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Autore: telesette    08/10/2010    1 recensioni
Rimasto orfano e cresciuto dall'ex-campione di baseball, Jiraya Robinson "l'Eremita dei Rospi", Naruto Uzumaki imbocca la dura strada che lo porterà a diventare il più grande lanciatore del mondo...
Genere: Demenziale, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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- Questa storia fa parte della serie 'Naruto Sport Adventures'
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- Naruto - gridò Jiraya. - Naruto, che aspetti ?!? Forza datti da fare: evoca subito Gamakichi e Gamatatsu e incomincia l'allenamento!
- Va bene, va bene...

Naruto sbuffò rassegnato, e dire che la giornata prometteva così bene. Il motivo per cui Jiraya veniva soprannominato L'Eremita dei Rospi era dovuto al suo insolito metodo di allenamento, insieme ai rospi appunto. Il suo amico Gamabunta, grande appassionato di baseball, lo aveva infatti pregato tempo addietro di insegnare questo sport ai suoi due figli, Gamakichi e Gamatatsu, in cambio aveva stipulato con lui una specie di "contratto", grazie al quale era possibile evocare i due giganteschi animali in qualsiasi momento. La loro capacità e potenza superava di gran lunga quella di un qualsiasi essere umano e, dopo molti sforzi, Jiraya riuscì a escogitare un sistema per mettere a frutto queste loro doti. Grazie a loro, Naruto sarebbe riuscito a sviluppare la potenza necessaria al micidiale Lancio Rasengan.

- Tecnica del Richiamo!

Come Naruto tracciò alcuni segni e poggiò il palmo della mano per terra, subito i due giganteschi rospi, Gamakichi e Gamatatsu, comparvero davanti a lui.

- Ciao Naruto!
- Ti vuoi allenare, oggi ?

A parità di dimensioni, sia Gamakichi che Gamatatsu sovrastavano Naruto di un bel po', tuttavìa erano assolutamente innocui... Tranne quando giocavano, in quel caso sì che bisognava stare attenti. Naruto tuttavìa aveva trascorso la sua infanzia ad allenarsi secondo gli assurdi metodi di Jiraya, tipo ad esempio: lanciare palle di piombo del peso di cinque/dieci chili ciascuna; correre sulle piattaforme a pelo d'acqua; trainare il vecchio Jiraya sopra un carretto pieno di sassi e fare centinaia di volte il giro della loro casa e del campo di allenamento circostante... Adesso aveva tredici anni e, anche se il suo fisico sembrava quello di un normale adolescente, la sua forza era decisamente fuori dal comune. Al suo livello attuale, solamente i due figli di Gamabunta potevano rappresentare per lui una sfida e un valido allenamento.

- D'accordo allora, tu Gamatatsu vai al posto del ricevitore e facciamo insieme qualche lancio di riscaldamento, tu invece Gamakichi esercitati un po' nella battùta... Tra cinque minuti giochiamo!

Entrambi i rospi annuìrono con la testa. Gamakichi afferrò una mezza dozzina di mazze e, accovacciàndosi sulle zampe posteriori per avere il giusto equilibrio, incominciò a rotearle vorticosamente come se veramente volesse battere un Fuori Campo; Gamatatsu invece si andò a sistemare di fronte a Naruto dall'altra parte del campo e, espandendola in modo incredibile, la sua zampa palmàta diventò un grosso guantone naturale.

- Sono pronto Naruto, quando vuoi!

Naruto fece un cenno di assenso col capo e si sistemò sul monte di lancio. I suoi lanci veloci e potenti si abbatterono con precisione micidiale al centro del "guantone" di Gamatatsu, il rospo tratteneva la palla senza alcun particolare sforzo e la rilanciava a Naruto con un gesto quasi automatico. Gamakichi intanto continuava a sferzàre violentemente l'aria senza sbilanciàrsi neanche di un millimetro, se si fosse trattato di colpire sul serio la palla avrebbe realizzato dieci Home Run su dieci.

- Ok Naruto - esclamò Gamakichi. - Io sono pronto, e tu ?

Naruto osservò soddisfatto la smorfia sul volto di Gamatatsu, segno che il suo ultimo lancio era leggermente migliore dei precedenti, e rispose.

- D'accordo allora, cominciamo a fare sul serio!

Lasciando cadere le proprie mazze e trattenendone una in bocca, Gamakichi si avviò saltellando davanti a Gamatatsu, dopodiché riprese correttamente la mazza e si rimise in posizione. Naruto osservò la sua espressione determinata e ricambiò con un segno di intesa verso Gamatatsu. Non appena il gigantesco rospo sorridente gli fece capire di essere pronto anche lui, Naruto sollevò entrambe le braccia e si preparò al tiro.
La palla volò rapida e sicura verso Gamatatsu, Gamakichi sventolò la mazza a vuoto perché aveva calcolato male il tempo e la distanza.

- Accidenti - brontolò.
- Coraggio, riprovaci - gli gridò Naruto.

Senza farsi pregare, Gamakichi si rimise in posizione e aspettò il secondo lancio di Naruto. Anche questa volta il ragazzo sparò una bordàta micidiale e, nonostante la pellicola umida e vischiòsa sulla sua pelle, Gamatatsu credette di sentire la zampa arroventata.

- Andiamo, Gam One - Naruto era solito soprannominare i due fratelli rospi con il diminutivo "Gam" e, dal momento che Gamakichi era più grande di Gamatatsu, gli era sufficiente chiamarli Gam One e Gam Two. - Vedi di concentrarti, eh!
- Pensa a lanciare, marmocchio!

Naruto sorrise. Sapeva che "punzecchiàre" Gamakichi era il modo giusto per farlo impegnare come si deve e infatti, non appena ebbe lanciato la sua terza palla, il rospo fece oscillàre violentemente la mazza e spedì il bianco proiettile oltre la linea del Fuori Campo.

- Allora, che ne dici ?
- Bravo, fratellone - esultò Gamatatsu con un largo sorriso di ammirazione. - Sei il migliore!

Gamakichi chiuse gli occhi compiaciuto.

- Lo so, lo so, modestamente...
- Ehi Gam One, non ti distrarre, Ok ?!?
- Eh ? Ah sì, certo...

Da quel momento in poi, Gamakichi non mancò nemmeno una palla. Naruto continuò a lanciare al massimo delle sue possibilità, con i muscoli completamente tesi per lo sforzo, ogni volta la palla sembrava quasi "accendersi" da quanto era veloce... Lo stesso Gamakichi sentiva la mazza tremare violentemente al momento dell'impatto e, a volte, temeva seriamente che potesse sfuggirgli dalle zampe. Entrambi andarono avanti così per alcuni minuti, all'improvviso però Naruto decise di spingersi oltre il suo stesso limite. Desiderio e determinazione brillarono nei suoi occhi come le fiamme di un incendio, il suo corpo si mosse quasi istintivamente, caricando tutta la sua energìa e tendendo i muscoli fin quasi a spezzarli... Senza nemmeno accorgersene ripeté quasi correttamente il lancio che il suo maestro gli aveva fatto vedere la notte prima e, così facendo, la palla sembrò illuminarsi di un insolito bagliòre azzurro.

- RA-SEN-GAN !!!

Vedendo sfrecciare contro quella specie di sfera luminosa al neon, Gamakichi rimase di sasso. La palla schizzò talmente veloce da risultare imprendibile, lo stesso Gamatatsu, che pure riuscì a trattenerla, si ritrovò sbalzàto all'indietro come se suo fratello lo avesse spinto.

- Ahia - esclamò.
- Ehi, Naruto - gridò Gamakichi. - Si può sapere che razza di intenzioni hai ?!? Potevi farci male con quella palla!

Naruto impallidì. Non si era reso conto di ciò che aveva realmente fatto finché non vide Gamatatsu seduto con le zampe posteriori in avanti.

- Mi... Mi dispiace, io...
- Basta così!

Improvvisamente comparve Jiraya.

- Maestro ?!?
- Venite qui, tutti e tre, devo parlarvi!

Naruto, Gamakichi e Gamatatsu, quest'ultimo seppur faticosamente, si avvicinarono all'Eremita dei Rospi per sentire cosa aveva da dire. Jiraya appariva piuttosto serio in volto, sotto il braccio teneva qualcosa di voluminoso e in un certo senso sembrava addirittura felice.

- Naruto - esclamò. - Ho due cose importanti da dirti e un regalo speciale da consegnarti!
- Un regalo ? Uao!

Jiraya sorrise.

- Gamakichi, Gamatatsu - disse poi rivolgendosi ai due rospi. - Voi due siete stati degli ottimi compagni per Naruto, e per questo vi ringrazio!

I due arrossìrono vistosamente.

- Oggi Naruto, sei finalmente riuscito a terminare con successo il tuo allenamento di base - la voce di Jiraya era carica di emozione. - La strada per diventare campione è ancora lunga ma sono certo che, insieme ai tuoi compagni di squadra, saprai farti onore e dare sempre il meglio di te!
- Compagni ?!? - Naruto rimase perplesso.
- Certo - rispose Jiraya. - I tuoi compagni nella nuova formazione dei Green Giants, che cosa credevi...

Naruto non riusciva a credere alle proprie orecchie.

- Maestro, intende dire che...
- Sì, Naruto - fece Jiraya. - Da oggi in poi sarai tu stesso a decidere se trasformare o meno i tuoi sogni in realtà! Io ti ho insegnato tutto ciò che poteva servire a fare di te un fuoriclasse, il resto dipenderà tutto da te e ora so che non mi deluderai...

Naruto si sforzò in tutti i modi di non piangere, tuttavìa le lacrime scendevano da sole, era la prima volta che sentiva il vecchio Jiraya con questo tono gentile e premuroso.

- Sono vent'anni ormai che conservo questo - proseguì il vecchio, mostrandogli poi ciò che teneva sotto il braccio. - Speravo di trovare un giorno qualcuno a cui andasse bene... E adesso credo di averlo trovato!

Naruto prese la scatola che Jiraya gli consegnò e osservò il suo contenuto con mani tremanti. Dentro c'era un coprifronte da giocatore con sopra inciso il simbolo dei Green Giants di Konoha, una spirale con una punta triangolare rivolta verso l'angolo in basso a sinistra, sul retro della placca metallica vi era inciso il numero 49.

- Non posso crederci - esclamò Naruto, sgranàndo gli occhi. - Questo è veramente...

Chiunque a Konoha conosceva la leggenda del famoso fuoriclasse dei Green Giants, il numero 49 Jiraya Robinson. Fino a quel momento Naruto non aveva mai creduto veramente che quel vecchio ubriacone pervertito fosse proprio lo stesso Jiraya Robinson... La rivelazione di ciò era così sconvolgente, persino per lui, nelle sue mani stringeva lo stesso oggetto che aveva brillato sotto la luce degli stadi di tutto il mondo. Quel semplice pezzo di metallo cucito su semplice stoffa era talmente carico di gloria che chiunque avrebbe temuto di "sporcarlo" mettendoci sopra le mani, eppure Jiraya Robinson in persona aveva scelto di donare il suo coprifronte proprio a LUI...

- Io... Non so cosa dire...

Jiraya pose le mani sulle spalle di Naruto, abbracciandolo con la stessa tenerezza di un padre.

- Dì solo che lo accetti, che darai sempre il massimo senza risparmiarti... E che lancerai quella palla con tanta forza da illuminare il campo ogni volta che scenderai a giocare!

( continua )

Nota dell'Autore:

Questo capitolo è dedicato alla memoria di un VERO grande campione di baseball degli anni trenta, il mitico Jack Roosevelt Robinson ( detto Jackie ). Nato nel 1919, primo giocatore afroamericano a giocare nella Major League in epoca moderna, Medaglia d'Argento ai Giochi Olimpici di Berlino nel 1936, nonché formidabile Jolly in in ben cinque discipline sportive diverse... Il suo "numero 49" torna dunque simpaticamente a rivivere in questa storia, per la gioia di chi già conosce la sua storia e anche per chi non la conosce, per non dimenticare quindi che i "miti" e le "leggende" dello sport vivono per sempre...

CIAO JACKIE
y Vaya con Dios !!!

   
 
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