Questa
cosa partecipava alla minisfida Tu cosa ne sai della magia,
Merlino? indetta da slice nell’Urd
cafè.
E, rullo di tamburi… si è classificata ultima con
ben zero voti *ghigna*.
E' un tantino demenziale, un tantino senza senso e
un tantino... vabbè. L'esimia Mayumi_san mi ha ricordato in
questo momento della sua esistenza, quindi è tutta colpa sua
se posto *annuisce*.
Ah, il titolo a molto
poco senso, ce ne rendiamo conto (chi? Ma io ed i
miei tre neuroni, ovviamente). Inoltre, dovevano essere cinquecento
parole, ma il
contatore del mio pseudo Word bara e mi conta pure le vigolette
<__<' quindi in effetti non so quante sono. E,
sì, Approssimazione è il mio secondo
nome
xD
spazio
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In fondo è divertentente (molto in fondo)
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« Sei in ritardo. » brontolò Kakashi, le braccia conserte. « Ancora. »
Obito prese due profondi respiri, inalando il polverone che lui stesso aveva provocato precipitandosi sul posto di corsa.
« C’è una spiegazione! »
Kakashi si voltò verso il maestro, sperando che si decidesse a rimproverare l’idiota, per una volta. Perché non era accettabile passare ogni mattina più di quaranta minuti ad aspettare il compagno scemo, che continuava a far tardi nonostante gli avessero regalato non una ma ben tre sveglie. E, del resto, Kakashi non aveva alcuna intenzione di modificare le sue abitudini per venire incontro ad Obito: se qualcuno aveva inventato gli orologi, un motivo c'era. E le regole erano regole, anche quelle non scritte di serena e pacifica convivenza con il prossimo.
Non è che il primo Uchiha ritardatario poteva arrogarsi il diritto di sovvertire l'ordine precostituito.
« Kakashi, non essere severo. Sono certo che Obito ha una buona spiegazione per questo ritardo, non è così? »
Kakashi fece per ribattere, capitolando davanti al disarmante sorriso del maestro.
Sembrava che Minato, più che essere infastidito, fosse deliziato dai ritardi di Obito. Probabilmente perché trovava oltremodo divertenti le scuse assurde che lui somministrava sottoforma di verità rivelate, gesticolando con fervore.
« Sapesse, sensei! E’ stato un inferno! »
Rin alzò gli occhi al cielo, sistemandosi la gonna, ma mantenne il solito sorriso indulgente. Kakashi emise uno sbuffo.
« Ero lì che compravo la frutta per i fatti miei… » cominciò Obito, ansimando ancora. Strano che la storia non fosse cominciata con lui che salvava tre vecchiette ultrasettantenni. « E ad un certo punto, mentre la vecchietta mi dava il resto » ecco, almeno una vecchietta doveva esserci. « Sono entrati dei banditi! »
Kakashi strabuzzò gli occhi a quell’assurdità e il brontolio insofferente divenne un rantolo esasperato.
Obito si rivolse direttamente a lui, offeso.
« E’ vero! Erano in tre, grossissimi e avevano delle maschere spaventose, gli si vedevano solo gli occhi, tutti rossi! Ad un certo punto uno ha buttato all’aria la vecchietta » raccontò, con voce colma di pathos « e poi si è avvicinato a me. Il suo alito puzzava di cipolle e carne cruda e aveva un naso enorme pieno di pustole e bozzi e… »
« Ma non avevi detto che portava la maschera? Come hai fatto a vedergli il naso? E a sentirgli l’alito?! » sbottò Kakashi, quasi urlando.
Obito spalancò gli occhi e arricciò le labbra. Nella foga, si erano avvicinati tanto che le loro facce erano a pochi centimetri l’una dall’altra.
« Oh, che cavolo! Che accidenti ne sai tu, di maschere?! Magari l’aveva molto sottile e si vede… »
Kakashi si allontanò un poco, sventolando una mano davanti al viso.
« In effetti, hai ragione. Io, il tuo alito che puzza di cipolle, lo sento benissimo anche da qua sotto. » ribatté, beffardo. Ma sperò anche che Obito non avesse abbastanza ragione da riuscire a riconoscere quel mezzo sorriso divertito, sotto la maschera.