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Autore: Iurin    08/10/2010    1 recensioni
Un probabile seguito de "La fabbrica di cioccolato!" .....propongo di fare una ola a Willy Wonka!!! xD
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Elly _93: Ahahahahahahah *ride a crepapelle* Non ci credo, leggi anche questa mia fanfic?!? Oddio quanto sono felice!!! *saltella per la stanza* Coooooooooooomunque sono contenta davvero tanto, ma tanto assai che ti sei emozionata ahahahahahah :D :D :D e poi Willy è così bellino!! *-* *-* Ah, ripeto: sei una zozza!!!!! Che l'ho messo a fare io il rating verde? XD XD XD Mi spiace, niente zozzerie qua dentro!!! XD XD Spero non te la prenda XD XD XD Un bacione, bella, e grazie!!!!

 

L'ascensore di cristallo

Sbaglio o Charlie voleva che dormissi lì alla fabbrica?
“No, guardate…grazie mille, ma non vorrei disturbare…” dissi prima che l’ancora scioccato Willy Wonka potesse mettere due parole di fila.
“Ma ha sentito la radio!” disse uno dei vecchietti che si chiamava Joe “Non si può andare in giro!”
“Sì, ma disturberei soltanto, ve l’assicuro.”
“E come avrebbe intenzione di tornare a casa, allora?” fece la signora Buckett “Rischierebbe l’osso del collo, mi dia retta…”
“Ma…”
“E poi la fabbrica è enorme!” disse il marito “Come farebbe a disturbarci in uno spaziotanto grande?”
“Insomma…” disse Charlie “vero che rimane, Willy?”
Wonka era ancora tuttoteso e faticò persino a parlare:
“Io…certo, se la signorina Davis non vuole rimanere, allora non dobbiamo costringerla.”
Lo guardai in faccio e lo vidi sorridere molto, ma molto forzatamente…credo proprio che fosse riluttante all’idea che io rimanessi lì…ma che gentile!
“Sì, infatti.” Risposi allora “Non vi preoccupare, un modo per tornare a casa lo trovo.”
“E quale sarebbe, scusi?” disse George brusco.
“Beh…adesso non mi viene in mente niente, però…”
“Oh, senta un po’. Non è che le stiamo proponendo di andare a dormire all’agghiaccio; le stiamo dicendo che può avere una camera da letto tutta sua. E tu,” continuò rivolgendosi a Wonka “vedi un po’ di convincerla prima che ce la ritroviamo sulla coscienza.”
“Ok ok” m’intromisi “non sto dicendo che non siete gentili, assolutamente no!, ma temo che potrei disturbare, in fondo per voi sono un’estranea.”
George alzò gli occhi al cielo e Charlie invece disse a Wonka:
“E dai, Willy, diglielo pure tu che può rimanere tranquillamente!”
Gli occhi di Wonka si fissarono su Charlie eper un po’ sembrò combattuto; poiperò la sua espressione si addolcì impercettibilmente e disse:
“Bene allora.” E poi a me: “venga, la accompagno.”
“Ma…”
“Oh, diamine, venga o disdico il contratto.”
Ah…una minaccia…
Ok, allora, conveniva cedere subito.
“Va bene, va bene, vengo.” Dissi
La famiglia Buckett fece un’espressione di esultanza e Wonka di rassegnazione, mentre io mi limitai a raggiungere la porta, e , dopo averla aperta, ad attraversarla.
Usciti sul giardino tornammo al ponte, poi alla cascata, Wonka ripromette il fungo e uscì la piattaforma metallica di prima, così noi ci salimmo sopra e ci trovammo di nuovo nel “piccolo disimpegno”. Quando le luci si accesero lo attraversammo e andammo nel corridoio principale. Camminammo un poco senza parlare, fino a quando Wonka si fermò davanti a quello che sembrava in tutto e per tutto un ascensore.
Wonka allora premette un pulsante e le porte si aprirono quasi immediatamente con un sonoro dlin dlon; entrammo, ma mi convinsi subito che quello non era un ascensore normale: le pareti erano di cristallo e ci si poteva vedere attraverso! In più queste stesse pareti erano interamente ricoperte da pulsanti e bottoni!
“Come fanno ad esserci così tante stanze?” chiesi
“Oh,” rispose Wonka prontamente “questo non è uno dei soliti ascensori che vanno su e giù, bensì può andare in tutte le direzioni: avanti, indietro, dritto, rovescio, obliquo…si fa molto prima a spostarsi, creda a me, ed è anche molto sicuro…” e poi aggiunse “Certo, sempre se l’altro ascensore che viaggia nel senso opposto non ci venga addosso.”
Che cosa?! Voleva dire che ogni volta che si viaggiava su quel coso c’era il rischio di finire in zappetta?! Feci una faccia a dir poco spaventata e Wonka lo notò eccome, perché si affrettò a dire:
“Guardi che sto scherzando.”
In quel momento avrei tanto voluto strozzarlo, ma lui non me ne diede il tempo, perché premette un pulsante dicendo:
“Si tenga.”
“E dove?” feci guardandomi intorno.
L’ascensore però partì come un razzo, e io, che non sapevo dove diamine posare le mani dato che lì c’erano pulsanti da tutte le parti, finii – di nuovo – addosso a Wonka.
“Ehi! Ehi!” esclamò lui preso alla sprovvista, ma nonostante tutti non riuscì ad evitare di finire addosso ai pulsanti…e ci finì oltretutto con la faccia, dato che aveva alzato le mani nel vano tentativo di non toccarli. Fatto sta che venne premuto un altro pulsante e allora l’ascensore cambiò drasticamente direzione; in questo modo fu il turno di Wonka di finire addosso a me, spiccicandomi con tutti il suo corpo alla parete opposta a quella contro la quale l’avevo schiantato io poco prima. Anche in questo caso schiacciai qualche pulsante con la schiena e quindi l’ascensore – che sinceramente iniziavo ad odiare –, si diresse bruscamente verso l’alto, e di conseguenza sia io che Wonka ci ritrovammo stesi a terra dalla forza di gravità…a faccia in sotto per più.
Rimanemmo per qualche secondo in quella stessa posizione per riprendere fiato…e intanto la mia mente vagava alle possibili vendette che Wonka avrebbe potuto tramare contro di me.
Alla fine a parlare per primo fu proprio Wonka, che ancora steso a terra mormoro:
“Lei è un vero e proprio pericolo pubblico, lo sa?”
Detto questo ci tirammo su in piadi, e io ero già pronta a scusarmi, quando guardai Wonka in faccia e subito trattenni in respiro sgranando gli occhi.
“Che c’è?” chiese preoccupato
“Credo che gli si stia…gonfiando una guancia.”
“Che cosa?”
“Dev’essere stato quando ha sbattuto contro l’ascensore.”
Si portò una mano all guancia destra, quella arrossata, appunto, ma la tolse immediatamente mormorando un ahi! dolorante.
“Questo è tutta colpa sua!” disse infine
“ma…io non sapevo come reggermi!”
“Secondo lei come faccio, io? Mi tengo in equilibrio sulle gambe! Lei non poteva?”
“Io non ci riesco a tenermi in equilibrio cometa lei! E poi scusi, lei è una vita che usa quest’ascensore: ci sarà abituato presumo.”
Lui mi fissò un secondo in silenzio, ma poi distolse lo sguardo e disse:
“Sì, hai ragione.”
“Comunque,” feci io “se troviamo del ghiaccio magari riusciamo a prevenire un gonfiore troppo…troppo visibile.”
“Va bene.”
Detto questo mosse un dito verso uno dei pulsanti, ma prima di spingerlo mi guardò e disse:
“Adesso si tenga.”
“Posso sapere almeno in che direzione andrà questo coso?”
“Verso destra.”
“Va bene allora.”
Mi misi in posizione.
“Pronta?” mi chiese
“Pronta.”
Wonka premette il pulsante e l’ascensore girò verso destra; stavolta traballai soltanto un pochino all’inizio, ma poi mi abituai alla velocità e mi raddrizzai. Arrivati finalmente a destinazione appena si aprirono le porte dell’ascensore mi precipitai fuori di esso più che contenta di mettere piede su un terreno ben stabile. Anche Wonka uscì dall’ascensore, e alla luce più potente del corridoio in cui ci trovavamo vidi che quella guancia era proprio rossa come un pomodoro…oh, beh! Vedendola dal alto positivo almeno adesso c’era un po’ di colore su quella faccia! Lui si diresse subito verso una porta, prese una chiave dalla tasca e la infilò nella toppa.
“E questa che stanza è?” chiesi
“La mia camera.”
Ah…
Aprì la porta ed entrò seguito da me. Appena ci misi piede dentro non potei fare a meno di notare quanto fosse grande!si trattava bene il signorino…
Sulla destra c’era una grande libreria con molti libri, ma anche con sopramobili e con tanti foglietti sparsi dappertutto; sulla sinistra c’era una porta di legno e molto probabilmente quello era il bagno; dal lato opposto a cui mi trovavo io, invece, c’era una finestra, e sulla sinistra c’era un armadio e un letto ad una piazza e mezzo con delle coperte…indovinate di che colore? Viola! Sulla destra invece c’era una grande scrivania, vicino alla quale notai una cosa che assomigliava ad un frigo-bar.

Wonka indicò proprio quest’ultima cosa dicendo:
“il ghiaccio è là dentro.”
A quel punto allora mi ci avvicinai a grandi passi e lo aprii; presi quindi del ghiaccio e afferrai un tovagliolo di stoffa che stava sulla scrivania chiedendo a Wonka il permesso di usarlo. Lui annuì e allora lo usai per avvolgerci il ghiaccio. Dopodiché, completata la mia bella opera, tornai da Wonka e gli appoggiai il fagotto che avevo tra le mani sulla guancia mezza gonfia. Lui fece una faccia dolorante che mi fece sorridere.
“E’ freddo.” Disse
“Beh, di solito il ghiaccio è così.”
Wonka sorrise, ma poi disse subito:
“Questo è meglio che lo tenga io.” E mi prese il fagotto che tenevo poggiato sulla sua guancia continuando a premerselo sulla pelle. Poi aggiunse: “se esce qua fuori vedrà una porta alla sua sinistra…quella sarebbe la stanza degli ospiti e…” iniziò a smucinare in una tasca con la mano libera “…questa è la…ma dov’è finita?” borbottava “L’avevo messa qui…e…eccola!”
Tirò fuori con un gesto teatrale una chiave – ma quante cosa aveva là dentro? – e me la porse.
“Ecco qua.” Disse “Buona notte allora.”
Ci stringemmo la mano e io uscii dalla sua camera per andare nella mia.

 

Ovviamente grazie anche a tutti quelli che stanno leggendo questa storia! Baci!!!!

   
 
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