione più seria che abbia mai mostrato, - cosa intendi per... brutto presentimento? - .


- Shiryu... – ripete Il Cavaliere di Libra, ignorandolo.


Shiryu si irrigidisce. – Ma-? - .


- ...fa’ come ti ho detto. È un ordine - .


E va bene. Un ordine. Il Bronze stringe i pugni, per un momento sembra sul punto di ribattere, ma ecco che affoga le parole e senza dir nulla si rivolge ad un Seiya letteralmente ghiacciato dall’indignazione: - Il mio Maestro ha ragione. Andiamo nel piazzale della statua - .


- Che cosa?? Ma dico, sei impazzito? Perché? -, e il Saint di Pegasus incenerisce Dohko con uno sguardo vittima della rabbia. – Perché?, Dohko? Che senso ha? Io non indietreggio, giammai! - .


- Seiya - .


Il suo intervento. Gli occhi di tutti ruotano su Aiolos, fermo al fianco di Ermes. Nonostante gli sforzi si indovina sulle sue dita il desiderio ed anzi il bisogno di impugnare l’arco, bisogno a malapena trattenuto. La sua mano destra stringe gelosamente il prezioso Scettro di Nike. Così fiero, così saldo, assomiglia alla reincarnazione di un dio. - Seiya... adesso basta. Fa’ come ti è stato detto. Questa è una questione da Cavalieri d’Oro. Possibile che non capisci? - .


- Aio...? - .


- Basta. Obbedisci. Subito - .


Non può opporsi ad Aiolos. Legge nel suo sguardo splendidamente chiaro una minaccia implicita, una fermezza mostruosa che dipinge le sue iridi di autorità. Può opporsi a tutti, può opporsi agli dèi, Seiya... ma non a lui. Così un tremore gli scuote le pupille stupite, le unghie pugnalano la carne nel tentativo di scovare il motivo di quell’ordine, e senza spiccicare una parola si volta e si precipita oltre al trono sparendo sotto agli sguardi basiti degli altri Bronze. E il Cavaliere di Sagitter, con un lento movimento del capo, ritorna a guardare il portone e mormora:


- Voialtri... seguitelo. Divina Artemide, Ebe, Kiki... andate - .


Nessuna replica. Quando parla lui, quando usa quel tono freddo ed indifferente, il silenzio che cala è assoluto. Così Shiryu muove il primo passo e poi si lancia in un corsa più decisa, subito seguito dai compagni, dalla dèa e da Ebe, che afferra la mano del bambino e sparisce in fretta con tutto il gruppo.


- Adesso mi spieghi perché – esordisce un diffidente Aphrodite.


- Aiolos – interviene a quel punto Ermes, lo sguardo saldo e il volto senza una piega. Osserva il portone con l’atteggiamento del padrone di casa che si prepara a ricevere ospiti. Distende il braccio destro, lentamente, e a quel gesto Death Mask e Dohko sono i primi ad irrigidirsi: - Aiolos... dammi lo Scettro - .


Quelle parole, quelle sole parole ghiacciano l’atmosfera. Lo Scettro? Ermes vuole impugnare lo Scettro? Il Cavaliere di Sagitter ha un sussulto, i suoi occhi fremono. D’istinto muove un passo indietro: - Ermes... perché? - .


- Bella battuta, veramente divertente! – lo pizzica la voce tagliente di Death Mask. – Avanti, dio, non scherziamo... due Argonauti tra poco apriranno quel dannato portone e tu vuoi avere in mano la causa di tutto questo conflitto? Simpatico... anche voi Olimpi avete un ottimo senso dell’umorismo! - .


Ermes lo fulmina con un’occhiata e il Cavaliere pietrifica sul posto. Okay, non sta scherzando. Aiolos cerca conferma negli occhi dei compagni, ma nei loro sguardi non approda ad un porto sicuro. Così prende un respiro: - Io... io mi fido di te, Ermes - .


Silenzio.


- ...mi fido e credo che tu nutra per noi lo stesso sentimento. Quindi... - .


Dohko viene percorso da un brivido: Aiolos? Aiolos!, non dirmi che hai intenzione di...?!


Il Cavaliere di Sagitter si volta e le grandi ali d’oro che lo abbracciano ondeggiano elegantemente: - ...quindi io te lo cedo -, e senza guardarlo allunga il braccio destro porgendogli lo Scettro. È come se non voglia guardare o scorgere del tradimento in quegli occhi che gli sembrano tremendamente sinceri. Ermes non parla, non dice assolutamente nulla: solo afferra delicatamente il bastone dello Scettro, se lo rigira tra le mani come se fosse un oggetto mai visto. E nel suo sguardo vibra una lontana brama reduce dell’antica bandiera.


L’atmosfera si libera da quel momento di stupore e Aphrodite fa istintivamente un passo avanti con l’intenzione di raggiungere Ermes per strappargli l’oggetto dalle mani; ma Aiolos, repentino come un falco, estrae una freccia dalla faretra e tende l’arco senza battere ciglio, gli occhi spalancati e le labbra tese in un ghigno incolore. Non servono parole e il Cavaliere dei Pesci si immobilizza, le sue pupille vibrano di incredulità: Aiolos... Aiolos lo sta puntando con una freccia? Le sue dita vibrano... le vede... l’indice ed il medio contratti per lo sforzo di non lasciare la corda... Eppure, capisce, eppure tutto in lui predice la sua totale prontezza a scagliare il dardo.


Perché?


Cala il gelo.


- Ehi, Aiolos... – Il tono di Dohko è cauto. – Siamo alleati. Non mi sembra il ca- - .


- Dohko... per quanto voi non vi fidiate, io ripongo tutta la mie fede in Ermes – risponde l’altro senza giri di parole, e la punta della freccia guizza rivolta verso il Cavaliere di Libra. – Se non vi fidate... siete nemici - .


- Questo è troppo! – si spazientisce Death Mask, e trae indietro Aphrodite per fornirgli quasi da scudo; e quel gesto è così improvviso che Aiolos ha un sussulto, rivolge il dardo contro di lui e a momenti non lascia andare la corda. – Ros... basta. Siamo sotto la stessa bandiera, lo sai. Quella freccia non dovresti- - .


Il cigolio del portone che si apre, un fremito che li fa sobbalzare. L’arco ruota repentino verso l’ingresso e Aiolos vede; vede e sgrana gli occhi, le sue gambe vengono scosse da un brivido d’inquietudine.


Sono in due. Argonauti. Stanchi, sanguinanti. Ombre rivestite di morbidi petali di rosa.


Le labbra di Ermes tremano, la sua mano destra si avvinghia allo Scettro per affogare parole che sarebbero troppe per la situazione. L’ha riconosciuto. È vivo.


Echione. Echione, suo figlio, una mano artigliata alla spalla di Giasone in un estremo gesto di affetto come se con le dita voglia abbracciargli l’anima. Hanno entrambi la testa bassa, ciondolante, le ginocchia piegate e cosparse di letali spine. E i loro respiri, sottili sibili che annaspano senza trovare un appiglio. Echione fa un passo, due, senza alzare il capo ma trascinandosi sui piedi stanchi; ed è Dohko ad incenerire Aiolos, che ha l’intenzione di lasciar andare la freccia.


Lascialo, Ros... non farlo. Non ce la farà... lo sai


E Aiolos obbedisce. Abbassa piano l’arco, i suoi occhi si velano di uno strano scintillio commosso. No, quei due Argonauti sono destinati a morire. Non ha senso combattere, il sangue è già troppo per essere digerito.


Il primo a cadere è Giasone. Le gambe cedono, le braccia si distendono come i rami di un albero in procinto di cadere, e in un turbinio di petali insanguinati si accascia, incespicando in quel passo che stava così coraggiosamente azzardando. E il suo mormorio, un rantolio che sibila: “Echione” prima di zittirsi. Un ultimo brivido sulle sue dita, il desiderio di compiere quella missione oramai persa. E più niente.


Ma Echione è incosciente. Non si ferma, porta avanti un piede, poi un altro, e al tonfo del corpo di Giasone quasi inciampa, riprende un equilibrio impossibile, un gesto disperato per mantenere la promessa fatta.


Io sarò l’ultimo a cadere... per te... l’ultimo... compagno.... l’ultimo amico...


E si trascina, vittima del dovere, ghepardo ferito. I Cavalieri non si muovono, non osano muoversi. Nemmeno i loro occhi. Solo quelli di Ermes, animati da un divino velo di lacrime, smentiscono le sua apparente indifferenza.


Lo Scettro o suo figlio? Uomo o... dio?


Incatenato da questi pensieri, dal dubbio più grande di tutti, osserva. Osserva quei passi sofferenti, quelle dita che tremano, quel corpo che scivola come l’ombra più scura della notte. Non un lamento, non una parola. La sua voce è silenziosa, non ha suono.


Ed è vicino, ora. Pochi metri. Echione allunga un braccio, distende quello che sembra un bellissimo ramo ricoperto di petali di rosa, annaspa, cerca lo Scettro. Ma quel gesto, quel solo gesto lo deruba dell’ultimo alito di energia: perde l’equilibrio, le sue dita si irrigidiscono, riescono a sfiorare, saggiare il freddo bastone dello Scettro, quel corpo logoro di ferite tenta un’ultima volta di afferrare l’aria alla ricerca di un appiglio. E poi cade, si accascia sul petto del padre, le ginocchia cedono, il braccio allungato con l’intenzione di toccare l’oro artigliano spasmodicamente la tunica del dio all’altezza della spalla. E lì rimane, aggrappato a quello scoglio, la testa bassa e i capelli rossi sul volto.


È un attimo, il tempo di sbarrare gli occhi e sentire una fitta al cuore. Ermes lascia d’istinto che lo Scettro cada a terra e il suo tonfo sul pavimento annuncia un collettivo stupore da parte dei Cavalieri presenti. Ed ecco che cade su un ginocchio, il dio, le braccia corse a stringere Echione e un’espressione d’incredulità sul viso sconvolto.


Che strana sensazione... che sentimento sarà mai? Echione... Echione, lo sai? Soffro, mi brucia la gola... sono sintomi devastanti... cos’è? È la morte di una parte di me?


Lo guarda, cerca i suoi occhi vitrei, astri senza cielo. – Echione.... Io- - .


E le sue labbra fremono, si alzano nello sforzo di parlare: - A... Apollo... padre - .


Sente il suo brivido, il rimbalzo della foglia da cui è appena caduta una fredda goccia di rugiada. Sa. Sa ma non vuole ammetterlo nemmeno a se stesso. Le dita di Ermes pugnalano quel che è rimasto dell’Armatura, quel che è rimasto della carne della sua carne; china il capo, la sua fronte sfiora la bocca del figlio.


Non un sospiro.






No che non risponderà. Saga si copre il volto con le mani, la polvere delle macerie gli pugnala la pelle sudata. Rimane per un momento così, incapace di muoversi: non vuole voltarsi. Non può vedere altro, sa che la cosa gli farebbe troppo male. Poi, la sua voce:

- Saga? - .


E Saga si lascia scivolare la dita via dal viso segnandosi profondi sentieri sulle guance sporche di sangue. Lo riconosce: - Kanon? - .


- Io.. ti tirerò fuori da qui. Avanti - .


Vede che fa fatica a reggersi in piedi. Saga volta il capo altrove, ha bisogno di non indovinare le ombre delle lacrime che velano gli occhi del fratello. Sarebbe un’ulteriore sofferenza. Ma Kanon non gliela dà vinta, e senza preoccuparsi delle schegge d’oro che gli feriscono la pelle si china ed afferra il masso che gli soffoca il torace, finendo con il cadere in ginocchio pur di dar fondo a tutte le proprie forze. E la roccia si sposta, di colpo, strappando a Saga un lamento impossibile da trattenere.


- Va bene, è tutto a posto... Ti aiuto io - .


- Kanon... - .


- Muoviti - .


No che non vuole parlare. Kanon non ha intenzione di farsi assalire dai dubbi e dopo aver afferrato il fratello per una spalla, gli abbraccia la vita con il braccio libero e lo rialza faticosamente in piedi. I sassi e le ultime macerie di quella tomba di pietra rotolano disordinatamente via finendo contro le loro gambe, motivo per cui Saga perde l’equilibrio e Kanon di conseguenza gli evita la caduta appoggiando il piede su un masso stabile.


Ed ora che dirsi, che fare? Ci sarebbero così tante parole...


Sopra di loro, le ultime stelle inghiottite dalla notte sempre più scura. Saga, che si regge sulla spalla del fratello, abbassa gli occhi.


- Non ce ne siamo andati - .


- No, Kanon... eppure il senso di colpa c’è - .


- Se non fossi stato stremato... l’avrei fatto anche io. Avrei ripetuto quel che abbiamo fatto alla nostra Casa - .


- L’ha fatto Mu... Basta – Saga fa un cenno di diniego con la mano. Tiene lo sguardo basso, non vuole alzarlo. Ma il fratello non ha bisogno di guardarlo nelle pupille per capire che sta ancora piangendo. Sì, silenziosamente, eppure lo sta facendo. Kanon ne approfitta, ha paura che in futuro non ce ne sarà più tempo. Irrigidisce il braccio con cui lo sorregge, sente il brivido stupito ghiacciarlo, ma nonostante il suo commosso stupore non può far altro che stringerlo in un abbraccio fraterno. Se per un momento aveva avuto paura di perderlo, solo un momento... è stato quello. In tutti quegli anni mai l’ha avuto così vicino, mai l’ha sentito così vivo, parte di sé. Avverte il palpitare della sua schiena, sulla spalla la sua gola fremere nel tentativo di non sommare altre lacrime a quelle già versate.


Così, stretti come pugili dopo un incontro, stanno i Cavalieri di Gemini sotto alle stelle.






Io.... mi sento così... umano. Meravigliosamente... umano

Ed Ermes non si è ancora mosso. Echione è stretto al suo petto, il capo afflosciato sull’’armatura che s’indovina sotto alla tunica viola e oro, gli occhi chiusi, il volto terribilmente sereno.


Apollo.... Apollo... hai ucciso tu mio figlio? Le ferite che vedo sono solamente state causate dal campo di rose del Cavaliere dei Pesci... e solo questo non avrebbe potuto ucciderlo. È pur sempre mio figlio... carne della mia carne... Io, fratello... avverto la tua arpa ridere meschina nella notte. Tu lo hai ucciso, tu non mi hai permesso di proteggerlo con il mio cosmo. Tu, Apollo... sei ancora vivo


Le sue dita si irrigidiscono, le sue labbra si trasformano in un ghigno. I Cavalieri d’Oro vengono percorsi da un brivido. Gli occhi di Aiolos si spostano sulla scia di sangue disegnata dalla camminata sofferente di Echione, si fermano sul corpo senza vita di Giasone. Ha capito. Ha capito che Ermes voleva a tutti i costi riprendersi suo figlio, far sì che arrivasse alla Sala del Trono per fargli cambiare bandiera... ed invece... ed invece quello non è il lieto fine che volevano aggiudicarsi.


Hanno vinto ma hanno anche perso. E questo è ancor peggiore della sconfitta vera e propria.


Dohko stringe il pugno. L’osmio che tiene in mano, quell’osmio a cui Mu ha dedicato metà della vita, gli pugnala la coscienza ferendogli l’anima. Volta lo sguardo altrove, lo abbassa e chiude gli occhi.


- Ma che bella scena... – li canzona una voce evanescente, ed i Cavalieri sussultano, si irrigidiscono, nei loro occhi balenano ombre di incredulità. Quella voce.


Quella.


Aiolos contrae il volto in una maschera di stupore.


No. Non lui. Sente il peso degli sguardi di Dohko, Aphrodite e Death Mask che sono guizzati a guardarlo per analizzare la sua reazione. Ebbene, Aiolos di Sagitter è immobile, le labbra secche e gli occhi sgranati, pupille incastonate in iridi vitree. L’arco nelle sue mani trema, brividi ghiacciati gli accoltellano la ragione.


Non.


Lui.


Aio-?


Ed eccolo. Un cosmo ardente come mille soli, le scaglie di un’Armatura scarlatta che si indovinano avvolte da quelle fiamme battagliere. Avanza fiero, supera l’ingresso e il suo piede destro scivola felino al fianco del corpo senza vita di Giasone, offrendogli la carezza del lungo e maestoso mantello color sangue. E si ferma. Il fuoco dell’inferno riluce in quei suoi occhi privi di ragione, la chioma bionda si scuote mossa da quel cosmo di inaudita potenza:


- Finalmente sono arrivato... Cavalieri - .


Lo sguardo di Dohko freme, la sua saliva secca. Death Mask corruga la fronte in un’espressione incredula, un misto di paura e stupore impossibile da decifrare, mentre nelle luminose iridi di Aphrodite passa un brivido di sconcerto.


Lui.


E Aiolos sente un tremore al cuore, si sente completamente paralizzato. Il suo pensiero fisso, la sua prima preoccupazione. Suo fratello. Il suo volto muta in un ghigno spaesato, le sue labbra rabbrividiscono. – A... Aiolia? - .


- Lui non esiste più – risponde saldo Aiolia affondando le sue pupille ghiacciate dallo stupore.


Il Cavaliere di Sagitter indietreggia. I suoi occhi tremano, la sua bocca è incapace di proferire verbo. L’arco che tiene in mano è in balia di quelle sue reazioni incontrollate e la freccia si scuote pericolosamente. – Fratel- - .


- Ne ho abbastanza dei tuoi sentimentalismi, uomo - .


Uomo? Dohko viene fulminato da un’illuminazione improvvisa: che forse...? No, non voglio pensarci... non posso credere che Shaka abbia veramente ucciso uno degli Olimpi... Non posso credere che in Aiolia ci sia il cosmo di...!


- Ares - .


È Ermes stavolta a rubargli i pensieri. È ancora in ginocchio, la sua voce incolore predice la sua passività suicida:


- Ares...  questa guerra oramai l’avete persa. Anzi, l’hai. Come può Zeus essersi fidato di te e mandarti di persona al Santuario? - .


- Oh, che domanda intelligente... – Aiolia muove il braccio in un gesto repentino, gesto che fa irrigidire tutti i Cavalieri a parte Aiolos, ancora vittima di sentimenti troppo dolorosi. – A quanto pare, Ermes, perché si fida di questo mio corpo. Sagitter, lo sai che tuo fratello ha opposto pure resistenza? Sì, vero, era sulla strada della redenzione... redenzione prontamente annullata. Mi sarà molto utile... - .


- Adesso basta! – Il grido imperioso di Aiolos lo zittisce. – Basta, Ares. Mio fratello non ti appartiene! - .


- E invece sì - .


E poi nessuno non vuole credere a quello che sta accadendo: Aiolos ha alzato l’arco e la punta della freccia, quella incoccata poco prima quasi d’istinto, è rivolta al cuore di suo fratello. – Io... – incomincia saldo il Cavaliere, le braccia tese per tenere ferma la pesante arma, - mi fido di lui, della sua forza. Riuscirò a strapparti fuori da lì, Ares, e Aiolia non morirà. Lo faccio anche se mi dovesse costare la vita. Per lui - .






Angolo delle autrici:

Fede: accidenti, questo capitolo è stato più impegnativo del previsto! Ho faticato a stenderlo, spero comunque che il risultato vi sia piaciuto. Così gli Argonauti hannon fallito... e si prepara un'ultima battaglia... e che battaglia! ^_^ In più sappiamo finalmente che Shaka è riuscito ad uccidere Ares... ma il resto? ehehehehhehehe.... questa è una parte che si approfondirà nella continuazione. Ed è arrivato Aiolia, in formato Ares! Contenti???? xD In più ho voluto aggiungere, in mezzo, una scena tra Kanon e Saga... ci sta proprio, xd! Adesso vi lascia a Gio che risponderà alle recensioni... alla prossima!!!! ^^
Prossimo capitolo: in nome della giustizia (.. ... ... scommesse aperte!!!!!!)


charm_strange : ciauuu!!!! Sì, la scelta di Aphro nel stendere il suo campo di rose è servita a qualcosa... sinceramente lui e Death non rientrano nelle nostre preferenze, però ci piacerebbe molto lascial loro più spazio nella continuazione, come faremo anche con Aldebaran. E che ci dici dell'Aiolos che hai visto in questo capitolo? Innnanzitutto grazie per i complimenti e dobbiamo proprio ammetterlo, non è affatto facile... non sai mai come farlo parlare... xD Non abbiamo intenzione di prendere spunto da Lost Canvas, per il semplice motivo che non ce n'è bisogno... ^^ I bronze probabilmente avranno più spazio nella seconda parte della storia: la stiamo strutturando, però per ora dei bronze non abbiamo parlato... ma vabbé, uscirà fuori qualche idea illuminante! Povero Mu, ci ha lasciato le penne... sìsì, anzi, meglio dire che ci ha lasciato la lana... xD E Kanon era solo svenuto, don't worry... sarebbe crudele farlo morire, in quanto tra poco diverrà padre xD Su Ermes c'è ben poco da dire... comunque sì, teneva al figlio e Apollo c'entra con la sua morte, eccome! Oh, noi Ermy lo amiamo... ci piace molto come personaggio, sìsì! ^^ Non preoccuparti sui ripensamenti di Kanon, sono solo passeggeri... ^^ Be', ormai so che non ti perdi nessun aggiornamento... e perbacco, il pacemaker devi prenderlo, sìsì!!!!! Bacioni!!! ^^


Angel_Dark_Light : povero Saga... sì, fa un po' pena. La morte di un compagno è sempre molto dolorosa, anche per un tipo tosto come lui. E Shaka... per Shaka dovrai aspettare la seconda parte ^^ Don't worry, Kanon non è schiattato... Kanon non può morire! Vedi, noi abbiamo un sistema veloce ed indolore per scegliere chi DEVE morire in una fic... andiamo a estrazione!!!! Solo che Kanon non è uscito... peccato.. ^^ Ci ha rimesso invece Mu, e da lì è partita pure l'illuminazione per il seguito di questa fic xD Grazie per i complimenti, come sempre le tue recensioni ci fanno mooooolto piacere! Ciaociao! ^_^


sagitta72 : a Mu eterno onore... Shaka per ora lasciamolo da parte e facciamo un minuto di silenzio.. ... .. .. .. bene, finito! Allooooora.... Kanon ha solo ripensamenti passeggeri: è molto confuso, gli eventi si susseguono velocemente e lui un po' è rimasto indietro... zìzì, per lui la figlia è molto importante, perchè accoglierà il cosmo di Athena ^^ Ermes ha protetto il figlio, certo, perchè Ermes qualcosa di umano ha in fin dei conti... ma Apollo non glil'ha data a bere per il torto subito all'Ottava Casa, e comunque non poteva di certo lasciare che il figlio di un traditore impugnasse lo Scettro, no? Bene, è ufficializzato che Ermes odierà a morte il fratello per l'eternità e questo ci rende immensamente felici! Shaka... Shaka... intanto accontentati di Aiolia, del nostro santone saprai nella continuazione... bacioni!!!! ^^


Ai91 : ma come sei crudeleee!!!!!! Muuuuuuuu!!!!!! A noi già manca, noi adoriamo Mu! Sigh sob... ç______________ç Come fai ad essere così felice? Magari se facevo schiattare Kanon al suo posto forse sarebbe stato meglio... MUAHHAAHAH!!!!! Come hai potuto leggere i tre che sono fuggiti non se la sono cavata poi così bene: Eracle è morto alla fine del campo di rose, Giasone è caduto stremato appena è entrato in Sala e cosa più triste tra tutte Echione è morto tra le braccia del padre... cioè, che tragedia.... xD Bacio, alla prossima! ^^


lovearmony : salveeee!!!! Mu... Mu.. sinceramente non è in programma la sua rinascita, e questo ci dispiace... sai, noi quando dobbiamo scegliere chi deve morire in una fic andiamo ad estrazione (crudele, veloce e indolore!), così almeno non si fanno preferenze... è uscito Mu... xD Cioè, era uscito anche Dohko, ne peschiamo sempre due, ma Dohko ci sta troppo simpatico e poi serve per la continuazione... ^^ Milo un infarto? Me lo immagino... ahahahahah, poverino! Ermes non sta affatto facendo il doppio gioco, solo che ha ancora molti dubbi... ora tutti dissipati, data la morte del figlio. Appena trova Apollo vedi che incazzamento... xD E Kanon è vivo, sì! Riguardo Aldy a lui abbiamo riservato una parte interessante nella continuazione, per questo qui non è c'entrato molto... grazie per i complimenti! Ah, sei ariete?? Allora ci dispiace proprio... il destino è stato crudele con te.. bacioni!! ^^


HigurashiShinko : dispiaciuta per Mu, eh??? S'è notato, dannazione, a momenti annegavi i nostri Gold! Ah, così vai pazza di Aiolos ed Ermes, eh? Bene bene, anche noi... veniamo a farti compagnia nella stanza!!!! ^_^ Il titolo, "l'uomo e il dio" si riferiva al fatto dell'indecione che ha colto Ermes quando ha visto il figlio... alla fine però ha deciso di comportarsi da uomo, sebbene non comprenda a perfezione i sentimenti che lo animano... povero Ermy! çç_______çç Ah, nel campo di Dite c'è un intero lunapark!!!!!!!! Quindi, tutti invitati!!!!!!! ^^ Sì guarda, Kanon poteva fermare quei tre, almeno vi sareste risparmiati la scena triste nella Sala... ma vabbé, tutti sbagliano.. ^^ Però dai, qualcosa di positivo c'è: Eracle è morto!!!!!!! xD Grazie per la fantastica recensione, come sempre inimitabileeee!!!!!!!! Bacioniiiii!!!!!!!! ^_^












   
 
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