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Autore: Chicca Weasley    15/08/2010    6 recensioni
Sono passati tre anni dal matrimonio di Edward e Bella. Tre anni dala nascita di Renesmee. Tre anni dalla trasformazione di Bella in vampira. Ma fondamentalmente non è cambiato nulla...
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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gdhj Isola Esme - Il ritorno e... seconda luna di miele


-Va bene Rose. Si, anche noi tutto bene. Dai un bacio a Nessie, già ci manca - ammiccò verso di me mio marito e sul suo viso da eterno diciassettenne si dipinse un sorrisetto divertito.
Contemporaneamente sul mio apparve una smorfia. Detestavo quando chiamavano mia figlia in quel modo… E che cavolo, il suo nome era Renesmee!

La mia pazza, adorabile sorellina mi aveva ormai attaccato il morbo dell’autocompiacimento, ed ero così soddisfatta del nome che avevo dato alla mia piccola da sentire un’ irrefrenabile voglia di ammazzare il malcapitato di turno che osava utilizzare quell’odioso nomignolo in mia presenza.

Okay, era ufficiale. Stavo diventando pazza. Anzi no, mi stavo Alicizzando.  Questo però non voleva assolutamente dire che ora amavo shopping, feste e similari. Anzi, tutt’ altro…

Nella frazione di secondo impiegata a fare questa riflessione Edward aveva riposto il cellulare e mi aveva dato un bacio, ovviamente continuando a manovrare abilmente il motoscafo sul quale ci trovavamo.

Proprio come quella sera di tre anni fa.

Ripescai frammenti di ricordi umani scoprendo che, involontariamente, avevo fatto di tutto perché la scena fosse uguale alla prima volta; a quella che in molti sensi fu una prima volta.
Infatti anche ora era Edward a guidare mentre io me ne stavo seduta tranquilla dietro di lui, ad ammirarlo; ma probabilmente avrei potuto restare in equilibrio su una mano sola lungo il bordo dell’imbarcazione, se solo avessi voluto.
Il pensiero mi fece sorridere.
-C’è una barzelletta divertente che vuoi condividere con me? - mi provocò Edward
-No, solo un pensiero piuttosto buffo… - mi limitai a rispondere.
Ma mio marito continuava a fissarmi, con un’espressione mista tra l’offeso, il curioso e il divertito.
Rilasciai un rumoroso sospiro: avevo capito dove voleva arrivare.
Mi concentrai per rilasciare il mio scudo e permettere a Edward di entrare nella mia mente. Dovevo ammettere di essere diventata piuttosto brava anche a controllare il mio “potere”, motivo per il quale Edward continuava ad essere orgoglioso di me: a volte mi pregava di farmi dare una sbirciatina nei pensieri, tanto per alleviare la frustrazione che provava normalmente.
Pochi millesimi di secondo dopo anche Edward rise della mia immagine versione equilibrista e per un po’ lasciammo che a cullarci fossero i suoni delle nostre risate e del mare.

Ad un certo punto Edward mi indicò un punto lontano nel buio, dove però riuscivo a vedere chiaramente un lembo di terra che emergeva dall’oceano.
Improvvisamente mi ricordai di come mi appariva il panorama quando ero solo una fragile umana: facevo finta di aver capito benissimo il punto che il mio allora neomaritino mi indicava, ma in realtà vedevo solo una massa buia e informe, che somigliava più a uno dei miei peggiori incubi che alla realtà, ovvero un’isola paradisiaca.
-Non manca molto, vero? - chiesi d’un tratto.
Avevo fatto qualche calcolo misurando visivamente la distanza -che gran cosa essere una vampira!- e pensavo che non sarebbe mancato molto di più di dieci minuti.
-Non più di dieci minuti- rispose sicuro Edward -Ormai si intravede anche la casa…
Infatti era così: esattamente al centro dell’isoletta sorgeva un’abitazione bianca, con grandi vetrate a specchio, perfettamente incastonata tra la vegetazione le rocce.
Anche a più di un chilometro di distanza era bellissima.
-Vieni qui amore- mi chiamò Edward, distaccandosi dal timone ed allargando le braccia.
In un secondo vi presi posto accoccolandomi nell’incavo tra il collo e la spalla.
-Sei contenta di essere qui? - mi sussurrò lui in un orecchio
-Certo che si! Perché me lo chiedi? - risposi, quasi indignata. Sicuramente si era fatto venire qualche mania iperprotettiva delle sue…
-Niente, è che penso ti mancherà Ness… Renesmee -si giustificò
-Perché, a te no? - chiesi allora.
-Ovviamente! Ma io mi preoccupo per te.
-Sciocco… - sussurrai ridendo.
Rimanemmo abbracciati e immobili esattamente per 9 minuti e 26 secondi, fino a che non giungemmo ad un piccolo molo di legno chiaro, splendente sotto la luce della luna.
Saltando agilmente Edward vi salì sopra, trascinando anche la piccola valigia che avevamo portato con noi.
Feci per imitarlo, ma un secondo prima che potessi raggiungerlo sulla piattaforma mi si parò davanti, i piedi sul bordo del motoscafo.
Tendeva le braccia verso di me in una posizione piuttosto insolita - che finsi di non capire- e mi rivolgeva un sorriso beffardo, mettendo in mostra una fila di denti bianchissimi contro la pelle, bhè… bianchissima!
-Suvvia, non fare la difficile anche stasera, Signora Cullen…
Alzai gli occhi al cielo e, non così a malincuore, mi preparai ad onorare la posizione privilegiata che le sue braccia mi offrivano.
Edward mi portò in braccio lungo la spiaggia antistante la casa e mi fece varcare la porta di casa, proprio come quella sera di tre anni fa.

L’ interno della casa era anche migliore dell’esterno, se possibile.
L’ ambiente era ampio e luminoso e probabilmente ai miei occhi umani era sembrato molto più piccolo di quanto non fosse, nonostante lo ricordassi enorme.
Naturalmente ad attirare la mia attenzione fu soprattutto, oltre all’arredamento chiaro e alla parete ad est completamente fatta di vetro, il gigantesco letto sovrastato da nuvole di tulle.

 Proprio come quella sera di tre anni fa.

E fui sicura che, se avessi potuto, sarei andata in iperventilazione. O sarei arrossita. O il mio cuore avrebbe cominciato a balbettare, neanche fosse il motore del mio vecchio e amato pick-up. Direi che erano prospettive plausibili. Conoscendomi avrei reagito in tutti e tre i modi contemporaneamente…
Ma la fortuna giocava dalla mia parte: cuore, polmoni e altri organi capaci di generare reazioni compromettenti erano immobili e sotto il più rigido autocontrollo.
Mentre ero ancora intenta a scrutare ogni dettaglio della stanza, Edward fece scivolare il suo braccio all’altezza delle mie ginocchia in modo da farmi atterrare in punta di piedi sul legno chiaro del pavimento, per poi posarvi la valigia.
-Bentornata sull’ Isola Esme - disse poi, dandomi un buffetto sulla testa.

Ci muovevamo con estrema cautela, rendendo ogni movimento il più silenzioso possibile; l’atmosfera della casa era così perfetta da far apparire qualsiasi tipo di rumore una specie di sacrilegio…
Ma l’elettricità tra noi era praticamente visibile, e ignorarla stava diventando un problema. Una sorta di inquietudine mi attanagliava gli arti e mi impediva di ragionare lucidamente, e a quanto pareva l’unico rimedio era saltare addosso a Edward nel più indelicato dei modi. Ma non volevo sembrare la maniaca pervertita che invece probabilmente ero…
Anche lui al mio fianco si mostrava rigido e impacciato. E stringeva i pugni, segno che si tratteneva dal fare chissà che cosa.
Era una situazione incredibile: nessun problema a “scioglierci” davanti alla nostra famiglia o a casa sapendo che nostra figlia dormiva beata nella stanza accanto, invece qui, soli e indisturbati, non riuscivamo nemmeno a guardarci in faccia.
Avevamo però un desiderio: avremmo fatto anche l’impossibile pur di rendere tutto perfetto. Sapevo che né io né Edward avremmo permesso a uno stupido e insensato filo di imbarazzo di rovinare la nostra prima vera vacanza insieme.

Ormai Renesmee era abbastanza grande da poter essere lasciata con nonni e zii per qualche giorno. Aveva circa tre anni, ma ne dimostrava più di dieci. E, a dire la verità, spingeva me e suo padre a farci una vera vacanza ormai da diverso tempo.
Ma noi eravamo sempre un po’ incerti a separarci da lei, anche per poco tempo. Non perché non ci fidassimo della nostra meravigliosa famiglia allargata, ma perché non volevamo mollarla nemmeno un secondo.
Almeno io non avevo problemi con la famiglia, ma Edward aveva sempre sopportato molto poco il fratello maggiore barra migliore amico barra probabile futuro fidanzato di Renesmee. Era soprattutto per Jake che Edward aveva difficoltà ad allontanarsi da Forks. Come se in sua assenza, ma comunque sorvegliato da sei vampiri e mezza, lui avesse potuto combinare qualche disastro…

Il pensiero mi fece inevitabilmente sorridere, e mi scappò una risatina. È probabile che Edward fraintese quel suono all‘apparenza nervoso, perché subito dopo disse sarcastico:
-Tranquilla Bella, io ti aspetto in acqua…
Mi voltai appena in tempo per vederlo correre a velocità supersonica attraverso la portafinestra, strappare in brandelli la camicia e i pantaloni e tuffarsi in mare.

Oh no. Stava adottando anche lui la teoria dei vestiti usa e getta made in Alice.

Rimasi per un po’ a guardare le increspature dell’acqua aspettando che Edward riemergesse, cosa che ovviamente lui non fece nei successivi dieci minuti.
Mi era così facile rimanere immobile che non mi rendevo conto del trascorrere del tempo, nonostante lo calcolassi involontariamente al millesimo di secondo.

Quando finalmente vidi il profilo delle spalle di mio marito, mi decisi a sfilare le scarpe da ginnastica e ad uscire sulla spiaggia. La sabbia era così candida e soffice da sembrare cipria o farina e emettere una sorta di bagliore sotto la luce della luna.
Con una lentezza metodica che non mi si addiceva cominciai a sfilare tutti gli indumenti che avevo indosso seminandoli sulla battigia. Prima il cardigan blu, poi gli shorts di jeans e la canotta bianca. Fui soddisfatta solo quando rimasi in biancheria di cotone color acquamarina; un brivido mi percorse la schiena quando pensai che probabilmente ci avrebbe pensato Edward a togliermela…
Ma non indugiai oltre: mi incamminai decisa verso il profilo delle prime onde e sussultai quando queste si infransero sulle mie caviglie. Percorsi ancora qualche centinaia di metri a nuoto per arrivare vicino a Edward. Nonostante la notevole distanza dalla riva, probabilmente a causa di una secca, l’acqua gli arrivava appena sotto la vita. E questo non aiutava affatto il mio già precario autocontrollo, visto che le leggere increspature dell’oceano profilavano pericolosamente la muscolatura scolpita della schiena e del bacino. Per fortuna che era girato di spalle…

Come non detto. Edward ovviamente mi aveva sentito arrivare, e si stava voltando verso di me.
Non ebbi tempo di muovermi, né di aprire bocca, perché lui era già di fronte a me e mi baciava con passione. Premeva non solo la bocca, ma ogni singola parte del suo corpo contro di me. Cercai di ricambiare ma ero quasi sopraffatta da tanta foga. Cominciai a ricambiare i baci e muovere le mani lungo la sua schiena solo quando mi resi conto che la stoffa del reggiseno stava cedendo sotto la morsa delle mani di Edward. Infatti pochi secondi dopo ci ritrovammo pelle contro pelle, a scambiarci effusioni e brividi di piacere.
Non ero ancora perfettamente padrona della situazione, infatti mi resi conto dopo troppo tempo di alcuni particolari: per prima cosa non eravamo più in acqua ma Edward mi stava portando in braccio verso la casetta; per qualche strano e inspiegabile motivo non c’era più traccia dei miei slip; e, come ultima cosa, contrariamente a quanto pensavo non avevo per niente il controllo sul mio respiro e sui tremori del mio corpo.
Varcammo a velocità disumana -o vampiresca, dipende dai punti di vista- la portafinestra ed Edward mi adagiò sul lettone con una delicatezza che faceva a pugni con la foga di poco prima.

E, sempre con un po’ di ritardo, capii che gli sforzi fatti al nostro arrivo per rispettare il silenzio quasi religioso dell’ abitazione, ormai erano vani….

Si può chiedere di meglio? Sinceramente non lo so.
Tante volte mi sono specchiata nella mia sfera privata di felicità, ma ho come la sensazione di non aver mai compreso perfettamente quello che mi accadeva, almeno fino ad ora.
Se ripenso a quando sono arrivata a Forks, più di cinque anni fa, se ripenso all’adolescente che ero… vedo un’estranea.
Io non sono Isabella Swan. Io sono Bella Cullen.
E questa è la vita che ho sempre desiderato.

È mattina. Il sole è già alto nel cielo, filtra tra le vetrate e si riflette sui nostri corpi avvinghiati, che emettono bagliori scintillanti e li diffondono su ogni superficie della stanza.
Edward mi bacia dolcemente la spalla destra.
-Sei felice? - mi chiede d’un tratto.
Gli sorrido e rilascio il mio scudo.
-Si, sei felice.
E riprendiamo a baciarci.





Ciao a tutti!
Questa è la seconda storia della sezione di Twilight che scrivo.
Spero possa piacere…
Ho preparato un'immagine... secondo me vale la pena dare un'occhiata.
Questo è il link
http://www.polyvore.com/edward_bellas_honeymoon/set?id=22045921


Grazie a tutti in anticipo,

Fede <3

PS: ho messo negli avvertimenti “erotico” solo perché mi sembrava opportuno, ma ho pensato fosse eccessivo mettere anche il rating rosso. Se pensate che l’arancione non sia adatto - o se avete qualsiasi altro consiglio da darmi- per favore scrivetemelo in una recensione. Grazie ancora.


  
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