Serie TV > Grey's Anatomy
Segui la storia  |      
Autore: Rem95    04/09/2010    2 recensioni
E se Gary Clark non fosse morto? E' una settima stagione un pò diversa, i personaggi si trovano ad afforntare l'uomo dei loro incubi. Ci sono diversi spoiler della sesta serie. Questa è la mia prima fan fiction, abbiate pietà xD i commenti sono graditissimi *-*
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alex Karev, Cristina Yang, Meredith Grey
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Essendo la mia prima fan fiction non so davvero come mi sia venuta. Ma visto che adoro scrive ho voluto mettermi alla prova. L'ispirazione mi è venuta mentre dormivo, so che può sembrare una cosa già sentita, ma è la verità u.u =).

Questo capitolo è una breve (si fa per dire xD) introduzione incentrata solo su Alex Meredith e Cristina. Ma anche nei prossimi episodi (si spera ci siano ^^) sarà così, perché secondo me sono loro i veri protagonisti di G'sA. Ovviamente compariranno anche tutti li altri personaggi.

Ma bando alle ciance xD vi lascio alla lettura =)

Presenze (parte 1)

 

Era una mattina buia, il sole era scomparso da diversi giorni. La pioggia tamburellava sul davanzale della camera da letto.

Meredith era sdraiata sotto le coperte, si era addormentata da poco, aveva i vestiti ancora addosso.

Sognava: “ Si trovava da sola in un campo fiorito, il sole spendeva alto nel cielo, quasi la accecava. Senza neanche accorgersene si era messa a camminare verso un puntino lontano, sembrava la stesse chiamando. Più si avvicina più la forma diventava distinta: sembrava essere una grande pietra grigia incastrata nel terreno. Si chinò per vedere meglio, era una lapide! La vista le si offuscò, si concentrò per leggerne il contenuto << Derek Shepperd, morto causa sparatoria..>>. Il suo corpo si ribellò, improvvisamente si ritrovò a piangere. Non riusciva a fermarsi. Poi sentì una vocina che la chiamava << Mamma! Mamma!>>. Si girò di scatto mentre le lacrime continuavano a rigarle il viso. Un bimbo di circa sei anni si avvicinava saltellando. Assomigliava così tanto al marito, aveva gli stessi occhi azzurri e i capelli neri spumeggianti. Trotterellava spensierato. Lei cercava di parlare, di avvertirlo, ma gli uscivano solo singhiozzi. A un certo punto si sentì uno sparo, il bimbo sparì dalla sua visuale. Un'altra pietra grigia si aggiunse, solo un po più piccola..”.

Meredith si sveglio di soprassalto, gli occhi lucidi. Quei sogni la tormentavano da giorni, faceva ormai fatica a dormire. Si rigirò nel letto, la lucina rossa della sveglia indicava le 4.15.

Mugugnò qualcosa, sbadigliando. Rimase immobile per alcuni minuti. Niente, il sonno era scomparso. Sbuffò e si alzò lentamente. Si accorse in quel momento di aver ancora i vestiti del giorno prima, puzzavano di alcool misto a medicine.

Senza pensarci si diresse in bagno e decise per il suo bene di non guardarsi allo specchio, il risultato l'avrebbe spaventata. Si tolse in fretta in vestiti e si mise in doccia.

L'acqua calda le permise di non pensare a niente per almeno 5 minuti. Chiuse gli occhi, tutto divento nero, si sentiva solo lo scrosciare dell'acqua. In un attimo le riapparvero davanti le immagini dell'incubo. Aprì di scatto gli occhi, era ora di uscire dalla doccia.

Prese il suo asciugamano, un brivido leggero le percorse la schiena: dalla piccola finestra del bagno entrava uno spiffero d'aria. Si avvicino per chiuderla, le sembrava così strano non sentire rumori, voci, passi in quella grande casa. Sembra che un trasloco di massa avesse portato via tutti.

Uscì dal bagno e si diresse in camera per cercare dei vestiti puliti. Aprì l'armadio e ne uscì un' odore di chiuso. Storse il naso, ma le sembrò normale dato che era da circa due settimane che non metteva piede in quella casa.

Non aveva lasciato Derek in ospedale solo un minuto nei momenti liberi, aveva portato tutto il necessario il primo giorno e da lì non si era più mossa. Doveva restare lì, doveva proteggerlo, non poteva rischiare di allontanarsi per poter perderlo di nuovo.

Sopratutto se vicino a Derek c'era il corpo in coma del assassino. Era stata veramente dura per il marito riuscire a convincerla a tornare a casa per riposare.

Meredith si sentì male, era già da troppo tempo che se ne era andata, doveva tornare là. Prese i primi vestiti che trovò e si diresse giù per le scale.

Passando per il corridoio aprì lentamente la porta della stanza di Lexie. La sorella dormiva pesantemente. Di fianco a lei c'era un grosso librone di medicina, evidentemente si stava preparando per un intervento importante. Meredith sorrise preoccupata, da quando l'ospedale aveva riaperto i turni erano aumentati.

C'erano nuovi pazienti, vecchie operazioni e i medici e le infermiere scarseggiavano. Richiuse piano la porta, non voleva svegliarla.

Scese le scale di corsa e per poco non inciampo nel suo giubbotto, mollato per terra la notte precedente: gli effetto del bere. Lo prese e si diresse in cucina, cercando il caffè avanzato quella sera. Era stato la sua cena assieme alla bottiglia di tequila che ora risedeva nel cestino.

Lo mise a bollire tutto, di certo Lexie avrebbe fatto colazione in tutta fretta all'ospedale. Mentre aspettava la sua colazione pensò di andare a fare una visitina a Cristina dopo, di certo Derek stava dormendo, non c'era pericolo. Poi si ricordò che l'amica molto probabilmente si trovava già al lavoro, carica di impegni com'era.

Sospirò, tutti i suoi amici cercavano di superare l'incidente caricandosi di lavoro, invece lei sembrava andare a rallentatore, come se dovesse metterci parecchio tempo per apprendere le cose successe. Ma tutto sommato stava bene, o per lo meno sperava di stare bene. Tutti avevano bisogno della Meredith cupa e triste che riesce ad affrontare ogni genere di situazione.

Ritornò a pensare a Cristina mentre iniziava a bere il primo sorso di caffè. Non aveva ancora parlato con l'amica, erano state parecchio tempo insieme dopo l'incidente ma per tutto il tempo erano state in silenzio. Restavano vicine, si guardavano negli occhi.

Da una parte era stato confortante ma dall'altra anche pressante, voleva dire che ognuna delle due aveva delle cose che non riusciva a dire.

Lei sapeva bene cosa doveva raccontare all'amica, il suo aborto era rimasto sigillato dentro di lei. Faceva fatica persino a pensarci. Infondo non si era neanche affezionata a quel bambino, era troppo presto. Eppure ne sentiva la mancanza. Sentiva la mancanza della famiglia che avrebbe potuto formare, si sentiva in colpa e di certo non voleva far preoccupare il marito. Aveva cercato di evitare il più possibile April e Owen, si nascondeva dai loro sguardi.

Ripensandoci sarebbe stata una cattiva idea andare nella tana del lupo, visto che sicuramente il fidanzato dell'amica era là a dormire. Posò la tazza nel lavandino, l'avrebbe lavata poi, e si diresse verso l'uscita.

Passando per l'ingresso si trovò davanti allo specchio, era stata un idea di Derek metterlo. Alla vista della sua immagine quasi si spaventò, ma era prevedibile. I capelli tutti arruffati coprivano poco le due occhiaie che le segnavano il viso. Forse il marito aveva ragione, doveva riposare un po'. Prese la valigia che conteneva i ricambi di Derek e uscì di casa.

 

 

Era ormai da ore che si trovava lì sotto, in quella stanza. Cristina ripeté ancora una volta i passaggi dell'intervento.“Faccio passare la clamp sotto al cuore, aspiro..”, fece un lungo respiro, doveva farlo perfetto.

Una bacinella con il disinfettante cadde dal tavolo. Il rumore fu leggero, ma Cristina sobbalzò violentemente.

La mano tremò, in una vera operazione tutto sarebbe stato compromesso. Rimase immobile, deglutì. “Cavolo cavolo cavolo.. non è possibile!”.

Lei era Cristina Yang, lei non commetteva errori, lei era una bravissima specializzanda di cardiochirurga. Non poteva sbagliare. Non era giusto.

Cercò di auto-controllarsi. Ricominciò da zero, cercava di concentrarsi ma non ci riusciva. Solo la consapevolezza del fatto che quel uomo si trovasse nello stesso edificio la bloccava. Non riusciva a pensare, l'unica cosa che gli veniva in mente era quella di scappare più lontano possibile.

Scosse la testa, quello era il suo posto, lei era un chirurgo e doveva operare! Chiuse per un attimo gli occhi, cercò di scacciare ogni pensiero.. Cristina Yang era forte e determinata, nessuno gli avrebbe messo i piedi in testa!

Cercava di auto convincersi il più possibile e per un attimo le sembro di essere tornata alla normalità: tutti la elogiavano per il suo ottimo lavoro sul dottor Shepperd, gli amici intorno, il suo orgoglio e la sua autostima crescevano di attimo in attimo.

Riaprì le palpebre, acciuffò il bisturi e riprese la procedura. La dottoressa Altman sarebbe stata fiera di lei. “Apro, incisione di circa 2 centimetri, proseguo..” i suoi pensieri si spostarono su Owen.

Con lui sembrava essere tornato tutto normale, troppo normale. Insomma ne era felice, però era strano. Loro due, lui e Teddy.. tutto sembrava combaciare alla perfezione. Anche il terribile incidente sembrava non pesare troppo sul fidanzato.

Cristina sospirò, forse era lei che si faceva troppe paranoie. Aveva così bisogno di Owen che ogni minimo sospetto del suo allontanamento la faceva scattare.

Evvai!”, finalmente era riuscita a coordinare ogni movimento alla perfezione. Sarebbe stata una dea in sala, ne era certa. Posò gli strumenti, avrebbe voluto continuare ancora ma la stanchezza e la fame si incominciavano a far sentire.

Sarebbe salita a prendere un caffè e patatine. Non era il massimo, ma si sarebbe accontentata. Prese le cartelle dei pazienti che si era portata da studiare e uscì in fretta dalla porta. Per terra giaceva dimenticata la bacinella dei disinfettanti..

 

 

Tutto quel peso gli provocava un certo bruciore al braccio. Ma non si diede per vinto, per il dolore avrebbe preso le pastiglie. Per il momento doveva soltanto tornare a operare.

Alex si girò verso la fisioterapista sorridente. Era un bella ragazza, giovane, probabilmente era appena stata assunta. Il ragazzo la osservo da capo a piedi, gli ricordava tanto una persona, anche se in quel momento non sapeva dire chi.

La fisioterapista si avvicino per aiutarlo, i capelli lunghi rosso fuoco gli si muovevano dolcemente sulle spalle. Alex ne rimase attratto, doveva uscirci assieme!

<< Allora, sei nuova qui?>> la ragazza lo guardò stupita, fece un sorriso ma non si sbilancio troppo con la risposta << si>>. << Vedo che sei timida.. >>

Crack! la fisioterapista che intanto sie era messa a massaggiarli il braccio glielo piegò all'indietro << se anche lo fossi non sono affari tuoi, sto lavorando e non voglio essere disturbata da ragazzi impegnati che si divertono e basta>>.

Alex cercava di massaggiarsi il braccio che ormai era finito nelle grinfie della donna << si certo molto divertente, in compenso ti piace rompermi il braccio! E poi io non sono impegnato, stasera sono solo per te.. >>

Crack! la fisioterapista fece un all'altro movimento brusco a spese del suo arto. << Ok, ok non parlo, ma se nel caso dovessi ripensarci sappi che io..>> << vuoi davvero che invece di risistemarti il braccio te lo faccia a pezzi?! Lo sanno tutti qui che sei fidanzato con la dottoressa Grey, anche perché ti viene a prendere tutti i giorni e..>> << quindi ti sei interessata a me?>>.

Le guance della ragazza diventarono simili al colore dei capelli << n-no! Sono solo una buona osservatrice>> << e osservavi me!>> Alex si avvicinò al suo viso languidamente << l'invito è ancora valido sai..>>.

Restarono a pochi centimetri per diversi minuti, ad Alex si fermò il respiro, ecco a chi somigliava! << Ci penserò, ora vado. Altri pazienti mattinieri mi aspettano, continui a fare i suoi esercizi >> la fisioterapista si scansò ed andò a visitare un vecchio signore in fondo alla sala.

Ma il ragazzo non si mosse di un centimetro, quegli occhi castano chiaro, quel visino dolce lo riportavano a una sola persona. I capelli rossi lo avevano confuso.

Perché la sua Izzie aveva i capelli biondi, eppure il viso era molto simile. Ancora non riusciva a muoversi, la Sua Izzie. L'incidente in un modo o nell'altro l'aveva riportata al centro dei suoi pensieri.

La sua Izzie, che lui stesso aveva cacciato per poter rifarsi una vita. Perché lo aveva fatto?! Gli mancava così tanto, ogni volta che si apriva una qualsiasi porta sperava fosse lei. Sperava che la sua Izzie tornasse indietro da lui.

La rabbia che provò lo prese in contropiede! Era diretta a se stesso e a Izzie, ma per un qualche motivo aveva bisogno di dare la colpa a qualcun altro, qualcuno di veramente cattivo, qualcuno che si meritasse davvero tutta quella rabbia.

I suoi occhi si abbassarono, sotto di lui, al piano inferiore l'uomo dei suoi incubi residenza in un letto d'ospedale. Quell'uomo l'aveva distrutto, bloccato.

Sbuffò, la rabbia crebbe. Lui non si meritava di soffrire, lui doveva stare insieme agli altri medici non lì ad aspettare la completa riabilitazione.

Quell'omicida gli aveva sparato senza motivo e ora non riusciva più a vivere tranquillo. Posò i pesi a terra, aveva bisogno di andare a fare una passeggiata.

Sapeva anche quale sarebbe stata la sua meta. Usci dalla porta di scatto, la fisioterapista non fece neanche in tempo ad urlarli di tornare in dietro che già si trovava sulle scale.

 

_Le persone cambiano, in un modo o nell'altro, col passare degli anni. A volte, alcuni di noi, mutano a causa di un fatto che li colpisce personalmente. Nuovi aspetti e sentimenti sopraggiungono, alcuni spariscono del tutto. Ma quando abbiamo la possibilità di fermarci a riflettere, quando possiamo decidere noi come comportarci, se nel bene o nel male.. Alex Meredith e Cristina camminano in parallela in tre corridoi differenti, ma tutti e tre vanno verso la stessa stanza. ..siamo sicuri di riuscire a fare la scelta giusta?_

 

 



  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Grey's Anatomy / Vai alla pagina dell'autore: Rem95