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Autore: Strangelyy    13/10/2010    3 recensioni
"È proprio quel tipo di sguardo a farmi tremare le ginocchia per la sua intensità, a farmi sciogliere come burro al sole. Uno sguardo di adorazione e devozione totali, uno sguardo che sta a significare “ti amo, sei la persona più importante della mia vita”. E io, sarò mai la destinataria di un tale sguardo?"
Alice si racconta.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cudicini, Eva Cudicini, Marco Cesaroni, Rodolfo Cesaroni
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Sono seduta alla scrivania, col libro di Fisica aperto a pagina 112. Velocità tangenziale e angolare del moto circolare uniforme, che passione! Sbuffo e mi metto a giocherellare con la matita. Non sono mai stata una tipa da materie scientifiche, sono piuttosto una ragazza che ama la letteratura, la poesia, la storia, la filosofia... non per nulla ho deciso di frequentare un liceo classico. Ma purtroppo mi toccano anche alcune materie come Matematica e appunto Fisica, che decisamente non mi fanno impazzire.
Non appena tento di riacquistare la concentrazione, un rumore di un sonaglio in lontananza mi fa distrarre nuovamente. Le mie labbra si schiudono involontariamente in un sorriso, al pensiero della mia piccola nipotina Marta, che sicuramente starà giocando giù in salotto. Ok, sono senza speranza, tanto vale lasciar perdere e domattina a scuola qualcosa mi inventerò. Chiudo con aria soddisfatta il mastodontico libro di Fisica e mi stiracchio sulla sedia, prima di alzarmi e dirigermi al piano di sotto.
Già prima di raggiungere i piedi delle scale posso sentire la dolce risatina di Marta, mentre i genitori parlicchiano sottovoce. Genitori. Devo ammetterlo, ancora mi fa un po’ strano dare questo appellativo a Marco ed Eva. Basti pensare che hanno 21 anni e tutta una vita davanti, e mi sembra ancora ieri quando io e mia sorella giocavamo con le bambole nella nostra grande villa a Milano. Ma si sa, il tempo passa, per tutti. Anche per noi.
Eva è stata fortunata; arrivando a Roma ha trovato la storia d’amore per eccellenza. Una storia d’amore di quelle tormentate, combattute, che non ti fanno dormire la notte, ti provocano un continuo dolore allo stomaco e ti fanno stringere i pugni dalla rabbia quando lui abbraccia un’altra, qualcun’altra che non sei tu. Certo, Marco ed Eva non hanno mai avuto vita facile; il fatto di essere fratellastri, il fatto che mamma e Giulio non approvavano. Hanno fatto di tutto per separarli, per farli “rinsavire”, per far loro cambiare idea. Ma nulla può comandare l’amore. E così, quando finalmente la loro storia è decollata, non c’è stato nessun modo per farla riatterrare. E nonostante numerosissime vicissitudini, come Rachele, l’infarto di Giulio, Londra, Alex, New York, Simona, la gravidanza di Eva, loro ce l’hanno fatta. Hanno saputo affrontare tutto e tutti, in nome del loro amore. E dalla loro unione è nata la splendida Marta.
Guardo il trio sorridendo bonariamente. La piccola Marta gioca tutta contenta col suo sonaglio seduta a terra, mentre Marco ed Eva sono accoccolati sul divano: Eva è intenta a leggere una rivista, mentre Marco la guarda estasiato e le accarezza i capelli, ogni tanto lanciando uno sguardo alla figlia. È proprio quel tipo di sguardo a farmi tremare le ginocchia per la sua intensità, a farmi sciogliere come burro al sole. Uno sguardo di adorazione e devozione totali, uno sguardo che sta a significare “ti amo, sei la persona più importante della mia vita”. E io, sarò mai la destinataria di un tale sguardo?
Credetemi, sono felice per mia sorella, davvero; ma guardando nascosta dietro il muro questo adorabile quadretto di famiglia che sono Marco, Eva e Marta, è inevitabile per me provare una punta di gelosia. Ed è allo stesso modo inevitabile paragonare me stessa alla perfezione di Eva.
E così mi chiedo... ma io, cosa ho ottenuto trasferendomi a Roma? Ripercorro mentalmente i miei ultimi 4 anni qui alla Garbatella. La fatica iniziale nell’adattarmi, perché era tutto così diverso. Certo, anche Eva ha rischiato di mollare tutto e tornarsene a Milano perché si trovava troppo in difficoltà, ma alla fine ha trovato in Marco un fedele alleato, che sarebbe poi diventato il suo più grande amore. Io, d’altro canto, ho trovato Rudi. Un uragano, un teppista, un ribelle. Peggior nemico? Migliore amico? A volte la linea che separa le due opzioni può essere davvero labile. So solo che inizialmente l’unica occupazione di Rudi era rendere la mia vita un inferno. A partire dal secondo anno però, qualcosa in lui è cambiato. Siamo diventati a mano a mano più uniti, più complici. E adesso credo di poterlo considerare un buon fratellastro. Anzi, forse è meglio amico. Sì, io e Rudi siamo decisamente diventati amici.
Continuando con l’analisi del mio tempo passato a Roma, è arrivato Umberto. Due anni persi dietro a lui, che alla fine mi ha trattata come uno straccio. Ma cosa ci potevo fare? Ero innamorata, ed ero anche stupida. Ho sofferto tanto, per lui. Ma la cosa che mi brucia di più, ancora più del fatto che si fosse messo con Regina, la più acerrima delle mie nemiche di quel tempo, è il fatto che mi abbia incastrata. Mi ha fatto credere di piacergli, per poi respingermi. Ed io, Alice Cudicini, solitamente non mi faccio abbindolare in questo modo. Io sono una ragazza che sa quello che vuole, che non si fa mettere i piedi in testa da niente e nessuno e che procede a testa alta, sempre. A causa di Umberto e dell’amore che provavo per lui sono arrivata persino a vergognarmi di me stessa, una cosa che non mi perdonerò mai. Ed è proprio questo che mi fa più male.
Poi c’è stato Stefano, l’architetto trentenne che ho conosciuto in discoteca. Beh, in quel caso non si può parlare di amore vero e proprio, ma diciamo che mi ero presa una bella cotta. Una cotta che però, nel giro di pochi giorni mi era già passata; ennesimo sintomo di come l’esperienza con Umberto mi avesse segnata. Non è da me prendere sbandate momentanee come in quel caso, se non in situazioni di estrema debolezza. Io credo nell’amore vero e duraturo, e infatti rimprovero sempre la mia amica Jolanda per le sue continue infatuazioni passeggere che reputo stupide ed infantili.
Arriviamo a pochi mesi fa, quando ho visto Picchio per la prima volta. L’ho incontrato ripetutamente, ho creduto fosse un segno del destino e l’ho voluto a tutti i costi. L’ho cercato, inseguito, studiato. E finalmente, da brava ragazza determinata quale sono, l’ho ottenuto. Io e Picchio ci siamo messi insieme, ma la felicità scaturita da ciò è svanita nel giro di pochi giorni. Certo, Picchio mi piaceva ed era il mio ragazzo, ma nessuno sguardo tra noi si avvicinava neanche lontanamente al livello di subordinazione, amore e intensità che mi ostino tutt’ora ad ammirare, osservando Marco ed Eva. E così ho capito che Picchio non era quello che volevo. Avevo bisogno anche io di quello sguardo, lo desideravo ardentemente con tutta me stessa.
Così, ho creduto di poterlo trovare in Walter. 21 anni, ragazzo divertente, imprevedibile, simpatico. E pure carino. Simpatia e bellezza, connubio perfetto. E dunque, via alle danze. Sono tutt’ora fidanzata con lui, ma col passare dei giorni ho capito che Walter è un ragazzo troppo poco serio e deciso per me. È ancora infantile, non sempre sa quello che vuole, butta tutto sul ridere e sullo scherzo, e non ha polso. Certo, è il ragazzo ideale per stare bene in compagnia, e sa essere dolce come il miele, ma semplicemente non credo mi possa soddisfare. So cosa starete pensando, che parlo come una mangia uomini, ragazzina viziata e insaziabile che non si accontenta di nulla. E forse anche io penso questo di me. Io ambisco alla perfezione, vorrei assomigliare, anche solo lontanamente, allo splendore che rappresentano per me Marco ed Eva. Voglio anche io la mia storia d’amore con la S maiuscola, che termini col suo lieto fine degno di una fiaba dei fratelli Grimm.
E fin quando non arriverà quel momento, aspetterò qui in silenzio, nascosta dietro il muro, sospirando e sperando. Sperando che Walter possa rendermi pienamente felice, sperando che non sia così, sperando di trovare la forza per continuare a cercare.
All’improvviso una mano prende la mia, facendomi sussultare. Mi giro di scatto e mi trovo davanti Rudi. Per un secondo mi specchio nei suoi occhi, i nostri sguardi si incrociano e sento una sensazione strana alla bocca dello stomaco.
“Ehi Ali, non è che potresti darmi una mano a studiare Fisica? Sai, quella storia della differenza tra velocità angolare e tangenziale non credo di averla capita poi tanto bene...” mi chiede, grattandosi la testa con fare sconsolato.
Annuisco e sorrido restando in silenzio, prima di guidarlo verso le scale. Sempre mano nella mano, ci dirigiamo al piano di sopra. Di colpo la Fisica mi sembra la materia più interessante di tutte. Chissà, forse quello sguardo che tanto bramavo non era poi così lontano.
  
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