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Autore: sushiprecotto_chan    12/08/2010    3 recensioni
[Kaka/Gai friendship.] Gai osservava Kakashi, steso a terra pochi minuti prima dalla tecnica di uno dei tanti nemici che avevano affrontato.
Il campo di battaglia, il fango, il caos, una chiacchierata, una promessa e Gai e Kakashi.
[Partecipante al One Hundred Prompt Project indetto da BlackIceCrystal.]
Genere: Guerra, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gai Maito, Kakashi Hatake
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Titolo: Due, in mezzo al Caos.
Fandom: Naruto.

Personaggi/Pair: Gai Maito, Kakashi Hatake, nominato Obito Uchiha.

Disclaimer: Nulla di ciò che è stato trattato in questa fiction mi appartiene, fatta eccezione per la stessa storia. Tutto è © Kishimoto – anche Gai, sì. ;_;

Conteggio parole: 1216 (escluso il titolo).

Rating: Verde.

Parte: 1 di 1.

Avvertimenti: One-shot, (possibile) Missing Moment.

Generi: Introspettivo, Guerra, Malinconico.

Introduzione/Riassunto: Gai osservava Kakashi, steso a terra pochi minuti prima dalla tecnica di uno dei tanti nemici che avevano affrontato. Il campo di battaglia, il fango, il caos, una chiacchierata, una promessa e Gai e Kakashi.

Note: 1. Scritta per il One Hundred Prompt Project con il prompt “caos”.

2. Seconda fiction sul rapporto friendship di Questi Due (ebbene sì). <3 In questa storia sono poco più che adolescenti.

3. Dedicata interamente a NoorDaimon.

Urteriori: In fondo.


Due, in mezzo al Caos.



Gai osservava Kakashi, steso a terra pochi minuti prima dalla tecnica di uno dei tanti nemici che avevano affrontato.

La battaglia era finita anche quella volta – perfino quella volta –, ma Gai non si dava pace, e continuava a chiamare il compagno.

Pioveva, e questo la Bestia Verde della Foglia se lo ricordava bene. Kakashi era gravemente ferito – e tuttavia neppure quella ferita avrebbe fermato le sue forze vitali definitivamente; Gai lo sapeva – e questo lui lo ricordava ancor meglio.

Il suo viso era ricoperto di polvere e detriti, e sulla sua pelle – ovunque – si potevano vedere grosse tracce di sangue.

Nel momento in cui avvertì che l’altro stava per riprendere conoscenza, Gai poggiò il capo dell’amico tra le sue braccia, facendo in modo che la testa fosse sollevata e al sicuro.

«Gai?» fece Hatake, aprendo un solo occhio e tenendo chiuso l’altro per il male. Stringeva i denti per non sentire il dolore al fianco, dove l’avevano colpito e c’era la ferita.

L’altro fece una smorfia di dolore, per poi sospirare. «Per fortuna stai bene.»

«Cretino. Certo che ‘sto bene’, non posso certo fermarmi qui.» gli rispose Kakashi, recuperando il suo modo di fare che nel villaggio l’aveva tanto caratterizzato come una sottospecie di ragazzo apatico. Quando diceva frasi del genere – e le diceva spesso ultimamente, specie in luoghi come il campo di battaglia – era chiaro che si riferisse alla promessa fatta ad Obito anni prima, quella di ‘continuare a vedere il futuro con il suo occhio’. Gai lo sapeva bene.

«Io sconfiggo il tuo nemico e mi preoccupo per te e tu mi ringrazi così. Hai proprio una faccia tosta!»

«Gai, ti prego, ferma i tuoi bollenti spiriti, almeno qui.»

Maito borbottò rabbioso qualcosa senza senso in segno di disaccordo, poi tacque.

La pioggia si faceva mano a mano più fitta, ed ormai aveva circondato l’intera zona, il cui terreno si stava tramutando velocemente in fango.

Il silenzio li circondava, faticoso ed assoluto. Gli unici piccoli rumori che si potevano sentire attraverso il nulla intorno a loro – perché era nulla, i nemici con cui avevano combattuto fino a qualche minuto prima erano definitivamente morti, e la natura nella quale avevano lottato strenuamente e sopportato gli attacchi del nemico non poteva non apparirgli indifferente, ora, se non ostile, a causa della grandezza in cui si presentava ai loro occhi – erano quelli provocati dalla pioggia, uno scrosciare di acqua che s’insinuava tra le pietre e nella terra, e che regalava una sensazione di sollievo mista alla desolazione.

Erano riusciti a rimanere in vita – di nuovo –, ed ora erano soli, in mezzo al fango e alla pioggia. Il caos della vita, della battaglia e della morte era loro intorno, oppressivo.

Un qualcosa da cui forse (forse?) non si sarebbero mai liberati, perché era ciò che più doveva sopportare un ninja.

«Kakashi.» fece Gai, osservando la pioggia. L’amico gli volse lo sguardo. «Che c’è?»

«Kakashi,» ricominciò lui, concentrandosi sulle gocce che cadevano una dopo l’altra sul terreno e che bagnavano – quasi carezzandole, come lacrime – alcune pietre lì accanto.

«Kakashi, ricordi da ragazzini, quando per la prima volta mi parlasti di Obito?»

Il corpo di Kakashi s’irrigidì.

«Spiegati meglio.»

«Hai detto che Obito ti aveva dato un compito. Che ti aveva detto che avrebbe guardato il futuro con quell’occhio. Non c’entra Obito –– non in questo discorso, per lo meno –, ma tu quel giorno mi hai anche detto che avevi tutta l’intenzione di fare in modo che lui potesse guardare il futuro, e che avresti anche fatto il possibile perché questo fosse un buon futuro da osservare. Mi dicesti che volevi continuare a vivere.»

Kakashi continuò a scrutare il suo amico.

Gai sorrise appena, continuando il suo discorso. «Questo ovviamente solo dopo la ramanzina che io ti ebbi fatto, ovviamente, ma continuiamo,»

«La pessima ramanzina completa di sbraiti e strilli, vorrai dire, Gai.» Lo interruppe l’altro, con un cipiglio altamente ironico.

Maito arrossì.

«Oh, beh, non è andata minimamente così! Ma comunque… quello stesso giorno mi raccontasti di come tu ed Obito avreste comunque continuato a vivere il futuro insieme, in questo modo. Ed allora io adesso voglio parlarti di una cosa…» Il giovane jonin si schiarì la gola, con aria di serietà, sebbene il rossore non fosse ancora del tutto sparito dal suo viso.

Le parole che seguirono furono precedute da uno scatto, e praticamente urlate a discapito di Kakashi, che era ancora ferito e sinceramente stanco morto, ma riuscirono ad uscire dalla sua bocca in modo ugualmente chiaro.

«Voglio che noi due ci scambiamo una promessa! Tu vedrai il futuro con quell’occhio, e combatterai per vedere sempre di più, ed io ti aiuterò! Vedremo il futuro insieme, e vivremo insieme ogni giorno! Come veri compagni!»

Kakashi rimase interdetto per un attimo. Poi lo guardò negli occhi – mentre Gai li teneva ben attaccati ai suoi, il corpo che tremava quasi per la determinazione con cui aveva pronunciato quelle parole.

Infine tutto, del corpo di Hatake, si rilassò.

«Va bene. Dio mio, Gai, d’accordo, cerca solo di non parlare in un modo che si possa fraintendere, è un tantino imbarazzante, sai? Tutta la storia di vivere insieme, i compagni e il resto…»

Gai diventò paonazzo.

«Non dicevo certo in quel senso, razza di pervertito che non sei altro! Sei perverso! Ed io ero completamente serio! E… E non dicevo in quel senso, idiota!»

L’espressione di Kakashi si fece ancora più apatica.

«Sarà… Ma ora cerca di raggiungere quell’albero, Gai. Godiamoci questa pioggia, riposiamoci e poi torniamo subito a Konoha a curarci come si deve. E toglimi di qui, per favore, se solo ci fossero meno foglie sulle nostre teste saremo già completamente zuppi.»

Gai soffocò ciò che aveva da dire in gola e fece quello che il compagno infermo gli aveva richiesto. Bastarono quei gesti per fargli dimenticare la precedente stizza che lo aveva animato. Aveva detto quello che gli premeva di dire, e il ritmo regolare di quella pioggia lo tranquillizzava mano a mano che passava il tempo.

«Accetto, comunque.» fece Kakashi, dopo che Gai lo ebbe posato a terra. «Grazie.»

La pioggia abbagliava i sensi, ma Gai sapeva che si era creato un sorriso accennato, sotto la maschera che portava sempre l’amico.

«Ma ti pare.» fece Maito, strascicando le parole.

Intorno a loro vi era ancora la pioggia e il fango. Erano due soli ragazzi in mezzo al nulla della battaglia, del sangue e del fango, ed erano sporchi e vivi.

Il caos della vita, della battaglia e della morte si poneva ancora sopra di loro, fardello incombente e gravoso, ma sembrava un po’ più leggero a quel punto.

Il sollievo misto a desolazione che la pioggia portava vi era ancora, nell’aria, e tuttavia era tutto un po’ meno gravoso, se si pensava che a portare un peso tale erano in due, e lo portavano insieme.

Il caos di certo li avrebbe toccati. E tuttavia non sarebbe riuscito a fermarli, non quella volta, né durante le occasioni che si sarebbero riproposte in futuro.

“Chissà se anche Obito può sentire questa specie di sensazione di tranquillità”, pensò di colpo Kakashi mentre apriva entrambi gli occhi e ascoltava la cadenza naturale della pioggia.

“Sarebbe bello se fosse così”, terminò. Ed in contemporanea Gai sorrise.


N/A: Quando si parla di una fiction “senza troppe pretese” (ma a cui ugualmente tengo). Dedicata a NoorDaimon, che so tenere molto a questi personaggi, perché le voglio sinceramente bene e perché mi ha assegnato un compito che – lo so già – mi farà sputare sangue, ma a cui comunque tengo molto. E perché non smetterò mai di ringraziarla del tutto. <3 Spero solo che Kakashi non risulti OOC – dannazione, quell'uomo a volte mi fa penare.
Per il resto, è una Kakashi/Gai friendship. Ma il giorno in cui mi deciderò a trattare questi due come coppia non è lontano, indi aspettate e tremate sperate in bene. Per ora li ho trattati come pair solo in una mini-fic scritta per il Microfic Meme, che comporta lo scrivere dieci fic di generi differenti ciascuna di non più di dieci parole, ma ho intenzione di fare di meglio.

Sotto, il banner del OHPP e un piccolo sprazzo di pubblicità progresso.

Bon; alla prossima. <3


Prompt #51: Caos.
The One Hundred Prompt Project
   
 
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