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Autore: yori    11/10/2010    6 recensioni
Dopo l'avventura di Superior eccone il seguito, ambientato ben sedici anni dopo all'ultimo capitolo della precedente avventura. Ci troviamo davanti ad uno scenario più adulto dove Bulma e Vegeta sono alle prese con la loro vita, la loro storia d'amore e i loro figli.
"L'immagine di Vegeta avvinghiato a quella malefica segretaria le apparve davanti agli occhi.
Li spalancò di colpo, sollevandosi di scatto. E si disse di nuovo che Vegeta non era il tipo che faceva certe cose. Lui non poteva tradirla con la prima che passava, lui l'amava! Oddio non che l'avesse mai detto, però era sempre stata sicura ... Guardò l'oscurità.
Vegeta non le aveva mai detto che l'amava! Perché non aveva mai pensato fosse un problema?
Ora le sembrava di sì. Perché dopo tutti quegli anni, non si sentiva ancora libero di amarla in santa pace! "
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Bulma, Trunks, Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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- Questa storia fa parte della serie 'Superbia'
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Ciao a tutti, eccomi con il fantomatico seguito di Superior. Premetto che non bisogna aver letto la storia, o meglio si, anche se racconterò tutto! E renderò chiare tutte le parentele, e i nuovi personaggi!^^  Che dire: buona lettura! Sperò che vi piaccia, non temete non mancheranno i miei fantomatici sguardi al passato, dopotutto è passato molto tempo dall'ultimo capitolo della storia! Cmq sia ho cambiato molte cose, soprattutto le età dei personaggi, di fatti Bra e Trunks hanno solo due anni di differenza! Un bacione a tutti! E grazie per l'attenzione!

Superior - Sedici anni dopo -

IL DUBBIO ATTANAGLIA LA MENTE ANCHE DEL PIU' FERVIDO SCIENZIATO


Quante volte si era rigirata nel letto, quante volte aveva già preso il telefono per veder se l'aveva chiamata. Ma nulla! Nulla di nulla. Erano due giorni che era via per lavoro, con quella nuova segretaria, come si chiamava? Non se lo ricordava davvero. Bulma Brief aveva la tendenza a dimenticare i nomi di chi non le piaceva, perché poi non lo sapeva neppure, era una mossa alquanto stupida, insomma il nemico bisogna conoscerlo per bene, no? Nemico poi, insomma, era una ragazza che lavorava per Vegeta, né più, né meno, una semplice segretaria. Ma tutta quell'aria di crisi che aleggiava in quel periodo non le era di certo d'aiuto. Chichi e Goku, l'eterna coppia, avevano avuto qualche screzio; lei e Vegeta certo li avevano, ma erano fatti così, lo erano sempre stati. Perché ora questa situazione doveva farla impazzire? Dopotutto non era detto che due persone si debbano necessariamente stufare l'una dell'altra. Sbuffò rigirandosi di nuovo tra le lenzuola. Perché non la chiamava? Le sarebbe bastato anche solo un messaggio, un semplice squillo. Invece nulla, le veniva persino da piangere. Odiava piangere, odiava sentirsi così insicura, così persa. Eppure quel dannato dubbio si era infilato nella sua mente, come un tarlo che le sfibrava il cervello e la portava a veder cose che non c'erano. Non era forse vero che Vegeta non aveva mai guardato nessuna a parte lei? Non perché lei fosse poi così speciale, ma semplicemente perché lui non si era mai interessato o perso dietro le gonne delle altre ragazze, o del genere femminile in generale. Una per cui aveva perso la testa c'era, però: la piccola Bra. Sebbene ormai avesse quindici anni, la ragazzina era pur sempre la pupilla agli occhi del suo papi. Bra era nata due anni dopo Trunks, ed era divenuta subito la cocca di papà, non che a Vegeta non importasse nulla del figlio, ma con la piccola aveva un certo feeling. Erano praticamente uguali, soprattutto ora che la ragazzina si trovava ad affrontar quel periodo tanto difficile. Trunks invece era tutt'altro tipo: intelligente, simpatico, forse un po' troppo chiuso in sé stesso. Bulma si stupiva sempre di come i suoi figli somigliassero a lei solo esteriormente, poi per molte cose erano entrambi uguali al padre.
Guardò nuovamente il cellulare. Sbuffò e chiuse gli occhi.
L'immagine di Vegeta avvinghiato a quella malefica segretaria le apparve davanti agli occhi.
Li spalancò di colpo, sollevandosi di scatto. E si disse di nuovo che Vegeta non era il tipo che faceva certe cose. Lui non poteva tradirla con la prima che passava, lui l'amava! Oddio non che l'avesse mai detto, però era sempre stata sicura ... Guardò l'oscurità.
Vegeta non le aveva mai detto che l'amava! Perché non aveva mai pensato fosse un problema?
Ora le sembrava di sì. Perché dopo tutti quegli anni, non si sentiva ancora libero di amarla in santa pace! Chichi le aveva detto di non preoccuparsi, che Vegeta era un tipo che sapeva ciò che voleva e voleva lei. Era pur vero, anche, che  c'era pure Goku con lui. Ma che le importava? Non poteva certo esser un attenuante; senza contare che erano fratelli e quindi in una qualche modo Goku avrebbe tutelato Vegeta in caso di tradimento. Poi quale scusa avrebbe accampato? L'aveva chiamata solo per dirle che era arrivato! Poi più nulla.
Si rigirò di nuovo nel letto fissando l'ora che la sveglia proiettava sul muro: 23:30.
Ma dov'era? Possibile avesse deciso di abbandonarla dopo tutti quegli anni? Possibile non la volesse più!? Si strinse nelle lenzuola. Il cuore le batteva forte. Non era forse un po' grande per sentirsi male per uno stupido motivo? Si girò ancora di lato, cercando un po' di pace.
Poi un rumore alla finestra la fece sussultare. Qualcuno stava forzando il vetro. Bulma cominciò a tremare terrorizzata. Chi era? Un ladro? Proprio quel giorno, e ora cos'avrebbe potuto fare? Non c'era nessuno a parte lei Trunks e Bra. Si rannicchiò e chiuse gli occhi. Avrebbe sicuramente fatto meglio a finger di dormire, sperando che, il malvivente, non si accorgesse del suo cuore che batteva all'impazzata e della paura che le aveva afferrato lo stomaco. La finestra si aprì e Bulma sussultò preoccupata. Sentì dei rumori, qualcuno era davvero entrato, poi ecco che lo sentì poggiarsi sul letto. Trattenne il respiro. Cosa le avrebbero fatto. Sentì un paio di scarpe rantolare sul pavimento, poi il materasso si rialzò. Serrò ancora di più gli occhi, sentì la porta del bagno sbattere. Si voltò, osservando la linea di luce che filtrava dalla porta e lo scroscio dell'acqua cominciar a scendere.
"Vegeta ... "
Disse piano. Poi, si alzò dirigendosi verso la porta del bagno, spalancandola e rimanendo, per un attimo abbagliata dalla luce.
"Dove cavolo eri! Potevi chiamarmi! Potevi farti sentire!"
Disse irrompendo nel bagno e fissandolo mentre si infilava sotto l'acqua calda.
"Mi si è scaricato il telefono!"
Disse chiudendo lo sportello della doccia.
"Perché poi, sei passato dalla finestra!"
Disse Bulma, mentre si spogliava velocemente. Una doccia non le avrebbe fatto di certo male, poi doveva parlare con lui! Vegeta non disse nulla nel vederla entrare, però aveva riconosciuto il suo sguardo, la conosceva bene ormai. Qualcosa non andava.
"Non volevo svegliarti!"
Disse sincero, ma lei lo guardò dritto negli occhi con lo sguardo dubbioso, lui si voltò.
"Com'è la segretaria?"
Disse secca Bulma, non voleva girarci intorno, aveva bisogno di sentirsi dir la verità, aveva bisogno di sentirgli dire perché non l'aveva chiamata! Perché non aveva sentito il bisogno di lei!
"Cosa?!"
Disse lui voltandosi finalmente per guardarla negli occhi.
"Hai capito benissimo! Non ti sei fatto sentire per due giorni, cosa dovrei pensare!?"
Vegeta storse il naso tornando ad insaponarsi il corpo.
"Pensa quello che ti pare! Io non ho fatto nulla. E poi chi sarebbe la segretaria!?"
Bulma si portò le mani sul seno, perché non voleva dirle la verità?
"Quella che lavora con te e che è venuta al meeting!"
"Eravamo solo io e carota! Quindi non dir stronzate!"
Bulma sgranò gli occhi fregandogli la spugna di mano.
"Non mentire!"
Vegeta riprese la spugna e Bulma scivolò, poggiando il piede su del sapone liquido che era caduto sul piatto doccia e cadde sulla ceramica con un tonfo.
"Non sto mentendo, non me ne frega di quella donna, non me la ricordo neppure! E piantala di farmi storie inutili! Non voglio esser accusato di cose che NON ho fatto!"
Disse secco dandole le spalle. Bulma si poggiò alla parete, lasciando che l'acqua scivolasse sul suo corpo insieme al sapone e alle sue lacrime. Lo sentiva così distante, si sentiva così stanca.
Perché Vegeta era così freddo. Non l'amava, non l'aveva mai amata.
"Potevi chiamarmi! Potevi farti sentire!"
Vegeta la prese per il braccio sollevandola e schiacciandola contro le piastrelle fredde.
"Parli sempre troppo!"
Disse catturando le sue labbra e premendo il suo petto muscoloso contro il suo corpo, la sorresse con le sue braccia, aveva una tremenda voglia di lei. Due giorni erano bastati per fargliela mancare, e ora lei se ne veniva fuori con simili insinuazioni. Ancora non aveva capito che a lui non importava nulla delle altre. Eppure Bulma aveva questa malsana convinzione che dopo molto tempo tra due persone non potesse esserci più amore. Stronzate! Loro erano loro, non erano gli altri, non erano lo stupido Carota e la sua stupida moglie. Erano sempre Bulma e Vegeta, come una volta. Non si dice forse che le coppie stanno insieme per tutta una vita solo in due casi?
Il primo era un amore spirituale e platonico, mentale insomma, ci si ama senza sfiorarsi mantenendo quell'alone di magia; il secondo, invece, tutt'altra storia! Accade quando due persone si desiderano ardentemente litigando spesso, per mantener vivo il rapporto, quando, quindi, hanno un'ottima intensa intesa sessuale. E loro, di certo, rientravano in questo secondo campo!
Perché Bulma non lo capiva? Aveva bisogno di sentirsi dire che la amava, ma non era poi ovvio!?
Avevano due splendidi figli, avevano una bella vita insieme.
"Ti amo Vegeta, non mi puoi tradire!"
Gli disse lei stringendosi con le gambe alla sua vita. Lui la baciò soltanto, stringendola tra le braccia.
"Sposiamoci Vegeta!"
Disse ad un soffio dalle sue labbra e carezzandogli i capelli scuri. Lui la guardò sorpreso, mollandola e spegnendo l'acqua. Si sentiva di colpo un terribile nodo alla gola, un cappio.
Non poteva andar bene così! Uscì dalla doccia lasciandola sola.
"Ve ... Vegeta ..."
Disse Bulma sorpresa infilandosi l'accappatoio.
"Non sono tipo per queste cose. Dovresti saperlo."
Disse secco lui, senza guardarla e andando verso la stanza. Bulma poggiò la testa contro la parete. Cos'avrebbe dovuto pensare? Decisamente non l'amava più.

La musica era alta, gli stava trapanando la testa. Chiuse il fumetto che stava leggendo. Si poggiò sulla sedia sfilandosi gli occhiali neri e poggiandoli sulla scrivania. Non aveva proprio voglia di studiare quella sera. In realtà non aveva voglia di far nulla. Vedeva sua madre preoccupata, e non poteva far altro che sentirsi vicino a lei. Spense il lettore Mp3, e posò il prezioso volumetto a colori che aveva appena finito di legger con avidità. Chiuse le la finestra che aveva lasciato parzialmente socchiusa e spense il cellulare, benché la casella dei messaggi lampeggiasse, aveva ricevuto un nuovo messaggio. Non aveva voglia di parlar con nessuno, e non era nemmeno interessato. L'unica cosa che gli premeva davvero era passar quel dannato compito di trigonometria. Non che fosse un problema per lui, ma aveva una tremenda voglia di prender tutti bei voti, di sentirsi il migliore. Perché? Boh, non c'era un motivo preciso, ma si sentiva superiore agli altri e voleva dannatamente dimostrarlo a tutti, soprattutto a suo padre, il quale vedeva solo Bra.
Bra di qui, Bra di là. Bra non far questo, Bra sei brava!
A lui mai che fosse data tutta quell'attenzione. Si buttò sul letto fissando il soffitto. Odiava sentirsi in competizione con Bra, ma di fatto lo era sempre stato. Suo padre, sua madre, poi beh, anche suo nonno, erano tutti presi dalla ragazzina! Lui sempre in secondo piano per chiunque.
Bra a scuola faceva la rappresentante, Bra era carina, Bra era intelligente, Bra era la più brava al Dojo, lui invece ... Lui non si impegnava. Era bravo a scuola certo, ma di seguir le orme di suo padre ancora non ci aveva pensato. E aveva già diciassette anni! Perché non poteva solo far quello che voleva? Sì, era decisamente stupido il suo discorso, ma i suoi genitori erano così ridondanti che lui doveva per forza seguir le loro orme. Oh, certo, poteva perfino scegliere: l'azienda del padre, o quella della madre? Ma se lui semplicemente avrebbe voluto far altro? Goten lo prendeva sempre in giro e gli diceva che era davvero stupido pensar una cosa del genere, lui almeno aveva delle possibilità! Goten non ne aveva affatto. Certo suo padre aveva il Dojo, con suo nonno, ma non aveva nulla a che fare con l'impero Prince. L'azienda Prince in parte apparteneva anche allo zio Goku, ma aveva scelto di gestire quella di suo padre, Bardack ne era rimasto contento, la zia Chichi un po' meno! Aveva sacrificato una vita dietro i suoi figli e si ritrovava sempre con le pezze al culo!
Insomma Trunks non voleva esser sua madre o suo padre, voleva solo esser Trunks!
Ma la cosa sembrava impossibile. Voleva sentirsi libero di scegliere, ma erano tutti impegnati ad occuparsi di loro stessi, per pensare a lui. Beh, avrebbe fatto lo stesso: per Trunks, d'ora in poi, ci sarebbe stato solo Trunks!

Si guardò allo specchio lisciandosi i lunghi capelli neri, per legarli poi in una lunga coda.
Avrebbe cambiato l'ennesima scuola, quanto era rimasta alla città dell'Est? Tre mesi? Quattro? Forse era già durata troppo. Suo padre si lamentava spesso che lei non riuscisse ad aver degli amici, come diavolo poteva fare? Non aveva neppure il tempo per farseli! Ma questa volta sarebbe stato diverso, questa volta avrebbe fatto le cose a suo modo.
Si infilò sotto le coperte, era pronta per iniziare, di nuovo


 

   
 
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