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Autore: angiebear_chan    10/10/2010    3 recensioni
questo è un testo che parla del noto incontro tra Francesco Petrarca e la sua amata Laura al fiume Sorga; è, in pratica, la versione in prosa della poesia 'Chiare, fresche e dolci acque' spero vi piaccia
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciò che scriverò qui è avvenuto in un giorno di primavera; e ogni istante di quella splendida giornata è impresso a fuoco nella mia memoria. Quel giorno soffiava un vento fresco e leggero ed io sentii il bisogno irrefrenabile di fare una passeggiata lungo le rive del mio amato fiume sorga; ma, anche se era una splendida giornata; la bellezza di quei luoghi era oscurata dalla bellezza di Laura: ogni battito del mio cuore, ogni mio pensiero erano dedicati a lei e lei, come per incanto, come in risposta al richiamo del mio amore comparve:bella come il sole, anzi di più: i suoi capelli rilucevano come oro ed erano accarezzati piano dalla brezza leggera; i suoi occhi splendevano, specchiandosi nella fresca lucentezza dell'acqua, la sua pelle riluceva come se fosse illuminata dall'interno; sembrava che un raggio del sole si fosse staccato da lui per venire a illuminare quella piccola radura, quel fiume e il mio cuore, in  quel momento, batteva impazzito, travolto dalla potentissima forza del mio amore per lei.
Improvvisamente lei si spogliò e si immerse nell'acqua che le accarezzò il suo splendido corpo di donna; la pelle si increspò, leggera come seta, al contatto con l'acqua fredda e lei rabbrividì leggermente ma, presto, si abituò alla temperatura dell'acqua e si sedette, a suo agio, su una roccia in mezzo al fiume; mi sembrava una ninfa o una sirena mandata sulla terra per stregare gli uomini con la sua bellezza. Il vento cominciò a soffiare più forte e lei uscì dall'acqua per ripararsi da quelle “dita” che le solleticavano la pelle con lunghe e fresche carezze. Come ho già detto, era un giorno di primavera e i ciliegi erano in fiore; il vento, con le sue lunghe e impalpabili dita, si divertiva a staccare i petali da questi ultimi e a farli volteggiare in cielo; Laura (già rivestitasi) alzò lo sguardo estasiata da tanta magica e delicata bellezza; sorrise e si appoggio ad un albero, cantando dolcemente; la sua voce raggiunse il mio cuore che cominciò a battere, se possibile, ancora più forte. Il suo canto raggiunse gli uccelli che cinguettavano allegri in cielo e li stregò invitandoli dolcemente a posarsi sugli alberi e ad ascoltarlo; mi sembrava di essere entrato in una bellissima favola: una di quelle in cui c'è la bellissima principessa che ammalia, con la sua dolcezza, sia gli uomini che gli animali. Lei rimase li per un'altra ora a cantare, a confondersi con la natura e a far impazzire il mio cuore con la sua bellezza, la sua dolcezza e con la sua voce dolce e delicata che accarezzava le orecchie di chi era così fortunato da poterla ascoltare. Quando se ne andò ebbi come la sensazione che mi avessero strappato il cuore dal petto e fu come se mi fossi svegliato, leggermente intontito, da un sogno meraviglioso.
   
 
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