Roxanne
-Hey, bellezza!
Che ne dici di farmi un servizietto completo?-
Ti
volti, un sorriso malizioso dipinto sulle tue labbra scarlatte, fresche di
rossetto.
-Dipende
da quello che ci guadagno.- rispondi,
marcando volutamente l’ultima parola.
L’uomo
ti fa cenno di avvicinarti e, non appena sei abbastanza vicina, non esita a
baciarti avidamente, mentre senti la sua mano infilarti un paio di banconote
nel reggiseno.
Non
fai nemmeno in tempo a realizzare quanti soldi siano, che ti ha già trascinato
in una delle camere e stesa sul letto.
***
Finirà anche
questo, prima o poi.
Ti
ravvivi i capelli, quando lo sguardo ti cade sul comodino, dove trovi altre
banconote.
Avviandoti
allo specchio le conti distrattamente, per poi decidere di darti una sistemata.
D’altronde,
sono solo le dieci, e la notte è ancora giovane.
Scendi
al bar per berti qualcosa e alla fine opti per un gin-tonic,
che riuscirà a dissetarti un po’.
Ti
guardi intorno, quando il tuo sguardo si posa su un giovane presumibilmente
sulla ventina, biondo, che sembra perso in un mondo tutto suo, dal modo in cui
continua a fissare il vuoto.
Non
è ubriaco, almeno credi, ma ha un qualcosa che ti attira, non sai bene nemmeno
tu il perché.
Incroci
il suo sguardo, che sembra di ghiaccio, tanto son chiari i suoi occhi: in un
attimo realizzi che si è accorto di come lo stavi fissando, così ti giri,
imbarazzata.
Imbarazzata?
La
tentazione di saperne di più su di lui però è enorme, così, titubando, ritorni
con lo sguardo a quello che avevi lasciato prima, scoprendo con stupore che ora
è lui che sta fissando te e che ti sta addirittura rivolgendo uno splendido
sorriso.
Arrossendo
di piacere, contraccambi ma ritorni subito al tuo gin.
Non
sai cosa sia tutto questo andirivieni nel tuo stomaco, ma è comunque piacevole.
Immersa
come sei nei tuoi pensieri, non ti accorgi che il giovane si alza e se ne va;
ritorni nel mondo degli esseri umani solo per renderti conto che lo sgabello
che fino a pochi minuti fa era occupato da lui ora invece è vuoto.
Lo
stomaco ti si stringe di nuovo, stavolta per la delusione.
-Peccato,
avrei voluto conoscerlo meglio…- mormori a voce bassa, continuando a fissare il
punto in cui era seduto.
-Non
credevo di suscitare così tanto interesse.-
Il
gin non vuole saperne di scenderti giù per la gola.
Quasi
strangolandoti, ti volti e, vedendolo giocare con la catenina che ha al collo,
diventi ancor più paonazza di quanto non lo fossi già.
Finalmente
riesci ad inghiottirlo e a tirare un sospiro di sollievo, fino a quando non
incroci gli occhi azzurrissimi, quasi gelidi, che ti trovi davanti.
Avevi
ragione, da vicino sono ancora più chiari.
Il
tuo stomaco riprende ad accartocciarsi per la gioia.
Prevedo una
gastrite in arrivo, entro la fine della serata.
-Stai
andando a qualche festa?-
-Come,
scusa?- aggrotti le sopracciglia.
-Dico,
stai andando a qualche festa? In maschera, no?- continua lui, indicando il tuo
vestito in seta e pizzo rosso e nero.
Spalanchi
gli occhi e poi, non riuscendo a trattenerti, ridi, di una risata amara.
Torni
a farti seria, e mormori, con voce asciutta:
-No,
la maschera la porto ogni giorno.-
Resati
conto dell’aver parlato troppo, scuoti la testa e fai per andartene, ma
qualcosa, o meglio qualcuno, ti
blocca.
Ti
fa girare e ti abbraccia di colpo, come un uragano, sussurrandoti
nell’orecchio:
-Scusami.
Non volevo farmi gli affari tuoi.-
Si
scosta e ti guarda, aggiungendo poi con un sorriso:
-Ti
andrebbe di farmi compagnia, stanotte?-
***
È anche lui come tutti gli altri?
Eppure, ti aveva dato l’impressione che fosse diverso da tutti loro.
-Ti va di bere qualcosa?- lo vedi far capolino
dalla porta che conduce al cucinino.
Scuoti la testa, abbozzando un sorriso.
Sai già come andrà a finire.
Beh, perlomeno è stato gentile…
-Beh, io ti ho portato lo stesso una Coca Cola…
Con tutto il gin che ti sei scolata prima, avrai la gola in fiamme!-
Lo fissi sconcertata, le sopracciglia ancor più
aggrottate di prima.
-Oddio, scusami! È già la seconda volta che mi
faccio gli affari tuoi!-
Lo guardi: sembra seriamente dispiaciuto, e così
non riesci a fare a meno di scoppiare a ridere.
Sì, ridi, di una risata sincera, a cui presto si unisce anche lui, con la sua fantastica
risata argentina.
Da quanto tempo era che non ridevo così?
-Grazie mille, in effetti ne avevo proprio
bisogno!- ti affretti a dire, dopo esserti scolata l’intera lattina ed
asciugata le labbra sul polso destro.
-Dimmi, in questo locale tutte le cameriere hanno
la divisa da antica cortigiana?- ritenta lui.
-Non sono una cameriera.- ribatti asciutta, a capo
chino, prima che possa aggiungere altro.
Sì, sei a testa bassa, ma li senti lo stesso i
suoi occhi su di te.
-Da… da quanto…?-
-Un paio d’anni.-
Rialzi il capo e lo vedi, quei suoi occhi di
ghiaccio, trafiggerti come spilli.
-Beh, che c’è da guardare? Che hai da guardarmi
con quegli occhi da cane bastonato? Cos’è, mai vista una puttana? Ebbene sì,
sono una puttana, non una cameriera! Spero che tu sia soddisfatto, ora!- gli
urli con tutto il fiato che hai in corpo, la voce quasi rotta dal pianto.
-Oh beh, non lo sono per niente.-
Come, scusa?
-Mi chiedo solo come una ragazza sveglia come te
abbia fatto questa fine.-
Che diavolo sta dicendo?
-Per pagarti le spese universitarie quando i tuoi
ti cacciano di casa, si arriva a questo e ben altro, fidati.- stringi i pugni,
ripetendo meccanicamente questa frase, quasi a ricordare a te stessa il motivo
per il quale stai conducendo un’esistenza di merda da un po’ di tempo a questa
parte.
Lui non dice niente, sta lì, fermo, zitto, senza
fare un singolo gesto, incapace di ribattere… o forse volutamente in silenzio.
-Avanti, fallo.-
-Che dovrei fare, scusa?-
-Saltami addosso, buttami sul letto, strappami i
vestiti, tanto va sempre a finire così, sempre!-
scoppi in lacrime, dando di matto.
Lo vedi avvicinarsi, strizzi gli occhi e
t’immagini il mondo fiabesco che sognavi sempre da piccola, sperando così di
sentire meno male.
E invece, improvvisamente, la sua mano tra i tuoi
capelli.
Rimani lì, senza respirare, incredula che questa
sia una carezza e non le solite percosse.
-Non ho assolutamente intenzione di farti del
male. Fidati di me.-
La sua voce bassa, roca, la più vellutata delle carezze.
Rialzi la testa, mentre la sua bocca sottile si
distende in un sorriso gentile e sincero, e perfino l’azzurro dei suoi occhi
sembra farlo.
Cominci a singhiozzare convulsamente,
aggrappandoti a lui, che ti abbraccia, senza aprir bocca, quasi fosse conscio
della tua esigenza di lacrime.
-Qual… Qual è il tuo nome?- riesci a chiedergli,
tra un singhiozzo e l’altro, riuscendo a calmarti un po’.
-Gordon. E tu?
Come ti chiami?-
-Io… In due anni sei il primo che me lo chiede...-
-Ottimo, qualcosa di tuo che gli altri non hanno.-
ribatte lui, sorridendoti.
Arrossisci, rispondendogli: -Roxanne,
il mio nome è Roxanne.-
Si stacca da te e va ad armeggiare con il
giradischi, facendo partire un vecchio lento.
-Roxanne, ti
andrebbe di ballare con me?-
Spalanchi gli occhi, così come la bocca.
Ditemi che è tutto un sogno…
La mano che ti tende però è vera, te ne rendi
conto.
Scuoti la testa e la stringi, annuendo.
Passate la serata stretti l’uno all’altra, persi
nei lenti che hai visto ballare un sacco di volte da giovani ragazze avvolte in
nuvole di tulle e crinoline, tipici di film d’epoca.
Improvvisamente hai caldo e, congedandoti da lui,
ti rifugi in terrazzo, in cerca di un po’ di fresco.
Ma siamo sicuri che sia solo il fresco quello che
stai cercando?
Domani si ritorna alla solita vita, vecchia mia.
-Roxanne, va
tutto bene? Ti senti male?- lo senti, alle tue spalle.
-Oh sì, non c’è nessun problema, grazie…-
Il venticello della sera ti fa rabbrividire, ma
continui a tremare quando ti posa sulle spalle la sua giacca.
-Ecco, così dovresti sentire meno freddo.- ti
sorride lui.
Anche se il tuo umore non è dei migliori, non puoi
fare a meno di contraccambiare.
-Ecco, non è solo il tuo nome la cosa che ho di te
che gli altri però non possiedono…-
Lo segui, piegando il capo curiosa.
-Gli altri non hanno nemmeno il tuo sorriso, Roxanne, e, credimi, non sanno quel che si perdono.-
Gli occhi ti si velano nuovamente di lacrime.
-Domani sarà tutto finito. Domani mattina mi
sveglierò e tu non ci sarai più. Dovrò tornare alla schifosa vita di tutti i
giorni… Avrei preferito non aver passato una serata splendida come questa,
perché so che non tornerà mai più.-
-Tu dici?-
Silenzio.
-Non n’è valsa la pena? Chi ti dice che in futuro
io non faccia ritorno qui per portarti via con me? In quel caso il ricordo di
questa sera ti aiuterà ad aspettarmi con più facilità…-
-Invece, nel caso in cui ti debba dire addio per
sempre, quando mi torneranno in mente queste scene riuscirò ad affrontare
meglio la vita.-
Annuisce e ti sorride, contento che tu abbia
finalmente capito.
-Roxanne, mi
devi credere: farò di tutto per strapparti da questa vita ingiusta, te lo giuro.-
Torni a voltarti verso il panorama, appoggiando i
gomiti sul parapetto e tenendoti il viso tra le mani.
-Perché di persone come te non se ne incontrano
spesso? Sei diverso da tutti gli
altri.-
Non fai in tempo a voltarti per sorridergli che
senti le sue labbra fresche sulle tue.
E il suo è il bacio più dolce e delicato che tu
abbia mai avuto, così non esiti a ricambiare.
***
I raggi del Sole fanno capolino tra le fessure
della tapparella, mentre tu bofonchi qualcosa d’incomprensibile, coprendoti la
testa con un cuscino e rigirandoti.
Tasti il posto vicino a te, che è vuoto.
Quando finalmente realizzi di essere da sola,
trasali e balzi giù dal letto perfettamente in piedi.
Lo chiami una, due, più volte, ma niente.
-Se n’è andato…- mormori a voce bassa, scura in
volto.
Fai per andartene dalla stanza, quando il tuo
sguardo cade sul comodino, attirato da qualcosa di colorato: stavolta niente
banconote.
Al loro posto, troneggia fiera una splendida
dozzina di rose scarlatte.
Gli occhi ti si illuminano di gioia, mentre annusi
il profumo leggero dei fiori e decidi di andare subito in cerca di un vaso.
Fai per andartene, quando senti qualcosa tintinnare per terra.
T’inginocchi e, vicino al letto, la vedi: la tua
bocca non può fare a meno di aprirsi in un sorriso raggiante, mentre la stringi
con forza tra le mani.
***
«E
questa era “Love and Pain” di Cher, piazzatasi al
secondo posto nella nostra Top Ten!»
La mano destra che tiene il mento, stai in piedi
davanti alla dispensa, indecisa su quale tipo di cereali scegliere.
Ogni mattina si ripete sempre la stessa scena:
stai ore e ore a rimirare le confezioni colorate, t’incanti e poi, ovviamente,
arrivi in ritardo al lavoro.
D’altronde non è colpa tua se hanno messo in
offerta la tua marca preferita di cereali e ti sei praticamente ritrovata a
svaligiare l’intero supermarket!
-Era tutto un complotto nei confronti della mia
linea, ne sono più che certa!-
«Ed ora
passiamo finalmente alla prima posizione! Si tratta di un terzetto made in United Kingdom, che in
patria non è molto in luce, ma che qui da noi sta riscontrando un enorme
successo, grazie a questo singolo… Sto parlando dei The Police, con la loro “Roxanne”!»
Come ha detto che si chiama, scusa?
Abbandoni la scatola e il bollitore sul fuoco, e
ti precipiti in soggiorno, cercando disperatamente il telecomando, che sarà
finito chissà dove.
La canzone comincia e senti che il ritmo è
incalzante, così decidi di abbandonare le ricerche e di aumentare il volume
direttamente dall’elettrodomestico.
-Fiuuu, appena
in tempo!-
“Roxanne,
you don’t have to put on the red light;
those days are over,
you don’t have to sell your body to the
night...”
Cosa... Cosa cavolo sta succedendo?
“Roxanne,
you don’t have to wear that dress, tonight;
walk the streets for money,
you don’t care if it’s wrong
or if it’s right...”
Questa voce, morbida come il velluto... Io l’ho già sentita…
Ed ecco che inquadrano i suoi occhi, puro ghiaccio.
-Oddio, non ci credo…- mormori, a voce bassa, incredula come non mai.
“I loved you since I knew ya,
I wouldn’t talk down to ya;
I have to tell you just how I feel,
I won’t share you with another boy...”
-Gordon...-
continui a sussurrare, mentre le lacrime incominciano a rigarti il volto,
mentre abbozzi un sorriso.
-Quella volta mi sono sbagliata… Ti ho detto che
eri diverso, quando in realtà eri unico.-
«Ah, è
proprio vero... Sting, con la sua voce, riuscirebbe a far cadere ai suoi piedi qualunque
donna, vero? Beh, per oggi la Top Ten è finita, ci vediamo la settimana
prossima, così vedremo se “Roxanne” sarà ancora in
pole-position! Ciao ragazzi, alla prossima!»
-Oh, certo che lo sarà. Gordon non è certo uno che
si accontenta di una misera medaglia d’argento… Lui punta al massimo, e lo otterrà, ne sono certa. Così come sono
sicura che lo aspetterò, finché non tornerà di nuovo da me…-
Ti ricordi di aver lasciato il latte sul fuoco e
ti precipiti in cucina, notando con gran disappunto che la bevanda è straripata
dal contenitore.
-Ah, al diavolo anche il lavoro! Perlomeno
stavolta per il mio solito ritardo ho una scusa un po’ più elegante della mia
solita indecisione per i cereali…- sbuffi sorridente, rigirandoti tra le dita la catenina che porti al collo.
E rieccomi qua
^^
Vi sono mancata, eh? ;D
Questa volta l’idea me la sono trascinata
per tipo un annetto, senza mai trovare il tempo o l’ispirazione necessari ad
attuarla…
Ora che ho avuto entrambi gli ingredienti,
ne ho approfittato e ho creato questa one-shot su una
canzone dei Police che personalmente adoro.
L’adoro perché è stato uno dei loro primi
singoli e perché la tematica di cui tratta è molto delicata (Sting s’innamora
di una prostituta e vuole a tutti i costi salvarla dal brutto giro in cui lei
si ritrova…), e l’adoro per il ritmo stupendo (:
Ho così provato ad immaginare (con
MOOOOOLTA fantasia, sia ben chiaro :D) come può essere nata questa canzone,
come avevo fatto in passato con “Who Wants To Live Forever”
dei Queen ;)
Non assicuro niente sul risultato, così
come sulle informazioni che ho usato nel racconto: non credo che Sting abbia
conosciuto una ragazza con questo nome in un locale squallido, non so se
possedesse una catenina d’oro, non so se la canzone è mai stata al primo posto
e, se così fosse, quale cavolo fosse stata la seconda classificata :D
Quindi ho scelto a caso un’altra canzone
uscita nel 1979, ed è uscita Cher x°°°DDDD
Ho scelto di non rendere noto il luogo
anche perché non avevo la più pallida idea di dove ambientare la vicenda, così
ho deciso di lasciare tutto alla vostra immaginazione ;)
L’unica cosa che so è il vero nome di
Sting, ossia Gordon Matthew Thomas Sumner (:
Ringrazio chi sprecherà un po’ del suo
tempo per leggerla e, perché no?, lasciarmi una recensione, anche piccina
picciò (:
Bacioni,
Dazed;