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Autore: Night Sins    04/10/2010    4 recensioni
“Ricorda, Suit, l’arte é l’espressione del pensiero più profondo nel modo più semplice.”
E' una frase sibillina, così come misterioso è il comportamento di Neal, e quei disegni. O forse hai capito, Peter?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mozzie-Dante Haversham, Neal Caffrey, Peter Burke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Un giorno, per caso
Fandom: White Collar
Personaggi:  Peter Burke, Mozzie, Neal Caffrey
Pairing: Peter/Neal
Rating: G
Genere: generale
Avvertimenti: oneshot, pre-slash
Timeline irrilevante
Spoiler  nessuno
Conteggio Parole: 1188 (FDP)
Prompt: 28-L'arte é l'espressione del pensiero più profondo nel modo più semplice. scritta per il contest multifandom su Albert Einstein indetto da NonnaPapera! sul forum di EFP.
Betareader: nessie_sun ♥ ♥ & ioio10 (per l'IC, è una mano santa ♥)
Dedica: a lucre_noin. TANTI AUGURI! :*
Disclaimer: "Io scherzo... forse." (cit. A.Costa) // I personaggi non sono miei, ma degli autori e di chiunque ne abbia diritto; tanto meno sono utilizzati a fini di lucro, ma solo per mero piacere personale. 
(La citazione è, ovviamente XD, di Einstein.)
Note Il titolo, mi è stato detto, è uguale a un film di Clooney. E' una coincidenza! XD M'è venuto in mente pensando a Italo Calvino e il suo "Se una notte d'inverno un viaggiatore", solo perché entrambi i racconti sono in seconda persona. XD (Con questo non voglio paragonar la fic al libro, per talmente tanti motivi che è inutile pure partire a far l'elenco e comunque, non condividono nulla se non il mezzo narrativo usato... XD)



“Ricorda, Suit, l’arte é l’espressione del pensiero più profondo nel modo più semplice.”
E, con quell’ultima citazione, Mozzie se ne è andato lasciandoti ad osservare la sua schiena che si allontana, mentre la testa ti si riempie di dubbi.

Quell’uomo è il mistero più grande che ti sia mai capitato di incontrare, oltre che una delle persone più colte e intelligenti con cui tu abbia mai avuto occasione di parlare.
Siete su due linee di pensiero e di vita completamente opposte e, sul serio, l’affetto per Neal è l’unica cosa che avete in comune, ma nonostante questo e nonostante il fatto che non ti piaccia, non puoi negare quanto valga come persona. (Ma probabilmente non lo ammetterai mai a nessun altro all’infuori di te stesso.)

Ti volti e continui per la tua strada, la meta oramai vicina.
June ti fa entrare, sorridente come sempre, e compi quel percorso che oramai potresti fare ad occhi chiusi pensando al motivo della tua visita - l’ennesimo caso - senza più preoccuparti dell’ultima criptica frase di quel piccoletto.
Bussi, ma nessuno viene ad aprire. Sai, però, che Neal è in casa - hai appena incontrato Mozzie lì fuori e sei sicuro che, divergenze a parte, ti avrebbe avvertito se non ci fosse stato - quindi abbassi la maniglia e entri ben sapendo che non dovresti -non abiti più lì, in fondo-, ma non puoi controllare quello che è puro istinto.
La stanza appare, in effetti, vuota mentre avanzi osservandoti intorno; lanci un’occhiata anche alla terrazza, ma il tavolino dove di solito si ferma a far colazione è sgombro da qualsiasi traccia umana.
Stai per avviarti verso l’esterno, per controllare per bene, quando la tua attenzione viene attirata da dei fogli abbandonati sul tavolo e non puoi fare a meno di andare a controllare, richiamato come sempre da quell’incontenibile impulso di sapere tutto quello che riguarda Neal, tutto ciò che fa - deformazione professionale, si giustifica una voce nella tua testa, e poi è pur sempre sotto la mia custodia; qualsiasi cosa faccia, ricade anche su di me.

Sfogli quelle poche pagine con crescente stupore, mentre osservi tanti piccoli te ritratti nel momento in cui erano impegnati in diverse attività. E non sai se ti sorprende di più il fatto di essere il soggetto di quei disegni o il fatto di non avere idea di quando possa averteli fatti - sei abbastanza sicuro che ti saresti accorto se avesse avuto in mano carta e penna.
Osservi meglio, incapace di staccare gli occhi da te stesso, e capisci. Sono tutte raffigurazioni di quando sei in ufficio, fatte dalla sua scrivania - quando si suppone lui dovrebbe lavorare.
C’è qualcosa che non riesci ancora a comprendere, un collegamento che ti sfugge, qualcosa che ti fa studiare quelle linee perfette come se non avessi mai visto il tuo viso - e in qualche modo è la verità, non ti sei mai visto così, benché ancora tu non riesca a dire come è questo così.

“Peter…”
La voce di Neal, appena uscito dal bagno, ti fa alzare la testa di scatto e quando incroci i suoi occhi ti senti avvampare le guance come un bambino beccato a rubare la marmellata - e il fatto che tu sia il soggetto di quei disegni e, quindi, in qualche modo ti senta autorizzato a vederli, non ti fa sentire meglio. Tutto ciò ti impedisce di notare il tono spaventato con cui ti ha chiamato e la luce di insicurezza negli occhi.
“Neal... Mi- mi dispiace”, biascichi allontanandoti dal tavolo mentre lui si avvicina per sistemare i fogli e chiuderli in una cartellina.
“È tutto a posto”, risponde senza guardarti, “sono solo degli schizzi per tenermi in allenamento... è più facile fare qualcuno che si conosce bene.”
Annuisci appena e poi rimani in silenzio finché lui non si volta verso di te con uno dei suoi soliti sorrisi e ti rivolge la parola. “Allora, a cosa devo questa visita?”
“Ci sono risvolti sul caso Abercrombie, si tratta di un cliente della galleria”, cominci a spiegare diligentemente e lui ti sta a sentire, interrompendoti di quando in quando per farti delle domande o proporti delle spiegazioni. Sembra tutto tornato alla normalità, come se quei disegni non fossero mai esistiti o tu non li avessi mai visti, - vi siete pure messi a parlarne sul divano, in un modo molto rilassato - finché Neal non se ne esce con un discorso che cattura particolarmente la tua attenzione.
“Ha rubato il suo stesso quadro solo perché rappresenta la donna che ama e non voleva vederlo venduto per colpa di un contratto al limite della legalità…” dice e ti ritrovi a chiederti quando si sia perso nel suo mondo romantico, il tono è sognante come quando ti parlava di Kate, “Non puoi capire cosa significa ritrarre la persona che ossessiona la tua vita; non è un mero esercizio accademico, è il concentrarsi di tutti i sentimenti più profondi di una persona per liberarli nel modo più immediato possibile.”
“Arte”, sussurri mentre il tuo sguardo si posa laddove sei convinto sia stato il suo per gran parte del discorso, ossia il tavolo della cucina.
“Esattamente”, risponde facendoti voltare verso di lui solo per vederlo sorridere appena prima di mettersi in piedi. “Se vuoi andare ad arrestarlo vai, non verrò con te”, dice ancora, prima di nascondersi dietro allo sportello aperto del frigo, in cerca di qualcosa, ma non lo stai seguendo.
La tua mente è concentrata sulle sue parole di prima, che hanno riportato indietro quelle che ti ha detto Mr Haversham, e sui ritratti sul tavolo. Ti domandi, finalmente, se Neal abbia sul serio bisogno di simili allenamenti per non perdere la mano e il ‘no’ che ti sale spontaneo alle labbra ti fa porre nuovi interrogativi di cui non vuoi conoscere la risposta, al momento, spaventato da quel nuovo insieme di sensazioni.
Fai per alzarti e andartene, ma ti blocchi con una mano sulla maniglia della porta, oramai già quasi del tutto aperta, e ti volti indietro.
“Neal.”
Il ragazzo riappare da dietro il frigorifero e ti guarda col solito accenno di sorriso, forse un po’ teso - o è il tuo nervosismo che vuoi vedere su di lui?
“Quei disegni…” cominci, voltandoti nuovamente verso il tavolo, cercando qualcosa da dire.
“Li butterò via e non ne farò più, tranquillo”, ti precede senza perdere il suo tono leggero, anche se questa volta i suoi occhi non incrociano i tuoi.
“No, no”, ti affretti a dire, “non mi ha dato fastidio…”
“Oh, bene.”
“Bene”, ripeti restando impalato, per un attimo hai come scordato quello che devi fare.

“Peter, stai andando via?”, ti riscuote la voce di June e ti volti indietro, solo per vederla con un vassoio su cui ha posato due tazzine e la caffettiera. “Vi avevo portato un po’ di caffè”, aggiunge, infatti.
“Sì, devo andare... Sarà per la prossima volta. Grazie mille.”
Approfittando della situazione ti dilegui in modo piuttosto meschino, salutandolo appena con un cenno del capo e dirigendoti velocemente alla tua macchina, a poche decine di metri di distanza dalla lussuosa villa, e ti sforzi di non pensare a quello che credi di aver letto tra le righe. Non che ci sia molto da pensare, se anche fosse, e poi ora hai un ladro da arrestare, prima di andare a pranzo con tua moglie, e sono le uniche cose su cui vuoi concentrarti.



Risposte ai commenti, qui sotto.

@Cory90 Grazie mille!! :D Sono contenta che le mie fic continuano a piacerti!! ^__^ E sono contenta anche di riuscir a continuare a mantenerli IC! :D
Mozzie e June meritano più attenzione! u_u Purtroppo però non è facile scrivere di loro, anche se vorrei. D:

@Simphony NON SEI SOLA! NON SEI SOLA!! *________* *saltella felice* Insomma, non so se c'è altra gente che adora Covert Affairs, ma in due siamo!! xD (Conosco un paio di ragazze che l'hanno visto, ma una ha interrotto ai primi episodi e l'altra non so quanto gli piaccia.)
E sono anche contenta che ti sia piaciuta la fic, nonostante lo slash! :D (Ma io non posso non vedercelo. Anche a volerlo, Tim, Matt e Jeff mi istigano! xD *scarica le responsabilità* *ma in fondo "è sempre colpa di Tim", è una cosa riconosciuta internazionalmente XD*)
Spero ti piacciano anche le altre fic, alcune non slash ci sono. ^__^

@NonnaPapera grazie, sul serio, ogni volta che leggo le tue parole non riesco a pensare altro per come mi sento bene. Mi fa piacere quello che traspare! *__*
   
 
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