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Autore: Joy    27/09/2010    4 recensioni
"C'è Elena."
"Non vi disturberò. Non hai niente da temere, fratellino."
"È qui per te".
Post 1x14.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Silenzio

LA STANZA QUIETA

 

 

 

Silenzio.

Quando io e mio fratello siamo soli, la nostra casa non sembra neanche abitata.

E c’è qualcosa d’innegabilmente reale nell’affermare che manca di vita.

Ho acceso il fuoco per convincermi che non è così e mi sono ritrovato a sorridere, ammettendo tacitamente il mio fallimento.

Damon si rigira tra le mani un bicchiere pieno di liquore. L’ho riempito io e l’ho lasciato sul tavolino accanto alla sua poltrona.

Ha l’aria d’averne bisogno.

Ma lui sogghigna appena e sospirando, lo posa.

-Cerchi sempre di sistemare tutto, non è così fratellino?-

Vorrebbe essere ironico e sprezzante, ma gli occhi lo tradiscono. Li abbassa, ma non abbastanza velocemente.

-Per Dio!- tuona irritato –Risparmiami la tua pietà, Stefan.-

Può leggere la mia mente, io non ho questo potere.

E neanche mi serve.

So esattamente cosa gli passa per la testa, e so anche della fiala di verbena nella sua mano sinistra.

Immagino che abbia pensato di mischiarla al cognac, e la quantità è sicuramente tale da perdere conoscenza.

-Sempre perspicace-, rimugina tra sé, ma non mi guarda.

-C’è Elena-, lo informo senza esitare oltre.

Sbuffa e si volta verso di me con aria seccata, –Non vi disturberò. Non hai niente da temere, fratellino.-

-E’ qui per te-, chiarisco.

Non se l’aspettava.

Afferra di nuovo il bicchiere e manda giù un sorso, prima di posarlo di nuovo.

-Non voglio vederla.-

Naturalmente.

-Perché?-

Insisto e lui tace.

Improvvisamente mi sembra stanco, sfinito da più di un secolo di attesa, tradito nella morte come lo era stato nella vita.

Ma non ho intenzione di assistere alla sua sconfitta.

-Perché Damon?-

Respiro profondamente, so che mi odierà per questo.

-Perché è troppo buona? Troppo dolce?- vorrei che non suonasse così simile ad un rimprovero, ad un’accusa nei suoi confronti. –Oppure perché temi che il suo affetto possa alleviare il dolore, e tu non vuoi.-

-Dannazione!- impreca alzandosi di scatto dalla poltrona, –Sei tu quello buono. Ama te. Perché dovrebbe fare qualcosa per me dopo…-

-Dopo che hai fatto il possibile per rovinare il nostro rapporto?- continuo al posto suo.

Lui rimane in silenzio, la sua mano afferra di nuovo il bicchiere. Lo stringe con tale forza che sento il vetro stridere. Presto andrà in frantumi.

Mi avvicino. Potrei toccargli la spalla se volessi, ma so che lui non lo permetterebbe. –Perché è legata a te, nonostante tutto.-

Getto la verità ai suoi piedi, limpida e concisa, in modo che non possa ignorarla.

-… E lo sono anch’io.-

Quando eravamo bambini, Damon non riusciva mai a nascondere i propri sentimenti, adesso invece sta in piedi di fronte a me, immobile e impassibile. E non riesco a sopportare che la responsabilità di questo cambiamento sia solo mia.

Eppure qualcosa sta cedendo in lui. Lo sguardo si abbassa, le spalle si piegano, la sua mano trema impercettibilmente mentre si porta il bicchiere alle labbra…

E improvvisamente, quando ormai è troppo tardi, comprendo quello che ha fatto.

Si accascia sul pavimento, piegandosi su se stesso, vinto dal dolore.

Qualcosa rotola di fianco a lui con rumore tintinnante.

E’ la fiala che stringeva in pugno.

Ed è vuota.

 

***

 

Non è più cosciente.

La verbena ha sortito il suo effetto in poco più di cinque minuti.

Ne ha presa troppa.

-Si riprenderà?- domanda Elena passandogli un asciugamano umido sul viso.

Annuisco con poca convinzione.

Lei sorride dolce e mi accarezza la mano, -Non è colpa tua, Stefan.-

Sì, invece.

Ma non riesco a dirlo a lei.

Damon si lamenta debolmente.

E’ sdraiato sul divano, dove l’ho adagiato poco prima che perdesse conoscenza, coperto solo da una maglietta e da una coperta leggera, ma nonostante questo suda copiosamente.

Gli scosto dalla fronte i capelli bagnati.

E’ bollente.

La verbena brucia dall’interno, ma non può ucciderlo.

… O almeno spero.

-Katherine…- sussurra con voce roca.

Ma davanti a lui c’è soltanto Elena.

Gli rinfresca il collo con delicatezza e lui distende le labbra in un sorriso appena accennato.

-Katherine…- ripete.

Lei non lo contraddice. Gli posa un dito sulle labbra.

-Riposa-, sussurra.

Mi chiedo quanto sia stato idealizzato, nel corso degli anni, il ricordo che mio fratello ha di Katherine. Lei avrebbe riso di fronte al dolore e se ne sarebbe andata.

E’ così che ha fatto.

… Mentre noi siamo morti nell’insensato tentativo di salvarla.

-Si sistemerà tutto-, continua lei dolcemente, ma non capisco a chi di noi due si sta rivolgendo.

-Si sistemerà tutto-, ripete –basta avere pazienza.-

-Il tempo aggiusta tutto solo per voi umani, Elena-, mi scopro a dirle –Per la nostra razza il trascorrere dei secoli non sistema niente. Siamo capaci di odiarci per l’eternità.-

-Vale anche per l’amore, immagino.-

Non è una domanda.

La guardo con intensità e lei sorride perché sa di avere ragione.

Stringe incoraggiante la mano a mio fratello. –Potete anche amare per l’eternità.-

Non lo nego.

E credo che sappia di essere lei, la donna che io amerò per l’eternità.

 

***

 

Adesso piove.

E’ iniziato con un leggero picchiettare; era quasi consolante.

Ora scende in rivoli scroscianti lungo le vetrate, e come tutto ciò che mi ruota intorno, non può essere arginata.

La tempesta avvolge la mia esistenza.

Da sempre.

E per crudele ironia, mi concede sempre una stanza quieta e calda, in modo che abbandonandola possa sentirne la mancanza.

La lacerante e inevitabile consapevolezza di perdere tutto, ogni volta.

Mi chiedo per quanto tempo si ripeterà la medesima storia e temo di trovare, dentro di me, la risposta più probabile.

Per l’eternità.

Elena dorme, abbandonata sulla poltrona che era di mio padre, cullata dal calore del camino e dal piacevole crepitare delle fiamme. Lei non sente i suoni della tempesta.

Damon, invece, è sveglio.

Lo è già da venti minuti, ma non accenna a muoversi, fissa il soffitto con sguardo assente.

E sebbene non lasci trasparire più alcun dolore causato dalla verbena, riesco a leggere nel suo sguardo qualcosa di profondo e radicato che lo tormenta.

-Perché?- sussurra senza distogliere lo sguardo dal suo universo privato.

Sa che lo sto osservando. E’ più forte di quanto immaginassi e questo mi consola.

Non avrei sopportato l’inesorabile declino a cui l’avrebbe portato la verbena, il suo cedere ad una morte apparente nella vana speranza che qualche decennio di sonno forzato possa concedergli una pausa dal dolore.

-Perché non ci amava, Damon-, gli rispondo con semplicità. So che non si aspetta niente di meno da me. –Eravamo solo un capriccio.-

Un gemito s’infrange e muore senza uscire dalle sue labbra.

-Pensi che la rivedremo?-

-Solo se lei lo desidera.-

Non voglio illuderlo, Katherine è sempre stata egoista.

-Ho vissuto per tutti questi anni secondo i suoi insegnamenti-, la sua voce agonizza mentre ancora fissa il soffitto. -L’ho fatto per lei.-

La sua maschera sta andando in frantumi.

Assomiglia al Damon umano di quando eravamo ancora fratelli, 145 anni fa.

-Lo so-, lo rassicuro.

-Come hai fatto a dimenticarla?- Si solleva faticosamente dal divano e si appoggia allo schienale.

Finalmente rivolge gli occhi a me in cerca di un aiuto che non sono in grado di dargli.

-Non l’ho dimenticata-, ammetto. –Ma il mio amore per lei non era reale, Damon, mi aveva soggiogato.-

Lo sento respirare profondamente.

Si volta verso Elena –Le somiglia davvero tantissimo.-

-Sì, ma non è lei-, ribadisco con una certa apprensione, ma ciò che scorgo nel volto di mio fratello in questo momento è solo stanchezza.

-No. Non lo è. Lo so.-

Un lampo illumina all’improvviso la semioscurità e il tuono che lo segue rimbomba contro le pareti della casa.

Elena spalanca gli occhi e si guarda intorno con apprensione.

Le sorrido con tranquillità e lei si rilassa.

-Stefan, come…- s’interrompe quando scorge Damon seduto sul divano. Mi guarda brevemente come a chiedermi se va tutto bene e io annuisco.

Abbandona la poltrona e si avvicina a mio fratello.

Lui ha gli occhi bassi, ha già mostrato troppo di sé stasera.

-Bentornato-, gli sussurra abbracciandolo lentamente.

La sua voce è colma d’affetto.

“Non è Katherine e non lo sarà mai”, penso di nuovo, e per la prima volta in 145 anni la voce di Damon arriva chiara nella mia mente.

“… E nemmeno sarà per noi una nuova Katherine.”

Prego che sia vero.

Non potrei sopportare di perdere lei.

… E neanche lui.

 

 

FINE.

 

  
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