ABC
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drabble di 100 parole l’una, ispirate ad una nuova
scoperta cartacea ma, soprattutto, alla serie tv che, per mia immensa fortuna e
gioia, mi ha alleviato un’orribile estate che si preannunciava esclusivamente a
base di matematica e chimica.
Titolo: ABC
Fandom:
PG: Lucifero, Celeste,
Gemelli Finezza, Memorino, Puzzo, Squalo, Baffetti (menzionato), Veronica
(menzionata) e tanta altra bella gente :D
Avvertimenti: Demenziale, a tratti
introspettiva e pure romantica (:
Conteggio parole: 100 l’una, siori e siore :D
Note (parte I): Trovare una parola per
lettera e adattarla al fandom è stata una vera
fatica: in certi casi mi sono dovuta ingegnare per trovarne una, in altri ho
dovuto sceglierne una da una rosa abbastanza vasta… Poco importa: il lavoro è
finalmente completo ed ora non attendo altro che i vostri commenti ^^
Disclaimer: Lucifero, Celeste, i
Finezza, Memorino e tutti gli altri personaggi appartengono a quel drittone di
Stefano Benni e a coloro che ne hanno acquistato i diritti per farne un cartone
u___ù
In su buconi pretziu
s’angiulu si ddu i setzidi. **
Addestramento.
Altro
che comune allenamento!
Quello
era un vero e proprio soggiorno in una casa degli orrori, e Lucifero ne era l’artefice:
arrampicate libere su strutture dall’aria non proprio solida, esercizi con funi
pronte per marcire, palleggi con palle mediche dalla dubbia provenienza, anche
se lui sosteneva che gliel’avesse procurate Squalo e fosse tutto legale.
Ovviamente
nessuno ci credeva.
Fatto
sta che sembrava non avvertire la fatica, anzi, scherniva gli altri perché non
riuscivano a stargli dietro e intimava loro di darsi da fare.
Gli
altri però incominciarono a
preoccuparsi solo quando urlò: -Qui vige l’uguaglianza, non conta
un cazzo nessuno!(1)-
Banessa.
Viuzze
strette, vasi alle finestre grondanti di gerani, quell’odore dell’acqua
salmastra che le provocava un leggero pizzicorio al
naso: decisamente tutto diverso dalla grande città da cui arrivava. La bimba
incominciò a girovagare allegra, ubriacandosi di quei colori vivaci che la
circondavano.
D’un
tratto il maestrale le rubò il cappellino di paglia, facendolo sparire in un
vicoletto, e lei cominciò a rincorrerlo.
Cadde,
accorgendosi di un pallone per terra e di una mano tesa verso di lei: l’afferrò
e incrociò due splendidi occhi verdi.
-È tuo
questo?-
-Sì,
grazie! Io sono Celeste, e tu?-
-Chiamami
Lucifero.- le sorrise il ragazzino.
Complotto.
(2)
Non gli
credevano. Nemmeno i Finezza, nemmeno Memorino, nemmeno…
Ostentò
noncuranza, anche se in realtà si sentiva morire dentro.
Ecco che
succedeva a fidarsi degli altri, la ricompensa per essersi lasciato addomesticare.(3)
Ma
stavolta aveva deciso: avrebbe lasciato tutto e tutti, affidato il ruolo di
capitano a Squalo, l’unico che, solo al mondo come lui, potesse capirlo
veramente.
Se solo
avesse potuto affidargli anche il suo cuore, un peso troppo grave per la
traversata in mare!
Prendersi
cura di lei, però, questo no: se
aveva fallito in quel campo, non avrebbe permesso a nessun altro di trionfare
al posto suo.
Due
Docce. (4)
C’era un
puzzo insopportabile.
Un puzzo
che era un misto di pino silvestre e sandalo (-Purtroppo non la calzatura- si
ritrovò a pensare.)
Semplicemente
disgustoso.
Iniziò a
girare intorno a Lucifero, che lo fissava stralunato e che, intimorito dal suo
atteggiamento indagatore e dallo sguardo bieco, aveva ammesso un po’ tremante e
con riluttanza di aver fatto due docce, -così, tanto
per fare-.
Ma Puzzo
lo sapeva bene: quelle armi di distruzione di massa non erano state adoperate così, tanto per fare, ma c’era qualcosa
di ben più grosso sotto.
E ora
sospirava gravemente: un altro passato al Lato
Oscuro.
E
il rispetto? (5)
-Tu non
hai rispetto per me, è questa la
verità!- te lo urla in faccia, quasi sputandotelo addosso.
Accettare
di giocare con i Meninhos non è stata ‘sta genialata, e te ne stai rendendo conto a tue spese.
Dannati
Finezza. Se non avessero fatto il circo, a quest’ora ci saresti tu lì, al loro
posto, a guardarti la partita in sua compagnia.
Scuoti
la testa con foga, quasi a volertela scrollare di dosso.
Rispetto
o non rispetto, non ce la fai a segnarle.
Abbassi
il capo e te ne torni indietro, mentre il suo
sguardo gelido ti trafigge ogni vertebra.
Finezza.
-Un lavoro così delicato
non poteva che essere affidato a voi-, continuavano a ripetersi mentalmente le
lodi che Lucifero aveva intessuto per loro fino a dieci minuti prima.
Si era
capito che il loro amico era un gran ruffiano e che tutti quei complimenti non erano
proprio del tutto disinteressati, ma a loro aveva fatto piacere riceverli e
avevano accettato l’incarico.
Certo,
rubare
D’altronde,
erano Finezza di nome e di fatto, no?
Ops, pardon!, di cognome.
Gemelli
Derrick.
Così li
chiamava Lucifero, dopo la dannata prima volta in cui avevano visto quei due
castori all’opera.
E più
Memorino tentava di convincerlo a darci un taglio con le prese per il culo, più
lui rincarava la dose; loro s’incazzavano come delle bestie e gli urlavano:
-Ma noi
non abbiamo il dentone, stronzo!-
Per
fortuna ci pensava Celeste a risollevar loro il morale:
-Infatti,
voi siete decisamente più carini…- era solita lodarli con quelle parole,
rivolgendo loro un vistoso occhiolino.
I
Derrick avranno avuto
Holly
& Benji.
Appuntamento
alle 16, ogni giorno. Seppure si spingesse ai limiti della fisica, come
Memorino faceva sempre notare, quel cartone era una droga: perfino lui vi si
era appassionato e ammirava l’eleganza del Principe Ross, mentre l’amico, manco
a dirlo, adorava la brutalità di Mark Schiacciasassi
Lenders, come l’avevano soprannominato i Finezza.
Il loro
beniamino era Callaghan, ma Lucifero era solito
prenderli in giro dicendo che la loro era una copertura per non ammettere che i
loro preferiti erano i gemelli Derrick.
In
compenso ci pensava Celeste a farlo incazzare di brutto, sostenendo che i due goalkeepers erano
-davvero niente male-.
Il
Grande Bastardo. *
Sospirò,
alzando gli occhi al cielo: la stavano facendo veramente ammattire.
-Il Grande
Bastardo disse ai suoi discepoli Pantamelo e Algopedante…(6)- Memorino incominciò
una parabola che neanche Gesù Cristo.
Quando
finì di leggere incrociò lo sguardo sognante dei gemelli, che dissero con voce
mielosa: -Ah, il Grande Bastardo ci salverà!-
Ma da chee? pensò scocciata.
-Certo, egli
ha un occhio nero e uno azzurro, e nel suo paese…- spiegò Lucifero.
-…ci
sono alberi della cuccagna e fiumi di cioccolata!- ribatté sarcastica Celeste.
-Tu li
hai visti?- le chiesero i Finezza, prima che lei si sbattesse vistosamente la
mano sulla fronte.
Jealousy. (7) (8)
No, non
era tachicardia o soffio al cuore, quello.
Era
qualcosa di più fastidioso, più lancinante, più…
doloroso?
Scosse
la testa: no, non era dolore, figuriamoci se uno come lui poteva provare
dolore, dai!
Ma vederla raggiante, sentire la sua risata argentina tintinnargli
allegra nei timpani lo faceva stare male.
Beh,
proprio male male no, eh!
Uno stupido fastidio, come un pizzico di zanzara, già.
Gli si
strinse il cuore, lo sentì accartocciarsi.
E
dovette ammetterlo a sé stesso: non era un semplice fastidio, stava male.
Scosse
le spalle e se ne andò, ma ormai era fatta: Lucifero era geloso.
Kiwi.
*
-Qua
dice che tuo nonno è un milionario e che tu, in virtù di essere suo unico
nipote, erediti tutto il suo patrimonio…- disse Memorino con aria saccente.
-Ah sì?
E in che consisterebbe quest’eredità?-
gli saltò addosso Lucifero, gli occhi ormai a forma di
monetine, marcando volutamente l’ultima parola.
-Ehm… centomila piante di kiwi…(9)- mormorò a bassa voce l’amico.
-Cheeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee?- urlò il ragazzo
fuori di sé –Starai scherzando, spero?!-
Memorino
scosse la testa, con fare serio.
Lucifero
rimase immobile.
-Buona
fortuna, Alessia Marcuzzi!- risero i Finezza, uscendo di corsa dalla stanza per
non beccarsi una cuscinata in pieno volto.
Lucifero.
Se lo
portava appresso da quand’era nato, o almeno, da quando aveva memoria per
ricordarsene. Era stato un diavolaccio sin da piccolo, e le sue marachelle
riempivano le giornate della signorina Bifferi, sempre impegnata a seppellirlo
di sculaccioni e punizioni che, immancabilmente, subiva anche il povero
Memorino, tirato sempre in ballo dall’“amico”.
Ma, a
dispetto di tutto, anche i diavolacci avevano un cuore, e quello di Lucifero si
era praticamente liquefatto la prima volta che Celeste, avvicinataglisi
pericolosamente, gli sussurrò dolcemente all’orecchio un –Grazie, Sebastiano.(10)-
Era sì
un angelo decaduto, ma la sua possibilità di redenzione l’aveva afferrata al volo.
Mamma
Mettimi Giù. * (11)
Adrenalina
nelle vene, sudore, fari colorati ovunque, decibel sparati a raffica: si
trattava di un concerto coi fiocchi.
Lucifero
non capiva come facesse a trovarsi lì, ma decise comunque di rimanervi, almeno
per vedere chi doveva salire sul palco.
Si può comporre una
canzone sulle strade miserabili…(12)
Ed ecco Million Kiss, la leggendaria,
apparire in uno sbuffo di fumo fucsia: cazzo, per avere solo otto anni se la
cavava alla grande!
Così, in
preda all’euforia, urlò: -Mamma Mettimi Giùùùùù!-
Lo trovò
divincolante tra le lenzuola e, accarezzandogli i capelli, lo baciò sulla
fronte e sorrise:
-Ah, il
mio piccolo ribelle…-
Nessuno.
Stare
tra i due pali non le dispiaceva, anche se a volte si sentiva un po’ sola. A pensarci bene, il suo ruolo
implicava il non avere appoggio da nessuno:
di difensori, centrocampisti e attaccanti potevano anche scenderne in campo tre
o quattro, ma dove si erano mai visti due portieri giocare in coppia?
Ma tanto
era abituata: nessuno era la risposta
che riceveva quando, non appena varcata la porta di casa, chiedeva se c’era
qualcuno, alla domanda: -Chi viene a vedere il mio saggio di danza?-, al dubbio
più silenzioso e più atroce: -Chi mi vuole veramente bene?-
Nessuno.
Occhi.
Pipparolo, bitillo, manuturbatore(13): così lo definivano tutti i
commercianti di Banessa, anche a distanza di tempo.
Perfino le prodezze calcistiche non avevano compiuto il miracolo di cancellarne
il passato da discolo con qualche leggera propensione alla cleptomania.
Oh, sia
chiaro, rubava solo arance, mele e qualsiasi altro oggetto vagamente sferico
per allenarsi strada facendo, mica collane, bracciali o gondole(14)!
Ecco, lo
stava facendo di nuovo, lo stava nuovamente scusando! Ma si sentiva in dovere
di farlo: d’altronde era l’unica ad essersi accorta dell’alone di malinconia
che gli velava i grandi occhi verdi.
Ma lei
li amava…
E…
E lo amava.
Porto.
Per
alcuni, luogo da cui debellare tutta quella schifosa delinquenza che pullulava
tra i moli; per altri, tanfo di lische, di scarichi non proprio ecologici, di
schiumosa bava bianca che sfumava tra un’onda e l’altra.
Per lui,
era tutto: era la sua casa, o
qualcosa che perlomeno potesse assomigliarci vagamente.
Si era
affezionato ai solchi che scorrevano sui visi rugosi ma sereni dei pescatori,
cotti dal Sole e dal sale.
Si era
affezionato perfino ai turni notturni dell’agente Baffetti, che più di una
mattina si era ritrovato addosso coperte sconosciute:
d’altronde era suo ospite, e lui il Re
del Porto.
Quadro.
*
Osservò
intimorita il dipinto: quel quadro aveva sempre avuto il potere di farle gelare
il sangue nelle vene.
Non
riusciva a capire cosa potesse trovarci suo padre di così tanto affascinante in
quella crosta; più si sforzava e più non ne veniva a capo, così girava i tacchi
e si allontanava il più possibile.
Ma quel
giorno le pupille dell’uomo con la doppietta sembrarono fissarla: quel quadro
era vivo, ne era certa.
Quando
sentì una mano posarsi sulla spalla, cacciò un urlo fortissimo, per poi
stringersi convulsamente al ragazzo dietro di lei, che le diceva: -Che fifona
che sei, tesoro…-
Regola
Segreta numero 12. *
-Primo:
niente battutacce cretine o doppi sensi;
secondo: è tassativamente
vietato bestemmiare qualsiasi divinità, esistente o non;
terzo: sforzati di fare il
carino e il gentile, almeno una volta.
Ti è
tutto chiaro?-
Cazzo,
era veramente inguaiato: stavolta quella furbastra di Celeste l’aveva
incastrato per benino.
Ma forse
non tutto era perduto.
-Mi
appello alla regola
segreta 12 che, se applicata,
abolisce tutte le precedenti!(15)- recitò solenne, per
poi darsela a gambe.
Non
aveva però messo in conto la prontezza di riflessi che Celeste, in quanto
portiere, possedeva; fu così che venne trascinato a Villa Riffler, a conoscere
i suoceri.
Saluta
-“Saluta la signora!” gli gridò con voce
rotta Celeste. Memorino fece un cenno con la mano e chiuse gli occhi.-
-Ebbastaaaa!- urlò infastidito
Memorino, toccandosi e strappando in
fretta e furia il libro dalle mani di Lucifero, scagliandolo lontano.
-Memorino, sei un deficiente!
L’ho preso di nascosto dalla Bifferi: se si sgualcisce sono veramente cazzi
amari!- imprecò Diotallevi(16), gettandosi sul letto vicino e
afferrandolo al volo.
-‘Sto Stefano Benni ha
seri problemi, eh!- gli bofonchiò di rimando.
-Ah, su
questo non ti do torto: biondo con gli occhi verdi? Cazzo s’era fumato?-
aggiunse l’altro, beccandosi un sonoro scappellotto sul coppino.
Telecomando
(lotta per il).
Evento
che si verificava ogni sera, puntualmente, alle 20; se alle 16 andavano tutti
d’amore e d’accordo, dopo cena l’ascia da guerra veniva nuovamente
dissotterrata.
I
gemelli protestavano perché volevano vedere “Street Football”, mentre Lucifero era più interessato alla Gatta Nera de “Il Mercante in Fiera”.
In tutto
quel casino, Memorino tentava di seguire “Chi
Vuol Essere Milionario”.
Ad un
certo punto Diotallevi s’incazzava di brutto e
strappava l’oggetto del desiderio dalle mani del cervellone, tentando poi la
fuga che, al solito, veniva interrotta da un placcaggio dei Finezza e dalla
Bifferi che, attirata dal baccano, li rispediva in camera.
Ultimi
del girone. (17)
Fanalino di coda.
Dio, quanto odiava quelle
parole!
Memorino
aveva appena fatto in tempo a finire di pronunciarle che lui si era lasciato
sfuggire un pugno sul tavolo, facendo sobbalzare i
Finezza.
Aveva
tossicchiato e si era versato un’altra porzione di cereali, bofonchiando
qualcosa d’incomprensibile tra una cucchiaiata e l’altra.
Per
fortuna ci pensarono i gemelli: ogni volta che si abbandonavano a pensieri
filosofici il divertimento era assicurato.
-Su
col
morale! D’altronde lo diceva anche il Grande Bastardo, no? “Beati gli ultimi perché saranno i primi”…-
Memorino
tentò di spiegar loro chi l’aveva detto, mentre Lucifero ridacchiava sotto i
baffi.
Veronica.
-Aaaargh, quella fidipù(18) mi farà diventare
pazza, vedrai!- strinse i pugni sbuffando, mentre lui la invitava a calmarsi e a sederglisi
accanto sul divano.
-Eddai Celeste, non è il
caso di scaldarsi così tanto, però!-
-Ah! Ha
parlato mister “Io-sono-il-ritratto-della-calma”!-
gli ringhiò dietro.
Lucifero
capì che tirava una brutta aria e così ebbe un’idea:
-Vabbè, ho capito, meglio se
vado a farti una tisana…- le sorrise e si avviò nel cucinino fischiettando,
mentre la ragazza continuava a lamentarsi ad alta voce.
Ad un
tratto la interruppe:
-Camomilla,
Valeriana o… Veronica?-
Si
abbassò giusto in tempo per evitare il cuscino volante.
Welcome
to the Jungle! (19)
Dieci
minuti ed ora il cartello stava lì, affisso alla porta, benvenuto per tutti.
Erano
bastati dei pennarelli confiscati con banali scuse ai più piccini, un pezzo di
cartone ricavato dallo scatolone della Barilla e il gioco era fatto.
I gemelli
si scambiarono un’occhiata d’intesa e un batticinque,
soddisfatti com’erano della loro opera d’arte.
Il
capolavoro consisteva in un “Welcome to the Jungle!” scritto a caratteri cubitali e
attorniato da liane, fogliame, bertucce, Tarzan e chi più ne ha più ne metta.
-Sicuri
che non sia un po’, come dire, eccessivo?-
titubò Memorino.
Bastò
un’occhiata all’interno perché ogni incertezza svanisse.
Xabi
Alonso.
-Rossooooo! Questo è da
cartellino rosso, cazzarola!- esclamò Memorino, nella
concitazione.
Era una
sera di metà luglio e i nostri amici si stavano godendo la finale dei Mondiali
di Calcio alla tv: un olandese aveva appena atterrato con una mossa degna di
Jackie Chan uno dei centrocampisti spagnoli e i Celestini reclamarono a gran
voce un’espulsione.
-Assurdo,
solo un’ammonizione? Ma Webb ha le fette di salame
sugli occhi?!- protestarono all’unisono i Finezza.
Lucifero,
poco sorpreso, mugugnò: -Lasciatevelo dire, Xabi Alonso è una mezza sega: io ne
ho subiti anche di peggiori, e guardatemi…-
Per
tutta risposta ricevette quattro sopraccigli alzati.
Yoga.
-Sicuro
che si faccia così?- chiese Celeste, piuttosto dubbiosa.
-Certo,
ti ho detto di fidarti di me, no?- replicò Lucifero con un occhiolino alquanto
losco.
In quel
momento piombò Memorino che, alla vista dei suoi amici aggrovigliati in una
strana posizione, non poté fare a
meno di alzare gli occhi al cielo, sapendo benissimo chi ci fosse sotto tutto
quanto.
-Lucifero!-
lo rimproverò –Quante volte te lo devo dire che quel dannato volume non è sullo yoga, eh?!-
L’amico
si rialzò e andò a nascondere un vecchio libro, asserendo che –K o Y,
che differenza fa? Sempre lettere straniere sono!-
Zzzz. *
Russare
era come una ninna nanna per lui.
I
gemelli lo alternavano a fischi acuti, quasi dei sibili, mentre Diotallevi sembrava la sirena di una nave pronta a salpare.
Si
avvicinò ai Finezza, i quali si erano addormentati in un solo letto,
presumibilmente quello di Gianni, e che giacevano uno con la testa sul cuscino
e l’altro con i piedi del fratello a tenergli compagnia.
Abbozzò
un sorriso e andò verso il diavolaccio, che aveva un ghignetto
malefico sulle labbra: un “Dai Celeste, vieni qua, non ti farò niente di male”
biascicato con tono poco casto
confermò i suoi sospetti.
Note
(parte II): Non riesco a crederci, ce l’ho
fatta! *majorettes, pon pon, stelle filanti, coriandoli, ricchi premi e cotillons*
Waaaah, che soddisfazione u.u
Beh, che dire?
Dopo un’estate atroce
(per fortuna quasi finita), sono tornata per deliziarvi (spero) con ben 26 drabble, una per ciascuna lettera dell’alfabeto, di 100
parole esatte (non vi dico il c*** che mi sono dovuta fare, ma la soddisfazione
è davvero impagabile ^_^)
Sebbene il libro mi
sia piaciuto da matti, ho un debole per il pairing LuciferoxCeleste che lì è praticamente inesistente (ndA: sob!); a dirla tutta, nel libro Lucifero non ha un ruolo
manco secondario, possiamo definirlo quasi una comparsa .-. E, soprattutto, non
credo sia gnocco quanto nella serie tv xDDD
(modalità pensieri poco casti ON :Q___)
Quindi mi sono più
attenuta ai personaggi del cartone, principalmente della prima serie, perché poi i Finezza se ne vanno ç________ç (enorme
lutto per la sottoscritta T____T)
Vi lascio alle note
vere e proprie, e spero che possiate lasciarmi un commentino, magari facendomi
sapere quali sono quelle che vi sono piaciute di più ;)
Un grazie in anticipo
a chi si fermerà a recensirle, ma anche a chi si è limitato a leggerle ^^
Bacioni,
Dazed;
Note.
* Piccoli
omaggi al libro di Stefano Benni, da cui è tratta l’omonima serie tv.
** Prefazione
del libro sopra citato, è un proverbio sardo che significa “Nel cibo diviso si siede l’angelo”.
(1) Citazione del Sergente
Maggiore Hartman, tratta dal film “Full Metal Jacket”,
regia di Stanley Kubrick, uscito nel .
(2) Ispirata alla puntata 17
della prima serie, intitolata “Un
ignobile complotto”.
(3) Frammento del discorso
della volpe, tratto da “Il Piccolo
Principe” di Antoine de Saint-Exupéry.
(4) Ispirata alla puntata 14
della prima serie, intitolata “Passione
in Campo”.
(5) Ispirata alla puntata 13
della prima serie, intitolata “Gli
Inseparabili”.
(6) Tratto dal “Libro del Grande Bastardo”, o meglio,
dal libro “
(7) Anche questa drabble è ispirata alla puntata 14 della prima serie,
intitolata “Passione in Campo”.
(8) Titolo di una canzone poco
conosciuta dei Queen, presente nell’album del 1978 “Jazz”.
(9) Nel libro Lucifero era
nipote del re dei famburger Barbablù, e le centomila
piante di kiwi non erano altro che una minima parte della cospicua eredità che
gli spettava.
(10) Se nel libro il vero nome
di Lucifero è Luciano (poi Lucien), nel cartone
diventa per l’appunto Sebastiano che, a mio parere, è più bello.
(11) Nel libro i Mamma Mettimi Giù sono un gruppo molto
in voga a Banessa e nell’intero Stato di Gladonia. Lucifero ne è un fan sfegatato.
(12) Verso iniziale di “Strade Miserabili”, dall’LP “Ogni Passata Speme”.
(13) Insulti, tratti dal libro,
che Don Biffero rivolge agli orfani che non si sono
ancora addormentati, per motivi intuibili dall’etimologia di questi termini.
(14) Chi ha visto l’episodio
16 della prima serie, intitolato “Un
losco passato”, sa bene perché tiro in ballo le gondole.
(15) Tratto dal “Regolamento Unico e Segreto del Campionato
Mondiale di Pallastrada”, o meglio, dal libro “
(16) Nel libro è il cognome di
Lucifero.
(17) Ispirato alla puntata 15
della prima serie, intitolata “Gli Angeli
Custodi”.
(18) Termine usato dai
Celestini nella versione cartacea, che nel loro gergo sta per “figli di
puttana”, mentre fidipà
corrisponde a “figli di papà”.
(19) Titolo del noto brano dei Guns’n’Roses, pezzo d’apertura
dell’album “Appetite for
Destruction”, datato 1991.