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Autore: Kuno84    27/10/2005    19 recensioni
Già, proprio così. Un libro e un bidè. Soggetti abbastanza diversi tra loro: eppure, a ben pensarci, l'uomo non potrebbe fare a meno di entrambi...
[ Secondo classificato al concorso “Originale – Comico” nel forum di EFP. ]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dialogo tra un libro ed un bidè



di Kuno84




Un piccolo appunto prima di cominciare. Più che una storia comica, in effetti questo è un vero e proprio dialogo umoristico. Più che ridere, vorrebbe far sorridere... e perché no? Anche pensare...




(L’interno di un bagno, compreso di water e bidè. Un uomo tira lo sciacquone e si allontana. Sopra un termosifone, posto di fianco al water, è posato un libro vecchio e logoro. Sul pavimento si trova un rotolo di carta igienica.)


Libro: Salve, vecchio mio.


Bidè: Salve a lei, nobil tomo.


Libro: La vedo piuttosto ingiallito… è da un po’ che non prende una boccata d’aria, vero?


Bidè: Lei ha colto nel segno. Che mondo di animali! Da giorni nessuno pensa di aprire la finestra, in questa stanza.


Libro: Sono cose che capitano. Sa, qua dentro gli uomini non hanno molta voglia di pensare: diciamo che preferiscono l’azione.


Bidè: Me ne sono accorto dal profumo che pervade l’aria… noto che, invece, lei se la passa di gran lunga meglio.


Libro: Si vede? Diciamo che gli anni che ho, me li porto piuttosto bene: le mie pagine sono tutte intere, un po’ spiegazzate se vogliamo; lei sa, il mio padrone è molto lento a leggere e allora è costretto a farmi il segno ogni cinque o sei fogli… ma di strappi neanche l’ombra. E pensi che sono solo della seconda ristampa! I miei fratellastri, invece… le devo dire che ne conosco alcuni, come si suol dire, freschi di… ristampa – saranno, mi pare, della sesta o della settima, nuovi nuovi – dicevo che ne conosco alcuni che sembrano già pronti per il macero.


Bidè: Questo non è assolutamente il suo caso.


Libro: Adulatore. Comunque è vero, sono fatto di carta autentica, io: non come quei libercoli di carta riciclata… puh, mi fanno ridere quegli ammassi di stracci! Senta le mie pagine, invece: pura cellulosa al cento per cento.


Bidè: Purtroppo mi mancano le mani per farlo, ma le credo sulla parola.


Libro: Sono lieto della stima che lei mi dimostra.


Bidè: A proposito… da questa distanza non riesco a leggere. Qual è il suo titolo?


Libro: Mio caro, dovrebbe saperlo che io sono analfabeta: ci mancherebbe altro, sono gli uomini che devono imparare a leggerci, non il contrario. Che dovrei leggere, sul volto del mio padrone cinquantenne? Solo la sua falsità, nient’altro.


Bidè: Sono d’accordo. Gli uomini hanno quello strano vizio di alterare i lineamenti del viso per apparire, quando comunicano con i loro simili, diversi da quello che realmente sono.


Libro: Sono bizzarri, questi animali.


Bidè: Già. Inoltre lo fanno così tante volte nel corso della giornata, che non riescono più a riassumere i contorni originari e diventano altri da quel che sono persino a se stessi.


Libro: Concordo pienamente. Quando il mio padrone si alza la mattina presto – ed io, un tempo, lo potevo spesso vedere dal comodino dove mi aveva posato la sera precedente – i lineamenti della sua faccia, dopo otto ore di sonno, sono tornati al naturale ed egli stesso stenta a riconoscersi allo specchio.


Bidè: Proprio buffi, questi bipedi… Sa dirmi almeno se si tratta di prosa o poesia?


Libro: Prosa, mi pare di poter dedurre: per quanto io non riesca proprio a capire cosa per gli uomini differenzi le due tipologie. Sempre di macchie d’inchiostro si tratta, no?


Bidè: Mah… comunque non mi sembra che il suo padrone usi gran riguardo verso di lei.


Libro: Vede, è questione di punti di vista.


Bidè: Sarebbe a dire?


Libro: Facciamo un esempio. Ora io mi trovo qui, su questo termosifone, dimenticato dal mio padrone distratto: be’, io la vedo così… non soffrirò il freddo.


Bidè: O magari andrà in fiamme.


Libro: Non sia così pessimista, bisogna prendere la vita con filosofia: ognuno deve accontentarsi di quel che ha. E poi io mi ritengo fortunato.


Bidè: Perché?


Libro: Ho l’onore di appartenere alla categoria di oggetti che più l’uomo ha venerato, venera e venererà: i libri.


Bidè: Sta scherzando?


Libro: Lei non mi crede? Ebbene, gli uomini ci hanno dedicato grandi e fastosi templi in ogni città del mondo, dove sono raccolti milioni e milioni di miei fratelli. Inoltre, ogni persona ci dedica un piccolo santuario anche all’interno delle proprie mura domestiche, cosicché noi siamo un poco come quei Lari protettori del focolare che adoravano gli antichi. Veniamo scrutati da cima a fondo, una o spesso più volte; passiamo di mano in mano – forse per via di uno di quegli strani rituali che l’uomo è solito compiere – e, circolando, diveniamo sempre più noti e dunque più importanti.

Noi siamo il simbolo della civiltà umana, siamo le cose più utili che l’uomo abbia mai creato: comunichiamo di generazione in generazione usanze, rituali, nozioni, diamo memoria alle stirpi passate, diamo testimonianza vivente della loro cultura alle generazioni successive, siamo lo sfogo del loro estro creativo.

Infine, siamo nati con l’uomo, ma non moriremo con lui: infatti ci sarà sempre della gente che ci ricopierà – su contenitori sempre più affidabili, man mano che avanza quello che mi sembra gli umani chiamino progresso – e potrei dunque dire che siamo quasi eterni.


Bidè: Non mi faccia ridere!


Libro: Lei ha forse qualcosa da ribattere?


Bidè: Ne avrei, di argomenti.


Libro: Parla un illustre esponente della ristretta casta dei… bidè! Voi sì che siete utili all’uomo…


Bidè: Lei ci scherza sopra, ma è proprio questo il punto: l’uomo ha veramente bisogno nostro per rimediare ai suoi, di bisogni. Dunque l’uomo venera pure noi. E ci venera più che come santuari… o come voi libri, stando a quel che dice lei. Vede, l’uomo ci rende omaggio tutte le mattine e non ne può proprio fare a meno, sempre che non voglia passare per sporcaccione, come gli Inglesi che fanno alla buona.

Siamo fondamentali alla sua purezza, per questo ogni giorno – o anche più volte al dì, nel caso di qualcuno che abbia maggiori problemi a tenere repressi i propri istinti – gli uomini si prostrano e si chinano dinanzi a noi, più che ai loro dei, veri o presunti che siano, per mondare loro stessi da ogni impurità.


Libro: Lo devo ammettere.


Bidè: Di lei non ho certo tema, signor tomo. Anche perché la situazione di voi libri non è certo come lei me la figura, anzi! Vi si legge una o due volte e poi… plaf, accantonati nel nulla eterno. Ed essere dimenticati non è peggio che sparire dal creato?


Libro: Ma non saremo mai dimenticati!


Bidè: Questo è ciò che spera lei. Chi può dirlo, in realtà? La civiltà, la cultura sono cose che possono andare perdute tanto facilmente quanta è la fatica con cui sono state guadagnate. Voi libri non siete fondamentali all’uomo come vuole farmi credere. Almeno, non più di noi.


Libro: Sciocchezze! Il mio padrone non mi dimenticherà ed io gli servirò ancora, anche dopo che lui avrà finito di leggermi.


Bidè: Mi perdoni, non volevo certo recarle offesa con il mio discorso. Ed effettivamente credo di poterle dare ragione, tutto sommato. Almeno, nel suo caso particolare.


Libro: Mi pare di scorgere una nota di sarcasmo, nel suo tono. Si spieghi meglio.


Bidè: Guardi, non era per nulla mia intenzione… è solo che stavo osservando una cosa…


Libro: Allora mi dica!


Bidè: Be’… ho notato che, negli ultimi giorni, il suo padrone si è preso la consuetudine di stare a quattrocchi con lei in questa sala reale, seduto sul proprio gran trono…


Libro: Con questo, cosa vuole insinuare?


Bidè: Niente… ma prima o poi, quando lui avrà terminato di leggerla e quel rotolo di carta igienica, là sul pavimento, sarà finito… non so se ci siamo capiti.

   
 
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