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Autore: Gondolin    14/08/2010    2 recensioni
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Qualcosa di terribilmente pesante mi piomba addosso, immediatamente seguito da una ventata d'aria gelida. Mi chiedo perché Paolo debba prendermi a cuscinate e strapparmi la coperta per svegliarmi. Emetto un muggito di sofferenza che muoverebbe a pietà il più crudele degli aguzzini, ma lui mi minaccia spietatamente di buttarmi addosso dell'acqua fredda.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: Pubblicità della Renault Twingo

Conteggio parole: 666 (paura, eh? XD)

Note: scritta per far imbizzarrire la mia Kiki e per la challenge di qualche secolo fa di Unknown Fandom.

Personaggi: Andrea = il biondino alla guida (giacca grigia, maglietta bianca)

Paolo = il ragazzo accanto a lui (maglietta a righe, giacca scura)

Chiara = la ragazza seduta dietro Paolo (capelli lunghi castani, accenno di frangia, maglia con scollo a barca)

Alice = quella seduta dietro Andrea (capelli lunghi scuri)

 

 

 

 

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Qualcosa di terribilmente pesante mi piomba addosso, immediatamente seguito da una ventata d'aria gelida. Mi chiedo perché Paolo debba prendermi a cuscinate e strapparmi la coperta per svegliarmi.

Emetto un muggito di sofferenza che muoverebbe a pietà il più crudele degli aguzzini, ma lui mi minaccia spietatamente di buttarmi addosso dell'acqua fredda.

Terrorizzato -una volta l'ha fatto davvero, quello dietro il faccino innocente nasconde un demonio- rotolo giù dal letto, atterrando malamente sullo scendiletto morbidoso che ho ormai imparato a considerare uno dei miei migliori amici, nonché responsabile della salvezza delle mie ossa.

Siamo già in ritardo. Lo sai che al Club Tropical se non sei in lista c'è da aspettare ore!”

Lo guardo dal basso, e noto che si è già vestito.

Passi i tuoi pomeriggi a dormire. Sei un caso disperato...”, scuote desolato il capo, “Mi chiedo come tu faccia ad avere sempre ottimi risultati agli esami.”

Chiara fa capolino dalla porta, vestita ma ancora spettinatissima, e sogghigna maliziosa: “Paolo, è tutta colpa tua se Andy è stanco, è che non lo fai dormire!”

Prima che Paolo possa acchiapparla, fugge verso la sua stanza.

Chiara è la nostra coinquilina. In quanto studenti universitari, siamo squattrinati per definizione, e dividere le spese dell'appartamento è vitale. I miei in realtà abitano poco fuori città, ma quell'oretta di viaggio è sufficiente per passare dalla frenetica vita cittadina a un angolo sperduto di mondo dove persino passeggiare mano nella mano col mio ragazzo costituisce uno scandalo.

Chiara è una stranissima tipa. Si potrebbe pensare che vivere con una coppia senza farne parte possa risultare imbarazzante, o fastidioso, ma lei è la nostra fan numero uno, e ci ha in un certo senso adottati. Soprattutto me, che sono stato viziato e coccolato come un principino fino a un paio d'anni fa.

Mentre io caccio la testa nell'armadio alla ricerca di qualcosa di non troppo stropicciato -rifuggo il ferro da stiro quasi quanto il dentista- Chiara riappare. “E vedi di muovere le chiappe, Alice sta arrivando.”

Alice è una matricola. È in quel periodo in cui dall'essere fra i più grandi della scuola, neomaggiorenni e onnipotenti, si passa all'essere i più piccoli, sperduti e incerti. Però non ne ha affatto l'aria, sembra più grande. Ci conosciamo da poco, ma Chiara assicura che alle feste è uno spasso.

Finalmente zigzagando fuori dal bagno con lo spazzolino da denti ancora in bocca mi tuffo dentro un giubbetto grigio e un paio di jeans scuri. Capitombolo nelle scarpe, afferro le chiavi della macchina, rischio di dimenticare il portafogli e infine entro in ascensore con Chiara e Paolo. Alice è già di sotto, ma è appena arrivata e quindi miracolosamente non ha dovuto aspettarci molto.

Guido io, perché sono l'unico che ha la macchina nuova, e quel Club è un posto da fighetti. Non sarà una limousine, ma è nera e lucida, senza un granello di polvere -anche se dubito che resterà così a lungo.

Guardate!”, geme Alice indicando la coda spropositata che si snoda a partire dalle palme finte davanti all'ingresso del locale.

Percorriamo la coda a passo d'uomo e mi fermo sconsolato vicino all'inizio. Poi però vedo qualcosa.

Qualcuno. Sotto una gigantesca parrucca bionda. All'inizio penso che si tratti di una delle famose drag queen che animano la vita del locale, ma in quel caso perché starebbe facendo la coda come un cliente qualsiasi?

Poi il lampo.

Lo riconosco.

È l'uomo più cliché della Terra, l'uomo che chiama mia madre urlando dal piano di sopra per farsi dire dove sono i calzini, l'uomo che si fa aiutare ad annodarsi la cravatta, l'uomo che non ha mai cucinato in vita sua e che al massimo legge riviste di caccia e pesca.

Mio padre.

Con addosso un vistoso abito rosso, gioielli che manco Marge Simpson, una parrucca di ricci biondi e una stola di pelliccia bianca.

Beh. Avrò tempo dopo per essere shockato. Intanto ho trovato un modo di entrare nel Club.

Papà, ci metti in lista?”

 

  
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