♥ Happy blood birthday ♥

Camminava tranquillo, per le strade della Londra in fiamme, Grell. Un ghigno compiaciuto solcava il suo volto, mentre vedeva la morte e la disperazione dilagare per la city. Entrò in un vicoletto malfamato, da dove proveniva un pianto inconsolabile di un bambino. La madre giaceva a terra, morente. Grell si chinò su di lei, sempre sorridendo. “Fa male?” chiese. “Mi dispiace, ma non posso essere più gentile di così”. Lasciò il bambino lì, ancora più disperato di prima. Ma lui doveva occuparsi della sua missione primaria.

 Percorse Londra, con la sua fidata motosega e quando si trovò davanti all’obbiettivo, squarciò la vetrina del negozio più in voga della città e vi entrò. Il proprietario, quello che era stato un dignitoso signore sulla settantina, era rannicchiato dietro il bancone. Grell non ci fece caso e passeggiò per le corsie dove erano esposti i servizi da the. Scelse una scatola. Le tazzine erano decorate con delle rose rosse e i manici erano intarsiati e dorati. Gli altri due accessori erano sulla stessa linea. Si avviò verso il bancone dove l’uomo, spaurito, gridò: “Prenda tutto quello che vuole, ma non mi uccida, la prego! I soldi sono lì”. Grell sghignazzò così fragorosamente che i suoi orecchini non smisero di muoversi per diversi minuti. “Me lo fai un pacchettino, tesoruccio?” domandò, appoggiandosi col gomito al bancone. L’uomo annuì e lo shinigami stette a osservarlo mentre le dita volteggiavano tra carta e nastri. Era di certo il pacchetto più bello che avesse mai visto. “Ora devo prendere la tua anima, mi dispiace” sorrise poi il rosso, accendendo la motosega. “No! No, la prego”. In un attimo, la testa dell’uomo era piroettata nel cestino dei biscotti da the. Grell ne prese un pacchetto e uscì dal negozio.

Volteggiò canticchiando fino alla villa bruciacchiata di Madama Red. Ora che quella dannata insopportabile donna era passata a miglior vita, se la stava godendo lui. Entrò nell’enorme salone da the e si parò davanti allo specchiò. “Buon compleanno, Grell!” esclamò, porgendosi da solo il pacchetto. “Oh per me?” recitò, fingendosi stupito. “Si, cara, sarai la più bella della festa!”. Lo shinigami si buttò sul divano e scartò il pacchetto. “E’ bellissimo, proprio quello che volevo io!”. Dispose le tazzine, la zuccheriera e la teiera sul tavolino. Preparò il the e ne versò in tutte le tazzine, fingendo che qualcuno fosse veramente lì per festeggiare il suo compleanno. “Sono ventidue!” ridacchiò, compiaciuto, mentre dosava lo zucchero. Poi si alzò dal divanetto e guardò il mastodontico ritratto bruciacchiato di Madame Red. “Ora chi lo fa meglio, il the? Eh?”. Lo sorseggiò, guardando il ritratto della morta, ghignando diabolicamente. Guardò l’orologio. Le cinque esatte. Finì la bevanda e afferrò la cetra da collezione sullo scaffale delle cose preziose, poi si sedette sul davanzale della finestra e contemplò la Londra in fiamme. “Londra brucia!” gridò, strimpellando qualche nota. Era una cosa bella, il fuoco, per Grell. Era un colore acceso, non rosso, ma passionale come quest’ultimo. Rise fragorosamente e continuò a strimpellare. Era felice, perché ora il suo lavoro era passato da part time a full time.

E Grell adorava il suo lavoro.