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Autore: elyxyz    11/10/2010    25 recensioni
Questa fic contiene spoiler sulla puntata 3x03 “Goblin’s Gold”.
Vi avviso: è un “what if?” grosso come una casa... anzi no, come un castello. Ma la tentazione è stata troppo forte!
“Oh, suvvia!” ridacchiò il mago. “E’ da quando sono giunto a Camelot che vi do dell’asino, e adesso abbiamo l’inconfutabile certezza che avevo ragione!”
Merlin!” reiterò il principe, acuendo l’indignazione. “Rammenta che potrei trascinarti io stesso, di peso, alla gogna!”
“Non credo che mettereste mai piede fuori da qui, con quelle cosette deliziose da sventolare ai quattro venti!”

[Arthur x Merlin, of course!]
Genere: Comico, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Terza stagione
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Note: il seguente scritto contiene lievi riferimenti slash e spoiler sulla puntata 3x03 “Goblin’s Gold”

Note: il seguente scritto contiene lievi riferimenti slash e spoiler sulla puntata 3x03Goblin’s Gold”.

Come ho già avvisato, è unwhat if?’ notevole.

 

Mentre scrivevo questa storia, desideravo ardentemente un cane da greggi per fic. Uno di quelli vispi e svegli, che ti radunano le idee mentre stanno scorrazzando ovunque tu non voglia, che te le metta in riga e cacci i pensieri che non c’entrano e i colpi di capoccia dei personaggi che decidono all’improvviso di fare di testa loro. Purtroppo per me, io non ho un cane da greggi per fic. E questo è il risultato.

 

 

Vorrei dedicarla a tutti quelli che hanno recensito la mia precedente flash-fic spoiler Hurt Lookper ringraziarvi di tutti i pareri che avete lasciato:

Lynda Weasley, _Diane_, Murasaki, chibimayu, Yuki Eiri Sensei, Tao, sushiprecotto_chan, AliH, damis, Orchidea Rosa, elfin emrys, Kiki May, miticabenny, _Saruwatari_, mindyxx, Little Fanny e GiulyB.

E un pensiero a quanti commenteranno.

Ai vecchi e ai nuovi lettori.

Grazie.

 

 

My Royal Ass and My Little Secret

 

 

by elyxyz

 

 

 

 

 

Col favore delle tenebre, Merlin sgusciò piano nella stanza, controllando che Arthur stesse dormendo sodo.

Ed effettivamente l’asinino padrone ragliava saporitamente nel suo letto.

 

Il mago fece una piccola smorfia, mentre si appressava furtivo al canterano, in cui sapeva che l’altro teneva i sacchi d’oro per le sue spese personali. Non gli piaceva sottrarre di nascosto il denaro del suo signore, ma doveva liberare Gaius e tutta Camelot da quel diabolico Goblin, e per farlo gli servivano nuovi quattrini sonanti e luccicanti come trappola.

 

Trovato il sacchetto col considerevole gruzzolo, egli si volse per uscirsene da lì – in fondo avrebbe dovuto trovarsi ancora nelle prigioni reali e girovagare per il castello poteva costargli caro – ma all’ultimo ci ripensò e si riavvicinò al principe.

 

Dopo avergli rimboccato le coperte, egli cedette all’insano desiderio di sfiorare quelle lunghe orecchie così strane e…

Oh, Dei del Cielo! Erano morbide e calde, all’inverosimile, ed erano davvero stregate, perché lui non riusciva più a smettere di toccarle!

Cioè... non... non che non potesse, ma non voleva smettere di toccarle...

 

E Arthur aveva risposto inconsciamente a quel contatto, allungando la testa verso le sue dita per prolungare quella carezza.

 

Merlin sorrise divertito, anche se tutto era assurdo: quella situazione lo era, il suo padrone ragliante lo era e su di lui pendeva una condanna per stregoneria e c’era ben poco da stare allegri.

Il mago si decise allora ad andarsene da lì, ma nell’esatto istante in cui si girò in direzione della porta egli fu trattenuto da un’improvvisa morsa sul polso, e sussultò spaventato.

 

Arthur lo scrutava con occhi incredibilmente vigili, nella penombra della stanza.

 

Si-sire…” balbettò allora, preoccupato e intimorito come non lo era mai stato prima dinnanzi a lui. Come avrebbe reagito l’erede al trono a questa sua intrusione?

I-io non…”

 

Il principe fece per aprire la bocca, ma vi rinunciò nel momento in cui rammentò che ne sarebbe uscito solo un raglio umiliante e vano.

 

“Vi giuro che sistemerò le cose!” promise l’altro, agitandosi, e facendo tintinnare il cospicuo malloppo fra loro. “E vi restituirò tutto!”

 

Solo in quel mentre Arthur parve accorgersi del maltolto, e sgranò gli occhi.

Merlin!” sibilò di riflesso, nella sua più indignata e severa intonazione, dimentico degli effetti collaterali dovuti alla sua attuale condizione asinina.

Ma ancor più grande fu la sua sorpresa, quando il nome del suo servo idiota gli fuoriuscì senza storpiature imbarazzanti e raglianti.

 

D’istinto il principe ritrasse la presa dal polso del suo valletto e si tastò con entrambe le mani i lati della testa. Purtroppo per lui, le orecchie d’asino permanevano.

“Ma come…? Perché…?”

 

Davanti allo sguardo sperduto del suo signore, Merlin sospirò, cedette, e si riavvicinò a lui, appollaiandosi sul copriletto a poca distanza, senza chiedere il permesso.

“Credo dipenda dal fatto che… sì, insomma… io sono… immune agli effetti dell’incantesimo di quel Goblin.”

 

Arthur parve ancor più scombussolato e frastornato.

“Vuoi dire che… che se entrasse Gwen, in questo momento, mi sentirebbe ragliare?!

 

“Beh…” temporeggiò, incerto “… sì. Sì, è così, Maestà.”

 

“Merlin!” ringhiò perciò il Nobile Babbeo. “Sei talmente idiota che neppure i sortilegi ti fanno effetto?!

 

Il mago sorrise, chinando il capo, un misto di divertimento e imbarazzo, e sensi di colpa.

Come avrebbe dovuto rispondergli?

 

In quel silenzio greve, egli sentì l’altro inspirare a fondo, prima di percepire le dita callose del principe strette sulla sua spalla magra. Arthur aveva sempre quella mania di creare un contatto fisico tra loro.

 

“Ascoltami bene, perché ti farò un’unica domanda.” Riesordì l’erede al trono, con inflessione rigorosa, richiamando la sua attenzione. “E pretendo una risposta sincera, da cui dipenderà tutto.”

 

Merlin deglutì a vuoto, avvertendo la gola stringersi fin quasi a soffocare.

Perché non era semplicemente rimasto nelle prigioni?

 

“Dimmi la verità, Merlin.” Riprese il principe, cercando di sondargli fin dentro l’anima. “L’accusa di Ga- di quel Goblin – o comediavolosichiama – è vera? Sei un mago?”

 

Era infine giunto il tanto temuto momento?

E Arthur l’avrebbe saputo così? Senza preparazione, senza un’attenuante? Senza...

 

Per un folle istante, il servo fissò il suo padrone e pensò che poteva semplicemente mentirgli, come mille volte prima di allora. Come aveva sempre fatto.

 

Ma l’altra faccia della sua medaglia gli aveva chiesto – aveva preteso – sincerità completa da parte sua, e dalla sua risposta – qualunque essa fosse stata – sarebbe cambiato tutto, in ogni caso, tra loro.

 

“Sì, Sire.” Bisbigliò infine, certo che però l’altro l’avesse udito perfettamente.

 

Merlin reclinò in avanti il capo, per sfuggire al suo sguardo, in attesa dell’inevitabile condanna da parte dell’erede al trono.

Eppure la stretta sulla sua spalla non era svanita e non diminuiva d’intensità.

 

“Avevo ragione. Sei un idiota.” Sbottò allora il giovane Pendragon, facendolo trasalire per lo stupore.

 

Lo stregone sollevò le iridi spalancate sull’ironica espressione dell’altro, in cui brillava un lampo di vittoria.

“L’ho sempre saputo che mi nascondevi qualcosa. C’era qualcosa in te che mi sfuggiva, e…”

 

“Non voglio farvi del male, ve lo giuro!” si affrettò a chiarire, ansioso. “Ve lo giuro su ciò che ho di più caro, sulla mia stessa vita!” ripeté. “Non danneggerei mai voi o Camelot, io non-

 

“Alt!” gli intimò il nobile, facendo zittire. “Questo lo so.” Precisò. “Non sapresti far male ad una mosca!”

 

“Ma non è-”

 

“Oh, andiamo, Merlin!” lo canzonò il cavaliere. “Fosse per te, dovrei risparmiare la vita di tutte le bestie della foresta, quando andiamo a caccia!”

 

“Sì, perché la Natura-”

 

“Ecco. Appunto.” Lo fermò di nuovo, dimostrando di aver ragione.

 

“Come… come avete fatto a capirlo?” s’incuriosì, rimanendo però incerto e in parte stordito dalla straordinaria, insperata piega presa dagli eventi.

 

“Perché ho sommato un insieme di fatti strani in cui tu compari – anzi no, dovrei dire scompari – sempre; e poi, da quando sei arrivato a Camelot, la mia vita è diventata parecchio più movimentata!”

 

“La vostra?!” s’indignò in risposta lo stregone, accalorandosi. “E la mia, allora?! Passo le giornate a difendervi da bestie magiche e stregoni assassini che vogliono vendicarsi su di voi per le colpe di vostro padre! Non so come avete fatto a sopravvivere finora senza di me!

 

Il principe arricciò il naso, infastidito e vilipeso.

“Non sei la mia balia, Merlin!”

 

“Beh, in realtà…” tentò, ma nuovamente fu interrotto.

 

“Quindi… tu usi i tuoi poteri a fin di bene…

 

“Esatto, Maestà.”

 

“Perciò tu puoi liberarci da questo… questo…

 

“Goblin.” Gli suggerì.

 

“Goblin, sì.”

 

“E’ mia intenzione farlo. Mi serve il vostro oro per attirarlo in una trappola e…

 

“D’accordo, d’accordo. Risparmiami i particolari.” Tagliò corto l’altro. “C’è una cosa più urgente che mi preme sapere.”

 

“Ovvero?”

 

“Puoi togliermi la maledizione?” lo interrogò, facendo scomparire la sicurezza di poco prima, sostituita da una nota d’ansia nella voce.

 

Il mago inclinò la testa di lato, prendendosi il tempo di studiare a fondo le lunghe orecchie del nobile.

“Posso provarci…”

 

“Ma se combini qualche disastro con la mia persona, ti manderò alla gogna a vita!”

 

Egli rise divertito.

“No, Sire. Vi ricordo che state ancora ragliando…”

 

“Merlin!” lo rimproverò, spazientito.

 

“Davvero… davvero vi fidate di me?” gli domandò, lisciando con cura una delle mille pieghe del copriletto.

 

“Sì, Idiota!” lo apostrofò il nobile. “Passiamo troppo tempo assieme, perché non mi sia accorto delle tue stranezze… chissà quante altre volte hai sistemato le cose alle mie spalle!”

 

“Quindi non… Non mi denuncerete a vostro padre?”

 

“No, certo che no!” s’accalorò il principe, come se quella discussione fosse stupida e superflua. “Al contrario di lui, io sono certo che si possa usare la magia anche per scopi positivi e tu ne sei una palese dimostrazione!”

 

Arthur non si perse il luccichio emozionato e il sorriso grato del suo servitore.

 

“Sire?”

 

Mh?”

 

“Non è che quelle orecchie da asino arieggiano meglio il vostro regale cervello e vi rendono più saggio?”

 

Merlin!” abbaiò allora, in risposta, sentendosi beffato e oltraggiato.

 

“Oh, suvvia!” ridacchiò il mago. “E’ da quando sono giunto a Camelot che vi do dell’asino, e adesso abbiamo l’inconfutabile certezza che avevo ragione!”

 

Merlin!” reiterò il principe, acuendo l’indignazione. “Rammenta che potrei trascinarti io stesso, di peso, alla gogna!”

 

“Non credo che mettereste mai piede fuori da qui, con quelle cosette deliziose da sventolare ai quattro venti!”

 

Mer-!” rifece Arthur per l’ennesima volta, ma si zittì di colpo, soffocando ogni protesta, quando il suo servo personale si allungò verso di lui, con espressione improvvisamente seria, e gli lambì piano le orecchie pelose.

 

Egli rimase attonito, stregato dalle quelle iridi azzurre – a poche spanne dal suo naso – che per un brevissimo momento erano diventate d’oro fuso, e quasi non percepì il sussurro formulato dall’altro. Provava però uno strano, piacevole calore ai lati della sua testa, ma non avrebbe saputo dire se era merito del contro-incantesimo o delle dita ruvide, ma gentili, con cui Merlin lo stava accarezzando.

 

Se il mago fosse stato onesto fino in fondo con se stesso, si sarebbe detto che non era affatto necessario un contatto fisico con la parte da sanare, ma il desiderio di vezzeggiare quelle orecchie – così malsanamente irresistibili – ancora un’ultima volta, era stato troppo forte ed egli aveva ceduto.

 

Quando lo stregone si separò dal giovane Pendragon, il nobile verificò all’istante la guarigione, scoccandogli poi un cipiglio perplesso.

“Non sono tornate del tutto normali…” realizzò l’Asino Reale, sentendole della grandezza giusta, ma ancora scandalosamente pelose.

 

“Ehm… no.” Temporeggiò lo scudiero, decidendo che fosse saggio tastare di persona la consistenza della pelosità delle orecchie del suo principe. Poco importava se avesse indugiato un po’ troppo in quel contatto.

 

“E perché, di grazia?” s’inalberò il nobile, sollevando un sopracciglio.

 

“Perché…” si era forse distratto con la setosità del pelo, e non aveva formulato l’incantesimo giusto? “Perché…” zoppicò. Ma no, via, non aveva sbagliato niente!

 

Arthur sembrava adesso più scettico. E al valletto si strinse di riflesso lo stomaco.

Per una volta che il principe si fidava ciecamente di lui, ecco che combinava in guaio e lo deludeva!    

 

Merlin deglutì, riflettendo febbrilmente, ma l’espressione contrariata del suo signore non aiutava di certo. E c’era un’unica risposta plausibile.

“Le maledizioni fatte dai Goblin sono estremamente potenti! Quando riuscirò a catturarlo, tutto tornerà perfettamente alla normalità!”

 

“D’accordo. Voglio concederti il beneficio del dubbio…” acconsentì, con una punta di residua perplessità. “E per la voce?”

 

“La voce?” gli fece eco il mago. “Ah, la voce!”

 

Arthur boccheggiò, imprecando sommessamente improperi al suo indirizzo. Ma ancora si zittì, allorquando il servo gli tastò nuovamente le orecchie con cura, scendendo poi con i polpastrelli fin verso la gola, dove indugiò un altro po’.

 

“Mi fai il solletico!” si lamentò.

 

“Abbiate pazienza...” lo mitigò. “Ho quasi finito.”

 

“Non è che invece ti diverte palpeggiarmi?!

 

“Chi, io?” Merlin si scandalizzò da siffatta, ingiuriosa insinuazione. “Il fatto che abbiate della pelle straordinariamente morbida e delle orecchie irresistibili, non vi dà il diritto di credere che-

 

“Mi stai lisciando il pelo…”

 

“No, io non-” egli ritirò di colpo la mano dalla testa bionda.

 

“Ti ho sentito mentre dicevi che avevo ‘pelle straordinariamente morbida’ e ‘orecchie irresistibili’!”

 

“Vi sbagliate di grosso!” lo contraddisse. “E ritiro tutto quello che ho detto sul fatto che queste nuove prominenze favoriscano l’arieggio del vostro cervello rendendovi migliore! E’ ovvio che adesso circolino troppe correnti d’aria, come in cima alla Torre del Mastio, e la ricezione delle parole dev’essere difettosa!

 

Arthur per poco non mise mano alla spada. Peccato fossero seduti sul letto, nel bel mezzo della notte.

“Merlin!” ringhiò allora, paonazzo.

 

Carotina?” gli offrì l’altro, facendo spuntare suddetto ortaggio dal nulla.

 

Il principe osservò esterrefatto il dono e il servitore in alternanza, senza capire.

“E cosa me ne dovrei fare?”

 

“Gli asini adorano le carote!”

 

“Tu non vuoi la gogna… tu vuoi la forca, vero?!” lo minacciò, tirandogliela dietro.

 

Ma l’altro, anziché spaventarsi, rise divertito, allontanandosi dal raggio d’azione della sua ira.

“E’ davvero tempo che io vada, Sire.” Lo avvisò, ritornando serio. “Prima che arrivi l’alba, la trappola dev’essere pronta. E io non dovrei essere qui.”

 

Anche il giovane Pendragon riprese compostezza.

“Merlin?”

 

Il servo, già con una mano sulla maniglia, si volse per dargli attenzione.

“Sì?”

 

“Mi spiace di averti fatto arrestare.” Ammise.

 

“So che non avevate altra scelta.” Lo discolpò. “Ah, grazie della cena. E per la coperta! Ci sono certi spifferi, laggiù…”

 

“Già. Ma… un’ultima cosa…”

 

Mh?”

 

“Quando avrai ridato i capelli a mio padre e la Sala del Trono sarà stata epurata da… sì, ehm… ecco… noi due abbiamo ancora un sacco di cose di cui parlare… rammentalo!”

 

Lo stregone sorrise.

“Sarà fatto!” promise, accingendosi a muovere il saliscendi del portone, ma Arthur lo richiamò ancora.

 

“Merlin…?”

 

“Sì, Maestà?”

 

“Prima che tu te ne vada… me la daresti un’altra grattatina?”

 

 

 

- Fine -

 

 

 

 

Disclaimer: I personaggi citati in questo racconto non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

Ringraziamenti: Un abbraccio a Tao, per la gentile consulenza.

 

Note: Eccomi. Un paio di settimane fa, avevo anticipato che stavo giusto lavorando a questo progetto ma… questa cosa era partita in tutt’altro modo, ed è finita così. Non ho avuto cuore di buttarla, perché – anche se non è come me l’ero immaginata – mi fa sorridere ebete e mi toglie uno sfizio: dopo 3 serie del telefilm, dovevano farci vedere Merlin che si confronta con Arthur asino!!

La reazione di Arthur riguardo alla magia di Merlin doveva essere solo un accenno, invece ha preso piede nella storia. Sono secoli che ci ragiono su e sono combattuta.

Quando egli saprà la verità nel TF, una parte di me è convinta che andrà in escandescenze, si sentirà ferito, incazzato, tradito, ecc...

Ma una metà di me invece nutre la convinzione che forse ci stupirà.

Forse lui sommerà una serie di cose, smascherando Merlin. Non aspetterà di farselo dire, lo metterà alle strette, facendosi CONFERMARE i propri sospetti.

In quest’ottica, si innesta la reazione serena e positiva della mia fic.

Arthur potrebbe già aver elaborato in sé la notizia, così che la reazione non sia esplosiva.

 

Chiaramente potete essere d’accordo o meno. Questa è solo la mia idea, che ha condizionato (in questo specifico caso) l’impostazione della storia. Magari, nella prossima fic, darò retta al mio primo impulso e lui farà una sfuriata coi fiocchi. Chi lo sa?

 

Ah, giusto. Il titolo. “Ass” va inteso con significato tradizionale e non in slang.

Perciò il titolo si traduce col semplice “Il mio asino reale e il mio piccolo segreto”.

 

Se ve lo state chiedendo: le carote vivono spontaneamente in tutta Europa fin dai tempi più antichi. ^__=

 

 

 

Avviso di servizio: L’aggiornamento di Linette arriverà (credo) domenica o lunedì prossimi. Purtroppo ho una settimana incasinata. Abbiate pazienza.

 

 

PS: Ho raggiunto le 295 preferenze come autrice tra gli utenti di EFP, e molti vengono da questo fandom.
Grazie della fiducia. *inchin*

 

 

 

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Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.


Grazie (_ _)

elyxyz

 

   
 
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