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Autore: zero2757    27/08/2010    3 recensioni
Ma la risposta la sapeva, da tempo immemore ora mai; la sua amica le aveva esposto la situazione fin troppo chiaramente, lei ed il professor Salvatore avevano una relazione e lei ne era l'unica testimone.
Scordatevi vampiri, frassini bianchi, kistune e tutto il resto. Qui, Damon, è un perfetto umano!
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Elena Gilbert
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Alluora, questa storia è stata tratta dalla canzone Mi Basterebbe Un Bacio, ho pensato molto al fatto che non vediamo mai i personaggi in un contesto diverso; così... ecco a voi questa fiction!
Sia ben chiaro io odio Bonnie McCullough, non mi è mai piaciuto come personaggio perché lo trovo troppo prevedibile; comunque mi serviva una cavia da laboratorio per questo mio esperimento.
Damon Salvatore è un professore di ventiquattro anni ed insegna Storia Antica [neanche io so' da dove mi è uscita] alla Robert E.Lee, qui conosce Bonnie e Elena; nonostante la sua attrazione sia tutta per Elena si mette con Bonnie per via delle sua mostruose avance, Elena nonostante tutto continua a provare un sentimento forte e duraturo per Damon e un giorno...
Non dico più niente, leggete e fatemi sapere! :P
Micheila

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Mi Basterebbe Un Bacio


-Realtà-









Continuava a guardare la lavagna di fronte a sé, senza vederla realmente. Il quaderno era pieno del suo nome, era inevitabile; da quando era arrivato a Fell's Church il nuovo professore ne era completamente ossessionata.
La campanella suonò ed Elena si riprese, guardò con occhi malinconici il professore che, scherzosamente, arruffava la chioma rossa di Bonnie.
«Bene ragazzi, voglio una ricerca di sei, sette pagine per... il quattordici. Okay?» disse il Professor Salvatore mentre rimetteva a posto i libri di Storia Antica, quando il volto del professore la intercettò; le sorrise.
Dio, quanto era bello, muscoloso, con occhi e capelli neri corvino.
«E' tutto a posto, Gilbert?» chiese lui mentre Elena arrossiva all'inverosimile, si chiese perché non la chiamasse mai con il suo nome, si chiese perché solo con Bonnie fosse così dolce e premuroso.
Ma la risposta la sapeva, da tempo immemore ora mai; la sua amica le aveva esposto la situazione fin troppo chiaramente, lei ed il professor Salvatore avevano una relazione e lei ne era l'unica testimone.
Gli occhi si inumidirono, non poteva parlare con nessuno della sua infatuazione per Damon, neanche a Meredith. Perché fu una delle poche la sostenero su questo fronte, Elena abbassò la testa e sorrise amaramente; scosse la testa come risposta al professore, per poi correre via.
Non disse niente a nessuno, i corridoi erano vuoti quindi non ce n'era bisogno. Corse, corse a per di fiato per le stradide tortuose e non; per poi ritrovarsi con il fiatone di fronte alla tomba dei suoi genitori.
E lì diede libero sfogo alla sua tristezza, prese il quaderno di Storia Antica e strappò tutti i suoi pensieri, le sue emozioni, il suo nome. Le strappò e le buttò poco lontano per poi dargli fuoco grazie all'accendino del padre, che portava sempre con sé.
Dopo quel gesto si sentì stanca, spossata. Aveva i capelli arruffati, i jeans strappati, la maglietta bianca sporca e gli occhi arrossati. La stanchezza si fece pressante e, Elena, cadde svenuta vicino ai suoi genitori.


Si svegliò di soprassalto, non si trovava più al cimitero ma in una stanza di cui non conosceva i tratti. Si rese conto di profumare di pesca e che indossava una maglia nera; almeno quattro volte lei. Poi capì e si sentì sprofondare, si trovava a casa di Damon e il letto in cui aveva dormito era lo stesso in cui Bonnie e Damon avevano mescolato la reciproca voglia. Si schifò di essere lì, in quella casa, in quel letto.
Con fare calmo e controllato scese dal letto, raccolse i suoi vestiti, miracolosamente, puliti si infilò le scarpe ed uscì dalla stanza. La casa era cheta, segno che nessuno doveva essere in casa. Con la velocità di un ghepardo, Elena, riuscì ad uscire da quella casa, questa era la realtà.
Orfana di genitori, con una sorellina da accudire, con una zia protettiva e, infine, orfana d'amore.
Sì, perché l'unico uomo che voleva se lo era preso una delle sue migliori amiche, e la odiava per questo. Lei aveva tutto, tutto!
Genitori, amici, amore dall'uomo che anche Elena amava.
Si fermò dopo cinque paia di isolati, si portò la mano destra al petto. Il cuore le batteva forte, si sentiva sola come non mai.
Si appoggiò ad un albero occasionale, cercando di calmare il battito cardiaco. Una lieve brezza la fece tremare, con un sospiro rincominciò a camminare.
«Elena!» la voce di Damon la raggiunse con una pugnalata al cuore, cosa voleva il suo professore, ancora, da lei?
Velocizzò il passo per poi rifinire a correre come una disperata, voleva pace, pace cardiaca, pace emotiva ma a quanto pare non le era concessa.
«Elena!» sta volta, i passi e la voce di Damon erano più vicini che mai e, ad Elena, questo non le piacque. Non fece in tempo a volocizzare ulteriormente la sua corsa che il professore le afferrò il polso, per poi farla scontrare con il suo petto.
Era sconvolta, questo atteggiamento lo aveva solo con Bonnie e non con lei. Sentiva i battiti cardiaci di Damon, il suo respiro affannoso e Elena si sentiva sempre peggio, non sarebbe mai riuscita a dimenticarlo se lui non l'avesse lasciata andare subito.
Cercò di divincolarsi ma fu tutto vano, «Mi lasci, mi lasci!» urlò Elena con tutto il fiato che aveva in gola, ma Damon non sentiva ragioni e continuava a tenerla stratta. Quando Elena alzò il volto per incontrare i suoi occhi, fu stupita di sentire le labbra del professore chetarla.
Successe tutto così in fretta che non ebbe modo di chiudere gli occhi, gli occhi inumiditi di Elena diedero libero sfogo ad uno spettacolo d'acqua.
Quando si staccò, Damon, la strinse più a sé; facendo inebriare Elena con il suo dopobarba. «Elena... perdonami se non te l'ho detto prima. Ti amo» le sussurò Damon ed Elena, per la prima volta, lo strinse tra le sue braccia.


Il cellulare squillava insistentemente, quando si decise di rispondere la voce distrutta di Bonnie le comunicò che la storia tra lei e Damon era finita. Continuava a lamentarsi come se fosse stata una bambina piccola, Elena cercò di calmarla e consolarla ma non servì a niente. Bonnie sapeva del sentimento di Elena per Damon eppure se ne era fregata, e lo aveva segnato come suo. Il fatto che Elena la stesse consolando era già tanto, dopo che la conversazione finì, sotto gli occhi malandrini di Damon, ritornò tra le sue braccia.


[3 Years Later]


Gli aveva detto di sì e, oggi, era stata proclamata la Signora Salvatore, Elena guardò Damon con occhi sfavillanti. La chiesa era gremita di persone che gli auguravano tutto il bene del mondo, Elena ripensò alla sera in cui le sarebbe bastato un bacio per lasciarlo andare, ripensò alle sue preoccupazioni da adolescente. Ripensò alla reazione di sua zia Judith quando le comunicò che si sarebbe sposata con un uomo più vecchio di sette anni, ripensò a tutto e, ne era sicura, non poteva essere più felice.

[Mi basterebbe un bacio
d'improvviso con te
e resta solo un bacio
e lo tengo per me]



FINE

   
 
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