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Autore: Yuko majo    16/10/2010    7 recensioni
Sorrise al ricordo, già amici da tutta la loro vita, solo che lui avrebbe volentieri fatto evolvere il loro rapporto in qualcosa di più profondo, c’era solo un grande problema il solito dannato orgoglio Uchiha, e l’essere dobe di Naruto che non si accorgeva mai di nulla.
Con la mente al passato, continuava ad osservare tutte le immagini racchiuse in quello scrigno, 25 anni di vita passati insieme, fra alti e bassi ma sempre insieme.
-Sai che tu sei l’unico che possa convincerlo a rimanere? Dovresti solo fargli capire chiaramente cosa provi. – poi senza aggiungere altro, Sasuke lo vide buttare in terra la cicca fumata a metà e dirigersi con passo annoiato verso l’interno della casa, dalla sua fidanzata che impaziente lo stava aspettando.
Piccola One Shot scritta per il compleanno di Quistis18.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Desclaimer: I personaggi sono tutti maggiorenni, e appartengono al Maestro Kishimoto.

 

   A Quistis per il suo compleanno, spero ti piaccia, una
piccola One Shot per questo giorno speciale.
Un bacione e ancora
  Tantissimi auguri Claudia
.

    

Attimi
 

Istantanee di una vita trascorsa insieme
 

 

Un oggetto o un corpo dall’aspetto comune, se osservati con vera attenzione, si trasformano in qualcosa di sacro. La macchina fotografica può rivelare i segreti che l’occhio nudo o la mente non colgono , sparisce tutto tranne quello che viene messo a fuoco con l’obiettivo. La fotografia è un esercizio d’osservazione e il risultato è sempre un colpo di fortuna: tra le migliaia di negativi che riempiono diversi cassetti del mio studio quelli eccezionali sono veramente pochi. La macchina fotografica è uno strumento semplice, anche il più stupido può usarla, la sfida consiste nel creare attraverso di essa quella combinazione tra verità e bellezza chiamata arte. E’ una ricerca soprattutto spirituale. Cerco verità e bellezza nella trasparenza d’una foglia d’autunno, nella forma perfetta di una chiocciola sulla spiaggia, nella curva d’una schiena femminile, nella consistenza d’un vecchio tronco d’albero e anche in altre sfuggenti forme della realtà. Alcune volte, mentre lavoro su un’immagine nella mia camera oscura, fa la sua comparsa l’anima di una persona, l’emozione di un evento o l’essenza vitale di un oggetto, e allora il cuore mi trabocca di felicità e libero il pianto, non riesco a farne a meno.
 

“Ritratto in Seppia” Isabelle Allende
 

 
 
 

Ottobre era appena iniziato, in quella prima settimana, il tempo andava man mano cambiando, i raggi del sole divenivano sempre più tiepidi, le giornate si accorciavano portando prima del tempo le ombre della notte. Ombre scure e minacciose che incutevano timore e facevano riaffiorare i più cupi pensieri.
Ottobre era giunto, ed anche se quell’anno faceva ancora caldo, volgendo lo sguardo in giro, gia si poteva notare il lento avanzare dell’autunno, le foglie degli alberi si andavano tingendo di rosso e di giallo. I parchi della città giorno dopo giorno si trasformavano in boschi fatati, foreste dorate in cui risiedevano fate e folletti.
Era una serata tranquilla, le ombre della sera ancora non avevano preso il sopravvento, il sole che pigramente stava andando a dormire tingeva con i suoi ultimi raggi il cielo di un bel rosso cremisi. Nuvole vaporose di un pallido rosa si inseguivano allegre nel cielo.

In lontananza nubi più scure, minacciose si avvicinavano alla città, quella notte si preannunciava tempesta.
 

Una folata di vento più forte si abbatté per le stradine deserte, creando mulinelli dispettosi di vento e foglie.
 

La temperatura con il calare della sera si stava abbassando, il giovane dai capelli corvini che aveva osservato la città intorno a lui rabbrividì, mentre le sue iridi andavano scurendosi per il disappunto.
 

Odiava il freddo, e non era affatto contento che si stesse avvicinando un temporale, la pioggia gli metteva malinconia.
 

Le perle d’acqua che come tanti aghi ghiacciati scendevano dal cielo lo facevano pensare, Sasuke odiava pensare, odiava ricordare.
Quando lasciava la mente vagare, l’unico pensiero che gli si formava nella mente era quello di lui.
Nella sua mente vedeva iridi azzurre come il cielo primaverile, capelli lisci e setosi color del grano maturo, ed un sorriso dolce;  un sorriso che egoisticamente avrebbe voluto rivolto solamente verso di lui. Ma questo non era possibile, in tutti quegli anni, quel dobe del suo migliore amico non si era reso conto di cosa lui provasse, non che si fosse impegnato a farglielo capire, in fondo il suo maledetto orgoglio gli aveva sempre impedito di dichiararsi apertamente. Ed ora, ora era troppo tardi, era il sei di ottobre, da lì a pochi giorni sarebbe stato il compleanno di Naruto, poi il giovane sarebbe partito, avrebbe abbandonato Konoha per non farvi più ritorno.
Qualche mese prima entrambi si erano laureati, mentre lui aveva iniziato a lavorare nell’impresa paterna, il giovane Uzumaki aveva continuato a frequentare l’università, seguendo alcuni master di specializzazione, per poi accettare un’offerta di lavoro all’estero.
Quando aveva scoperto la decisione di Naruto, il mondo intorno a lui era come crollato. Per  giorni non si erano parlati, lo aveva accusato di non tenere alla loro amicizia, che andare all’estero era da stupido, solo un dobe come lui poteva fare una cosa del genere visto che non era in grado di raggiungere il successo nel suo paese; in qualche modo aveva cercato di ferirlo, di allontanarlo, perché vederlo partire sarebbe stato un colpo al cuore, ma non vi era riuscito, quando un Naruto con le lacrime agli occhi era andato a parlargli, era crollato, solo lui riusciva a far emergere il suo lato umano che tentava di sopprimere in ogni modo.
Il giorno che lo aveva informato che sarebbe partito, per un lungo interminabile minuto lo aveva odiato, ma con il passare dei giorni aveva capito che non avrebbe potuto fare niente per impedirlo.
I mesi erano trascorsi, uno dopo l’altro. Troppo velocemente, fino ad arrivare al sei di ottobre.
Quella mattina, facendosi forza era uscito per cercare il regalo di compleanno per quel dobe, qualcosa adatta a lui. Un dono che avrebbe fatto in modo che lo ricordasse per sempre, ma per quanto si fosse sforzato, per quanto bene conoscesse Naruto, non aveva trovato nulla di adeguato.
Ed ora mentre le tenebre calavano si avviava silenzioso e di pessimo umore verso casa, davanti a lui una lunga notte di tempesta da superare.
 
La notte era giunta, con lei la tempesta infuriava per le strade della città,  come aveva immaginato, osservando le pioggia cadere, i ricordi degli ultimi anni, ricordi di tutta una vita erano riaffiorati.
Il lampo illuminò lo spartano salone della sua casa, il volto perso ad osservare le gocce che monotone cadevano, mentre pochi istanti dopo il tuono rimbombò facendo tremare le finestre.
Un brivido percorse il suo corpo, mentre le sue mani diafane sfioravano una vecchia scatola impolverata, all’interno attimi importanti della sua intera esistenza. Ricordi di un passato che non sarebbe più tornato.
Con delicatezza, alla luce fioca del camino estrasse dal contenitore vecchie foto, la prima su cui la sua attenzione si posa è vecchissima, mostra due donne, una mora e l’altra rossa, entrambe molto giovani, entrambe con il pancione che indica il termine della gravidanza.
Erano le loro madri, uno lieve stirarsi di labbra al pensiero di come era entrato in possesso di quell’immagine, alcuni anni prima:

 
-Mamma questa che cos’è?- Un giovane Sasuke chiedeva a sua madre in che momento fosse stata scattata una foto trovata in uno dei vecchi libri della biblioteca, ritraeva due giovani future mamma quasi al termine della gravidanza.
-Oh tesoro mi domando dove hai trovato quella, eravamo così giovani, l’ha scattata tuo padre, sia lui che Minato affermavano che i loro figli sarebbero stati dei grandi amici, proprio come loro;che lo erano anche all’interno dell’utero materno, quindi hanno deciso di scattarla, affermando che quello sarebbe stato uno splendido ricordo. Pochi giorni dopo io ho partorito, mentre Kushina aveva davanti ancora tre mesi di gravidanza .- Mikoto sorrise al pensiero, sai tuo padre e Minato avevano proprio ragione, siete diventati due splendidi amici.
Dopo quelle parole, la donna riprese a sistemare la biblioteca di Villa Uchiha, in un momento che la madre non faceva caso a lui, Sasuke fece scivolare in una tasca dei pantaloni la foto, l’inizio di tutto.

 
Sorrise al ricordo, già amici da tutta la loro vita, solo che lui avrebbe volentieri fatto evolvere il loro rapporto in qualcosa di più profondo, c’era solo un grande problema il solito dannato orgoglio Uchiha, e l’essere dobe di Naruto che non si accorgeva mai di nulla.
Con la mente al passato, continuava ad osservare tutte le immagini racchiuse in quello scrigno, 25 anni di vita passati insieme, fra alti e bassi ma sempre insieme.
Le iridi scure come il petrolio scrutavano le foto ingiallite dal tempo, loro due in braccio alle loro madri, forse avevano poco più di un anno, Naruto sorrideva felice, mentre guardava la donna che lo aveva messo al mondo con occhi luminosi; in braccio a Mikoto il secondogenito di casa Uchiha fissava imbronciato il dobe, che non lo degnava di una sguardo.
Un sorriso triste ornò il bel volto, per anni aveva considerato la mamma di Naruto una rivale in amore, il biondino stravedeva per quella donna dai fulvi capelli e il carattere identico a quello del figlio; solo da grande era giunto alla conclusione che Kushina amava suo figlio, ma quel sentimento speciale che Sasuke provava per il dobe, la donna lo provava per suo marito. Se né era accorto da adolescente quando li vedeva parlare, lanciarsi sguardi dolci e carichi di affetto, in quei momenti Sasuke si sentiva terribilmente invidioso, chiedendosi quando il ragazzo di cui era innamorato si sarebbe accorto di lui.
La sua attenzione si posò nuovamente su una foto, loro con le loro madri, avevano sei anni, era il primo giorno di scuola:
 
Il padre del dobe agitato come mai prima di allora, gli occhi lucidi per la disperazione dal doversi separare dal suo bambino, come se stesse partendo per la guerra invece che andare in prima elementare, li aveva fatti mettere in posa tutti quanti per una foto ricordo. Sinceramente lui era scocciato da tutta quella situazione, la scuola e lo stare in mezzo a tutti gli altri bambini sarebbe stata un’immensa seccatura, non gli serviva un adulto agitato che per ricordargli quello che sarebbe stato l’inizio di un lungo calvario. Innanzitutto una schiera di bambine petulanti non avrebbe fatto altro che assillarlo, ed in secondo luogo una scuola era piena di gente, di altre persone che avrebbero potuto distogliere l’attenzione di Naruto da lui, e questo sinceramente non andava affatto bene, avrebbe dovuto faticare parecchio per proteggere l’idiota.
Schioccò un’occhiata gelida all’obiettivo della macchina fotografica, mentre il dobe accanto a lui aveva ancora gli occhi lucidi per il pianto, click la foto era stata scattata.
Senza salutare nessuno prese per mano il bambino dai capelli dorati e si diresse verso la loro classe, sperando che il periodo dei loro studi fosse una cosa veloce ed indolore.
 
Il moro posò la foto nella sua scatola, ricordava cosa era accaduto in seguito,  era furioso al suo ritorno a casa, per un’intera giornata lui era stato circondato da una mandria di bambine che facevano discorsi assurdi, riguardanti matrimoni e figli da crescere, il dobe cacciato da un’occhiata gelida da una di queste era stato consolato da un ragazzo dai capelli castani e gli occhi dorati, tempo un’ora i due erano diventati grandi amici e né avevano combinate di tutti i colori, tanto da farsi cacciare fuori dalla classe dalla maestra disperata.
 La sera a casa, aveva messo Kiba Inuzuka nella lista delle persone da eliminare, scosse la testa sconsolato, non vi era mai riuscito, visto che tutt’oggi era ancora un caro amico del biondo, e non capiva perché per riflesso  anche suo.
 
Un tuono rimbombò sopra la città, il temporale era peggiorato ulteriormente, la sua mente volò nuovamente a Naruto.
A quel ragazzo che aveva illuminato la sua vita, quella piccola stella, si domandava come sarebbe potuto andare avanti senza il suo sostegno, senza quel sorriso che riscaldava ogni attimo delle sue giornate.
Stupido, era solamente uno stupido. Avrebbe dovuto rendersene conto molto prima, ora era troppo tardi. A quel pensiero la rabbia crebbe dentro di lui.
La sua attenzione  venne attirata da un’altra serie di foto, un’uscita a quattro, il primo appuntamento del dobe, quel giorno non sapeva chi aveva odiato di più se il ragazzo che aveva invitato quella racchia ad uscire, o quella che avrebbe potuto mettere le mani sul suo biondino.
 

-Teme! Ehi Teme ha accettato!- un sorriso ricopriva il volto ambrato di un ragazzo sedicenne.

-Spiegami dobe chi ha accettato e cosa? Per quanto io sia un genio se tu parli per enigmi io non ti leggo ancora nel pensiero .- Un Sasuke decisamente scocciato aveva gelato il suo esuberante amico con quella risposta acida.
-Sakura, ha accettato di uscire con me, sono mesi che glielo chiedo, ha accettato, e tu verrai con noi, visto che porterà anche una sua amica, sarà un uscita a quattro .- Il sorriso raggiante illuminava il bel volto.
-Cosa ti fa pensare che io sia disposto a perdere il mio tempo con un dobe e due oche isteriche? – rispose decisamente irritato Sasuke dal comportamento del suo migliore amico, ma come gli passava per la testa di uscire con quella ragazzina petulante dagli improbabili capelli rosa?
-Su Sasuke teme! Sei il mio migliore amico o no? Cosa ti costa passare un pomeriggio con noi? Ti prego! ti prego!-
 
Non aveva saputo resistere a quello sguardo supplice, a quegli occhi luminosi che lo pregavano, alle labbra piene che tremavano.
Fortunatamente aveva accettato di andare con loro, quello fu l’appuntamento più disastroso che Naruto potesse avere, difatti la rosa aveva accettato solamente perché sapeva che il ragazzo era il suo migliore amico,  per tutto il giorno non aveva fatto altro che ignorarlo per dedicarsi completamente a lui.
Il giorno seguente come se nulla fosse era andata da lui e si era dichiarata, affermando di essere innamorata persa di lui e che Naruto era solamente un’idiota che aveva accontentato per non doverlo più stare a sentire. Gli occhi feriti del biondo, che aveva sentito tutto, rimasero impressi nella sua mente per giorni.
L’aveva gelata con lo sguardo, per poi farla fuggire in lacrime, affermando che non avrebbe mai potuto prendere in considerazione come fidanzata una persona che aveva preso in giro il suo migliore amico.  Il biondo ascoltate quelle parole gli sorrise grato, ma per diversi giorni non si presentò a scuola.
Per quanto Naruto fosse forte gli ci era voluto tempo per riprendersi, giorni in cui non lo aveva visto, con suo grande disappunto si era rinchiuso a casa di Kiba, dove l’Inuzuka e Shikamaru Nara avevano tentato in tutti i modi di tirargli su il morale.
In quel periodo per colpa di quella gallina aveva rischiato di perderlo per sempre.
Con un gesto di stizza strappò quelle foto per poi gettarle nel fuoco del camino acceso, quello sicuramente non era qualcosa che volesse ricordare.
L’orologio del salone, lento, scandiva i minuti, fuori la pioggia si era placata, alle sue orecchie oramai giungeva solo un lieve rumore ovattato; il rumore dei tuoni si era fatto via via più flebile, con il passare del tempo si stavano allontanando, i fulmini sempre più raramente rischiaravano la casa.
Le sue palpebre si erano fatte pensanti, fino a quando il sonno non ebbe il sopravvento, facendolo cadere fra le braccia di Morfeo.
 
 
I giorni che lo separavano dal dieci di ottobre erano volati, in un soffio si era ritrovato la mattina del 10 di ottobre indeciso sul cosa indossare, e ancora con il regalo da completare. Quando poi i primi raggi di sole cominciarono ad andare a dormire, lui era pronto per recarsi alla festa di compleanno di Naruto, fasciato in un completo da sera nero, impeccabile, ed un vecchio quaderno pieno di foto impacchettato in una sgargiante carta regalo arancione che sarebbe piaciuta particolarmente al festeggiato.
Alla fine non aveva trovato niente di meglio da fargli che tutti quei ricordi, quegli attimi che avevano trascorso insieme; in cuor suo sperava che quei ricordi, quei momenti della loro vita avrebbero smosso l’animo di Naruto, facendo in modo che cambiasse idea, che non partisse più, ma a quelle speranza il primo a non crederci era proprio il giovane Uchiha.
 
La musica riecheggiava nel grande salone di casa Uzumaki, decine di persone andavano e venivano ridendo e chiacchierando, mentre un brusio interminabile lo circondava passo dopo passo da quando aveva messo piede nella villa.
Un brivido percorse la schiena dell’Uchiha, odiava stare troppo in mezzo alla gente,  ma sembrava che tutti i loro amici per questo verso non fossero mai cresciuti, continuavano ad organizzare feste adolescenziali, dove alla fine il novanta percento degli invitati né usciva completamente ubriaco o finiva a letto con un perfetto estraneo.
Si guardò  intorno, probabilmente anche questa volta sarebbe andata a finire così, l’Inuzuka era già sulla buona strada, oramai non beveva più dai bicchieri ma si attaccava direttamente alle bottiglie di liquore, cosa che mandava letteralmente in bestia il suo compagno.
Di Shikamaru in giro non vi era neanche l’ombra, sicuramente si era nascosto su uno dei balconi lontano da tutta quella folla e si stava tranquillamente fumando una sigaretta, la sua fidanzata Ino, che tentava di convincerlo in tutti i modi di rientrare per ballare almeno un lento.
Parole buttate al vento.
Lasciato il soprabito ad uno dei domestici, Sasuke discretamente aveva attraversato il salone, salutando con un gesto rigido del capo i rari amici e conoscenti, ma lo sguardo attento alla ricerca dell’unica persona che avrebbe voluto realmente incontrare, ma del giovane padrone di casa non vi era nessuna traccia.
Sbuffò irritato, non era possibile che fosse già completamente ubriaco e rinchiuso da qualche parte con qualcuno degli invitati, anche se all’entrata non aveva visto né Sai ne la piccola di casa Hyuga, Hinata. Entrambi da sempre erano dei suoi acerrimi rivali per la conquista del cuore di Naruto, ma nessuno di loro aveva ottenuto niente dal dobe, in fondo quel soprannome se lo era meritato tutto, ma per un verso era meglio così, sì, la sua ingenuità gli aveva attirato molti pretendenti, ma allo stesso tempo aveva fatto in modo che il ragazzo non sé né accorgesse, le sue minacce e i suoi soldi poi avevano fatto il resto, allontanando quasi tutte le minacce dal biondino, tranne i due sopra citati.
Assottigliò gli occhi, quei due non erano un reale problema, ma sinceramente non capiva dove si fosse andato a cacciare quello stupido di un’Uzumaki, il giorno seguente sarebbe partito, non poteva andare a nascondersi proprio l’ultimo giorno che avrebbero potuto trascorrere insieme.
Sempre più irritato aveva iniziato a setacciare ogni angolo della villa, compresi i grandi balconi che davano sul giardino, ma l’unica presenza che vi aveva trovato fu un annoiato Shikamaru che trovava molto più interessante osservare le scure nubi temporalesche che interagire con gli ospiti della festa.
Alla fine stufo di girare come un pazzo, si era fermato ad osservare il ragazzo, che apparentemente ignorandolo continuava a tenere la testa fissa verso il cielo, mentre dalle labbra fuoriuscivano piccoli rivoli di fumo.
Pensieroso e dimentico della presenza accanto a lui si era messo ad osservare il paesaggio che si vedeva dal grande balcone della casa, il giardino di Villa Uzumaki con i suo grandi alberi, le fontane e le aiuole che in primavera fiorivano donando colore e allegria,  in lontananza la città di Konoha, i tetti colorati di un bel rosso acceso, e il grande palazzo del sindaco che svettava su ogni altra cosa; si era quasi rilassato del tutto e pronto per riprendere la ricerca del dobe, quando dopo attimi interminabili il giovane accanto a lui, che stava accendendo l’ennesima sigaretta ruppe il silenzio.
La sua voce calma, profonda,  giunse come un tuono alle sue orecchie, non tanto per la tonalità, ma per le parole che quasi disinteressatamente il giovane appartenente al clan Nara gli rivolse:
 
-Sai che tu sei l’unico che possa convincerlo a rimanere? Dovresti solo fargli capire chiaramente cosa provi. – poi senza aggiungere altro, Sasuke lo vide buttare in terra la cicca fumata a metà e dirigersi con passo annoiato verso l’interno della casa, dalla sua fidanzata che impaziente lo stava aspettando.
Le parole pronunciate da Nara avevano impietrito Sasuke, in tutti quegli anni aveva pensato di essere riuscito a mascherare i suoi sentimenti, non aveva mai pensato che qualcuno sé né potesse accorgere, che potesse scoprire tanto facilmente il suo unico punto debole, ma aveva sottovalutato l’intelligenza e l’intuito di Shikamaru.
Quel ragazzo sempre distratto e annoiato, parlava poco, ma le poche volte che lo faceva colpiva sempre nel segno; sospirò sfinito, forse aveva ragione, forse confessare tutto a Naruto avrebbe fatto in modo che rimanesse.
Deciso più che mai a trovarlo rientrò nuovamente all’interno della sala da ballo, per poi dirigersi verso i giardini, probabilmente il dobe si era andato a nascondere lì.
 
Dal centro della stanza due paia d’occhi lo fissavano intensamente, un ragazzo e una ragazza che ballavano parlottando fra di loro:
 
-Dimmi Shika pensi che si dichiarerà? – domandò  Ino soprappensiero.
 
-Si, penso che questa sia la volta buona che metta da parte il suo orgoglio, in fondo Naruto non aspetta altro che quel presuntuoso di un’Uchiha si dichiari. – come sé nulla fosse poi riprese a danzare con la sua compagna stretta fra le braccia.
 
 
Il grande giardino di Villa Uzumaki era sempre più bello, voluto dalla madre di Naruto quando questo ancora doveva venire al mondo, in ogni stagione dell’anno aveva piante colorate ed in fiore.
Un vero e proprio spettacolo, un luogo paradisiaco che l’erede della casa amava in particolar modo, di fatti fin da quando era solo un bambino vi passava tutto il tempo libero che aveva a disposizione.
Sasuke si diede dello stupido per non averci pensato prima, di sicuro il suo migliore amico era andato nella serra, dove con la madre da anni non facevano che piantare ogni tipo di fiore, tutti belli in ugual modo.
Di fatti non si sbagliava, Naruto era effettivamente nella serra, intento ad osservare le piante di rosa appena fiorite, a curare i boccioli appena nati, ad annaffiare quelle che sarebbero fiorite più in là.
L’Uchiha in silenzio rimase a contemplare quella visione angelica, il suo giovane amico fasciato in un’elegante completo chiaro, i capelli biondi che ribelli ricadevano sulle spalle, mentre gli occhi azzurri più luminosi del solito, fissavano pensierosi i bellissimi fiori dai petali vellutati di un intenso colore scarlatto.
Il cuore di Sasuke perse un battito a quella visone, per poi accelerare furiosamente, in quel momento il suo Naruto era la rappresentazione in terra del dio Amore, bello e desiderabile come nessun’altro al mondo, irraggiungibile come un dio.
Respirò a fondo, e quando il suo animo si calmò, facendolo tornare il freddo ed indifferente Uchiha, la sua voce riecheggiò tagliente per la serra:
 
-Sai dobe il giorno del proprio compleanno il festeggiato dovrebbe accogliere gli ospiti soprattutto se ha dato una festa, non sono questi che devono cercarlo per tutta la sua casa. –
 
Iridi cristalline si posarono su colui che aveva pronunciato quelle parole, un sorriso dolce che andava ad ornare il bel volto ambrato del loro proprietario, mentre la sua voce armoniosa salutava il nuovo venuto:
 
-Oi teme, sei sempre così gentile, oggi dovresti comportarti bene è il mio compleanno,non essere scortese, e evita quella faccia imbronciata. –
 
-Io mi comporto bene dobe che non sei altro, sei tu che non c’eri quando sono arrivato, metà degli invitati stava cercando il festeggiato, l’altra metà no, visto che era già completamente ubriaca. – le ultime parole pronunciate con un tono di voce a dir poco schifato.
 
-Su teme, sei sempre il solito brontolone, tu proprio non ti sai divertire, lascia che facciano quello che vogliono, sono ad una festa dopotutto. – lo rimproverò allegro Naruto, si divertiva a stuzzicare l’Uchiha.
 
-Io sono in grado di divertirmi, non vedo il perché per farlo debba bere ettolitri di alcolici e non riuscire a capire più chi sono e dove mi trovo. – ribatté stizzito il ragazzo dagli scuri capelli.
 
Dopo quelle parole il silenzio cadde nuovamente fra i due, nuovamente le iridi cristalline di Naruto erano intente a scrutare una pianta di rose, mentre il ragazzo diligentemente, con estrema delicatezza, potava un piccolo ramoscello che si era essiccato. Terminato il suo operato, con un sorriso luminoso si rivolse nuovamente al suo interlocutore che in silenzio non aveva distolto gli occhi da lui:
 
-Andiamo teme, hai ragione bisogna che questa sera mi occupi dei miei ospiti, a breve andranno via, tu invece dormirai qui non è vero? Così possiamo parlare un po’ prima che io parta. – l’ultima parte della frase sussurrata, pronunciata con un tono quasi speranzoso che Sasuke pensò di aver immaginato. Un tono vero o immaginato che fosse, che non riuscì ad ignorare, tanto che, anche se con un macigno sul cuore, accettò di passare la notte a casa del dobe, proprio come quando erano bambini.
Ripensò al dono che gli aveva portato, fra tutte quelle foto, ce n’era una scattata la sera in cui per la prima volta Sasuke aveva dormito a casa di un amico, a casa di Naruto, senza riuscire a contrastarli i ricordi tornarono vividi prepotentemente e presero il sopravvento:
 
-Naruto spegni la luce. – un Sasuke decisamente irritato stava cercando di convincere il suo migliore amico a spegnere la lampadina che aveva sul comodino.
-No teme, non ho nessuna intenzione di spegnerla. –
-Dobe vedi di non farmi arrabbiare, spegni quella luce, io voglio dormire, domani dobbiamo andare a scuola e non voglio fare tardi per colpa tua. -
-Teme non scocciare, se hai sonno dormi, e la lampada rimane accesa. –
Un nervo prese a pulsare minacciosamente sulla fronte dell’Uchiha, a volte quel moccioso che era il suo migliore amico era la persona più testarda che avesse mai conosciuto, ma di certo con lui non l’avrebbe spuntata, così alzandosi di scatto dal letto accanto a quello del dobe si diresse verso la lampada, e dopo aver svitato la lampadina, si mise soddisfatto sotto le coperte ignorando gli insulti e le proteste del biondo; dannato Uzumaki e i suoi capricci, perché mai poi non voleva spegnere la luce questo proprio non lo capiva.
Con quei pensieri in testa e soddisfatto della missione appena portata a termine già pregustava la lunga notte di sonno, anche perché il suo compagno di stanza sembrava essersi azzittito finalmente.
Passarono solo pochi minuti dopo aver formulato quel pensiero che un peso improvviso sul suo letto gli fece spalancare gli occhi, mentre la vocina pigolante di Naruto gli chiedeva:
 
-Sasuke teme posso dormire nel letto con te? –
-No. – Risposta secca, repentina, assolutamente il moccioso agitato non avrebbe dormito nel suo stesso letto.
-Eddai teme, cosa ti costa? –
Nulla effettivamente non gli costava nulla, ma in fondo lui aveva una dignità da difendere –No Naruto, non puoi dormire con me. –
Silenzio, un silenzio gelido era calato fra  i due, Sasuke si immaginava il dobe con gli occhi tristi e bassi per il rifiuto, ma insomma non poteva mica dargliela sempre vinta.
-Io ho paura del buio, ma se non vuoi allora torno nel mio letto. – parole quasi sussurrate, che Sasuke ebbe quasi difficoltà a decifrare, poi come se una forza sconosciuta si impossessasse di lui, non riuscì a trattenersi mentre la voce usciva senza che lui se né rendesse conto:
-Cammina dobe, mettiti sotto le coperte, ma ti avverto se ti agiti ti caccio via a pedate. –
 
Venne riscosso dai suoi pensieri quando raggiunsero la sala da ballo, l’ombra di un sorriso che ornava il volto di solito impassibile, per anni aveva immaginato il volto arrossato e il sorriso dolcissimo che gli aveva rivolto Naruto quella notte, forse se la lampada fosse stata accesa, avrebbe anche potuto vederlo; da quella notte poi ogni volta che uno dei due andava a casa dell’altro dormivano sempre insieme, nello stesso letto, anche dopo anni, quando non erano più bambini e le ombre della notte non terrorizzavano più Naruto.
 
La festa proseguì tranquillamente, ed anche se non lo avrebbe mai ammesso davanti a nessuno, Sasuke si divertì, si divertì nel vedere felice il dobe circondato dai suoi amici, si divertì quando stapparono diverse bottiglie di champagne per festeggiarlo e si divertì anche quando la torta al cioccolato a tre piani invece di essere mangiata venne usata come munizioni dopo che Kiba aveva ingaggiato una guerra all’ultima fetta.
Si divertì un po’ meno quando Sai con delle allusioni decisamente esplicite propose a Naruto di togliergli la panna di dosso, per il resto le ore trascorsero serene, passata la mezzanotte, quando anche gli ultimi invitati furono andati via e il silenzio calò su Villa Uzumaki, i due giovani rimasti soli, si osservavano curiosi, fino a quando una fragorosa risata non riecheggiò per le sale.
Sì erano messi a ridere nello stesso istante, entrambi osservando il rispettivo aspetto non erano riusciti a trattenersi, spettinati, ricoperti di glassa al cioccolato e panna, sembravano appena tornati da una guerra più che da una festa.
 
Due adolescenti, il tempo sembrava essere tornato indietro  e loro erano tornati all’età di sedici anni, ridevano e scherzavano. Sasuke sdraiato sul letto di Naruto osservava il dobe seduto per terra che concentrato sfogliava il suo regalo di compleanno.
Dalla prima pagina, si era soffermato ad ogni foto, leggendo ogni commento lasciato dal teme, ridendo e ricordando i vari episodi in cui erano state scattate le foto, alcune dai loro genitori altre dagli amici, ma loro due erano sempre insieme.
 
-E pensare che hai sempre fatto un sacco di storie per farti fotografare teme.- affermò Naruto divertito. Cambiando discorso tutto d’un tratto riprese a parlare. –queste avresti potuto anche evitare di metterle. - affermò stizzito il ragazzo, mettendo su un adorabile broncio.
Sasuke sapeva benissimo a quali foto si stava riferendo, ricordava benissimo quel giorno, era il giorno in cui si era reso conto del perché fosse così tanto geloso di Naruto, del perché il suo umore andava peggiorando ogni qual volta qualcuno si prendeva troppe confidenze con lui.
 
-Ma come dobe, quello è stato un grande giorno, il preside a scuola ti ha dato una di quelle punizioni che di sicuro non si possono dimenticare, infondo non è da tutti tentare di dare fuoco ad una serie di quadri dell’esposizione annuale d’arte della scuola. –
 
Giugno era arrivato quasi a metà, tempo pochi giorni e la scuola sarebbe terminata, le vacanze estive sarebbero iniziate e tutti loro avrebbero avuto davanti due lunghi mesi di assoluto riposo.
Prima di riposare però avrebbero dovuto superare quell’ultima settimana in cui tutti gli studenti della scuola avrebbero partecipato all’esposizione annuale d’arte, i lavori più attesi erano quelli del club di arte, tra cui vi erano anche quelli del dobe.
Era solo per quel motivo che si trovava a camminare con lo sguardo annoiato per le aule e i corridoi che ospitavano la mostra.
Naruto quell’anno aveva dato il meglio di se, per giorni aveva lavorato alla ricostruzione in miniatura dei giardini di Versailles, un lavoro meraviglioso, e certosino, di certo l’Uchiha fino a quel momento non lo aveva mai creduto in grado di una cosa del genere, ma da quando avevano iniziato le scuole superiori la passione per l’arte e l’architettura del dobe era venuta fuori, sbocciata come uno splendido fiore, portandolo a creare dei dipinti e delle costruzioni veramente meravigliose.
Uno strillo, una voce che conosceva bene lo ricossero dai suoi pensieri, quel dobe non era proprio capace di non attirare l’attenzione degli altri su di se, nervoso e irritato si diresse verso tutto quello starnazzare, appena avrebbe trovato Naruto glie né avrebbe dette quattro.
In mezzo alla folla curiosa che osservava una serie di quadri aveva intravisto la chioma dorata e ribelle dell’Uzumaki, stava per rimbrottarlo, quando le sue iridi scure per caso si posarono sulla sequenza di dipinti a olio appesi sul muro.
Una divinità alata, completamente priva di vestiti, dava mostra di se in scene decisamente provocanti, un corpo meraviglioso, bellissimo, pelle ambrata che veniva accarezzata da quelle che, Sasuke immaginò, potessero essere delle fresche e incontaminate acque di un ruscello, il tutto culminava nel volto paffuto di  un angelo dai brillanti occhi cerulei.
Tutto culminava nel meraviglioso viso di Naruto.
Non sapeva per quale motivo, ma Sasuke gelò sul posto, lo sguardo che passava dai quadri al dobe, dal dobe ai quadri, la rabbia che lentamente cresceva, al pensiero che quel pittore da strapazzo di Sai avesse visto il suo dobe senza veli. La rabbia che giungeva all’apice al pensiero che Naruto si fosse spogliato di sua volontà per farsi ritrarre a quel modo, così provocante, con quello sguardo malizioso e pieno di desiderio.
Completamente scioccato, per lui il tempo si era come fermato, vide al rallentatore cosa stava accadendo intorno a lui.
Sai che si avvicinava a Naruto, lo stringeva, gli sussurrava qualcosa in  maniera provocante, il biondo che si rivoltava come una furia, urlava qualcosa di sconclusionato, per poi raccattare un Kiba semi svenuto dalle risate, il resto fu il delirio.
Sasuke non seppe mai come il suo migliore amico si fosse procurato quegli accendini e del liquido infiammabile, e ignorando gli altri che urlavano, aveva tentato di dare fuoco ai quadri, peccato che avessero preso fuoco solo le tende che separavano i vari stand.
Quel giorno per la prima volta videro furibondo il preside Jiraya.
 
-Si è stata una punizione devastante, ho passato quasi due settimane a pulire tutta la scuola, ogni pavimento, muro, sedia e qualsiasi altra cosa vi fosse dentro, e la cosa peggiore è che quei quadri non sono andati  neanche distrutti, li ha ancora Sai attaccati in camera sua. - se né uscì sconsolato il biondo.
 
Il sorriso sul volto di Sasuke svanì: -Ehi dobe e tu come fai a sapere dove sono quei quadri? – le iridi scure si assottigliarono mentre attendeva la risposta del ragazzo più piccolo.
L’Uchiha pensò che in quel momento il biondo fosse dolcissimo e ancora più bello, mentre lo osservava ad occhi spalancati balbettando qualche scusa improbabile, su un compito insieme e via dicendo.
Poi vide le gote del giovane arrossarsi e imbarazzato tornare a sfogliare il suo regalo, tentando in qualche modo di cambiare discorso.
Il silenzio era calato nuovamente fra i due, sembrava che il tempo si fosse fermato, unico rumore le pagine del quaderno che lentamente venivano sfogliate da Naruto.
Le iridi scure dell’Uchiha posate sul compagno, non perdevano nessun movimento, le gote arrossate e gli occhi che si erano leggermente scuriti.
Il suo cuore prese a battere furiosamente, mentre lentamente si avvicinava al volto del biondo, stava per rischiare tutto, buttando l’orgoglio alle ortiche.
La mano diafana che andava a sfiorare le gote ambrate in un tocco leggero, delicatamente girò il volto del ragazzo, occhi scuri come il petrolio si immersero in due laghi di montagna. Nuovamente le sue dita presero ad esplorare quel volto, carezzava le gote sempre più rosse, delineava le cicatrici parallele su di esse, che facevano somigliare il dobe ad un cucciolo indifeso. Le posò sulle labbra piene, quelle labbra che sognava da anni, ogni notte.
Quelle labbra rosse come i boccioli di rosa che Naruto tanto amava erano così invitanti, tanto che non seppe resistere più e le catturò.
Sé né impossessò, non aveva più importanza neanche se il loro proprietario lo avesse respinto disgustato, quella era la sua ultima occasione e non se la sarebbe lasciata scappare.
Si impossessò della bocca calda, divorandolo di baci, stringendolo a sé con un abbraccio possessivo.
Fu un bacio passionale, un inseguirsi di lingue, una danza inebriante che offuscava tutti i suoi sensi.
Naruto era dolce come la vaniglia, il suo profumo lo inebriava, con il rischio che presto avrebbe perso il controllo.
A malincuore i due giovani dovettero staccarsi per prendere aria, i loro occhi si incontrarono, per perdersi nella marea di emozioni che li aveva sopraffatti.
Nuovamente Sasuke sfiorò con le mani il volto del biondo, per poi sussurrargli in un orecchio una frase che a stento il ragazzo riuscì ad afferrare.
 
 
Il mattino giunse fin troppo in fretta, il cielo era sereno, di un azzurro luminoso, e una fresca brezza soffiava allegra.
I raggi del primo sole autunnale, dispettosi, si intrufolavano dalla finestra andando a baciare il volto di due giovani serenamente addormentati.
Avevano passato tutta la notte a scambiarsi dolci effusioni, baci passionali e parole d’amore. Solamente quando le prime luci dell’alba avevano rischiarato il cielo notturno di un bel rosa il sonno finalmente li aveva abbracciati entrambi.
Iridi cristalline si spalancarono di soprassalto, avvertiva il calore del corpo accanto al suo, mentre le gote del loro proprietario si imporporavano al ricordo della notte appena trascorsa, il ricordo di un desiderio che si avverava.
Naruto con una mano sfiorò i capelli scuri e lisci come la seta del minore dei fratelli Uchiha, nella mente rimbombavano le parole che gli aveva sussurrato la sera prima “Rimani con me per sempre”, il suo cuore accelerò furiosamente; si girò nell’abbraccio del moro, che per tutta la notte non lo aveva lasciato andare, come sé inconsapevolmente avesse paura che al suo risveglio non lo avesse trovato più accanto a se; lo osservò per alcuni minuti, poi dopo aver sfiorato le sue labbra con un bacio gli sussurrò in un orecchio:
 
-So che non stai dormendo è inutile che fai finta, comunque la risposta è si, rimango qui con te, per sempre. -
 
Un sorriso comparve sul volto del moro, mentre due pozzi scuri come la notte si aprivano per andare a scrutare il giovane che aveva appena parlato:
 
-Non c’era bisogno che me lo dicessi, sapevo che saresti rimasto, e poi c’è un fatto il volo che avresti dovuto prendere è partito questa mattina, e visto che volevo essere sicuro che non ti saltasse nuovamente in mente di partire all’improvviso, ho convinto mio padre che comprare una compagnia aerea sarebbe stato un ottimo affare per le aziende di famiglia, ora ogni volta che vorrai partire dovrai avere il mio permesso altrimenti non ti faranno mai salire a bordo. –
 
-Teme, ma come ti sei permesso di fare una cosa del genere. –
 
-Dobe sono un Uchiha, se non ti avessi fatto rimanere con le buone, avrei usato le maniere cattive. – Detto questo unì nuovamente le loro labbra in un dolce bacio.
I caldi raggi del sole andarono nuovamente ad illuminare i due giovani amanti, che finalmente dopo tanto si erano trovati, mentre con una macchinetta fotografica Sasuke scattava una foto del loro ennesimo bacio.
Un nuovo ricordo, ma questo era per un nuovo album, quello della loro vita insieme.

 
 
 
 

Angolino della pazza:
 
Una piccola OS dedicata a Quistis18 per il suo compleanno, ancora tantissimi auguri, forse sono andata completamente OCC, spero ugualmente che ti piaccia e piaccia anche a chi la leggerà.
Ciao, Yuko. 

   
 
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