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Autore: Setsuka    14/10/2010    5 recensioni
[ Dedicata a WindGoddess ♥ ]
< Io... sono qui perché mi sei mancato. Avevo voglia di vederti > confessò assumendo un'espressione morbida... dolce... < Puoi biasimarmi per questo? >.
Gli occhi grigio-perla si dilatarono, mentre il volto prendeva colore, come fosse una ragazzina ancora.
Si ritrovò ad odiare Daisuke per la sua risolutezza, per la sua onestà e dolcezza, rilegate insieme e offerte a lui, che proprio non meritava; come si poteva tollerare tanto? O lo si amava o lo si odiava, e al momento Ken lo stava odiando perché accompagnato dalla Ragione; senza senno tutto sarebbe precipitato, e avrebbe rispolverato quello che ancora cercava di seppellire: l'amore.
< Non voglio rovinare la tua vita, non voglio rovinare le cose tra te e Miyako > e lo abbracciò, portandogli le braccia intorno al collo, mentre chiudeva gli occhi per godersi quel momento davvero unico, volendo scordare che Miyako era solo in giardino e non fuori, via, chissà dove < Non voglio proprio rovinare la tua vita o quella di Miyako-chan >.
[ Miyako/Ken/Daisuke, da interpretare come volete ]
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Daisuke Motomiya/Davis, Ken Ichijoji, Miyako Inoue/Yolei
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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World Full of Nothing

                                                      World full of nothing                                                      



In a world full of nothing
Though it's not love
It means something.

[ Depeche Mode ]





Bastò un incontro di sguardi per tenere una conversazione sconveniente che il tempo aveva reso tabù.
Solo pochi secondi perché Ken capisse quante cose Miyako avesse voluto dire con la sua espressione cupa e significativa che solo a lui aveva riservato, mentre aveva mostrato solo riverenza  e cordiale affetto nei confronti del loro ospite al quale stava servendo il suo miglior tè.

< Immagino abbiate parecchie cose da dirvi dopo tutto questo tempo > si rivolse ai due uomini seduti uno davanti all'altro al tipico tavolino da tè orientale, prima di allontanarsi e lasciar scorrere il fusuma per dare un po' di privacy ai due < Quindi vi lascio soli. Se avete bisogno io sono in giardino con i bambini >. 

Ken convenne con la sua coscienza che lei era l'unica davvero degna di possedere la digipietra della Bontà, che avrebbe brillato più di una stella alla sua ultima ora se si fosse trovata lì, nella sala della loro casa.

< Allora Daisuke, come vanno gli affari a New York? > Si rivolse il padrone di casa al suo -puramente formale- migliore amico che aveva seguito con lo sguardo Miyako.

Daisuke si sentì in imbarazzo: tanta formalità, tanta cortesia, in particolare da Miyako... "non è stata affatto una buona idea venire" lo facevano sentire un estraneo, alieno alle loro vite al quale lui -per ostinazione o malinconia- era ancora emotivamente legato.

< Gli affari vanno bene. Anzi, sono l'unica cosa che mi vada bene > non era tipo da girare intorno a un discorso, per quanto imbarazzante potesse essere la sua natura, e in quel caso lo era, visto che Ken aveva già abbassato gli occhi rivolgendo l'attenzione al suo tè verde fumante. 
< Quest'anno ho divorziato da mia moglie, perché non potevamo proprio andare avanti, incomprensioni, assenza di feeling e... io ero sempre distratto... > sapeva di mettersi a nudo, ma il suo talento era il coraggio e per questo non esitò, aspettando che Ken alzasse lo sguardo < ...ho la testa sempre su un unico pensiero, un'unica persona, come fosse un'ossessione... ne ho nostalgia, sai? E molta. Quando mi sono sposato credevo che tutto si sarebbe risolto, ma lo sapevo, me lo sentivo che non sarebbe cambiato nulla, che era soltanto uno specchietto per le allodole, una montatura. E mi dispiace, anche se dispiacermi di questo non è sufficiente per riparare, mi dispiace, davvero, per lei e per Kensuke, nostro figlio >  e a quel nome finalmente Ken decise di sostenere il suo sguardo, o meglio, verificare che non stesse scherzando; gli occhi di Daisuke, di quel colore così caldo, erano sereni e un abbozzo di un sorriso era nato sulle sue labbra, ma non per lasciargli intendere che scherzava, ma per confermargli che aveva capito bene. Vedendo però l'espressione del moro incredula, difficilmente decifrabile ( commossa o terrorizzata, doveva essere ) gli prese la mano accostata alla tazza da tè e con l'indice diede forma invisibile a degli ideogrammi sul palmo della sua mano.

< Si scrive con i nostri ideogrammi, sì >.

< Daisuke... > non sapeva cosa aggiungere. Motomiya era sempre stato davvero bravo a lasciare gli altri senza parole.

< Te l'ho detto, no? Eri, e sei, sempre nei miei pensieri Ken-chan > .

Ken ritirò la mano, come fosse stata scottata dalle fiamme di Flamedramon, mentre un rosso accesso si palesava sul suo bel volto, che nulla aveva da invidiare a quello di un modello o di un idol.
<  E'... è... > balbettò impacciato < ...è stato un gesto indelicato... > voleva suonare come un rimprovero, ma mai aveva rimproverato l'amico per qualcosa, ecco perché il tono non fu affatto duro come era giusto che fosse invece. E bastò solo questa constatazione per capire che nonostante il tempo passato, Daisuke era ancora un imperdonabile punto debole. 

< Sì, sono stato davvero indelicato > prese la tazza calda tra le mani per avvicinarla alla bocca < Non so mai fare la cosa giusta, sono sempre troppo impulsivo > bevve il suo tè aspettando che l'eventuale e giustificata rabbia di Ken sbollisse, ma lui non era arrabbiato. 
Ken se doveva esser arrabbiato con qualcuno, quello, era solo che se stesso; Daisuke non centrava nulla, era stato fin dall'inizio ben chiaro sui suoi sentimenti che aveva avuto la leggerezza di contraccambiare, senza riflettere, lasciandosi guidare dalle emozioni, per poi trovarsi -fin troppi anni dopo- a respingere, perché così era giusto, era sbagliato continuare, nonostante il suo cuore era di tutt'altro avviso. 
E la loro cara amica Miyako, che praticamente da sempre -forse prima o contemporaneamente a Daisuke- lo amava, gli era stata vicina, gli aveva dato affetto, lo aveva ascoltato e poi incoraggiato; lei aveva davvero una grande energia, e ancora di più una sorprendente determinazione e Ken attratto da tutto questo, lusingato dai sentimenti che Miyako mai aveva oscurato bene per lui, credette davvero che lei era la soluzione, la svolta che doveva prendere nella vita, la chiave della felicità... di tutti.

Voleva esser solo in quel momento. E piangere. 

Ancora una volta nella sua vita si era ritrovato a fare un tragico sbaglio che aveva fatto solo che soffrire coloro a cui teneva. Nella mente ancora era ben fissato lo sguardo che Miyako gli aveva rivolto, e sopratutto era ancora ben nitido il ricordo della reazione di Daisuke quando gli aveva riferito che avrebbe sposato Miyako. 
La cosa peggiore -forse- era stata l'indelicatezza stessa della scelta: aveva scelto Inoue che era tanto importante per Daisuke, che era la sua amica più affezionata. 
Come poteva quindi essere arrabbiato se coerentemente ai suoi sentimenti Daisuke aveva chiamato suo figlio Kensuke? Certo, provava rabbia perchè con la loro separazione non era riuscito a spronarlo su un'altra strada che lo potesse portare alla felicità, era arrabbiato perché Daisuke era tornato dopo anni in Giappone ed era lì a rappresentare il suo karma maledetto dicendogli che nulla era cambiato dentro di se, che nulla andava bene... sì, per quello provava cocente rabbia imputabile solo e unicamente a se stesso e alle sue azioni.

< Perché... perché mi dici questo Daisuke? Perché sei venuto fin qui? Io e Miyako... > ecco come anticorpi che velate accuse sotto forma di domande venivano pronunciate, non era questa sua intenzione, ma probabilmente era una reazione naturale dovuta al sentirsi messo con le spalle al muro.

< Ken! >
Con tono forte e chiaro ebbe di nuovo tutte le attenzioni su di se Motomiya. Andò oltre il tavolo per pararsi proprio di fronte all'altro, sedersi e guardarlo negli occhi, alla stessa altezza e inesorabilmente vicino, mentre aveva il suo volto tra le mani.
< Io... sono qui perché mi sei mancato. Avevo voglia di vederti > confessò assumendo un'espressione morbida... dolce... < Puoi biasimarmi per questo? >.

Gli occhi grigio-perla si dilatarono, mentre il volto prendeva colore, come fosse una ragazzina ancora.
Si ritrovò ad odiare Daisuke per la sua risolutezza, per la sua onestà e dolcezza, rilegate insieme e offerte a lui, che proprio non meritava; come si poteva tollerare tanto? O lo si amava o lo si odiava, e al momento Ken lo stava odiando perché accompagnato dalla Ragione; senza senno tutto sarebbe precipitato, e avrebbe rispolverato quello che ancora cercava di seppellire: l'amore.

< Non voglio rovinare la tua vita, non voglio rovinare le cose tra te e Miyako > e lo abbracciò, portandogli le braccia intorno al collo, mentre chiudeva gli occhi per godersi quel momento davvero unico, volendo scordare che Miyako era solo in giardino e non fuori, via, chissà dove < Non voglio proprio rovinare la tua vita o quella di Miyako-chan >.
Voleva solo affogare nel dolce sapore di un ricordo ancora vivo, voleva soltanto abbracciare ciò che di più importante esisteva al mondo -nel suo mondo- e bearsi della sua vita, del fatto che semplicemente fosse presente, fosse lì.
Era solo nostalgia di un vecchio sentimento che non ne voleva proprio saperne di morire, e questo Ken lo capì senza bisogno di alcuna parola, di giustificazioni. Lui aveva sentito sempre chiari e distinti i sentimenti di Daisuke, per via empatica... sentiti dentro di se, sotto la sua pelle, scorrere nelle sue vene.
Lo lasciò fare dunque, con dolore, senza rispondere all'abbraccio, perché aveva il timore di potergli fare ancor più male e indirettamente far male a Miyako, alla quale era sempre fedele nei gesti e nei pensieri, a differenza dei suoi sentimenti: loro erano fedeli sempre e solo proprio all'uomo che lo stava abbracciando, nonostante li avesse maledetti per troppo tempo perché sconvenienti, perché nessuno poteva comprendere nella purezza della loro natura.
Chiuse gli occhi, per donarsi a lui solo in quel momento, per poter solo per poco scordare chi era, qual'era il suo ruolo e che vi era una signora Ichijouji fuori, con i loro bambini.

Ken chiuse gli occhi per entrar ad esser parte per un tempo indefinito e breve nel mondo di Daisuke Motomiya, dove ontologicamente lui regnava sovrano dall'adolescenza.

Non aveva mai realizzato quanto fosse bello un abbraccio.

Non aveva mai realizzato quante cose diceva il silenzio.

L'aria era calda, quanto confortante il tocco.
Doveva essere quella la nostalgia: sentire sulla propria pelle il calore umano e rendersi conto della sostanza e dell'essenza stessa di un uomo.

< Dai-chan... > il bisbiglio che portava il nome di un ricordo affettivo.
< Dai-chan, io... > e Daisuke sovrappose le proprie dita alle labbra del suo migliore amico, per troncare l'inizio di qualsiasi parola che avrebbe fatto male a entrambi < ...non dire nulla. Te l'ho detto, non sono qui per rovinare il tuo matrimonio. Io... io non voglio rovinarlo perché ho sempre tenuto alla tua felicità e... so che anche tu tieni alla mia > impastate di troppo miele quelle parole < Lo sai che sono testardo, no? E se avessi veramente voluto riprenderti l'avrei fatto, ma così non è stato perché so che tutto questo è quello che desideravi nella tua vita >.
Solo in un secondo momento il giovane uomo dai capelli castani si rese conto di essere fronte contro fronte con quella di Ken, e che i loro respiri si scontravano, forse anche Ken l'aveva realizzato solo in un secondo momento visto che in una pausa di silenzio, mentre erano così, immobili, era ancora una volta arrossito. 
Scrutavano uno negli occhi nell'altro, leggendo le cronache delle loro vite negli anni anni in cui erano stati separati. Bastava così poco, per feeling attitudinale, naturale... non sapevano entrambi se fosse merito della digievoluzione molecolare o di chissà cos'altro, ma non servivano parole per intendersi tra di loro.

Era una posizione scomoda, faceva scalpitare il desiderio e la malinconia, per quello che c'era stato.
Come onde in un mare agitato volavano farfalle immaginarie nello stomaco d'entrambi.
Il tempo non era fermo, anche se si illudevano soltanto che lo fosse.

< Hai una bella casa in stile tradizionale giapponese, dei bellissimi figli, un ottimo lavoro a quanto so. Miyako è la moglie migliore che potessi trovarti e tu... tu sei sempre splendido, Ken-chan. E' una vita da fiaba la tua >.

< Le fiabe hanno tutte dei risvolti ambigui e oscuri > ammise con espressione amara, mentre vedeva Daisuke prendere le distanze per precludersi qualsiasi follia istintiva.

< Già, ma sono perfette e belle nella maggior parte dei finali, no? > Forzò un sorriso per Ken < Hai faticato tanto per una vita così, ed è giusto che tu ne sia felice. Quindi... perdonami se sono rientrato bruscamente nella tua vita, ma ero qui e non volevo ignorarti, anzi... non potevo >.

< Non ho mai voluto che tu mi ignorassi Daisuke. Mai. E ne ti ho mai ignorato, anche se eri solo nei miei pensieri >.

Il sorriso di Daisuke non fu più forzato, ma dolce e si concesse solo un ultimo contatto, una carezza, sulla sua gota, lenta, per poter ricordare bene quanto morbida era la sua pelle, per rubargli un sorriso anche timido.
In quel momento ricordava tanto il ragazzo che aveva conosciuto tolti i panni del Kaiser.

< Grazie. E' importante per me Ken, non immagini quanto... >.

E la carezza precipitò, lontana da Ken.



•   •    •




Miyako se ne stava seduta sull'Engawa -la veranda delle case tradizionali giapponesi- della dimora che aveva sempre sognato da quando era bambina e che Ken aveva comprato per vivere felicemente il loro matrimonio. Ci teneva tanto a sua moglie, e lei ne era consapevole, era a dir poco lusingata che l'uomo dei suoi sogni -dalla sesta elementare- era colui che si era preso l'impegno di renderla felice, con piccoli e grandi gesti, sempre significativi; ma lei lo sapeva, l'aveva capito col passare del tempo e si rimproverava che fosse stato troppo tardi: Ken non era felice.
Agiva per far felici gli altri, nei suoi termini, secondo il suo punto di vista, soffocando i suoi desideri, finendo per crearsi una masochistica realtà e far soffrire anche le persone che tenevano a lui.

Se solo lei avesse capito prima e non avesse creduto a quell'illusione... di questo si rimproverava sempre Miyako.
Quando era una ragazzina aveva sempre sospettato che ci fosse qualcosa di più di una semplice amicizia tra Ken e Daisuke, ma essendo loro riservati riguardo al loro rapporto e lei troppo preoccupata a tenere segreto il suo amore per Ken, niente era venuto alla luce del sole. Si confidavano entrambi con lei, vi era una forte amicizia che legava tutti e tre, e poi, un giorno di Tanabata, ormai lontano, Ken si era dichiarato a lei e Miyako aveva creduto che il suo desiderio scritto sul tanzaku fosse stato finalmente accolto dalle stelle, che finalmente Ken Ichijouji aveva ricambiato i suoi sentimenti!
Ne erano passati di anni, erano adulti, grandi grossi e vaccinati, e forse proprio per questo Ken le si era dichiarato -aveva pensato lei- finalmente aveva fatto luce su ciò che provava e per questo l'anno dopo le aveva chiesto la mano!

Era sempre stato così onesto, gli aveva anche accennato al fatto che tra lui e Daisuke c'era stato qualcosa, non era entrato nello specifico ma aveva parlato al passato e i dubbi di lei da ragazzina erano stati finalmente confermati, ma si era convinta che quel che c'era stato tra di loro doveva esser stato spinto dalla curiosità o confusione dovuta alla loro forte amicizia, certo Daisuke non c'era a quei tempi in cui loro erano fidanzati, ma non pensava questo fosse connesso alla relazione che c'era stata tra loro, Dai-kun aveva detto che partiva per trovare successo negli States e che non sarebbe tornato finché non l'avesse ottenuto, anche se risultò davvero strano il fatto che non avesse presenziato al matrimonio dei suoi migliori amici, Miyako però era sempre convinta che fosse legato alla sua ostinazione, all'orgoglio... se fosse tornato in Giappone senza successo era come se si fosse dichiarato sconfitto. 
E così senza pensarci troppo, fin troppo sicura dei sentimenti di Ken che non faceva che viziarla e sorprenderla, Miyako volle diventare per lui una moglie perfetta, come lo erano state le loro nonne: servizievoli, riverenti, specializzate nell'economia domestica, signore della casa... in realtà Ken era contrario a ciò, non voleva Miyako sopprimesse le sue attitudini da KoGal o che non si divertisse più ad atteggiarsi a genio dell'informatica, e lei non soffocò realmente la vera se stessa, ma il ruolo di Angelo della casa la divertiva e faceva sorridere Ken, e visto che lui meritava soltanto il meglio della vita, lei voleva provare a darglielo, a suo modo. 
La nascita dei loro figli, gli anni che passavano, Daisuke che non tornava dall'America e si faceva sentire solo sporadicamente e solo da lei e Ken che si comportava in modo strano -spesso distratto, qualche volta triste senza apparenti motivi e mai che le dicesse la verità su cosa c'era che non andava- le fece nascere sospetti e... alla fine, da sola, capì.

E ora cosa fosse giusto fare non lo sapeva, ma ci teneva alla felicità del suo Ken -quella su tutte- e anche a quella di Dai-kun.
Tra loro tre c'era un legame che nessuno poteva comprendere, tutti e tre erano i migliori amici dell'altro, tutti e tre erano cresciuti insieme. Il filo rosso del destino li teneva ben legati, eppure la scelta migliore sarebbe stata tagliare quel filo, lasciare che uno di loro andasse via, era la cosa più ragionevole da fare piuttosto che vivere quel malsano legame e recitare consapevoli in un dramma che non faceva sorridere nessuno, se non piangere.
La ragione parlava chiaro a Miyako, Miyako l'aveva sempre ascoltata, eppure... c'era qualcosa di troppo alto in gioco per agire. E' sempre così con qualcosa di prezioso in ballo, nessuno si muove e lascia che sia il corso degli aventi a decidere, ma alla fine non succede mai nulla, tutto rimane immobile senza azione alcuna.
E sospirava.
Non le rimava che sospirare per amore, come quand'era adolescente, solo che i sospiri di quel momento, della Miyako adulta, erano solo che sospiri non di speranza ma d'amarezza, consapevole che quello che alla fine Ken si era sforzato di creare, quel mondo che tutti vedevano bellissimo, perfetto, era vuoto.
Tutti dovrebbero prendere consapevolezza che le utopie infondo si chiamano così proprio perché irrealizzabili.

"E io che pensavo di vivere in un sogno per anni. Che sciocca" aveva così tanta fiducia nel suo intelletto che al momento non poteva che sentirsi una donnina sciocca, illusa, che aveva ignorato la maturità, una donnina come ce n'erano tante al mondo, come lei mai aveva voluto essere. E pensare che Ken l'aveva scelta perché unica e speciale...
"Che patetica. Non sono poi così diversa dalle altre" si schernì, desiderando sfogarsi in un pianto, ma credeva di non averne diritto dopotutto e soprattutto aveva orgoglio, troppo per poter piangere davanti ai suoi bambini e alle spalle di Ken.
"Su Miyako, devi esser forte, essere... positiva" si incoraggiò come quando era ragazzina, come faceva Hikari-chan quando tutto sembrava andare storto.

Hikari... si trovò ad invidiarla e a disgustare se stessa nel farlo. Era una brava ragazza, troppo brava in ogni cosa, ma non per questo a un'amica tanto cara doveva riservare invidia, era davvero ingiusto, Hawkman se l'avesse vista così, se avesse letto nel suo cuore si sarebbe vergognata della sua digiprescelta, e se lo ripeteva dentro di se, anche se era il momento peggiore per essere egoisti e autocommiserarsi.
Però... però... Hikari era sempre stata una ragazza popolare, Hikari era sempre stata amata da tutti, Hikari aveva il cuore di Takeru da bambina, Hikari aveva realizzato il suo sogno di diventare maestra, Hikari ora era sposata con l'uomo della sua vita, Takeru, e nonostante non navigassero nell'ora, vivevano felici, con un bambino appena nato e tanto ottimismo nei confronti della vita. 
Come poteva Miyako non invidiarla anche solo per qualche minuto? 

Il vento le accarezzò i capelli nella sua pausa di riflessione e alzando gli occhi e vedendo il ciliegio fiorito nel suo giardino si diede della sciocca, ma sorrise.
Hikari era stata perseguitata per tanto tempo dalle tenebre, dalle sue paure, il suo spirito troppo sensibile e la sua persona fragile avevano rischiato di ucciderla, tante volte, mentre lei quando mai aveva avuto problemi simili? "Se fossi come lei forse saprei capire meglio Ken" non era un pensiero amaro quello, anzi, le fece coraggio: come quell'albero che col tempo era fiorito soffrendo il freddo, il vento, le nevicate e forti piogge, Ken si era impegnato per darle quella vita, per viziarla, far di lei la sua principessa al quale riservare ogni premura, ogni sorriso, tante sorprese e un futuro che potesse esser da sogno.
"Sono davvero una donna fortunata, e amata, anche se non proprio come vorrei" era amata però, nonostante le sofferenze i suoi sogni erano fioriti, un giorno sarebbe forse crollata quella realtà, ma precipitata in bellezza, ne era certa, proprio come cadono i fiori di Sakura, e -se la fortuna voleva esser dalla sua parte- proprio come uno di quei rosei petali, poteva esser afferrata tra le dita di qualcuno e iniziar questa volta lei a realizzare un sogno per qualcun altro. 
Era forte, e ne era consapevole: poteva piangere, piegarsi, cadere ma mai spezzarsi.

E nel momento in cui distese le gambe che si stavano intorpidendo nel restare in quella posizione troppo composta, vide una chioma casta arruffata lasciare la sua casa e... era Daisuke!

< Daisuke! > incurante nel torpore alle gambe corse dietro di lui che stava camminando a passo svelto nella direzione in cui il sole stava per tramontare.
< Ehi! Testa di porcospino, fermati! > gli urlò come la vecchia Miyako avrebbe fatto e così lui si fermò, ma senza voltarsi. Le rispose, usando però le parole come scudo, per non poterla far avvicinare.

< Miyako-chan, non voglio rovinare nulla tra te e Ken, quindi non ha senso che resti più del dovuto >.

"Più del dovuto...?" da quando Daisuke parlava in modo enigmatico e degno di un attore del cinema Hollywoodiano?
L'America gli aveva fatto decisamente male, anche se era stupido soffermarsi su questo.

< ...avete una bella casa, dei bei bambini, è tutto... molto bello... >.

< Soprattutto Ken >.

< Già >.

< E lui non se ne accorge neanche >.

< Anche questo è vero >.

< Si è impegnato tanto per darmi una vita da sogno, non la meritavo >.

< Si è sforzato anche per darla a me, ma io sono un disastro Miya-chan, non so proprio cogliere le occasioni > il ragazzo si stava denigrando, sì, e Miyako non poteva che dargli parzialmente ragione, anche se... ci teneva troppo a lui per poter sopportare parole del genere. 

< Daisuke Motomiya! Non essere patetico! > Lo rimproverò come faceva con i suoi bambini quando ne combinavano una delle loro, e a quel tono il suo interlocutore non poté che voltarsi verso di lei, riconoscendo quello sguardo severo che tante volte gli aveva riservato.

Dopo un incontro di sguardi nel silenzio però tutto si ammorbidì, come se i colori caldi del tramonto suggerissero a entrambi che quella conversazione dovesse versare su un lato più sentimentale e dolce.
< Non essere così severo con te stesso. Amare non è di certo un reato > .

E lui le sorrise, ma senza allegria < Hai forse ragione, come sempre, ma non sembra proprio così >.

Effettivamente aveva ragione. Era un modo troppo materialista e moralista quello per dare spazio all'amore.
E ci fu un'imbarazzante silenzio tra loro, che solo lei trovò il coraggio di spezzare, con parole di cui -si promise- non si sarebbe dovuta pentire.

< Dai-kun, quando vuoi, vienici a trovare, anzi, vieni a trovare Ken. E non è un invito di cortesia il mio, è una richiesta sincera >.

Daisuke la guardò confuso, stordito, come se lei gli avesse appena dato un ceffone in pieno volto.

< Dopotutto non desideriamo forse entrambi la felicità di Ken? > .

Assolutamente sì.

< Sarebbe un gesto troppo egoistico da parte mia. Anzi, davvero crudele > rispose spiccio, scollandosi le spalle, fremente d'andare.

< Questo lo dici tu, Daisuke. E' perché hai paura che lo dici > onesta e diretta come sempre. Non era un caso se sue erano le digiuova della Sincerità e dell'Amore.

< Io- >

< Daisuke, io vivo con Ken ogni giorno della mia vita, sono al suo fianco da anni, non più come amica, ma come moglie. E' un legame che tu puoi ignorare, ma ciò non toglie che non lo capisca, che non sappia cosa gli passi per la testa > congiunse le braccia, come a farsi forza, distogliendo l'attenzione da lui,  guardando in direzione di casa < Desiderava tanto vederti, soffriva per la tua assenza >.

Il vento scompigliò le chiome di entrambi, come a volerli consolare, come se fossero dei bambini alla ricerca d'approvazione, che bisognava scuoterli e dargli fiducia.
Miyako guardava l'entrata della sua casa e Daisuke la punta delle sue scarpe, sperando entrambi di trovare le parole che non erano in grado di pronunciare in quel momento.

< Miyako... questo rovinerebbe tutto >.

< Cosa? Il mio sogno? >.

< Il sogno di Ken >.

< Non è ciò che vuole, mente solo a se stesso, e lo sai >.

< Sì, lo so. Ma non potrei mai andare contro la sua volontà >.

< Non vorresti Dai-kun piuttosto fargli desiderare un nuovo sogno, dargli l'occasione per cambiare? >.

< Perché dici queste cose, avete dei bambini! > Il tono dell'uomo fu duro < Non ci capisco niente! > Sbottò furioso torturando la sua chioma ribelle, come sempre aveva fatto nelle situazioni difficili.

E Miyako sorrise nostalgica, alla fine erano sempre gli stessi, loro.
Tornò a dare a Motomiya la sua attenzione, avvicinandosi a lui, fino a prendergli il volto tra le mani e a specchiarsi nei suoi occhi che sembravano avere lo stesso colore del sole in quel frangente; solo che c'erano tante ombre, di tormenti, di sbagli, di frustrazione... e soprattutto c'era l'amore per Ken.
Non mentono a dire che gli occhi sono lo specchio dell'anima: era tutto così chiaro in quelli di Daisuke, un Daisuke al momento imbarazzato per quel contatto inaspettato.

< Sei sempre il solito. Anzi, tutti, siamo sempre gli stessi > .

Non capiva dove voleva andare a parare lei.

< E proprio perché siamo sempre uguali i nostri sentimenti non cambiano. E non cambieranno mai, come i nostri sogni >.

Aveva capito. E aveva capito che non stava parlando solo di loro due, ma anche di Ken.

< Sia tu che Ken per me siete fin troppo importanti, in modo diverso, ma importanti > anche se -a dirla tutta- c'era stato un tempo che si era presa una cotta per Daisuke, quando ancora non conosceva Ken. Un segreto che mai aveva rivelato.
< E meritate di essere felici > lei era sincera e seria, e questo aveva colorato il volto dell'altro.

Suonavano molto romantiche quelle parole.

< Promettimi quindi, per Ken e per te stesso che vi incontrerete, ancora, e non tra un anno, due o cinque anni. Promettimi che non soffrirà più per la tua assenza > e gli occhi castani di lei tremavano, per l'emozione, sforzandosi nel trattenere le lacrime. 
Gli sembrava di esser in empatia anche con lei ora, chissà quanto pesante fosse quel senso di colpa che si portava dietro.

< Te lo prometto, Miyako > si arrese, le sorrise, e fu sincero nel dire quelle parole. 
< Ma tu promettimi che non ti sentirai mai un peso, non voglio vedere nel tuo sguardo quel senso di colpa. Nessuno ha colpe >.

< Ma io- > tentennò e arretrò lasciando il volto dell'altro. Non era sicura di poter mantenere quella promessa.

< L'hai detto tu, Miya-chan: amare non è di certo un reato >. 

Qualche cicala cantava e i bambini ridevano rumorosamente presi nei loro giochi. Un tizio del vicinato tornava sulla bicicletta a casa e il gatto scappava via dal giardino per seguire un colombo che fino a poco prima tubava su un palo della luce. In quel clima sereno, con il sole quasi del tutto tramontato e la brezza era gentile, quelle parole pronunciate da Daisuke suonarono come una benedizione. 
Il peso della colpa si estinse, come se quella frase fosse stata la soluzione per sciogliere una maledizione.

Una farfalla dalle ali rosse volò tra di loro per poi alzarsi verso il cielo, Miyako la guardò, come se quello fosse stato il suo peso che ora voleva via, leggero, disperdendosi nell'aria; brillavano i suoi occhi, perché commossi.
Fece un passo lungo, annullando la distanza tra se e Daisuke, e lo baciò.
Precisamente baciò la sua fronte, come fa una mamma quando il proprio bambino tornando da scuola mostra una ferita fatta giocando.

< Daisuke... >.

< S-sì? > Mormorò a mezza voce per l'eccessivo imbarazzo.

< ...bentornato a casa >.


 
•   •    •


Come un samurai sconfitto ma ancora avvolto nel suo splendido yukata, se ne stava Ken, con la fronte poggiata al tavolo, timoroso di mostrare il suo volto, di mostrare quanto quell'incontro -da cui era uscito vinto- l'avesse scosso.
Nessun preavviso, nessuna preparazione, e aveva dovuto difendere a denti stretti il suo mondo.
E tutto per un fugace incontro... che umiliazione la ferita lasciata infierire!

Miyako entrando in sala -non prima di aver portato i bambini nella loro camera a vedere gli anime- rimase pietrificata. 
Vedere soffrire Ken in quel modo era terribilmente doloroso, era come se una parte vitale del suo organismo fosse stata ferita. Povero Ken, poveri loro... tutti.

Non disse una parola, poteva affondare il coltello nella piaga, anche il solo pronunciare il suo nome, per questo a passo felpato si avvicinò senza dir nulla e si poggiò contro la sua schiena, come fosse un morbido guanciale. Il contatto fece tremare il marito, ma quando lei gli cinse la vita, sentì i suoi muscoli rilassarsi di un po', e sentì la mano di lui scendere e coprire le sue. 

< Miyako... >.

< Shhh... non dire nulla >.

E l'ascoltò. Dopotutto non aveva davvero nulla da dire. 
Però non capiva... < Perché tanta dolcezza? >

< Perché non dovrei riservartela? >.

< Non la merito >.

< L'amore lo si prova, non lo si merita. E poi non hai fatto nulla di male > intrecciò le dita della sua mano con quella di Ken, facendo incontrare le loro rispettive fedi.

< Come puoi dirlo? > la voce di lui tremava, come se fosse reo del più orribile dei crimini.

< Ken, l'ho già detto a Daisuke: non c'è colpa nell'amore, nessuno qui è colpevole di qualcosa >.

Alzò il volto, mettendosi in una posizione più retta, guardando fuori, dove ormai la notte stava tingendo il giorno dei suoi colori < Ognuno è responsabile delle proprie azioni, delle proprie scelte >.

< Sì, ma tu sei stato condizionato Ken > lo giustificava con troppo amore. 

< Non dire così, mi fai sentire ancora più misero >.

< Quello che tu vedi misero Ken, io lo vedo nobile > e lui sapeva che era sincera, che non stava mettendo in fila tante belle parole vuote, come lui faceva troppo spesso.
< Tu non sei un romantico come me e Daisuke, tu sei una persona razionale, sei saggio Ken, e hai voluto fare la scelta più saggia di conseguenza: dare un sogno a me, a Daisuke, ai tuoi genitori, farli essere orgogliosi di te ancora una volta, far nascere dei bambini e- >

< Io amo i nostri figli Miyako. Sono fiero di loro, è stata una gioia che tu possa averli data alla luce: mi hai fatto un regalo bellissimo, davvero > non poteva vederlo in volto, ma non ne aveva bisogno, Ken era sempre sincero quando parlava degli altri, le bugie le riservava solo per se stesso.
 
Si strusciò un solo attimo contro la sua schiena, per chiudere gli occhi, e sognare... sognare quello che aveva, capacitarsi della fortuna che gli era capitata. Avrebbe voluto dirgli "ti amo" ma erano parole che in quel momento l'avrebbero ferito, che francamente -ne era convinta- non gli interessavano. Era triste quella situazione, ma dopotutto era il lato oscuro della medaglia, la parte oscura di quel sogno che sfiorava l'utopia.

< Ken ti conosco ormai perfettamente, conosco ciò che ami e ciò di cui vai fiero. Ma so anche che Daisuke è fin troppo importante per te >.

Lui non voleva sentirselo dire, perché non poteva poi mentirle < Miyako tu sei importante, e lo sei davvero, non è una bugia >.

< Lo so. E non ti dico una bugia se ti dico che considero importanti sia te che Daisuke >.

Ken rimase in silenzio, a riflettere sul legame che legava loro tre, tanto intenso da sembrare malato. E Miyako sembrò avergli letto nel pensiero visto quello che gli disse e che lo scosse ancor di più.

< Non giudicare per il verso sbagliato un sentimento naturale. Se la natura ti ha dato questi sentimenti non c'è nulla di sbagliato >.

E lui seppe solo rispondergli con quel tono tanto amareggiato < C'è sempre qualcosa di più importante di noi stessi e dei nostri sogni >.

Si strinsero le dita intrecciate, mentre lei guardava col sorriso la televisione spenta e lui chiudeva gli occhi sospirando per l'amore che aveva lasciato scappare.

< Proprio questo ti rende tanto nobile Ken e ci fa impazzire per te >.

Proprio per questo da qualche parte brillava la digipietra della Bontà. E brillava più di Venere nelle ore più tarde della notte.

Miyako si levò dalla sua schiena, mentre lui si alzò.
Lei non chiese niente, sapeva già dove stava correndo.

E Ken correva grato, commosso, per tanto amore che sapeva di non meritare. Corse lungo il viale dove il Sole era ormai tramontato, corse parecchio < Daisuke! > urlava incurante del fatto che stava violando le regole fondamentali della buona educazione, ma cos'era in fondo quel mondo di educazione, cortesia, sorrisi, rettitudine se poi era privato della sua anima?
Cosa ne era dei sogni? Dell'amore?
Potevano essere futilità per tutti gli altri, ma non è forse l'essere umano nato dall'amore e l'uomo -come disse Shakespeare- fatto della stessa materia di cui sono fatti i sogni?

Solo dopo un quarto d'ora che non aveva più fiato per correre e urlare, solo ora che era solo abbracciato dal manto scuro della sera capiva. Capiva che contro-natura era privare le proprie vite di sogni e amore, e avrebbe dovuto capirlo prima -nella battaglia contro MaloMiyotismon- che c'era solo dolore, tristezza e male senza di essi.

< Sono proprio uno stupido Daisuke > non poté negarsi le lacrime a quel punto.

Altro che genio! Il genio ha idee brillanti, deve contribuire a migliorare la vita altrui, non a precludersi l'inferno.

Pianse tanto quella sera, in ginocchio, sporcando il candore dello yukata.
Pianse non domandandosi altro, come una Giulietta affranta, perché l'Amore era Daisuke.
Poco virile, poco onorevole forse, eppure gli sembrò così giusto piangere e soffrire per qualcosa di così importante. 

Solo quando le stelle erano ormai sorte e le sue lacrime seccate decise di tornare a casa, ritorno che Miyako non aveva atteso probabilmente vista la sua espressione, incuriosita e preoccupata.
Credeva avesse raggiunto Daisuke, fosse con lui, e osò chiederglielo, ma Ken non poté che ammettere addolorato che non l'aveva trovato. 
E chissà se l'avrebbe più rivisto... ne dubitava, e questo gli faceva più male.

< Non avrei forse dovuto Ken, ma ho fatto promettere a Daisuke di tornare presto, e lo farà. A quanto pare è tornato per restare >.

La meraviglia nello sguardo di Ken, la bocca aperta senza parole da poter pronunciare.

< Dopotutto ti amiamo troppo per poter star lontani da te, Ken > lo disse in modo delizioso concludendo con un sorriso, tornando verso la cucina e annunciando che il Sashimi l'aspettava a tavola. 

Di questo non si meravigliò Ken.
Era uno stupido, faceva soffrire, ma sapeva di essere circondato dal Vero Amore.







E dopo un anno che non scrivevo più nulla se non in collaborazione con altre amiche... eccomi.
Avevo iniziato questo fanfiction ispiratissima ( perchè amo Digimon, ancor di più dopo averlo rivisto e senza censure e amo il DaiKen e il threesome DaiKenYako ) e poi l'ho interrotto a ispirazione finita. Credevo di non riprenderla più in mano, l'ho riletta oggi, mi è tornata l'ispirazione e... l'ho finita.
Non ci posso ancora credere.
Sono fiera di questa one-shot sinceramente, indipendentemente dal fatto che piacerà o no. Spero comunque mi possiate dire che ne pensate!
E' la mia prima fanfiction con personaggi giapponesi ( strano ma vero ) e la prima fanfiction su Digimon ( speriamo non ultima ), una serie fin troppo importante per me, che fin troppo amo e vorrei dedicarla a WindGoddess con tutto il cuore, e vorrei ringraziare le persone che mi hanno spronata per un anno intero a rimettermi a scrivere, e queste persone sono davvero tante per questo non scrivo i loro nomi ( dimenticherei metà di loro ) ma sicuramente saranno tra le persone che leggeranno queste righe.
Detto questo non ho altro da aggiungere, se non le note per facilitarvi la comprensione del testo.
Un forte abbraccio e grazie a chi solo leggerà e soprattutto a chi recensirà 


Note:

World full of nothing: il titolo è ripreso da una canzone dei Depeche Mode.
Nomi dei personaggi
: beh credo conosciate i nomi giapponesi dei personaggi, comunque -non si sa mai, Davis è Daisuke Motomiya, Yolei è Miyako Inoue, Kari è Hikari Yagami e TK è Takeru Takahashi.
Kensuke: è un nome giapponese, ma non solo, è usato anche come nome per la coppia Daisuke/Ken ( più notoriamente conosciuta però col nome DaiKen )
Fusuma: pannelli scorrevoli di carta ( di riso ) tipici delle case tradizionali giapponesi, usati al posto delle porte. 
Engawa: veranda della casa tradizionale giapponese.
Tanabata: festa tradizionale giapponese che cade il 7 di Luglio, giorno in cui le stelle Vega e Altairs si incrociano. Tale festa è legata a una leggenda, secondo la quale solo in quel giorno il principe terrestre Hikoboshi ( la stella Altair ) e la principessa celeste ( una dea ) Orihime ( la stella Vega ) possono incontrarsi; secondo la leggenda i  due si innamorarono e si sposarono in gran segreto contro la volontà del padre della dea. Ebbero anche due figli, un maschio e una femmina. Quando il padre lo venne a sapere allontanò i due sposi, riconducendo la figlia nella terra degli dei e, per evitare il ricongiungimento, creò un fiume celeste, la Via Lattea. I due ne soffrirono moltissimo e alla fine il padre di Orihime finì commosso dalle tante lacrime versate e accordò che potessero rincontrarsi, ma solamente una volta l'anno, la settima notte del settimo mese ( informazioni prese da wikipedia ).
Tanzaku: in occasione di Tanabata è usanza scrivere un desiderio o un pensiero di buon augurio su un foglietto -il tanzaku appunto- che si arrotola intorno a un ramo di bambù.
KoGal: termine adottato per descrivere le ragazze sempre alla moda e dedite al divertimento, dicamo che può essere l'equivalente del Truzzo italiano, anche se meno dispregiativo.
Mi dispiace adottarlo per bei personaggi come Miyako e Mimi, ma Mimi è mostrato che lo era, Miyako poco visto che prevale il suo lato nerd, ma dal momento che idolatrava Mimi è possibile in un certo senso che l'abbia potuta imitare ( dopotutto la storia è ambientata nel futuro ) XD

Fiori di Sakura: il Sakura è il ciliegio, che differenzia dal nostro in quanto rosa. Secondo leggende metropolitane prendere un fiore di ciliegio tra due dita ( indice e nmdio ) può portare fortuna e realizzare un desiderio. 
"C'è sempre qualcosa di più importante di noi stessi e dei nostri sogni": frase presa dall'anime FullmMetal Alchemist, detta da Edward Elric.
"Siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni": frase tratta da Romeo e Giulietta di W. Shakespeare.


Note sulla caratterizzazione dei personaggi:

Vorrei fare delle premesse su questi personaggi, per poter comprendere quelli che compaiono nella ff che secondo e non sono affatto OOC ( ma per altri potrebbero esserlo ).
- La storia è ambientata quando sono adulti, parecchi anni dopo, prima però che i figli dei digi-prescelti vadano a digiworld. Di conseguenza sono maturati, pur non perdendo la loro personalità. Se Daisuke mostra a fine serie di non essere lo sciocco bulletto dei primi episodi e matura a fine serie, immagino che da adulto non possa che esser più maturo, e stesso discorso vale per Ken e Miyako, anche se già loro sono più fedeli ai personaggi che abbiamo conosciuto.
- Per me la relazione sentimentale Daisuke/Ken/Miyako esiste, anime e film dimostrano legami fortissimi tra Daisuke e Ken ( perno di Digimon02 ), Daisuke e Miyako ( che non si vede molto, ma in uno dei film per esempio Daisuke è geloso di Miyako, quindi sembra che ci possa esser stato di più di una semplice amicizia ) e ovviamente tra gli sposini Ken e Miyako. Per tanto qui ho messo nero su bianco il legame che può esserci tra loro tre ( per certi versi simile al legame dei primi digiprescelti Taichi/Sora/Yamato ) e non deve stupirvi se sembra una threesome platonica in cui emerge però maggiormente il DaiKen.
- Miyako è rappresentata come una sposina/casalinga ( come si scopre alla fine di Digimon 02 ) anche se può sembrare strano per una mente brillante come la sua. Penso però che Miyako è il classico personaggio nerd/otaku che quando va in fissa con un'idea vuole realizzarla, in questo caso la vedo fissata con l'idea della moglie perfetta per compiacere il suo amato marito ( nonchè idolo ) Ken. Quindi diciamo che non ha sprecato il suo talento informatico e tecnologico, ma semplicemente è nel periodo di fissa ( e le fisse otaku possono durare a lungo XD ) della mogliettina giapponese perfetta.
Detto questo mi sono impegnata a far risaltare le caratteristiche di quando erano ragazzini, in maniera più o meno accentuata o velata. Spero le abbiate colte :)


   
 
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