- Jànos Boka – salutò formale la camicia rossa.
-Feri Ats?
Stettero zitti, mentre ognuno aspettava una reazione dell’altro. Alla fine Feri Ats parlò.
-Mi dispiace.
Boka non rispose. Non aveva nessuna voglia di rispondere. Si morse il labbro.
-E’ morto da eroe.
Entrambi stettero zitti, e Feri Ats si pentì di aver parlato.
Rimasero lì, in silenzio, a fissarsi. Non erano più capaci di odiarsi. L’odio era troppo frivolo, ormai. E l’onore non era più quella cosa inviolabile. No, ora era anche questa una frivolezza, un’inutile fronzolo con il quale, in passato, avevano ornato la loro vita.
-Come sarà, il tuo futuro?
Boka si trattenne dal mettersi a urlare. Non avevano scambiato ancora dieci parole e già voleva cambiare discorso.
-Non si può guardare solo il passato – cercò di convincerlo la Camicia Rossa.
-Ma Nemecsek è morto l’altro giorno, e già tu vuoi cambiare discorso! Sei senz’anima.
Feri Ats guardò a terra, senza parlare. In fondo non aveva tutti i torti, ma neanche lui, di certo.
Cercò ancora di cambiare argomento: - Io sarò un generale, anche tu, vero?
- Allora hai già perso la tua prima guerra.
Si girò per andarsene, indignato dal comportamento del ragazzo.
-Aspetta! – lo chiamò Feri Ats. Jànos si voltò – Vedi, Boka, ho sofferto molto anch’io e…
-Non sembra!- urlò l’interpellato – Se tu davvero avessi sofferto, non penseresti ad altro!
-Senti, tu lo conoscevi meglio di me e…
-Ma tu conoscevi il suo onore! – fece una pausa – Ma quale onore, poi! A cosa serve l’onore se la vita è così futile?
Feri Ats non rispose. Si limitò a sospirare ed avviarsi.
-Ehi, fermo! Dove vai?
-A casa di suo padre.
Si avviarono, zitti zitti, anche se sapevano che sarebbe stata una visita inutile, l’ennesima. Ma avevano bisogno di andarci. Chiunque avrebbe avuto bisogno di andarci ancora una volta.
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