Come avevo annunciato nel gruppo, poco tempo fa, ho pensato di revisionare - nel mio periodo di pausa - la ff con cui sono "sbarcata" su Efp. Oggi avevo tempo, voglia e nostalgia di riprendere in mano, dopo molto tempo, In Bilico, perciò eccomi qui.
Un bacio a tutti (lettori vecchi e nuovi, magari) e buona lettura!
Ciao a tutti! Questa è la mia prima FF che pubblico... Ho sempre scritto tenendo per me le mie storie, quindi siate clementi! Fatemi sapere cosa ne pensate! Kiss kiss! ^^ B.
« Potranno
recidere tutti i fiori,
ma
non potranno fermare la Primavera. »
Pablo Neruda.
PREFAZIONE
Pov. Edward
Pensavo. Non facevo altro che
pensare
da molti
anni. E il mio pensiero andava sempre a lei: la mia salvezza e la mia
rovina.
Quando percepii qualcuno arrivarmi alle
spalle, sorrisi.
Quel suo modo di saltellare invece che camminare, lo avrei riconosciuto
tra
mille.
<< Edward!
>> urlò il folletto, affiancandomi
<< Cosa fai? Stai ancora pensando?
>>
<< Ciao, Alice.
>> risposi senza
troppo entusiasmo. Non volevo darle soddisfazione.
<<
Pensi
ancora a lei?
>> il mio sorriso svanì
all’istante, e il mio lungo silenzio lo tramutò in
un tacito assenso. << Oh, andiamo, Edward. Sono
passati più di centocinquant'anni! >> quasi
strillò spazientita, piantandosi davanti a me
<< Ridi un
po’! Guardati intorno! Gli uccellini cantano,
l’erba è verde, il sole
splend… >> si fermò un attimo,
alzando gli
occhi al cielo << Ok, in
questo posto ci sono più nuvole che altro
però… La vita è bella! Goditela!
>>
<< Vita?!
>> persi la pazienza nel giro di un secondo
<< Tu questa
la chiami vita, Alice?
>> urlai, attirando
l’attenzione di troppa gente. Decisi, così, di
abbassare il tono di
voce.
<< Questa non
è vita, Alice, e tu lo
sai. >>
<< Perché?
Per me è vita, Edward! Io non
mi pento di ciò che ho fatto! >>.
Era vero. Lei non si era mai pentita di avermi
seguito, di aver lasciato tutto. Per me.
Mi allontanai dall’auto, iniziando a parlare a voce molto
bassa, conscio che poteva sentirmi.
<< Lo sai
ciò che penso: non dovevo
fare ciò che ho fatto. Non doveva succedere.
>> pronunciai a fatica quelle parole.
<< Però
è successo. >> disse
dolcemente, appoggiando una mano sulla mia spalla <<
Perché tu l’amavi,
Edward; perché tu l’ami ancora. >>
Quanta verità c’era nelle sue parole? Troppa. E
quanto dolore si nascondeva
dietro a quella verità? Sempre troppo. L’amaro in
bocca del rimpianto, della
colpa, della rabbia. Sempre troppa rabbia per quella debolezza.
<< Alice, smettila.
>> volevo chiudere quel discorso una volta per tutte
<< Questo non la riporterà da me.
Questo non ci servirà per
tornare al nostro posto. E sai benissimo che è tutta colpa
mia!
Perché non sono
stato forte, perché non l’ho salvata.
Perché lei era… >> non terminai la
frase, lasciando le parole spezzate a mezz'aria.
Una
ragazza catturò la mia attenzione.
Scendeva dalla sua piccola auto nera, tenuta bene. Tutto di lei
catturò la mia attenzione: il suo modo di fare, di
camminare; la lucentezza dei suoi capelli, il suo sorriso.
Alice mi
passò una
mano davanti agli occhi, facendomi tornare alla realtà.
<< Edward, ci sei? Ma
cos’hai
visto? >> non risposi.
Lontane parole, però, mi tornarono alla
mente.
Fino
a quando non capirai il tuo errore tornare non potrai. Ricordalo. Solo
quando
arriverà il giorno in cui rincontrerai la tua tentazione e
la vincerai, solo
allora ritornare potrai.
Non
ero
mai riuscito a trovare il nesso. Mai. Prima di oggi.