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Autore: pralinedetective    18/10/2010    2 recensioni
Chiamava questa consuetudine «rispetto familiare», e i suoi occhi brillavano in maniera particolare ogni volta che affrontava con lui quell’argomento: probabilmente si sentiva come un fratello maggiore, o forse un padre adottivo.
«Ti fiderai mai di me, Gareki-kun?»
«Chi saresti?»

[ yoreki pre-slash ]
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gareki, Yogi
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'silver & cold'
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In qualche modo è precedente al capitolo diciannove, quindi... fuck.
Non so che dire, dunque buona lettura e buonanotte al secchio – questa è carina e mi ha convinto che la prima cosa scritta e postata per il fandom va rivista e ri-postata *A* Aaamen.

















[ C h e r i s h ]


A Gareki, Yogi non piaceva molto.

Era rumoroso, anche troppo; era d’umore piuttosto volubile e, in un certo modo, alcune cose lasciavano intuire che avesse vissuto un’infanzia normale – metteva da parte le verdure amare però le mangiava comunque, versava da bere facendo il giro della tavola e servendosi per ultimo, attendeva che tutti avessero finito di mangiare prima di andare (e lo costringeva a fare altrettanto).
Chiamava questa consuetudine «rispetto familiare», e i suoi occhi brillavano in maniera particolare ogni volta che affrontava con lui quell’argomento: probabilmente si sentiva come un fratello maggiore, o forse un padre adottivo.

«Ti fiderai mai di me, Gareki-kun?»
«Chi saresti?»

Yogi apparteneva a Circus, che oggettivamente era la loro unica speranza sotto molti punti di vista, però continuava a cercare il suo consenso, e gi sorrideva mentre gli parlava, e spesso porgeva domande che sembravano atte solo ad accrescere la propria autostima – Gareki non riusciva a vederla se non così.
Quando non aveva da fare, sembrava che il ronzargli attorno fosse una delle attività che il luogotenente preferiva, insieme con il giocare con Nai e sparire, probabilmente andare a socializzare con altri che fossero disposti a interagire con lui.
Il ladruncolo restava fra le proprie esplorazioni della nave, i libri soporiferi e la noia.
«Gareki-kun~» L’uomo gli veniva incontro con la sua solita, stupida allegria. «Mi hanno chiesto di aggiornare dei dati però di là da solo mi annoio, quindi... insieme?»
Ridacchiò, però in qualche modo sembrava più un indice di nervosismo. Sotto braccio aveva la borsa del portatile e un paio di cartellette deformate dal volume dei documenti contenuti.

Qualche volta, durante quelle sedute di lavoro condiviso, il ragazzo sbirciava gli “importantissimi e segretissimi segreti” di Circus: erano numeri, e resoconti di esperimenti, e missioni, ed esperimenti tenutisi durante missioni; pagine e pagine che aveva sempre poca voglia di leggere per intero. In ogni caso, anche se avesse voluto, Yogi non glielo avrebbe permesso.
Lo stesso uomo che, con serietà invidiabile, sfogliava con gli occhi i documenti, li divideva, li leggeva anche più di una volta, li riassumeva e riportava con il computer, li metteva da parte se necessitavano firme da altri membri dello staff. Quando lavorava non mangiava dolci e non parlava, era poco incline alla cortesia e tutto il resto. Poi sospirava, si massaggiava le tempie e gli rivolgeva un sorriso stanco.
«Se vuoi puoi guardare un film», «se ti annoi puoi anche andare, io ho quasi finito», «puoi dormire, non mi disturba».

Nonostante Gareki trovasse il solito Yogi irritante, questo non gli piaceva: era (abbastanza) agghiacciante.

Talvolta lo assecondava; si appoggiava con la testa al bracciolo opposto e, tenendo una gamba piegata sul divano e lasciando l’altra penzoloni, chiudeva gli occhi, cercando di riposare.
E non importava dove fossero o se facesse caldo o freddo: Yogi abbandonava il lavoro quando credeva che il più giovane ormai dormisse, si procurava chissà dove o da chissà chi una coperta per proteggergli almeno le spalle e lo stomaco, baciava la tempia che rivolgeva al soffitto oppure la fronte, soffiava un affettuoso «Buonanotte Gareki-kun». Quindi tornava ai suoi documenti, con quale spirito il ragazzo non poteva saperlo perché spesso dormiva per davvero.

Godeva di un sonno leggero, disarmato, sullo stesso divano dove quell’uomo allegro e agghiacciante continuava a visionare e catalogare risultati.



   «Farei questo e altro per un amico.»
   «Ah sì? E dov’è questo amico?»
   «Che cattivo, Gareki-kun!»

  
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