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Autore: Night Sins    27/09/2010    1 recensioni
Raccolta di oneshot sui sette vizi capitali (come l'originalissimo titolo non avrebbe mai fatto sospettare, eh?). Sono 'preda' di questi vizi Peter o Neal (Peter E Neal per uno solo), ma non tutte le storie sono slash (e alcune potrebbero essere considerate Peter/Neal/El).
1.Lussuria - 2.Superbia - 3.Ira - 4.Invidia - 5.Avarizia - 6.Gola - 7.Accidia
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Neal Caffrey, Peter Burke
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Seven Sins. (Gola)
Fandom: White Collar
Personaggi:  Peter Burke, Neal Caffrey
Pairing: Peter/Neal
Rating: PG13
Genere: sentimentale
Avvertimenti: oneshot, slash
Timeline post seconda serie, una volta che la questione di Kate è risolta
Spoiler  nessuno, anche se la prima battuta è della 2x05.
Conteggio Parole: 1605 (FDP)
Prompt: gola scritta per il contest sui sette vizi capitali indetto da AkaneMikael sul forum di EFP.
Betareader: nessie_sun ♥ ♥ & ioio10 (per l'IC, è una mano santa ♥)
Disclaimer: "Io scherzo... forse." (cit. A.Costa) // I personaggi non sono miei, ma degli autori e di chiunque ne abbia diritto; tanto meno sono utilizzati a fini di lucro, ma solo per mero piacere personale. 
Note: un'altra rivisitazione de "la prima volta", diciamo così. xD Ma sempre senza molti dettagli, anzi... E' inutile, non riesco a mandarli 'oltre' (e la cosa mi fa solo rabbia perché col Tim/Matt non ho problemi... XD).



“Ti sei dimenticata che cucinavo spesso io quando ci siamo conosciuti?”
Avrebbe dimostrato a El che era ancora in grado di prepararsi da solo un pasto decente, senza dover ricorrere per forza al cibo dei take away.

Quella giornata era stata semplice, quindi era tornato a casa ad un orario decente -peccato che El fosse via- e aveva occasione di cucinare qualcosa. Certo, preparare per una persona sola non era proprio il massimo, ma in fondo, proprio per quello, non doveva far cose complicate. Un piatto di pasta, un po’ d’insalata e, se aveva voglia, una fettina di carne, andavano più che bene.
Stava preparando il sugo per la pasta quando sentì Satchmo agitarsi. Abbandonò i fornelli e andò in sala a controllare, il cane puntava la porta e Peter vide la maniglia girare.
Prese prontamente la propria pistola dalla fondina che aveva appeso alla sedia e si avvicinò all’uscita, facendo scattare la serratura quando l’ebbe raggiunta.
Frazioni di secondo e la porta si aprì.
“Fermo!” urlò puntando la pistola contro l’intruso.
Intruso che aveva il terrorizzato volto di Neal Caffrey.
“Peter, ma sei impazzito? Metti giù quell’arma!” esclamò lui, ma Peter lo aveva anticipato e stava già rimettendo la sicura alla pistola.
“Cosa volevi fare?” domandò il padrone di casa, perplesso. “Perché stavi tentando di forzare la porta?”
“Credevo che fosse aperta, come sempre”, rispose l’altro, alzando le spalle.
“Non aspettavo visite e non prevedevo di uscire, questa notte,” disse Peter, senza sapere perché si era ritrovato ad esser lui quello che stava dando spiegazioni. “E comunque, non potevi suonare come tutte le persone normali?”
Neal stava per rispondere quando si bloccò all’improvviso.
“Cos’è quest’odore di bruciato?”
Il federale si fermò ad annusare l’aria e riflettere prima di ricordarsi della cena. “Oddio!” esclamò correndo in cucina solo per notare come, oramai, il sugo fosse irrimediabilmente perso.
“Addio, cena,” mormorò, “ed è tutta colpa tua!” disse voltandosi verso il giovane che lo aveva seguito nella stanza.
“Ops…”
Peter sospirò rassegnato gettando la pentola nel lavello. “Ordinerò una pizza”, sbuffò nuovamente avviandosi verso il telefono.
“Cucino io!” lo fermò Neal e l’uomo lo guardò sorpreso.
“Cosa?”
“Cucino io. Qualcosa troverò anche se è da qualche giorno che Elizabeth non c’è.”
“Sai cucinare?” domando ancora Peter, non facendo nulla per nascondere il crescente stupore.
“Evvero sì. Ed ora lasciami vedere cosa c’è,” rispose osservandosi intorno per controllare la disposizione dei mobili e immaginare, bene o male, dove potesse esser cosa; dopo una rapida occhiata tornò a rivolgersi all’altro uomo. “Tu puoi andare a vederti qualche partita o fare quello che vuoi. Fidati di me.”
Peter lo guardò scettico, a lasciar intendere che la fiducia non era proprio il primo dei sentimenti che provava nei suoi confronti.
“E dai, Peter!”
Il più grande cedette e lasciò la stanza per andare a vedere la tv in salotto, in fondo, non aveva ancora così fame e avrebbe potuto sempre ordinare una pizza più tardi.
Dopo nemmeno un’oretta, cominciò a diffondersi per la casa un delizioso profumino che stupì positivamente il federale; si voltò a guardare verso la cucina, chiedendosi cosa stesse preparando.
“Non entrare ancora”, lo raggiunse la voce autoritaria di Neal, quasi come se l’avesse visto e gli avesse letto nella mente.
Peter sbuffò prima di cambiare canale, chiedendosi se il sapore avrebbe equiparato l’odore.

“Okay, puoi entrare… per prendere il necessario per apparecchiare”, disse ad un certo punto l’improvvisato cuoco.
“Cosa?” domandò il padrone di casa volgendosi verso la porta della cucina solo per notare Neal che ne spuntava con la testa e parte del busto, per una volta libero da giacca e gilet, ma protetto da un grembiule con scritto ‘Attenzione! Oggi cucino io’ che El gli aveva regalato svariati anni prima e di cui Peter non ricordava nemmeno l’esistenza.
“Apparecchiare, è una parola che dovresti conoscere; o mangiamo con le mani?”
“Oh, sì, certo”, rispose spengendo automaticamente la tv e alzandosi dal divano per raggiungerlo.
Entrò nella stanza con un pizzico di malcelata curiosità, quasi come se non fosse la sua cucina e stesse entrando in un mondo tutto nuovo. Sentì Neal alle sue spalle che rideva, mentre lo superava e scolava gli spaghetti per poi condirli con la salsa che aveva preparato.
Peter era rimasto ad osservarlo, dimentico di quello che doveva fare, concentrato solo sui gesti dell’altro.
“Vuoi assaggiare?” chiese lui, voltandosi a guardarlo a sua volta e tendendogli una forchetta su cui erano avvolti alcuni spaghetti e un pezzo di quello che l’uomo ipotizzò fosse un fungo.
“Eh?”
“Non ho avvelenato il cibo, ma se non ti fidi…” continuò mangiando lui il boccone.
Il federale l’aveva fissato stupito, seguendo attentamente i suoi gesti e poi ingoiando a vuoto; improvvisamente aveva sentito tutta insieme la morsa della fame.
“Non intendevo dire che non mi fido, comunque”, dichiarò, ripresa coscienza di sé, abbassandosi a recuperare la tovaglia da uno dei cassetti della credenza.
“Bene, allora assaggia”, insisté Neal quando l’altro tornò a guardarlo, porgendogli una nuova forchettata di pasta.
Peter lo osservò alcuni istanti, stupito, prima di avvicinarsi per lasciare che lo imboccasse. Non si era accorto di quanto potesse essere imbarazzante quel gesto finché non si era ritrovato ad assaporare con gusto quel boccone e desiderarne ancora, in quel modo.
“Allora, com’è?” domandò Neal, impaziente.
“Buono, davvero, non lo avrei mai detto”, rispose, osservando la zuppiera piena con interesse.
“Visto?” chiese ancora il truffatore e Peter sobbalzò quando sentì il suo pollice sull’angolo della propria bocca, a ripulirlo dai residui di condimento. “Eri sporco”, spiegò solamente alzando le spalle al suo sguardo perplesso.
“Grazie.”
Senza dire altro, l’uomo andò nella stanza accanto per apparecchiare.

Si erano messi a tavola e Peter stava mangiando la propria porzione con particolare interesse, concentrato solo su quello che aveva nel piatto.
“Ehi, piano! Nessuno ti insegue”, commentò Neal, a metà tra il divertito e il preoccupato. Il compagno non era mai stata una persona che esagerava con il cibo o nel modo in cui lo mangiava -anche se lui avrebbe avuto molto da ridire su cosa mangiava.
“Scusa”, disse il federale, “non so perché, ma stasera ho veramente fame.”

Non era sicuro nemmeno lui delle proprie parole -come se fosse un argomento su cui avere dubbi… pensava fosse un po’ assurdo, o avevi fame o non l’avevi- o forse solo non voleva vedere il motivo reale.
Concentrarsi sul cibo era un ottimo modo per non prestare attenzione ad altro come, per esempio, Neal.
Era stata una cosa così improvvisa e talmente inaspettata che non aveva trovato altro modo per gestirla.

“Non preoccuparti, basta solo che non ti strozzi”, rise ancora il truffatore e il padrone di casa nascose il volto nel bicchiere di vino che si era trovato davanti -aveva solo un vago ricordo di Neal che apriva la bottiglia e riempiva i bicchieri.
“Sono contento, però, che ti piaccia”, continuò il ragazzo, sempre sorridendogli felice, e riprendendo a mangiare a sua volta.

Peter non rispose e continuò a dedicarsi al cibo, almeno per un po’ poteva non pensare e poi… e poi avrebbe trovato il modo di distogliere i propri pensieri da argomenti che non dovevano essere presi in considerazione nemmeno in momenti di assoluta follia -o qualsiasi altra cosa lo avesse colpito in cucina, pochi minuti prima, senza che lui riuscisse a rendersene conto, almeno non finché il pensiero non si era già fatto strada e radicato in lui come un lampo che squarcia istantaneamente e senza preavviso il cielo in due. Con la differenza che la volta celeste, dopo quel singolo istante, ritrova la propria integrità, mentre quel tarlo nella sua mente non voleva sparire.

Mezz’ora dopo avevano finito di cenare e stavano sistemando piatti e pentole nella lavastoviglie.
“Allora, passata la fame?” chiese Neal, spostando lo sguardo verso l’altro.
“Hm… Sì…” rispose questi, poco sicuro.
“Non ne sembri molto convinto. E dire che ti sei finito anche il gelato che aveva lasciato Elizabeth”, constatò adocchiando la confezione vuota, ancora abbandonata sul tavolo.
“Non tutto.”
Neal lo guardò senza capire, mentre Peter posava una mano sulla sua guancia e si chinava verso il suo volto, andando poi ad assaggiare il suo labbro dove era rimasta, indisturbata, una scaglia di cioccolato.

E in quel momento, forse, avrebbe dovuto dire qualcosa, una battuta magari; avrebbe dovuto allontanarsi, di sicuro, e cercare di salvare il salvabile; qualsiasi cosa sarebbe stata apprezzabile e, presumibilmente, preferibile a quello che stava facendo. O almeno questo pensava una parte del suo cervello, quella più razionale e che era stata messa sotto silenzio in qualche attimo tra il cercare un dolce con cui terminare la cena e la fine della stessa.
Invece Peter se ne stava fregando di quello che avrebbe dovuto fare e continuava con quello che voleva fare, ossia baciare Neal -che era intrappolato tra il suo corpo e il ripiano della cucina- e assaporarlo lentamente, come se fosse chissà quale raffinatezza culinaria.
Ed era un’inaspettata quanto estremamente piacevole sorpresa registrare che non cercava di tirarsi indietro, anzi, assecondava i suoi gesti e i suoi voleri con accondiscendenza e altrettanta cupidigia, anche se riusciva a sentire il suo riso sulle labbra e glielo vedeva negli occhi assieme al desiderio.
“Zitto”, ordinò prima ancora di dargli il tempo di formulare una qualsiasi frase, mentre andava a sbottonargli la camicia e ringraziava che non avesse avuto modo di rivestirsi.

Alla fine aveva ceduto. Senza nemmeno opporre poi questa gran resistenza, doveva ammetterlo, ma la tentazione era stata più forte di lui e dei suoi grami tentativi di ignorarla. Aveva perso una battaglia che, si rendeva conto, non aveva mai voluto combattere ed ora stava scontando la più dolce delle pene, anche se sapeva che fin troppo presto sarebbe arrivato lo scotto vero e proprio e sarebbe stato decisamente amaro.
Ma andava bene così, per ora andava bene così; gli bastava stringerlo a sé e cercarlo con le labbra, come se fosse l’unico nutrimento di cui avesse bisogno, e sentire che anche per Neal era lo stesso. Poi si sarebbe sentito male, ma non riusciva proprio a preoccuparsene in quel momento.




Risposte ai commenti (anche futuri). (E ne approfitto anche per 'ringraziare' chi ha inserito la raccolta tra le seguite. Mi fa piacere che, per lo meno, desti il vostro interesse. :D)

Cory90 Grazie mille! :D Sono contenta che le mie storie ti piacciano! ^_^ E figurati, non annoi affatto! :D
Farò un commento generale perché è un po' il pensiero che guida tutti i miei scritti. Neal mi ispira per lo più solo tanto fluff e coccole... mentre Peter, beh, se il Peter/Neal deve esserci, per me è più probabile che la prima mossa sia sua. Più che altro perché sono sicura che Neal lo rispetti e lo ami (e qui in senso generale, non solo romantico) tanto da non fare niente che potrebbe mettere a rischio il suo matrimonio e il loro rapporto se prima non è certo che Peter lo voglia (questo non vuol dire che non possa punzecchiarlo xD). E ovviamente la sicurezza che Peter lo voglia colpa è di Tim. E' sempre colpa di Tim! XD (No, cioè, vogliamo PARLARNE? Matt ha confermato quello che per me era quasi certo: l'idea per quella posa è stata di Tim! XD) Un po' anche di Matt che ha il vizio di fissargli il collo o le labbra e devo ancora capire se è recitazione o gli viene naturale. XD Poi, è anche colpa mia che mi lascio influenzare troppo... ù.ù Ma quei due mi uccideranno... XD Ok, scusa, mi perdo a parlare di loro... xD
Quindi, avevo da dire... Ah, sì! Per l'ira. Peter ha già violato più volte la legge per Neal, in canon. ;) E ora la smetto pure io. XD Ancora grazie mille, spero che ti sia piaciuta anche questa. :)
   
 
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