THE EMPATH –
MISSING (FLUFF) MOMENT
AUTORE: SHUN DI ANDROMEDA
TITOLO: THE EMPATH – MISSING
(FLUFF) MOMENT
SERIE: STAR TREK - SERIE CLASSICA
TIPO:
OneShot, Missing Moments
GENERE: Generale, Introspettivo, Angst, Fluff
RATING:
Verde
PERSONAGGI: Triade (Kirk,
Spock, McCoy per chi non l'avesse capito... è una
threesome!)
§§§§
Quando finalmente il contatto con la squadra di terra venne ripristinato,
Scotty fu veloce a riportarli a bordo secondo gli ordini del
capitano.
Ma
mai si sarebbe immaginato di trovarsi davanti una scena del
genere.
Appena comparsi sulla piattaforma del teletrasporto, Kirk e Spock scesero
di volata portando in braccio il corpo esanime del medico di bordo: “Scott, a
lei il comando, avverta l’infermeria che stiamo arrivando!” abbaiò con aria
visibilmente sconvolta il capitano mentre, aiutato dal primo ufficiale, correva
nel corridoio.
La
testa del medico ciondolava senza supporto sul petto del comandante, la pelle
pallida e tirata pareva fragile come carta di riso, si riuscivano perfino a
vedere le vene e i capillari di un insano colore blu; Spock si fece passare il
braccio dietro la propria nuca nel tentativo di alleggerire il peso che gravava
sul compagno, in tutti i sensi.
In
una situazione del genere, tutta la sua logica andava a
pallino.
Impercettibilmente, il Vulcan sentì il dottore muovere le dita della mano
che serrava forte nella sua ma gli occhi erano tenuti ostinatamente chiusi,
quasi fosse troppo debole anche solo per stare sveglio: “Jim..” bisbigliò lui,
“Forse abbiamo sopravvalutato i poteri di quella donna.” disse lapidario, ma
nella sua voce era chiaramente distinguibile un lontano tremito
d’angoscia.
Aveva paura.
Per
la prima volta sentiva forte quel sentimento illogico chiamato paura, la sentiva
scivolargli sin nel profondo del cuore, strapparglielo
quasi.
La
sua parte umana in un frangente del genere prendeva il
sopravvento.
“Non
dirlo nemmeno…” il sussurro della voce di James traboccava di rabbia, paura e
quasi disperazione, “Ne usciremo anche questa volta..” biascicò secco, quasi a
volersi rassicurare, troncando i brutti pensieri che, Spock lo sapeva, vagavano
senza posa nella mente di Jim.
I
minuti seguenti furono i più angosciosi che entrambi avessero mai
vissuto.
L’infermiera Chapel strappò il corpo del suo superiore dalla presa del
comandante e del primo ufficiale, trasportandolo d’urgenza in sala rianimazione,
Kirk sentì distintamente il desiderio di prendere a pugni quella donna
nell’esatto momento in cui ella si era avvicinata e aveva portato via Leonard,
lasciandolo con le braccia aperte a stringere
l’aria.
Vide
la chioma bionda della donna sparire dietro una porta con la barella ma lui non
riusciva a muovere un muscolo.
Il
suo sguardo stava ostinatamente fissato sulla porta chiusa davanti a
sé.
Fu
il tocco gentile di Spock sul suo braccio a scuoterlo leggermente, sentì la
presa forte della mano dell’alieno sul suo polso mentre lo conduceva presso una
poltroncina, distrattamente gli giunse all’orecchio l’invito a sedersi e
meccanicamente eseguì quel semplice movimento, come un
automa.
Tutto di lui sembrava quasi
congelato.
Non
sentì minimamente i richiami del
Compagno.
Per
la prima volta nella sua vita, il Capitano James T. Kirk sperò che qualcuno,
nello Spazio siderale, accogliesse la sua preghiera silenziosa, quella preghiera
che il suo cuore urlava all’unisono con quello del primo
ufficiale.
Una
preghiera che sapeva di affetto, amore e soprattutto
dolore.
Una
preghiera che valeva tutto.
Sul
volto sconvolto del comandante dell’Enterprise cominciarono a scorrere le
lacrime, le stesse lacrime che aveva ricacciato dentro al proprio animo in quei
tremendi minuti che avevano visto l’avvicendarsi di Vita e Morte sulla scena di
un dramma che poco o nulla aveva di umano, una storia che loro avevano tentato
in tutti i modi di cambiare nel tentativo di proteggere la parte più fragile e
tenera del loro cuore unico diviso in tre parti
inscindibili.
Non
riusciva a fermarle, e forse non voleva
nemmeno.
Per
una volta nella sua vita, non voleva nasconderle, non voleva nascondere nessun
segno di debolezza.
Voleva solo una cosa.
Che
Leonard McCoy, CMO della NCC 1701 USS Enterprise uscisse vivo da quella
stanza.
Un
desiderio che avrebbe realizzato, anche con la
forza.
§§§
Bones ne era certo.
La
sua situazione aveva del grottesco.
E
non si riferiva certo alla sua relazione
sentimentale.
Questo no.
Anzi.
Ma
al fatto di essersi risvegliato nella propria infermeria, a fissare il soffitto
sino ad averne memorizzato ogni singolo centimetro e sentendosi ogni singolo
muscolo talmente indolenzito che quasi gli era difficoltoso anche
respirare.
Il
dottore sbuffò di disappunto, guardandosi attorno alla ricerca di un qualche
segno di vita, ma sembrava quasi che l’unico elemento vivente fosse il
macchinario che bippava fastidiosamente al suo
orecchio.
“Che
bel risveglio” ironizzò tra sé e sé, rabbrividendo di freddo, la sua divisa era
stata sostituita da un fastidiosissimo camice da esami verde acqua, per carità,
comodo per un dottore che doveva esaminare un paziente, ma non per il paziente
stesso.
Si
appuntò mentalmente di sbraitare contro la propria infermiera non appena la
testa avesse smesso di girargli come una
trottola.
Si
lasciò sfuggire un gemito di dolore per l’improvvisa fitta, rannicchiandosi alla
ricerca di calore sufficiente a placare quei tremiti convulsi quando una coperta
spessa e ruvida lo avvolse: “Razza di stupido.” lo rimproverò la voce severa del
Capitano, comparendo subito dopo nel campo visivo del medico, “Se avevi freddo
bastava dirlo.”.
Sotto i suoi occhi stupefatti, il comandante si sedette accanto a lui sul
piccolo bio-letto, facendo bene attenzione a non schiacciargli le gambe senza
mai staccare il proprio sguardo dall’espressione insonnolita del suo compagno:
“Come.. Come sono arrivato qui?” chiese a bassa voce, non l’aveva mai sentita
così roca e spenta.
“Ti
abbiamo riportato indietro io e Spock, i Vians ti hanno lasciato andare,
apparentemente incolume, ma sei svenuto subito dopo e da allora non ti sei più
mosso” spiegò, senza nemmeno curarsi di nascondere la sua preoccupazione, il suo
volto parlava per lui, era tirato, stanco come
se…
“Jim, da quanto tempo non dormi come si deve?” chiese con tono inquieto
il medico, vedendo le profonde occhiate che solcavano il viso del capitano;
questi si sfregò gli occhi, sbadigliando appena: “Credo tre giorni..” ammise,
massaggiandosi le tempie con forza, “non so esattamente…” biascicò
esausto.
Leonard lo afferrò per le spalle, squadrandolo arrabbiato: “Sei un caso
irrecuperabile…” borbottò, scostando un poco la coperta, “Credo che se ci
stringiamo possiamo starci entrambi.” sogghignò il dottore, facendogli posto sul materasso; con un
ampio sorriso, il capitano si distese accanto a lui, abbracciando il morbido
cuscino con un braccio e andando a cingere con l’altro la vista del
medico.
“Spock dove l’hai nascosto?” chiese McCoy, affossando il viso sul petto
del capitano, “è in plancia. Qualcuno dovrà pur mandare avanti la baracca senza
di me, no?” la voce del comandante suonava stranamente divertita, “Ma non
preoccuparti, appena finito il turno scenderà qui. È un mio preciso ordine, non
preoccuparti, non è scappato con i Vians.” sottolineò sornione, trattenendo a
stento una risatina e sfiorando con la mano la fronte di Leonard, “Dormi, hai
ancora la febbre alta.” gli intimò poi, premendoselo contro il
petto.
§§§
L’infermeria era immersa in una fioca semioscurità quando il Primo
Ufficiale Spock fece il suo ingresso nel piccolo e silenzioso ambiente,
un’atmosfera rilassante per la vista e ideale per il riposo dei
pazienti.
Anche se, al momento, vi era un solo occupante, Spock pensò per un
momento che la sua vista fosse peggiorata perché gli era sembrato di vedere due
sagome distese in un unico letto; avvicinatosi, capì che ci vedeva ancora
perfettamente.
Il
Capitano e il medico di bordo dormivano profondamente, abbracciati l’uno
all’altro sul piccolo materasso, il volto di Leonard quasi del tutto sommerso
dalle braccia di Jim; in silenzio, il Vulcan si avvicinò a loro, incerto se
svegliarli o meno, non voleva disturbarli
però…
“I
tuoi pensieri fanno più rumore di te, lo sai questo, vero?” bofonchiò Kirk,
muovendosi impercettibilmente sotto la coperta sino a voltarsi verso il
compagno.
Spock si avvicinò, sedendosi sul bordo nello spazio lasciato libero per
lui da Jim: “Non mi sembrava giusto svegliarvi.” notò argutamente, incrociando
le gambe sul materasso e allungando la mano a sfiorare il viso addormentato del
dottore, “Mi sembra che stia meglio.” aggiunse
tranquillo.
Fu
la voce impastata di sonno di McCoy a rispondergli: “Sto bene, mamma chioccia.”
bofonchiò, mettendosi seduto, “Ho fatto un gran bel sonno!” esclamò soddisfatto,
poggiando la testa sulla spalla di Jim e allungando la propria mano ad
allacciare quella del Vulcan.
Il
Primo Ufficiale lo guardò neutro: “La preoccupazione era naturale nelle tue
condizioni, hai passato tre giorni nella più totale incoscienza.” precisò; Bones
scosse la testa, “Sono tutto intero, non preoccupatevi. Posso già
tranquillamente uscire di qui e andare a dare il tormento a Scotty.” disse,
tentando di alzarsi quando un improvviso giramento di testa lo bloccò, facendolo
quasi finire a faccia in giù sul pavimento
dell’infermeria.
Spock lo afferrò per le spalle, bloccandogli la caduta e con un rapido
colpo di mano lo adagiò sul letto, scrutandolo poco dopo con espressione
evidentemente pensierosa se non inquieta: “Stai bene, eh?” lo rimproverò Jim,
alzandosi dal materasso per lasciarlo stendere al meglio, “forse non è proprio
così…” ammise debolmente Bones, si sentiva improvvisamente
stanchissimo.
“Credo che i poteri empatici di Gemma abbiano lasciato il tuo sistema
nervoso in parte scombussolato, forse la cosa più logica da fare è lasciarti
dormire tranquillo ancora per un po’.” decretò Spock, facendo per allontanarsi
con il capitano quando la voce del dottore bloccò entrambi: “Aspettate.” disse
in quel momento; i due si voltarono, Leonard li fissava estremamente
imbarazzato, “non ho voglia di restare qua da solo…” bofonchiò, senza incontrare
lo sguardo dei due, “C’è troppo silenzio
qui.”.
Ciò
che voleva era chiaro.
Il
viso di Jim si aprì in un sorriso immenso: “Saremo ben contenti di tenerti
compagnia!” esclamò lui, infilandosi nuovamente sotto le coperte e
abbracciandolo mentre Spock, più calmo e posato, prendeva una sedia e la
sistemava accanto al letto.
“Ma
ora, dormi.”, le parole di Spock suonavano più come ordini che come richieste,
“D’accordo.” acconsentì il paziente, raggomitolandosi sul bordo del letto il più
vicino possibile al primo ufficiale, le loro mani ancora saldamente intrecciate,
e scaldato dal corpo del capitano, stretto a lui come un koala alla
mamma.
“Computer, illuminazione al 5%” ordinò Kirk, prima di addormentarsi
nuovamente, cullato dal ritmico respiro dei due
compagni.
DEDICATA
ALLE TRE DEE DEL THREESOME! MAYA (Auguri per l’esame!!) RONNY (*^* Grazie per le
threesome stupende che ho trovato sul tuo sito) E REI (Beh, le tue fluffosità
non passano certo indisturbate!! xD)