COLEI CHE SCIOGLIE GLI ESERCITI
Salve a tutti io sono
Aya-chan e questa è la mia primissima fanfiction, ho deciso di scriverla su Card
Captor Sakura perché è il mio manga preferito. Spero che vi piaccia, alcuni
riferimenti sono tratti dal manga, altri invece dal cartone e altri ancora
inventati da me. Vi prego alla fine della lettura commentate, scrivete delle
migliorie da fare, qualsiasi cosa purché commentiate. Grazie e ora vi lasci o
“Colei che scioglie gli eserciti”
Dea te ne prego, non
cantare
il luccichio della
guerra
la stare l’ira
che fa dire cose
sciocche
davvero, al
momento
anche dell’ingegno non mi
importa:
ammetto che siano temi
interessanti
per i poemi degli
eroi
ma io non voglio parlare di
eroi
e non voglio scrivere
poemi.
Forse non sono
capace
forse non mi
va
forse è che sono altre le
voci che ascolto
le voci
segrete
che nessuno
sente
le voci delle
donne
le parole che non si leggono
nei poemi
le parole che i poeti non
vogliono
che loro non
sanno.
Che cosa sognavano da
piccole
com’erano da
ragazzine
che cosa volevano
diventare
io dea io mercantessa io
oratrice nella piazza di Atene
io scultrice io
navigante
tutte cose
impossibili.
Allora dammi le parole del
silenzio
le parole che viaggiano
dalla testa al cuore
e
ritorno
quelle che non si confessano
nemmeno a se stesse
o si dicono solo all’amica
più amica
o alla propria immagine
specchiata nel fiume
le parole dei
segreti
dei pensieri
pensati
smascherati
sincere da far
male
vere
sono queste le parole che
voglio
dammele,
dea
le modellerò, se
posso
se tu mi
aiuti
in storie che nessuno a mai
raccontato
storie
nuove
perché quelle donne sono di
tutti
di tutti quelli che le
ascoltano
le sentono parlare parole
segrete sincere vere
parole
loro
e allora anche
mie
anche tue,
dea
e di chi
legge
e leggendo le
libera
finalmente
dalla prigione
dell’inchiostro e della carta
eccole che
vengono
le vedi,dea?eccole che
avanzano
tutte
insieme
belle stanche giovani
vecchie pensose
libere di farci piangere
sorridere
di farci
male
di farci bene al
cuore
libere di
esistere
nei nostri
occhi
nella
testa
nelle orecchie che
ascoltano
le loro parole.
(Beatrice Masini, Signore e Signorine corale greca, Enaudi
Ragazzi)
THE
PAIN THROUGH THE CHERRY BLOSSOM
Era
un lunedì mattina di marzo: il sole brillava alto nel cielo, asciugando con
dolcezza le briose stille di rugiada che ancora inumidivano gli esili boccioli
addormentati tra i fili d’erba.
Nelle case tutte le finestre
erano ormai aperte, permettendo così alla dolce brezza, che leggiadra danzava
nel cielo, di farsi spazio tra le tende di seta e rinfrescare le innocenti
stanze dei neonati, impregnate di un inconfondibile profumo di borotalco; la
cucina protagonista di mille ricette e di mille pasticci, dove il dolce si
mischia con il salato,e il buono con il cattivo.
In
tutte le case, le finestre erano aperte, in tutte tranne una …
“
Aaaaaaah! Sono già le 8.00, come ho fatto a non sentire la sveglia!” gridò una
ragazza sui 15 anni, mentre con un calcio lanciava in aria le coperte e si
precipitava in bagno. Erano passati tre anni da quando lei, una normale bambina
di dodici anni, in un pomeriggio ventoso aveva trovato nello scantinato di casa
uno strano libro, dal quale erano uscite, insieme a una forte tempesta, delle
carte magiche: le carte di Clow.
Dopo aver fatto conoscenza
con lo strano guardiano delle carte, Cherochan un orsacchiotto di peluche che
volava, le era stato affidato il compito di recuperare le carte. Lei, grazie ad
uno scettro capace di donarle poteri magici, era diventata la Card Captor: la
custode delle carte di Clow.
Nella sua impresa, fu
sostenuta dai suoi amici: Thomoyo, la sua migliore amica esperta e innamorata
delle telecamere e della tecnologia che, oltre a riprendere sempre gli strani e
spesso imbarazzanti duelli con le carte, le cuciva sempre degli strani costumi,
per rendere più magica la sua avventura.
Amico fondamentale e insaziabile buongustaio, Chero era sempre accanto a
lei pronto a darle preziosi consigli che più di una volta si dimostrarono
fondamentali per la cattura delle sue nemiche. Mei lin, una cinesina tutto pepe,
dapprima sua nemica poi insostituibile compagna d’avventure, fu proprio grazie a
lei che riuscì a catturare la carta dei gemelli. E infine c’era lui,
l’imbattibile, fantastico e bellissimo Li Syaoran. Veniva da Hong Kong ed era un
Card Captor e discendente diretto di Clow Ridd, il creatore delle carte e dei
suoi custodi. Inizialmente, lei e il cinesino si erano contesi il possesso delle
carte, lottando un contro l’altro quando ne appariva una; poi, così come era
nato il loro odio, nacque il loro amore.
L’amore, lei non sapeva più
cos’era da quando lui l’aveva abbandonata, ancora si ricordava quel giorno
nefasto di tre anni fa…..
Anche quella volta era una
giornata limpida di marzo, la scuola era finita e lei aveva un appuntamento con
Li sul ponticello di legno poco distante dall’istituto: tutto faceva pensare a
qualcosa di romantico, ma lei sapeva che non era così. Arrivò al ponte e vide
che Li l’attendeva, quel giorno i ciliegi erano in fiore, ma nessuno di quei
petali rosa avrebbe esaudito il suo desiderio. Lei ascoltava incredula le parole
dell’amico, quella parola, solo quella le era rimasta impressa, incancellabile
nella sua mente, l’unica che l’aveva fatta soffrire, l’unica che nonostante gli
sforzi non era stata in grado di cancellare, l’unica che aveva ancora il potere
di intimidirla: SCUSA…
così aveva detto prima di scomparire per
sempre.
Sakura aveva appena indossato la divisa
bianca e blu della scuola e stava scendendo di corsa le scale di legno che
portavano in cucina mentre i suoi capelli, ormai lunghi fin sotto le spalle e
legati con un nastrino di raso rosso, dondolavano di qua e di là. Ingoiò
rapidamente e quasi strozzandosi due fette di pane tostato, bevve la sua tazza
di latte, baciò la foto della mamma e si diresse di corsa verso scuola,
sbattendo dietro di sé la porta di casa. Si fermò a riprendere fiato vicino
dorato della scuola quando, una ragazza magra, con due trecce scure che le
arrivavano sotto ai piedi la salutò:
“
Sakura non sei cambiata affatto, ritardataria come sempre èh! ” rise
allegramente la ragazza
“
Uffa Thomoyo, ma che razza di amica sei, e comunque non sono una ritardataria è…
che non ho sentito la sveglia, ecco!! ” rispose imbroncia Sakura, ogni volta era
così, lei arrivava tardi e Thomoyo le faceva la ramanzina, era insopportabile
quando la prendeva in giro.
“
Davvero non hai sentito la sveglia?! Diciamo che stavi pensando a una certa
persona…” pronunciò maliziosamente Thomoyo, che in realtà sapeva quanto ne
soffrisse l’amica.
“
No! Non stavo pensando a lui, non ci voglio pensare più, ogni volta che sento
pronunciare il suo nome ho un dolore lancinante qui.”disse indicando il cuore
che, da quando Li non c’era più, non aveva avuto la forza di
amare.
Un
fiore cadde da un albero, il petalo rosa si poggiò sulla mano della ragazza che
rivide il volto del suo amore, una lacrima le rigò il volto e il vento che
spirava in quel momento la portò via con sé,era l’ultima che avrebbe versato per
lui.
Le
due ragazze attraversavano ora il corridoio che le avrebbe portate in classe;
Sakura, come di consuetudine da tre anni a questa parte, si sedette in penultima
fila vicino alla finestra e Thomoyo per non lasciarla sola le si accomodò
vicino. Era già persa nei suoi pensieri, quando una voce la riportò alla realtà:
“
Buongiorno cipollina, come va oggi? Sai ti vedo un po’ giù, non mi dire che ti
sono mancato, se è così, eccomi qui per allietarti la giornata! Che ne diresti
di cominciare con un bacio!” disse un ragazzo che stava allungando le labbra
verso Sakura, era quasi arrivato a quelle della ragazza quando… SBAM, gli arrivò
un ceffone in pieno viso:
“
questa è la mia risposta cipollino, che ne diresti di andare a fare un giretto
lontano da qui.”
Si
meravigliò di se stessa, un tempo non avrebbe reagito così, tre anni fa era la
dolce Sakura Kinomoto che sopportava tutto e tutti perché c’era sempre qualcuno
che la proteggeva.Sconsolato Kotaro, il capitano della squadra di football, se
ne tornò al suo banco sperando un giorno di riuscire a
conquistarla.
Intanto una delle ragazze
che avevano assistito alla scenata di Sakura le si avvicinò:
“
Sakura ma come puoi trattarlo così, tu tra noi sei la più fortunata, quanto
vorrei essere corteggiata io dal ragazzo più carino della
scuola!”
“
Lo puoi prendere quando ti pare Shoko, io non lo sopporto più, oltre ad essere
insopportabile è anche appiccicoso”
Già perché da quando aveva iniziato la
terza media, Kotaro non faceva altro che chiederle appuntamenti e baci, come se
lei potesse essere conquistata tanto facilmente, Li non avrebbe mai fatto una
cosa del genere… Li perché pensava ancora a lui, benché ci provasse non riusciva
in alcun modo a dimenticarlo.La giornata passò senza grandi inconvenienti e
senza ulteriori interruzioni da parte di Kotaro che era stato stranamente
tranquillo tutto il giorno.
Al
suono della campana di fine lezioni, Sakura si era fiondata fuori dalla classe
salutando di straforo Thomoyo, promettendole di chiamarla dopo cena per la
solita chiacchierata pre letto.Era già lontana un paio di metri dalla scuola,
quando un rumore proveniente da un cespuglio le fece arrestare la corsa:
“
Ciao cipollina, ti ho spaventata? Si può sapere perché non mi hai aspettato
fuori scuola? Va bene non fa niente l’importante è che adesso sono qui così
possiamo andare a casa insieme!”proferì una voce a lei fin troppo familiare.
Quando avrebbe smesso di
inseguirla e l’avrebbe lasciata in pace quel rompiscatole di Kotaro, pensò lei e
sospirando riprese a camminare, questa volta tallonata da Kotaro.
Si
fermò a pochi passi da un viale dove crescevano rigogliosi alberi di ciliegio,
ulivi e gli uccellini cinguettavano riposandosi sui loro rami, Sakura conosceva
bene quella via, la conosceva da una vita un tempo era felice di percorrerla ma
ora lo faceva con l’angoscia nel cuore sperando e sperando, giorno dopo
giorno.
“ Cipollina come mai ci siamo fermati,
non mi dire che devi percorrere quella via? Forse non lo sai ma quella è uno dei
viali più elusivi della città, solo uno scemo o un turista la percorrerebbe!”
Come poteva dire quelle parole, allora lei era una
scema ogni volta che l’aveva percorsa, e anche ora che lo stava per
fare:
“
Come ti permetti, tu non puoi darmi della scema, quindi ti do un consiglio: gira
a largo!”
Sakura proferì quelle parole
con una tale rabbia che Kotaro dovette ritirarsi e, salutandola iniziò a correre
verso casa.
Sakura emise un sospiro di
gioia, finalmente sola, svoltò a sinistra e iniziò a percorrere quel viale, in
apparenza stupendo ma per lei tanto doloroso.
Si
fermò a pochi passi da una villa bianca, ma non osava alzare gli occhi: la villa
di Li, come poteva solo pensare che sarebbe tornato, ogni volta da ormai tre
anni si fermava là davanti per ore aspettando che le luci si accendessero, segno
lampante del suo ritorno, ma non successe mai.
Anche quel giorno alzò lo
sguardo che ormai aveva perso ogni speranza ma, fu come un fulmine a ciel
sereno, come una tempesta nel deserto, come un fiore sbocciato nell’asfalto,
così si sentiva il fragile cuore di Sakura quando vide, prima offuscate poi
sempre più nitide accendersi tutte le luci della casa e danzare davanti ai suoi
occhi ora inondati di lacrime, ma non di dolore bensì di gioia.
Era
tornato, il suo Li era finalmente tornato per lei, voleva muovere qualche passo,
suonare alla porta, sentire la sua voce…
si
bloccò, non voleva rischiare, non voleva soffrire più, cosciente del destino
avverso, se suonando nessuno avrebbe risposto e le luci ad una ad una si fossero
spente, il suo cuore non avrebbe retto più.
Con
le lacrime che le inondavano il volto si girò e corse a perdifiato senza
voltarsi mai.