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Autore: Georgina Holmes    23/09/2010    7 recensioni
A volte le parole erano pericolose. Anche un semplice “idiota” risultava di troppo. E questo Alfred lo aveva imparato a sue spese.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A volte le parole erano pericolose. Anche un semplice “idiota” risultava di troppo. E questo Alfred lo aveva imparato a sue spese. Quante volte aveva detto ad Arthur che non aveva bisogno di uno come lui? E quante volte se n’era pentito, dopo aver letto la delusione sul suo volto?

Avrebbe voluto prendersi a pugni, chiedergli scusa, dirgli che si sbaglia, che si, diamine, aveva bisogno di lui, perché l’amava.

Ma ormai era fatta. Dopo l’ennesima litigata, Arthur era andato via  deluso e stizzito. Aveva sbattuto forte la porta, facendo tremare i vetri.

E ora Alfred era lì, solo e disperato come non lo era mai stato in vita sua. Si sentiva un idiota, un bambino capriccioso che non si rende conto di avere tra le mani un tesoro di inestimabile valore.

Una lacrima silenziosa solcò il volto del giovane yankee. Stare da solo in quella casa era insopportabile. Tutto gli ricordava Arthur, la sua allegra risata, i pomeriggi passati sul divano a vedere vecchi film, le mille cene da lui preparate e inevitabilmente finite nell’immondizia. Come avrebbe fatto? Chi si sarebbe preso cura di lui, ora? Ma soprattutto, Arthur sarebbe tornato?

Alfred si sedette sul divano e si prese la testa tra le mani, sconfitto.

 

*   *   *   *   *   *   *    *

 

 

Arthur camminava con passo veloce per le vie di un quartiere poco raccomandabile. Era ancora sconvolto  dalla lite avuta con Alfred. Non l’aveva mai visto così tradito come in quel momento. Non era  riuscito a contenere la rabbia e la delusione, ed era corso fuori di casa di casa, sbattendo la porta. Una volta uscito, aveva iniziato a girovagare senza meta. Continuava a ripensare all’americano e a tutte le cattiverie e gli insulti che si erano urlati. Aveva paura che Alfred si fosse pentito di aver lasciato l’America per seguirlo in Inghilterra. Pur di non fargli perdere il suo incarico all’università, aveva mollato tutto per lui. Era andato in quel paese straniero e si era adattato ad un tipo di vita alla quale non era abituato. Alfred lo amava davvero. E lui invece era stato uno stupido, l’avrebbe di certo perso con il suo comportamento.

Erano passate un paio di ore da quando era fuggito di casa e il freddo e la stanchezza cominciavano a farsi sentire. Rabbrividendo, Arthur scorse un piccolo pub dall’altro lato della strada.

“ Ma si, perché non schiarirsi un po’ le idee? ”, pensò e si incamminò. Entrò e si guardò intorno. Una serie di tavolini di legno coperti da tovaglie di plastica a quadretti blu e verdi, delle sedie sgangherate e degli sgabelli troppo alti vicino al vecchio bancone. Il locale era lercio e le poche persone che vi erano non sembravano molto raccomandabili.

Il giovane li guardò sottecchi, poi andò a sedersi al bancone e ordinò uno scotch. Solo quando si ritrovò con il bicchiere in mano si chiese che diavolo stesse facendo. Lui non beveva mai, perché sapeva di non reggere l’alcol. Alfred lo aveva spesso preso in giro per quello. Alfred…

Soffocando le lacrime, l’inglese afferrò con decisione il bicchiere e scolò il suo micidiale contenuto.

 

Molte ore dopo…

 

Arthur uscì barcollando dal pub. Non si ricordava quanto avesse bevuto, né come fosse finito lì. Sapeva solo che doveva correre da Alfred a chiedergli scusa e dirgli che l’amava.

Singhiozzando, iniziò a camminare in modo incerto, facendo oscillare il contenuto della bottiglia che teneva in mano, finché non intravide un taxi. Lo fermò e si accomodò meglio che poteva sul sedile posteriore.

<< M-mi… ‘orti… casssssaaa… Alfred… >>, mormorò rivolto al tassista, dopo di che crollo addormentato.

Un istante dopo, o così gli parve, una voce lo destò dal sonno.

<< Ehi! Si svegli, è arrivato! >>, disse la voce del tassista.

L’inglese socchiuse gli occhi e sbirciò fuori dal finestrino. Era proprio davanti casa sua. Ma come diavolo c’era arrivato?

<< Ho guardato la sua carta d’identità >>, risposte l’uomo.

Dopo aver pagato il tassista, uscì dall’auto, rischiando di cadere sul marciapiede e accorgendosi di avere ancora in mano la bottiglia di scotch. Ne scolò metà, poi iniziò a salire le scale, oscillando in modo preoccupante. Doveva assolutamente parlare con Alfred.

Entrò in casa, buia e silenziosa, sbattendo forte la porta. Si diresse verso la camera da letto, sbattendo contro i mobili e imprecando sottovoce. Senza accorgersene, finì sopra il tavolino, svegliando il giovane yankee che si era addormentato sul divano.

<< A-arthur… che stai fac-c-cendo? >>, chiese senza riuscire a trattenere uno sbadiglio.

<< A-a..frr..d…scu-u-u… io…  la go-o-lla… brucc-cc-ccia… sono… idiouh.. io… ti amo… perd-d-d-donnamiii >>, iniziò a farfugliare l’inglese, che faticava a mantenere la lucidità.

Alfred rimase a fissare il compagno, imbambolato. Non aveva parole. Arthur gli stava chiedendo scusa, anche se non era lui ad avere torto. Provò un’immensa tenerezza per lui. Si alzò e lo abbracciò forte. L’inglese, un po’ confuso, ricambiò l’abbraccio, facendosi cullare da quelle braccia forti.

<< Arthur amore… Ti amo anch’io… >>, e detto questo lo baciò. L’inglese rispose con slancio, e presto il silenzio fu riempito di gemiti e sospiri.

Dopo essersi amati, si addormentarono abbracciati stretti l’un l’altro.

 

 

*   *   *   *   *   *   *    *

 

 

 

Il mattino dopo Arthur si svegliò con un gran mal di testa. Ricordava poco e niente della sera precedente. Sapeva di essere uscito di casa… era entrato in un pub… e poi si era ritrovato addormentato con Alfred.

Proprio in quel momento, il diretto interessato si affacciò sulla soglia. Indossava solo i boxer e una canottiera ed era scalzo. Sorrise al più piccolo, che rimase imbambolato a fissarlo, e gli porse un bicchiere.

<< Bevi, ti aiuterà >>, disse semplicemente.

Arthur obbedì e bevve tutto d’un sorso. Subito dopo fece una smorfia. Quella roba era disgustosa.

<< Alfred… io… come sono tornato a casa? >>, chiese confuso.

<< Non lo so… ma eri ubriaco fradicio  >>.

L’inglese si guardò le mani ,<< Puoi perdonarmi? Ero fuori di me… mi dispiace… >>, sussurrò.

<< L’ho già fatto… E tu? >>, rispose il giovane occhialuto, guardando il viso del compagno.

<< Volevo dirti che non penso davvero quello che ho detto…. Cioè… che tu… sei solo un bambino viziato… >>.

Alfred sorrise. Prese il viso di Arthur tra le mani e baciò. Il giovane si lasciò baciare, capendo che Alfred lo aveva perdonato. A volte non era così male ubriacarsi.





Salve a tutti!!!! Spero che vi piaccia questa ff, l’ho scritta tutta in una volta… Volevo ringraziare Ne_chan, senza la quale non avrei mai finito questa storia!!!Commentate!!!! Sono aperta anche alle critiche!!!!! Sayoonara^_^

  
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